Explicit Content: il significato e la storia del bollino Parental Advisory

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Explicit Content: il significato e la storia del bollino Parental Advisory

Quante volte abbiamo visto la dicitura explicit content sulla copertina di un cd o accanto ad una canzone su Spotify o Apple Music? Sicuramente tutti quanti, chi più chi meno, hanno acquistato un cd con impressa questa etichetta o lo hanno almeno visto in un negozio di dischi. Il logo “Parental Advisory”, da sempre rappresenta “il lato sporco e proibito della musica”, le parolacce, l’allusione a climi violenti, sessuali, droga e tanto ancora. 

Non tutti sanno però come è nato questo simbolo e come si è sviluppato negli ultimi decenni per diventare quello che conosciamo oggi. 

Scopriamo quindi qual è la storia di questo bollino iconico e percorriamo le principali fasi. Dalle prime lotte di madri apprensive preoccupate per la sensibilità dei loro bambini, passando per la lotta di un grande musicista che ha combattuto fino alla fine per l’espressione dell’arte senza filtri, arrivando infine  a ciò che rappresenta oggi e come è diventato un simbolo dell’urban style del RAP metropolitano. 

Tutto ebbe inizio con un disco 

Tutto ha inizio nel febbraio del 1985 nella rispettabile America. Elizabeth Gore (Tipper Gore), moglie dell’allora senatore del Tennessee Al Gore (candidato alla casa bianca nel 2000 ndr), compra per la figlia allora undicenne, il CD “Purple Rain” di Prince. Di quell’album, però le balza all’orecchio la canzone Darling Nikki dove trova a tratti delle frasi dove si parla di masturbazione: 

“I knew a girl named Nikki, I guess U could say she was a sex fiend, I met her in a hotel lobby, masturbating a magazine”. 

Potete immaginare la scena: una mamma attonita e intenta ad ascoltare canzoni di “dubbia moralità” e poco adatte per la giovane mente di una undicenne. “Santo Cielo! che Dio ce ne scampi!”. Fu così che in men che non si dica, giusto il tempo di commentare, la “scandalosa” situazione, Tipper Gore avvisò altre mamme e mogli di politici e personaggi pubblici. Questo con lo scopo di denunciare qualunque canzone che possa arrecare danno alle menti giovani menti statisticamente più impressionabili. 

Explicit Content: Nasce P.M.R.C (Parents Music Resource center)

Nasce così la P.M.R.C. (parents music resource center). Si tratta di un’associazione composta, oltre che dalla stessa Tipper Gore, anche da mogli di personaggi della scena pubblica come Susan Baker o Pam Howar. Attiva tra la metà degli anni 80 e la fine degli anni 90, lo scopo di questa associazione era quello di giudicare dal punto di vista morale ed educativo il contenuto dei prodotti discografici. 

Explicit content -Tipper Gore all'udienza del 1985
Explicit content -Tipper Gore all’udienza del 1985

Nel mirino di questa associazione, finirono tantissimi artisti e rock star. In particolare, venne stilata una black list (le filthy fifteen). In questa lista erano incluse, oltre a Darling Nikki di Prince, anche brani come Sugar Walls di Sheena Easton (Sesso), Eat Me Alive dei Judas Priest (Sesso) o ancora She Bop di Cindy Lauper (Sesso e Masturbazione). 

Tutti queste canzoni, avrebbero dovute essere catalogati ed etichettati con il bollino parental advisory “Explicit Content” ed essere un punto di riferimento per tutti quei genitori che sentivano la necessità di tutelare i loro figli dall’ascolto di brani diseducativi e volgari. 

Frank Zappa meets the Mothers of prevention 

Nel settembre del 1985, ebbe inizio l’audizione al senato, in cui presenziarono le P.M.R.C. e come controparte alcuni artisti musicali tra cui sono inclusi John Denver, Dee Snider dei Twisted Sister e Frank Zappa. Quest’ultimo in particolare, fu particolarmente critico verso questa associazione tenne un discorso che passò alla storia: 

è mia personale opinione che i testi di una canzone non possano fare male a nessuno. Non esiste alcun suono prodotto dalla bocca né alcuna cosa che esce dalla stessa tanto potenti da far andare all’inferno”. 

Si appellò inoltre ad altri principi come la libertà di pensiero, di stampa e di parola. 

Il risultato di questa epica diatriba, fu l’album del 1985 “Frank Zappa meets the mothers of prevention”, un 33 giri nel quale, la rock star italo americana include nei 12 minuti il suo epico dibattito contro la pmrc (ribattezzate per l’occasione mothers of prevention) facendo riferimento alle leggendarie mothers of invention, con i quali Frank Zappa, ha militato per quasi 10 anni. 

Gli anni ‘90 e 2000 e l’adozione del bollino parental advisory explicit content

Ad audizione ancora in corso, la RIAA (l’industria discografica americana), decise di adottare il bollino parental advisory, tuttavia con linee che si discostavano da quanto richiesto dalla P.M.R.C.

Innanzitutto, era la RIAA stessa a decidere su quale album apporre l’etichetta ed in ogni caso l’apposizione del bollino sarebbe avvenuta in modo generico e non ben definita come inizialmente richiesto. Niente più indicazioni insomma se si trattava di sesso, violenza o droga, ma ad ogni modo il dado era tratto. 

Il bollino parental advisory, venne chiamato scherzosamente dagli addetti ai lavori “il bollino di Tipper”. Vista dagli artisti, invece, questa etichetta fu per lungo tempo il simbolo della censura più o meno involontaria, tanto che sempre più rock star pubblicarono lavori tendenti a parodiare o a denigrare l’etichetta. Alcuni esempi celebri sono “Master of the Puppets” dei Metallica, Freedom of Speech di Ice-T o ancora Censoreshit dei Ramones. 

In anni più recenti, sempre più album di rapper e artisti appartenenti all’ambiente urban e indipendente sono finiti nel mirino della RIAA. Le cose però, dalla metà degli anni ‘80’ sono cambiate. A fine anni ’90 sono arrivati rapper come Eminem che hanno reso il bollino come qualcosa di “fico” agli occhi dei fan. Ecco che l’apposizione del logo parental advisory anche su applicazioni di streaming musicale è diventata la prassi. Possiamo dire che ogni critica volta a questa etichetta si è andata lentamente a spegnere, così come il suo significato originale.

Fonte: Capitolo “Frank Zappa” da Storie di ordinaria follia rock di Massimo Padalino

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