How to run è il nuovo singolo di A smile from Godzilla

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How to run è il nuovo singolo di A smile from Godzilla

a smile from godzilla si esibisce
a smile from godzilla si esibisce

Oggi parliamo di un artista diverso dal solito. Daniele Montuori in arte “A smile from Godzilla” è un artista di strada Napoletano che ci mette tutto se stesso nel coinvolgere il pubblico. Possiamo dire che è anche un interprete che sa stupire con delle canzoni a metà strada tra il Britpop degli anni ‘90 e la musica Anti-Folk americana, diffusa da band come i Moldy Peaches. “A smile from Godzilla”, è un progetto che nasce ormai alla fine del 2018 come duo e prosegue come singolo. Il suo singolo “How to run” di A smile from Godzilla, anticipa il secondo album ancora in lavorazione e attraverso la forza del testo invita ad una scoperta consapevole, ma anche a fermarsi laddove si trova un paesaggio.

Noi di Indielife, lo abbiamo intervistato per parlare di alcune curiosità sul suo ultimo singolo e i suoi progetti futuri. 

How to run – A smile from Godzilla: Intervista

Ciao Daniele. Innanzitutto ti ringrazio tantissimo per questa intervista, o meglio per questa chiacchierata amichevole. Benvenuto su Indielife. Il tuo singolo “how to run” va ad anticipare l’uscita del tuo secondo album attualmente in fase di lavorazione. Si prefigura una tappa importante dopo la pubblicazione del primo album “Monday Morning”. Possiamo dire che “How to run”, è un brano che invita alla scoperta. Me ne vuoi parlare? 

Si, assolutamente. Questo brano è principalmente orientato sulla consapevolezza. Il messaggio che trasmette è lo stare nel momento presente e sulle cose semplici della vita, con una grande attenzione verso la realtà di tutti i giorni. La corsa e il movimento sono delle azioni che a volte non ci accorgiamo nemmeno di fare, quindi diventano degli automatismi che in alcuni casi ci dimentichiamo. 

Si parla di una corsa che paradossalmente invita a fermarsi, laddove si trova un paesaggio, quel senso di esplorazione che in questo periodo post coronavirus sentiamo di voler riscoprire nella semplicità. é corretto? 

Esattamente, io sono anche un appassionato di Mindfulness e meditazione e vorrei inserire questo tema soprattutto nel secondo album perché è una cosa che mi ha segnato negli ultimi mesi. Questa è anche una ricerca del momento presente, che è possiamo vedere come una sorta di problema che non riusciamo a risolvere, come accadeva magari nel passato. 

Come la Mindfulness ti ha aiutato nella produzione musicale e dei tuoi testi? 

La Mindfulness la sto utilizzando nella vita, ma anche nella musica e nei testi. In particolare la uso per concentrarmi nella musica che creo, anche per rilassarmi soprattutto nel caos di Napoli che come sai, è una città molto viva. 

Un album che parlerà molto di consapevolezza di semplicità

In questo secondo album, c’è dunque molto di te, perché tu porti questa tua esperienza di riflessione che stai vivendo…

Il primo album Monday Morning è stato prodotto nel 2018 da un ragazzo, Giacomo Salzano, che mi ha convinto in qualche modo verso una nuova avventura. In realtà avrebbe dovuto essere un EP, ma Giacomo è stato fondamentale per arrivare a produrre un primo disco. Rispetto a questo primo album, per quanto riguarda un secondo disco, lo vorrei produrre con il mio computer e realizzarlo in modo artigianale perché sono appassionato dell’Homemade Recording. Si tratta di registrazioni molto casalinghe, perché penso si avvicinino di più alla realtà dei fatti. Il lo-fi, è un genere che ho seguito molto negli ultimi anni e con questo secondo album vorrei avvicinarmi ancora di più al suono che sto cercando da tanto. 

Possiamo dire che è il senso della scoperta. Attraverso questa tua produzione molto grezza, se vogliamo (o quasi) e molto artigianale è un modo anche per scoprire la semplicità nella musica…

Si esatto. Sono molto fan dei progetti musicali di questo tipo come ad esempio i Moldy Peaches. Ci sono anche degli artisti, come la prima Regina Spector, che agli inizi della loro carriera hanno prodotto della musica in modo molto casalingo anche con il telefonino o anche con degli strumenti un po’ rudimentali. Questa cosa mi ha sempre affascinato. Poter proporre l’errore o anche l’imperfezione potrebbe essere l’elemento decisivo per un brano, anche per quanto riguarda la realtà dei contenuti, la realtà del messaggio che si vuole comunicare. 

How to run – A smile from Godzilla: l’influenza della Britpop e degli Oasis

Nella tua biografia racconti anche che ti sei ispirato al Britpop degli anni ‘90 come i Verve, gli Oasis… 

Il Britpop, è stato la mia infanzia quindi l’ho voluto proporre nel mio album. Ha raccolto tutta la mia vita, fino ai 25 anni. Ispirarmi alla Britpop è stato anche un esperimento che ho voluto fare, una lode a quegli artisti che ho apprezzato in quegli anni. 

Ti faccio una domanda quasi banale. Qual è stata la canzone di questo genere iconico che ti ha spinto a fare musica? 

Per quanto riguarda il Britpop, molte canzoni degli Oasis mi hanno stravolto l’esistenza. Più che altro mi hanno dato la spinta per realizzare un progetto. Li utilizzo a volte come terapia, come sprono nelle giornate decisive. Quando mi sento giù ascolto ad esempio Champagne Supernova, che è la ricarica perfetta. 

Champagne Supernova, è una canzone molto meditativa, ha delle sonorità quasi ipnotiche… 

Si esatto, è molto ipnotica. Questo brano, ha quattro accordi in croce nei sei minuti, ovviamente con i rispettivi assoli di chitarra, comunque la melodia è ipnotica, come un sogno che si va a ripetere. è una canzone che potrebbe non finire mai, durare in eterno. 

La particolarità degli Oasis è che trovano delle melodie semplici che ti entrano in testa. 

How to run – A smile from Godzilla – Il riferimento al Natale

Torniamo alla canzone “How to Run” di a smile from Godzilla che anticipa il tuo secondo album, l’ultima frase è “We are children and all we need a tree to happy” che richiama un po’ la felicità dell’essere bambino, a cosa ti riferisci? 

Questa è una frase che in un certo senso mi ha regalato la mia ragazza. Durante un viaggio a Trieste eravamo in una libreria con il caffé. Abbiamo visto questa vetrata con degli alberi fuori e lei mi ha appunto detto questa frase. Alla fine basta un albero e siamo felici. Lo scoprire le cose semplici in quel momento, è una riflessione stessa della semplicità della vita, del quale a volte non ci accorgiamo. Siamo sempre circondati da cose magnifiche, ma non sempre ringraziamo tutto questo.  

Rimanendo in questa canzone, parli spesso del tempo natalizio, come ad esempio “it’s Christmas time, baby teach me how to run”, che è un l’invito a stesso a scoprire la semplicità del Natale… 

Il Natale rientra un po’ nell’infanzia, è un legame molto forte che si ha con il Natale, anche qui a Napoli. Più che altro mi riferisco al legame che si ha con la persona magari di dieci anni fa. Il Natale è cambiato per molte persone rispetto a quando si era piccoli, quindi assume un altro ruolo. Il Natale assume una situazione più di malinconia rispetto a quando avevamo sette o ancora otto anni. 

Il grande valore della malinconia

A proposito di malinconia, il titolo del tuo primo album è “Monday Morning” richiama un po’ quel blue monday che è stato raccontato in una vecchia canzone da Bob Geldof se non ricordo male…

Diciamo che anche un modo per ripartire, ricominciare la settimana. Abbiamo deciso assieme al produttore Giacomo Salzano di utilizzare questo titolo, perché ci vedevamo il lunedì per registrarlo. Il lunedì diciamo che è un giorno un po’ sfigatello. Quindi è anche un modo per iniziare la settimana

Da pochi mesi hai fondato la tua etichetta indipendente Bibliomusique… 

Diciamo che era un’idea che avevo da diverso tempo, anche se gli obiettivi poi sono di volta in volta cambiati. Bibliomusique è una piccola label di progetti paralleli, che pubblica attraverso un canale YouTube. Durante il Covid ho avuto il tempo di riflettere, nel senso che la musica sta sempre più prendendo piede rispetto alla musica dal vivo che in questo periodo sta subendo dei danni enormi. Quindi portare un percorso di musica programmata ed elettronica nel mondo digitale per me è importante. Il Covid mi ha permesso di fermarmi, di pensare a dei progetti paralleli. 

A me viene Brian Eno che fece della musica programmata, musica generativa la sua ricerca… 

Assolutamente, viviamo in un mondo così veloce che non possiamo restare neanche con una sola idea. Non dico che bisogna seguire le mode, ma ci vuole una facilità nel cambiare, sperimentare e fare progetti sempre nuovi per cui diventa uno stimolo in più. 

Un musicista che sovrasta i grattacieli

Il tuo gruppo si chiama “A smile from Godzilla” e nel videoclip “Forget your call” c’è questo riferimento molto divertente di te che sovrasti i grattacieli… 

Si è un riferimento molto divertente del regista di videoclip Alessandro Trespoli. Mi ha proposto questa cosa di inserirmi tra i palazzi di una città in provincia di Napoli. Questo riferimento al mostro giapponese è stato divertente. Ti specifico poi che “A smile from Godzilla”, nasce come duo ma poi diventa un progetto solista.  

I prossimi progetti

a smile from gozilla artista di strada
a smile from gozilla artista di strada

Vuoi parlarmi di altri progetti nel futuro? Magari live? 

Io sono anche un artista di strada. I miei brani con delle cover, li sto portando per strada a Napoli. Questo progetto mi sta impegnando ancora di più negli ultimi anni, specie in quest’ultimo momento dove non c’è ancora possibilità di suonare nei locali o comunque li stanno aprendo man mano. Questa cosa l’ho scoperta qualche anno fa. In realtà ho iniziato a scendere con l’amplificatore proprio due anni fa e devo dire che mi sta dando tantissime soddisfazioni. 

Un’ultima curiosità: qual è la parte più bella del suonare per strada? 

Questa è una bella domanda. Sicuramente la parte più bella è che cambiano le modalità con la quale si esibisce. Il mio piacere nell’esibirmi aumenta in quanto scelgo io dove esibirmi o ancora la scaletta delle canzoni. Faccio delle scelte in base alle sensazioni che provo in quel momento. A volte non preparo nemmeno la scaletta, perché ho un libretto delle canzoni sempre con me, e suono anche in base alle persone che passano. Possiamo dire che è un po’ l’energia che le persone ti danno e l’energia che hai tu la proietti a tua volta. Questa è una cosa molto bella, che solo l’artista ha il potere di regalare un’emozione. Una sorta di regalo che per me è una cosa molto importante.

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