IL GUARDIANO

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Erano le 8:00 di sera, attese come sempre da 10 anni ormai che l’ultimo visitatore, il signor Onesto, andasse  via piano sulle sue stanche gambe e chiuse il grande cancello di ferro.

<< Buona serata Gino >>

<< buona serata Onesto >>

Per tutto il paese lui era Gino il custode del cimitero. Faceva quel lavoro da quasi trent’anni, era l’unico che senza pregiudizi e superstizioni.  Si presentò al bando di concorso emesso dal comune quando  aveva appena vent’anni. Tutte le sere nel salutare il signor Onesto, non faceva che pensare a lui e al suo profondo amore che provava per la moglie, scomparsa poco più di sette anni prima a causa di un male cattivo.

Tutti i giorni veniva dopo pranzo e portava un mazzo di rose blu, le preferite dalla moglie, si fermava con la sua sedia davanti alla tomba e ci rimaneva fino all’ora di chiusura dei cancelli, parlandole come se fosse ancora viva raccontandogli le sue giornate, i suoi pensieri sul mondo che stava cambiando davanti ai suoi occhi. Ma era sotto la luce della luna che il cimitero prendeva vita e Gino passeggiando per tutto il cimitero ascoltava e parlava con le anime dei defunti,che con l’aiuto delle tenebre uscivano fuori per raccontare le loro storie, le loro vite passate.

Ogni sera lui sceglieva un ospite del posto, si sedeva  davanti alla sua tomba e insieme a lui ascoltava le sue storie, i racconti che avevano significato nelle loro vite. C’era chi aveva fatto il generale e ogni sera aveva una battaglia, una compagna vinta. C’era il latin-lover che aveva passato la vita in giro per il mondo a rimorchiare un numero infinito di donne. C’erano molti ospiti che avevano avuto vite differenti e provenivano da ceti sociali diversi.

La particolarità che aveva notato da quando lavorava lì dentro, era l’uguaglianza e il rispetto che avevano tra di loro. Qualsiasi cosa tu fossi stato in vita, nel momento che oltrepassavi quei cancelli da spirito, perdevi ogni riconoscenza, ogni titolo, erano tutti uguali pur con esperienze diverse. Un generale non faceva il superiore con chi aveva fatto il contadino tutta la vita. Un ateo non litigava mai con un prete che aveva regalato la sua vita servendo il Signore.

Ad accompagnare le loro chiacchierate ogni sera c’era il chitarrista Giovanni che in vita era stato poeta e musicista e continuava anche nell’aldilà ad allietare i presenti con la sua musica e le sue parole; c’erano partite a carte organizzate da giocatori incalliti conosciuti in tutto il paese come “il club”. Erano quattro signori che in vita si erano riuniti tutti i pomeriggi al bar dello sport in piazza e organizzavano partite a briscola che duravano fino a sera e d’estate continuavano anche dopo cena fino a tardi.

Qui dopo essersi ritrovati da morti, ripetevano il loro rituale ed ogni sera riunivano “il club” giocando in continuazione fino al mattino quando i cancelli venivano riaperti. Così  come succedeva anche al bar, intorno al tavolo si riuniva sempre un discreto pubblico che commentava e dava consigli ai vari giocatori. Anche Gino ogni tanto si fermava, guardava e partecipava di tanto in tanto parlando con gli altri su questa o quella giocata. Venne il giorno in cui  il Signore chiamò anche  Onesto. Lo vide entrare da quei cancelli dietro di tutti, dietro la sua bara e dietro il corteo dei parenti. Si avvicinò a Gino, era vestito con il suo vestito migliore, lo stesso che aveva indossato al suo matrimonio, aveva in mano il suo quotidiano regalo per la moglie ma questa volta lo avrebbe consegnato a lei di persona.

<< Ciao Gino, finalmente la rivedo,  >>

<< Ciao Onesto, mi dispiace per i tuoi parenti ma sono contento, sono anni che non vedi tua moglie. Immagino l’emozione che stai provando .>>

<< Sì sono agitatissimo, mi sento come quando siamo usciti al nostro primo appuntamento >>

<< Bè in un certo senso lo è, ora vai. Ti sta aspettando. >>

Lo seppellirono accanto alla moglie come voleva lui. Si guardarono, lei era bella come l’aveva lasciata. Emozionati si abbracciarono a lungo, poi si appartarono in un luogo nascosto del cimitero per parlare e ritrovare l’intimità interrotta anni fa. Nel frattempo da un’altra parte del cimitero avveniva la sua sepoltura. La coppia ritrovatasi, passeggiò in silenzio. Nascosti, scoprirono una tomba sola in lontananza, incuriositi si avvicinarono e con grande stupore sulla lapide lessero il nome di Gino il custode. Risultava morto da più di un anno.

<< Ma come è possibile, l’ho visto tutti i giorni quando era in vita >>

<< Sì, amava talmente tanto questo posto e il suo lavoro che ha ottenuto un permesso speciale per continuare la sua attività >>

Si girarono sentendosi osservati, videro Gino che appoggiato ad un albero sorrise felice,

<< Siete proprio una bella coppia, buona passeggiata, ci vediamo stasera >>

Gli fece l’occhiolino e scomparve così come solo un fantasma poteva fare.

Clementi Simone

Immagini prese da Google Immagini

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