Cantautorato e auto-tune: Intervista a Francesco Sacco

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Classe ’92, Francesco Sacco è un cantautore, compositore, produttore milanese. Il suo nuovo album “La Voce Umana” è un ottimo connubio tra cantautorato e auto-tune.

Si tratta di un percorso introspettivo, ricco di immagini e spunti di riflessione. Non mancano i riferimenti cinematografici, storici e letterari. Eppure il progetto risulta estremamente contemporaneo.

Noi di Indielife abbiamo intervistato l’artista che, con uno stile eclettico, sa raccontare storie a metà strada fra cantautorato e pop.

Ciao, grazie per la diponibilità! Iniziamo da una domanda difficile. Considerando il tuo percorso di studio musicale, secondo te c’è un punto d’incontro tra musica classica e blues? Se sì, qual è?

Difficilissimo! Sono cose che ho studiato in modi diversi: la musica classica con un percorso accademico, la musica blues ad autodidatta. Di entrambe ho conservato l’approccio. Il punto d’incontro? Può essere tematico. Per esempio qualche tempo fa, per una direzione musicale, decisi di aprire uno spettacolo dedicato ai Rolling Stones con Lascia che io pianga di Hanedel DR. Che è blues come tematica e come linea. Hanno in comune probabilmente il dover seguire delle regole. Ecco.

Il tuo album “La voce umana” inizia con un dialogo che si trasforma in un’autoanalisi a telefono. Come mai questa scelta?

È una scelta compiuta a posteriori. Questo album l’ho scritto in un periodo di quiete, quasi inconsapevolmente. Poi scrivendo, per necessità di raccontare, ho avviato un processo di autoanalisi. Gran parte del materiale del disco è autobiografico. Così mi è venuto in ente il monologo di Jean Cocteau in cui la protagonista è a telefono con un interlocutore prevalentemente silenzioso che lascia spazio ad un’autoanalisi della protagonista. L’immagine descrive bene il senso del brano e in generale il mestiere del cantautore.

“Berlino Est” – ti dico solo il titolo- vorrei che mi raccontassi il processo di produzione di questo brano.

Il brano è nato il primo gennaio, come si può ascoltare nel testo. Si tratta di una metafora. Il muro di Berlino in questo caso rappresenta quella sensazione di quando hai appena litigato con qualcuno e non sai come comportarti. Quando l’ho scritto ero in questa situazione e così è nato il verso “ Hai la faccia da Berlino Est” da una nota sul telefono. Poi ho aggiunto il giro di piano e l’arrangiamento. È andata così.

E se ti dicessi Jack Kerouac e la letteratura americana, mi racconteresti il legame di questa con il tuo stile musicale e il tuo approccio al cantautorato?

Sicuramente hanno influenzato a livello di scrittura: la beat generation ha rappresentato un passo avanti nel contesto della letteratura americana raccontando cose più vicine a noi! Jack Kerouac parla di un tipo che piglia una valigia e gira l’America.

Tralasciando le altre mille domande che mi sorgono in mente, chiudiamo con un aneddoto a tua scelta: dimmi qualcosa che non ti ho chiesto!

Sicuramente il grande cambiamento della mia vita che ha contribuito alla creazione dell’album è il mio matrimonio di circa tre anni fa. Io e mia moglie siamo due giovanissimi sposati. Poi musicalmente ci sono vari incontri legati al passato. Per esempio, con la band con cui suonavo blues, vincemmo un contest che ci portò ad aprire il concerto degli Original Blues Brothers Band. Così il sassofonista ”Blue Lou” Marini ci ha sentiti suonare e ci ha detto: ”bravi ma ricordatevi che la musica è fatta prevalentemente di dinamica. Forte piano”. Questa cosa ha cambiato la mia prospettiva, il mio registro. Mi ha aperto gli occhi. È stato determinante.

Anche io potrei andare avanti (ride, ndr). Grazie!

Francesco Sacco (ph: Federica Sasso)

Fonte: Ufficio Stampa Parole&Dintorni

Instagram: Francesco Sacco, Indielife

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