Slam Dunk – Perchè l’anime non è un capolavoro?

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Slam Dunk – Perchè l’anime non è un capolavoro?

Il Basket in Giappone non è mai stato considerato uno sport di prima categoria, almeno fino a quando nel 1992, il Dream Team Americano proveniente dall’NBA vince la medaglia d’oro alle olimpiadi di Barcellona. Ed è proprio in quegli anni che Shonen Jump, una delle riviste di punta per ragazzi, sta pubblicando il manga di Takehiko Inoue che lo renderà famoso in tutto il mondo, il suo vero e proprio cavallo di battaglia: SLAM DUNK.
La serializzazione dura ben sei anni, terminando nel 1996 in concomitanza con la chiusura della serie animata iniziata solo 3 anni dopo la prima pubblicazione del manga nel 93 spinti con tutta probabilità, dalle vendite raggiunte dal cartaceo proprio in corrispondenza delle olimpiadi.

Slam Dunk in Italia, fra edizione cartacea ed animata

In Italia la prima edizione del fumetto vien pubblicata nel 1997 ma la fama ed il successo di questa opera arriva intorno agli anni 2000 con la versione animata passata su MTV e ricordata dai fan per il particolare stile di doppiaggio che rimane una piccola perla in mezzo a prodotti censurati e riadattati. Questo fa dell’anime di SLAM DUNK un prodotto ottimo? A mio avviso no, ma prima di affrontare questo argomento credo sia giusto capire di che cosa parla l’opera originale e perché bisogna mettere a confronto questi due media per capire il mio punto di vista.

Prima di tutto però c’è da dire che Slam Dunk, secondo gli editor di Inoue, non avrebbe mai avuto successo proprio perché negli anni 90 il basket in Giappone era pressoché sconosciuto. Gli proposero quindi un gag manga sui teppisti ed è per questo che inizialmente appare più scanzonato e caciarone andando a diventare uno degli spokon di punta solo proprio nel 1992 dove l’autore comincia a spingere dando davvero il meglio di se.

Piccoli accenni di storia per chi vuole saperne di più


La storia comunque è abbastanza semplice: Hanamichi Sakuragi è il tipico teppista che non ha voglia di impegnarsi ne a scuola ne tanto meno in altri contesti extrascolastici: è un ragazzo con un passato non troppo semplice che viene spesso richiamato a causa di risse con altri gruppi di studenti fin dai tempi delle medie. Con lui è presente la sua fedelissima “armata Sakuragi” composta da amici che dopo le medie si sono iscritti tutti al liceo Shohoku.


Si, Takehiko Inoue decide di ambientare la storia che vuole raccontare ai tempi del liceo. Ed è proprio qui che il nostro protagonista dai capelli rossi conosce Haruko Akagi, ennesima ragazza che fa breccia nel suo cuore e che lo convince ad iscriversi al club di Basket.
Per impressionarla e fare colpo Hanamichi si atteggia anche se non ha mai preso in mano un pallone ed anzi, il basket lo odia proprio perché alle medie viene scaricato da una ragazza perché innamorata di un giocatore della sua scuola.

Ed è già dai primi capitoli che si può vedere la passione per il basket dell’autore perché da una semplice spiegazione di cosa sia un Dunk si può intuire quanto sia legato a questo sport:

“ Sai che cos’è un Dunk?”
“ Slam Dunk vuol dire essere una stella del basket, saper giocare in modo da incitare la folla e quando la paura dell’avversario fa concentrare tutta l’energia in un canestro… quello si chiama Slam Dunk. “

Dalla realtà alle pagine inchiostrate


L’influenza che l’NBA ha avuto sull’autore si può notare chiaramente a partire dalla divisa dello Shohoku e dei licei che fronteggerà nel corso della storia che, di fatto, sono liberamente ispirati alle divise utilizzate nel campionato americano: Lo Shohoku veste i colori dei Chicago Bulls, il Ryonan quelli degli Utah Jazz, lo Shoyo quelli dei Boston Celtics ed il Kainan quelli dei Los Angeles Lakers.


Anche i personaggi presenti nella storia sono ispirati a giocatori realmente esistiti o, addirittura, sono presenti vere e proprie azioni avvenute sul campo dell’NBA, posture, e situazioni similari.; due esempi sono Hanamichi che è in tutto e per tutto Dennis Rodman mentre il tiro di Paxson in gara 6 nel 1993 contro I Phoenix Suns viene ripreso in un momento cruciale ma che non voglio rovinarvi se deciderete di approcciarvi al manga o all’anime.

E’ qui però che arriva il vero e proprio scoglio. Perché la versione animata non è un vero e proprio capolavoro così come lo è la sua controparte originale?

Adattamento e Doppiaggio del tutto inaspettati

Come già accennato, il successo vero e proprio arriva negli anni 2000 quando la serie animata approda su MTV all’interno della fascia “Anime Night” che, a quel tempo vantava già titoli di spicco: Cowboy Bebop, Trigun, Golden Boy o Master Mosquiton.


La fortuna principale che vanta Slam Dunk per quanto riguarda la versione animata è sicuramente il doppiaggio che, a distanza di 20 anni rimane qualcosa di assolutamente indimenticabile per quanto sia stato particolare e fuori dagli schemi del tempo. Molti prodotti venivano censurati, riadattati ed edulcorati per permetterne la visione ad un pubblico più giovane ma l’edizione italiana di Slam Dunk è un eccezione perché addirittura vengono aggiunti termini, parolacce ed espressioni volgari che nella versione giapponese non erano presenti; per colmare i silenzi in alcuni punti degli episodi, come per esempio durante un tiro o successivamente ad una schiacciata, sono state introdotte delle voci pensiero perché la sequenza poteva essere troppo silenziosa.


La domanda che sorge spontanea però è com è possibile che nessuno si sia mai lamentato di un adattamento e doppiaggio così grezzo? La risposta è che le puntate venivano presentate ad MTV addirittura poche ore prima della messa in onda, e di conseguenza non era possibile revisionarle o controllarle a dovere. C’è da dire che questa scelta ha reso il prodotto animato in versione italiana una vera e propria perla.

Una serie quasi perfetta, ma perché non lo è?

Il vero problema della versione animata non verte neanche sugli errori di pronuncia di alcuni nomi o cognomi: Sakuraghi al posto di Sakuragi così come lo conosciamo, Akaghi al posto di Akagi o addirittura il fatto che Haruko, ogni volta che deve chiamare in causa il fratello Takenori lo vada a chiamare per cognome, Akagi appunto.


Il problema vero e proprio è che in 101 puntate andate in onda e pur sapendo che fin dai primi volumi lo Shohoku ha come obiettivo il campionato nazionale… beh, Slam Dunk è orfano di finale. La versione animata di quest’opera tradisce, secondo me, il volere dell’autore che è palese fin dall’inizio: la storia racconta del sogno di voler arrivare ai campionati nazionali che avvengono proprio durante la sezione che è stata tagliata di netto. Non voglio darvi false informazioni ma pare che l’anime sia stato tagliato così bruscamente a causa di dissapori fra Takehiko Inoue e la Toei Animation, casa produttrice, che non riteneva valido il finale scelto dal mangaka.

A mio avviso non c’è niente di più sbagliato perché il finale di Slam Dunk è perfetto così com’è stato pensato lasciando quel dolceamaro che ha saputo commuovere, emozionare e sensibilizzare i lettori empatizzando con i ragazzi protagonisti e non, all’interno della storia. Affezionarsi ai giocatori anche di altri licei non è facile così come non è scontato che, vittoria o sconfitta, ci sia una forte empatia verso giocatori come Sendoh, Fujima o Maki.

Disegna dei personaggi realistici e saranno loro a raccontare la tua storia.

Sono pochi i manga che ti fanno immedesimare anche in personaggi che non sono i protagonisti della storia o che, inizialmente, non si comportano come dovrebbero: basti vedere come il personaggio di Mitsui sia uno dei più caratterizzati ed amati avendo un evoluzione incredibile che porta lo spettatore a non capire perché abbia un determinato atteggiamento fino a quando non vediamo il suo flashback e capiamo come deve sentirsi, capiamo quanto sia difficile andare avanti.


E seppur in quel punto della storia, Hisashi Mitsui sia il tipico bulletto stereotipato che vuole solo fare casino, il prepotente di turno… in un attimo diventa una persona colma e carica di sensibilità che ci dimostra quanto la vita possa prendere una piega estremamente diversa a causa di un infortunio, a causa dell’arroganza di non voler ascoltare i consigli.
Ed è questo che ci insegna Slam Dunk, la passione per il basket come vettore che permette di crescere, permette di elevarti e diventare qualcuno che non avresti mai pensato di poter essere. Se Sakuragi non avesse mai incontrato Haruko e non si fosse lasciato convincere a diventare un “genio” del basket, probabilmente avrebbe preso una brutta strada, no?

Qual’è il futuro di Slam Dunk? Le mie conclusioni

A conti fatti, dunque, che cosa ci possiamo aspettare per il futuro di Slam Dunk? Sicuramente sappiamo che Takehiko Inoue ha in programma qualcosa per il 2020 e questo qualcosa è un nuovo artbook in tiratura limitata. In quest’epoca di Reboot e remake non vedo neanche così improbabile, se solo lo si volesse, una trasposizione fedele al manga per i 30 anni dell’opera. Del resto anche Hunter x Hunter e Fullmetal Alchemist Brotherhood hanno avuto un nuovo rifacimento anime o sbaglio?

In buona sostanza, per chi volesse affrontare per la prima volta l’avventura di tuffarsi in questo mondo consiglio vivamente di leggere il Manga che è stato ristampato anche quest’anno in una nuova veste grafica con sovra copertina perché se inizialmente potrà sembrarvi un po’ sottotono, vi posso garantire che quando cominciano le partite sarete estremamente curiosi di sapere come vanno a finire. Solo ed esclusivamente dopo aver letto questo capolavoro, e chi mi conosce sa che sono pochi i manga che definisco come tali, vi consiglio la visione della serie animata che sicuramente vi strapperà non poche risate anche se, vi lascerà profondamente delusi nelle sue sezioni finali.

Inoltre, una piccola curiosità che collega il mio nickname, celebre Cyborg Ninja di Metal Gear Solid e Slam Dunk? Beh, solo per vie traverse: La sorella di Inoue ha prestato la voce a Sunny e Rosemary nella versione Giapponese di Metal Gear Solid 4: Guns of The Patriot. E magari, più avanti, avremo modo anche di parlare proprio di questa serie di Hideo Kojima, chi può dirlo.

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