Flic Floc – storia e curiosità del singolo 30

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Ilaria Righi e Davide Porcelli, in arte Flic Floc, sono un duo veronese tra i più interessanti del panorama Indie. Grazie alla loro continua sperimentazione musicale, riescono a proporre canzoni fresche, innovative e allo stesso tempo cantabili. L’ultimo singolo 30, è il racconto di un’era che se ne va, quella della gioventù, per entrare nei mitici 30 anni, in cui ci si ritrova, come in una nuova adolescenza, a rimettere in discussione tutto. 

I Flic Floc si raccontano in questa bellissima “chiacchierata”, svelandoci il “dietro le quinte” di 30, le curiosità e gli aneddoti sul loro gruppo. 

Flic Floc – L’intervista

Ciao Ragazzi, vi ringrazio per questa intervista e benvenuti su Indielife. Il vostro ultimo singolo 30 parla di un raggiungimento di un traguardo, uno spartiacque che segna la vita di ciascuno di noi. Mi potete un po’ raccontare un po’ come è nata questa canzone? 

(Davide) – La canzone è nata in seguito alla quarantena a riflettere su determinati aspetti della mia vita, anche se non posso scindere questo periodo dall’influenza che ha avuto sul pezzo 30. Questo è stato un periodo in cui io e Ilaria, abbiamo riflettuto su alcuni aspetti della nostra vita, tra cui il raggiungimento dei 30 anni. Se non avessi fatto niente oppure concluso niente entro i 30 anni avrei dovuto mettere in discussione alcuni aspetti della mia vita e così è stato. 30 è come dire la canzone che tira un po’ le somme di questi anni vissuti. Un po’ pessimista come testo, ma allo stesso tempo uno sfogo di quelle che sono le delusioni che la vita può dare dai 0 fino ai trent’anni. 

Con il singolo 30 si tirano un po’ le somme

A proposito di pessimismo ci sono alcune frasi del tipo: “non immaginavo di arrivare ai trenta senza una casa e un maggiordomo.” riflette un po’ questa voglia di tirare le somme, ma allo stesso tempo di dire che a trent’anni non si ha combinato niente nella vita. Chi al giorno d’oggi non se lo dice a questa età…

(Davide) – La cosa che ho notato, è che alcuni spesso si rispecchiano e si dicono “anch’io sto per raggiungere i trent’anni e mi state facendo venire un po’ di ansia”. Ci è stato detto anche questo. Però se ti viene un po’ di ansia, significa che quella canzone, parla anche un po’ di te. Vuol dire che anche tu stai tirando le somme dei tuoi trent’anni cercando di mettere in discussione la tua vita. C’è chi dice che 30 anni sono un po’ come una seconda adolescenza, ed è vero, perché hai sia un po’ la voglia di fare il punto della situazione, sia la voglia di ripartire e magari di cambiare tante cose della tua vita. In positivo si spera.

E poi l’allusione alla casa e ai maggiordomi, richiama un po’ i supereroi, che hanno sempre una casa gigante, hanno mille trucchi e cose varie e pure un maggiordomo che gli sta sempre dietro. Alla fine è sempre la questione che da piccoli, fino a qualche anno fa, ci immaginavamo la vita in un’altra maniera e adesso vuoi la crisi economica, vuoi che le cose cambiano di continuo, per questa situazione di stalla ci ha sconvolto le vite pian piano. Ci ritroviamo a cambiare un sacco di cose. Sento dunque la contrapposizione tra mondo ideale che continua a sgretolarsi e il mondo reale che si rivela sempre diverso, crudo, ostico. 

Flic Floc 30 – Il videoclip e la canzone…

30 Flic Floc COVER
30 Flic Floc la copertina dell’ep

Parliamo un po’ del videoclip e della canzone… 

(Ilaria) – Reduci dalla quarantena, non abbiamo avuto modo di realizzare un videoclip professionale con videomaker ecc. “Pazza e imbarazzata” ad esempio,  è stato girato totalmente in casa, perché non si poteva uscire. Reduci da quella esperienza, ci siamo detti di provare a girare in questo modo anche il video di trenta. Abbiamo provato dunque a portare una telecamera durante la festa di compleanno di Davide e abbiamo girato così le scene. 

(Davide) – siccome Ilaria, voleva mettersi in gioco con il discorso della creazione del video, era il mio compleanno il quattro di giugno, abbiamo realizzato in maniera frettolosa, una festa di compleanno. Ilaria, ha deciso quindi di catturare i momenti più salienti della festa. Abbiamo voluto fare una cosa spontanea con bassa qualità video ecc. 

Un videoclip bello a livello emozionale

L’idea non era quella di fare un prodotto bello esteticamente, ma bello a livello emozionale. Abbiamo aggiunto al video un filtro stile vhs degli anni ‘90, per renderlo come se fosse un ricordo e non una bellissima produzione. Semplicemente, perché quello che ci interessava era catturare il momento. Ciò che conta era mettere quello stampo indie, molto genuino. 

(Ilaria) – Questo è quello che abbiamo ricercato sia in “pazza e imbarazzata” che per 30. Anche per dare un ritaglio di vita personale senza la costruzione del video in sé che è molto più bello esteticamente, ma molto meno veritiero. 

Flic Floc Pazza e Imbarazzata – il brano del post covid

Parliamo del vostro gruppo musicale. Avete già pubblicato diversi singoli. Mi avete accennato poi del penultimo singolo “Pazza e Imbarazzata”, che è stata un po’ la canzone del “post-covid”, me ne volete parlare di come è nata? 

(Ilaria) – In realtà tutti ci hanno chiesto se Pazza e Imbarazzata è stata scritta durante la quarantena, In realtà parzialmente sì, nel senso che abbiamo curato la parte finale. Pazza Imbarazzata esisteva già ed era pronta. Non risentiva del fatto che ci fosse il covid. Le due cose però hanno coinciso e le due cose si sono sposate perfettamente. Questo periodo, non ha fatto altro che rafforzare l’altra parte del testo che era già scritta. Il giorno prima del lockdown abbiamo fatto una full-immersion in studio per completare il 90% della canzone. Abbiamo poi fatto delle piccole modifiche. Non avevamo nemmeno dei microfoni professionali in casa. 

Pazza e Imbarazzata si sposa bene con la quarantena perché parla di un disturbo che è la derealizzazione o depersonalizzazione con annessi attacchi di panico che almeno il 90% delle persone ha vissuto almeno una volta. Questi disturbi, causano un distacco dal proprio e corpo e si ha la percezione di non essere più in sé stessi. Ovviamente quando succedono queste cose. La tendenza è quella di stare a casa, non avere più contatti sociali, credendo di evitare tutte quelle condizioni che possono causare il disturbo. Invece questa condizione peggiora e l’ho testato direttamente su di me.

la derealizzazione…

Avevo il timore durante la quarantena che questa condizione ritornasse e invece studiando, leggendo libri e informandosi si possono trovare delle strategie per curarsi, anche se in realtà non passa mai del tutto questa sensazione. In ogni caso il lockdown ha potenziato tutte quelle caratteristiche che ho vissuto durante l’adolescenza che mi ha regalato tutte quelle nozioni utili per finire il lavoro. Il videoclip di pazza e imbarazzata è nata in un periodo di noia. Stavo finendo dei video per la scuola di strumento e mi sono ritrovata nel bagno della mansarda e mi sono detta: “che bello!”. Tra l’altro il bagno della mansarda è particolarmente scenografico, contornato da specchi ecc. Sembrava tutto molto poetico. Ci ho montato su la musica e così per scherzo è nato il videoclip. 

un videoclip autobiografico

Ci sono elementi autobiografici, perché tu parli di eventi che hai sperimentato in prima persona, ma ricorre anche sempre questo elemento di spontaneità. Alla fine hai esplorato dei luoghi casa tua e ti sei detta che la cosa avrebbe funzionato. Possiamo dire che è nato quello che è il cuore della canzone… 

(Ilaria) – Si esatto, tra l’altro aver girato il videoclip in casa è simbolico per il fatto che durante l’adolescenza, avendo vissuto la casa, non poteva esserci luogo migliore. La quarantena l’avevo vissuta già, parlo della chiusura fisica e mentale. Girare in casa è stato perfetto. Girare in particolare in un unico luogo in questo caso il bagno, con l’elemento simbolico dello specchio dove ci si riflette e si vede uguali ma allo stesso tempo diversi è stato la cosa più adatta da fare in quel momento. 

Aria… le prime canzoni non si scordano mai

Tra le varie canzoni che avete fatto, ce n’è stata qualcuna dove vi siete divertiti particolarmente nel realizzarla? 

(Davide) – In realtà sia a livello di video, sia a livello di canzone, direi “Aria”  che è stata la prima canzone che abbiamo fatto insieme. In particolare di questa canzone esistono due versioni. Una recente che abbiamo rielaborato con il nostro ex produttore Jacopo Gobber. La prima versione, è stata realizzata tra mezzanotte e le tre del mattino. Ad un certo punto avevo già il testo e gli accordi e avevo già la bozza del testo. Con Ilaria, abbiamo iniziato a suonare con i sintetizzatori e abbiamo visto che suonando venivano fuori delle idee carine. Giocando con i suoni, nell’arco di tre ore è nato l’arrangiamento

Questa canzone è stata presentata ad un concorso ed è stata scelta per la realizzazione di un videoclip. Siccome avevamo un po’ di budget abbiamo fatto un bel viaggio. Si vede l’acquario di Genova, Montecarlo, Nizza. Montecarlo, più che una carina e caratteristica è una città ricca. Ci ha divertito sia da un punto di vista della realizzazione del videoclip, sia per la realizzazione del brano, sia da un punto di vista emotivo perché è stato un punto di partenza, per me e Ilaria. 

L’origine del nome Flic Floc

Il nome Flic Floc si rifà a quel giochino che tutti facevamo da bambini… 

(Ilaria) – Esatto quel gioco popolare dove si dice la parola insieme, si incrociano le dita, si esprime un desiderio insieme e si dice Flic o Floc. 

(Davide) – Questa è anche una metafora che allude alla sintonia. Ad esempio in Aria, è stato l’emblema di questo giochino. Io dicevo una cosa e Ilaria la pensava e viceversa. Questo pensare le stesse cose nello stesso momento, ha dato vita ad un arrangiamento in tre ore. 

(Ilaria) – anche per le altre canzoni, questo metodo di lavoro c’è. Ci viene facile, e ci fa divertire. 

…la giusta sintonia

Divertimento, ma anche la giusta intesa senza la quale difficilmente può uscire un buon lavoro, o un’emozione in chi vi ascolta. Possiamo dire che è il filo conduttore di tutto il vostro lavoro…

(Davide) – certo, se non c’è sintonia, non ha nemmeno senso. Ogni canzone deve essere essere il risultato di un’esperienza. 

(Ilaria) – magari c’è chi prevale di più nel canto, per fare un esempio. In 30 ha cantato di più Davide, ma c’è sempre una compensazione. In pazza e imbarazzata per dire ho lavorato un po’ più io nella stesura del testo, però si fa sempre in armonia. é comunque una questione di equilibrio. 

(Davide) – Dopo il diploma di Ilaria, cominceremo a lavorare ad un ep dove lavoreremo a un discorso vocale, dove proveremo a dare un’identità timbrica al progetto che dia un’immagine precisa ai Flic Floc. 

(Ilaria) – Per il momento siamo stati sempre separati vocalmente, tranne che per alcune voci o armonie, però formare un’identità timbrica dove tutte e due le voci siano presenti è il nostro prossimo obiettivo per le prossime canzoni. 

Strumenti e suoni un po’ particolari

A proposito di identità timbrica, torniamo a parlare dell’aspetto melodico delle vostre canzoni. Un aspetto che ho trovato interessante, è stato quello di inserire degli strumenti che fanno dei suoni strani, particolari… Mi volete raccontare questa scelta e se c’è stato qualche strumento che vi ha divertito particolarmente nell’inserirlo… 

(Ilaria) – Forse in 30 c’è uno strumento molto particolare, vale a dire l’utilizzo di una scala… 

(Davide) – è stata una scala di alluminio da muratore, e l’abbiamo suonata con le bacchette e le spazzole da batteria. Ci sono all’inizio anche delle pentole da cucina che però equalizzate e trasformate nella maniera giusta ed equalizzate si trasformano in qualcosa di interessante che dà colore alla canzone. Ce ne sono tanti di strumenti buffi. Per esempio in un brano di apertura, si sente il vociare delle persone che si sentono dallo studio, dai balconi ecc. o ancora le risate di Ilaria che abbiamo preso a caso e inserito.

L’idea di dar vita a qualcosa di unico…

Per quello che riguarda i suoni sintetizzati, ci piace l’idea di usare dei suoni diversi, creare qualcosa di unico. Siamo sempre alla ricerca di qualcosa che sia strano, innovativo o ancora degli strumento che si lasciano manipolare come il pongo e la plastilina. Lo stesso concetto del pongo e della plastilina riportata sugli strumenti musicali, ci fa sentire dei bambini sempre felici che giocano con la musica, perché noi ci divertiamo come dei matti. 

(Ilaria) – e soprattutto anche adattare i suoni al pezzo, creare una sfera sonora adatta per ogni tipo di pezzo. Molti ci dicono che i pezzi sono un po’ a sé hanno un carattere diverso. 

(Davide) – però secondo noi, ogni arrangiamento, ogni suono che scegliamo, serve a esprimere meglio il carattere del testo. Quello che il testo vuole esprimere. La musica è come una cornice, un quadro mette in evidenza il testo. 

Gli artisti che hanno influenzato i Flic Floc

Rimanendo sul punto di vista musicale, c’è qualche artista che vi ha tracciato la strada? Spesso gli artisti parlano un po’ di come sono stati ispirati e influenzati da altri… 

(Davide) – Adesso voglio darti una risposta un po’ diversa, curiosa e se vogliamo anche onesta. In questo periodo in cui lavoriamo, abbiamo creato e composto, con delle persone che hanno dato un senso alla nostra ricerca dei suoni. Sono due artisti molto bravi e che sono stati i nostri produttori. Parliamo di Jacopo Gobber che ha un suo progetto che si chiama “Giostre” e Federico Sambugaro. Ci hanno ispirato nella ricerca sonora, nel lavorare nello studio da soli, ci hanno spronato e hanno collaborato con noi nel nostro primo album. Sono delle persone che ci hanno dato tanto. 

(Ilaria) – Anch’io condivido a pieno, nel senso che sono due artisti che oggigiorno ci influenzano. Voglio dare una risposta un po’ atipica guardando al futuro non tanto sul fatto di averlo studiato nel passato. Sono tutti quegli artisti classici che abbiamo studiato in conservatorio, ma ultimamente anche per l’arrangiamento di pazza e imbarazzata c’è molto classico. Ravel, Debussy, Respighi, hanno un po’ influenzato almeno al 5%. Stiamo riflettendo molto sul mettere quell’ambientazione sinfonica nei prossimi pezzi. 

Un ritorno alle origini

(Davide) – Torniamo un po’ alle origini per fare un mix e creare qualcosa di avanguardistico tra la musica all’avanguardia e quella del passato. Sarebbe carino fondere la realtà classica e quella indie. Senza calcare la strada di altre persone, ma semplicemente cercando una strada nuova. L’indie ad esempio era underground, è un genere vero e proprio. Mi piacerebbe creare un’identità. Nella speranza che possa nascere un genere tutto nostro. 

Avete qualche altra curiosità della quale non mi avete parlato? 

In voglio vivere con te, racconta il fatto che vogliamo vivere insieme, ma non ci siamo riusciti. Ci auguriamo per lavorare insieme per realizzare un desiderio di coppia, ma anche artistico per poterci dare più spazio tempo, occasioni. Per diventare Flic Floc al 100%.

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