IL PIACERE DI CUCINARE

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<< Dovevamo girare a destra più di un’ora fa, al bivio dove ti avevo detto io!>>

Carl cercò di non ascoltarla. Aveva ragione e quando sapeva di averlo, praticamente sempre nella sua testa, non mollava la preda. Come uno di quei coccodrilli che giravano tra le acque della Florida.

Avevano deciso questa piccola vacanza per festeggiare venticinque anni di matrimonio. Avevano una vita piena e un figlio maschio adolescente che li aveva supplicati di lasciarlo da solo. Inizialmente volevano portarlo con sé, ma Carl aveva fatto notare a sua moglie che da soli avrebbero avuto quel prezioso tempo libero necessario a rispolverare vecchie abitudini che da tempo non facevano. Jennifer aveva intuito ridendo maliziosamente ed avevano deciso di lasciarlo a casa.

Ma non da solo, avevano chiamato il nonno, il padre di Carl, che viveva a pochi chilometri da loro. Carl e Jennifer erano entrambi cresciuti a Bangor. Il papa di Carl, Stephen, aveva un piccolo negozio di antiquariato mentre la mamma, faceva la segretaria. Jennifer invece era di buona famiglia, il papà era un grande dirigente di una banca. Pur essendo vissuti nella stessa città, i due ragazzi s’incontrarono e s’innamorarono al collage. Frequentarono entrambi l’università del Maine, Carl era appassionato di numeri e si laureò in matematica e fisica, Jennifer amava i libri e si specializzò nella letteratura americana ed italiana.

Diventarono professori nella stessa università che li aveva accolti da studenti e decisero di trasferirsi, dopo il matrimonio, ad Old Town. Gli piaceva viaggiare ed approfittavano sempre dei momenti liberi per partire e vedere nuovi posti. Durante il viaggio di nozze, avevano visitato gran parte dei paesi del sud America e per ultimo, prima di tornare alle loro vite, si erano fermati in Florida.

Dopo tanti anni, avevano deciso di tornarci per esplorare quella parte di stato che non avevano fatto in tempo a visitare tanti anni prima. Era come una seconda luna di miele. L’idea aveva funzionato alla grande, durante il viaggio non avevano litigato per niente, ed avevano ritrovato un’intimità che credevano persa. La sera prima, in un piccolo motel, l’avevano fatto tre volte, una rarità che non accadeva mai nella loro stanza ad Old Town.

Ma ora le carte in tavole erano cambiate. Era sera, il sole stava calando e Carl si era perso tra le stradine sconosciute della Florida. Il suo orgoglio di maschio ed esperto conoscitore del mondo era duramente sotto attacco, cercò di distrarsi alzando la radio. Trasmettevano del buon country-rock, che un po’ soffocava la voce di Jennifer visibilmente arrabbiata.

<< Non mi rispondi neanche? Sai che ho ragione, lo sai. Ora dimmi dove stiamo andando Colombo? Dimmi dove passeremo la notte, tra un po’ è buio ed io inizio ad avere fame>>

La sua voce era come un martello pneumatico che riecheggiava nel silenzio della palude. Come mille aghi che venivano infilzati nel cervello di Carl. Pensò a quella mattina presto, Jennifer urlava di piacere e lo faceva sentire un Dio. Sembravano passati anni e invece era solamente qualche ora. Adesso lei urlava di rabbia, lui non era affatto un Dio e sentiva che stava per esplodere.

Continuò a guardare davanti a sé, la strada si estendeva per molti chilometri, solitaria e senza far capire dove li avrebbe portati.

<<Secondo me dobbiamo tornare indietro è l’unica soluzione. Poi al bivio gireremo dove ti ho detto io e speriamo di trovare qualcosa dove passare la notte in mezzo a questo inferno>>

lui continuò ad ignorarla, stava contando mentalmente per restare calmo. Nel frattempo la loro auto macinava chilometri nel bel mezzo del nulla.

Quella strada, quella scelta sbagliata, a lui iniziava a piacergli. In un certo senso lo calmava, almeno in parte, e gli dava quel senso d’avventura perso ormai chissà da quanto. Ma questo lei non lo capiva, non voleva capirlo. Amava i viaggi comodi, gli alberghi che l’accoglievano come una regina e i posti affollati di gente. Tutto il contrario di lui.

Ma forse era anche questo il bello dell’amore.

<< Allora vuoi ascoltarmi una buona volta? O pensi di poter fare quello che ti pare perché sei riuscito a scoparmi per tre volte? >>

Carl freno di botto, lo stridio delle gomme bloccare sull’asfalto entrò nelle loro orecchie e fece male per un paio di secondi. Spense la radio e si girò a guardarla con due occhi iniettati di sangue. Lei si mise paura, poi la calma tornò lentamente a farlo ragionare. Quella che aveva davanti era pur sempre la donna che amava da quasi trent’anni.

L’amore della sua vita e la madre si suo figlio, rimaneva un gatto attaccato ai testicoli, ma era pur sempre l’amore della sua vita.

<< Ascoltami bene Jennifer, probabilmente ai ragione o probabilmente no. Non so dove stiamo andando, lo so, ma stiamo pur sempre in America non su Marte. Sono le sei e mezza, ho fame e sono stanco anch’io ma tornare indietro e ripercorre tutto per poi girare al bivio non mi sembra una buona idea. Ci metteremmo una vita senza ottenere né un pasto caldo né un letto dove riposarci. Secondo questa mappa dovrebbe esserci un paesino a nemmeno un’ora di macchina da qui. Percorriamo ancora qualche chilometro e vediamo se lo troviamo. Se non troviamo nulla in mezz’ora, nemmeno un cartello, ti prometto che girerò la macchina e torneremo indietro ok? >>.

Gli occhi di Carl erano cambiati e Jennifer si tranquillizzò molto. Si rese conto che aveva esagerato, come al solito non aveva tenuto a freno la lingua. Ma era orgogliosa e non ammetteva i propri errori, almeno non a parole. Gli accarezzò la mano dolcemente e si limitò ad annuire.

<< Ok caro, facciamo come dici tu>>

Quello era il suo modo di chiedere scusa. Carl la baciò sulla bocca, innestò la marcia e ripartì verso l’ignoto. La radio continuava a sputare country locale, entrambi apprezzavano. Jennifer si guardò intorno, cercando di rilassarsi il più possibile con il paesaggio circostante. Cercò di nuovo la sua mano, la trovò e la strinse forte.

Percorsero qualche chilometro quando sulla destra apparve un cartello vecchio che recitava la scritta “IL PIACERE DI CUCINARE”, le poche luci che lo circondavano erano quasi tutte fulminate. Indicava di girare a destra dopo pochi metri, verso quella che si sarebbe rivelata come una stradina di campagna non molto sterrata.

Carl fermò di nuovo la macchina, prima di girare.

<< Che ne pensi tesoro? >>

<< Penso che sia una manna dal cielo. Direi di andare in questo posto e vedere di cosa si tratta. Se siamo sfortunati, mangeremo solo un boccone e poi ci rimettiamo in macchina. Se invece ha anche delle camere, allora la fortuna si è accorta di noi e ci riposiamo fino a domani mattina. Magari i proprietari riescono ad indicarci la strada migliore, conoscono meglio la zona>>

<< Mi hai convinto tesoro, credo tu abbia ragione. Incrociamo le dita e speriamo di trovare un letto, oltre che ad un pasto caldo. Sono anche curioso di assaggiare le specialità della casa>>

La macchina arrancò verso la strada sterrata in leggera salita. Percorsero circa cinque chilometri in mezzo alla natura selvaggia, la strada era sempre meno battuta e con molti sassi nel mezzo. Carl fece fatica a guidare tra gli ostacoli improvvisi che trovava lungo il percorso. Le preghiere dei due innamorati vennero accolte, davanti a loro c’era un locale con la stessa insegna che avevano visto lungo la strada provinciale.

Era un edificio vecchio ma molto grande, di quelli che venivano costruiti dai proprietari terrieri prima o dopo la guerra civile. Il tutto faceva ben sperare in una camera oltre al pasto caldo. Parcheggiarono davanti al grande edificio, intorno non c’era nulla ma solo terreni coltivati a perdita d’occhio. Sembrava essere tornati indietro nel tempo di paio di secoli.

<< Non ci sono macchine tesoro, siamo gli unici clienti?>>

<< Non devono fare molti affari effettivamente da queste parti. Forse il grosso del loro commercio non è il bed and breakfast, ma la vendita di ortaggi e frutta al dettaglio o in qualche mercato qui vicino>>

Quel pensiero tranquillizzò un po’ la mente turbata di lei, quel posto sperduto nel nulla l’aveva messa in allarme, ma forse aveva ragione Carl. Spesso giudichiamo quello che non conosciamo perché abbiamo paura dell’ignoto.

<< Non ci avevo pensato, effettivamente ci sono molti terreni coltivati qui intorno. Andiamo ho una fame boia!>>

<< Come vuole lei, mia Regina>> Carl prese la mano gli regalò un bel sorriso e suonò il campanello. Anche il suono era antico, di altri tempi. Non attesero molto, circa dieci minuti prima di vedere una simpatica signora in carne aprire la porta un po’ stupita per la visita improvvisa.

<< Buonasera signori, come posso esservi utile? >> il tono cordiale e le frasi di circostanza, erano accompagnate da un grande sorriso e da un simpatico accento del sud. Carl amava l’accento del sud, gli ricordava i film western che vedeva da ragazzo nei cinema pomeridiani.

<< Buonasera Signora, ci scusi l’orario. Ci siamo persi l’ungo la provinciale ed abbiamo visto il cartello. Vorremmo fermarci a cena e se ha delle stanze, anche per la notte. Domani mattina presto toglieremmo il disturbo >>

<< Certamente, siete venuti nel posto giusto. Abbiamo tutto l’occorrente per riempire i vostri stomaci con ottimo cibo e letti caldi per far riposare le vostre stanche ossa>>

Jennifer sorrise divertita a quel modo di parlare.

La signora apprezzò il sorriso prendendolo come un complimento e si presentò.

<<Piacere mi chiamo Cynthia Clark, prego entrate, così vi presento mio marito Peter>>

<< Piacere nostro Signora Clark, noi siamo Carl e Jennifer Smith>>

Stretta cordiale e decisa che durò pochi secondi, poi Cynthia si scostò dalla porta, entrò all’interno e fece strada. L’ambiente era diviso in due da una grande scala posta al centro che portava alle camere nei piani superiori. A destra si vedeva la porta che introduceva la grande sala da pranzo.

Sulla sinistra c’era il bancone della reception, un piccolo salotto con divani ed una libreria. Poco vicino un corridoio dove sicuramente si arrivava agli alloggi dei proprietari e la cucina.

<< Peter, Peter, muotivi esci fuori. Abbiamo ospiti>> le grida erano rivolte proprio verso il corridoio. L’ambiente non era molto illuminato ma era pur sempre accogliente, a modo suo. Cynthia teneva fede al detto che voleva la gente del Sud molto ospitale. Indossava un lungo vestito ed un grembiule, tipico della signora che passa molto del suo tempo in cucina.

Dal corridoio, con passo lento e le scarpe che strusciavano lungo il pavimento lucidato, avanzò un signore sulla sessantina. Era molto secco e con il fisico provato da molti anni di duro lavoro. La pelle rossa e cotta di chi passa molte ore sotto il sole cocente della Florida. Alzò gli occhi azzurri ed iniziò a studiare i nuovi ospiti. Forse era il suo modo di fare o semplicemente non ci vedeva bene. Andò dietro al bancone e prese gli occhi spessi come fondi di bottiglia. Era decisamente la vista il problema. Con gli occhiali, Peter sorrise cordialmente ai nuovi arrivati e gli strinse la mano.

<< Benvenuti nella nostra umile dimora Signori. Io mi chiamo Peter Clark>>

<< Grazie signor Clark, ci sta salvando letteralmente. Non sappiamo dove porta questa strada, non siamo di qui e credo ci siamo persi>>

<< Meglio per me direi>> la battuta venne accompagnata da una fragorosa risata.

<< Scherzo ovviamente. Tranquilli a tutto c’è rimedio, dove siete diretti? >>

<< Proprio questo è il problema, siamo in viaggio di piacere e non abbiamo una vera e propria tabella di marcia. Abbiamo visitato la Florida durante il nostro viaggio di nozze e abbiamo deciso di conoscere quella parte di stato che non siamo riusciti a vedere anni fa. Quest’anno è il nostro venticinquesimo anniversario>>

<< Allora è ancora più facile. Domani proseguite per la provinciale che stavate percorrendo per altri trenta chilometri. Troverete una piccola e graziosa città di nome Key Town, vi consiglio di fermarvi a vedere il mercato giornaliero che viene svolto nella piazza principale. Dopo aver visitato il mercato, proseguite lungo la strada e dopo la cittadina troverete le indicazioni per l’autostrada che vi porterà in ogni direzione>>

<<Grazie Signor Clark, è stato molto gentile>>

<< Si figuri, è un piacere essere d’aiuto in qualche modo. Ora lasciatemi i vostri documenti e sedetevi in sala da pranzo. Mia moglie arriverà subito con la cena. Io intanto svolgo le normali faccende burocratiche>> i due innamorati eseguirono gli ordini, sempre più contenti che la serata si era sistemata. Svanita la preoccupazione iniziale, sia Carl che Jennifer, iniziarono a guardarsi in modo malizioso. Avrebbero finito in fretta al cena, portato in camera una bottiglia di ottimo vino e festeggiato per bene il loro anniversario. Cynthia venne al tavolo con un grande vassoio.

<< La specialità della casa qui è la carne. Mi sono permessa di prepararvi dei piatti con la nostra specialità. Vederete, non per vantarmi, ma una carne così non la mangerete in nessuno altro posto. Vi ho preparato il nostro tipico arrosto con patate e carote. L’arrosto lo preparo io personalmente.>>

<< Penso che in questo momento, potremmo mangiare anche il tavolo signora>>

<<Lasciate perdere i tavoli e assaggiate questa prelibatezza. Intanto vi vado a prendere una bottiglia di vino, sempre fatto con i nostri vigneti>>

Carl e Jenniffer assaggiarono entrambi il cibo che avevano davanti, il gusto era diverso ma squisito. Aveva ragione la proprietaria, una carne così non l’avevano mai mangiata.

<< Ma come fa a farlo così buono signora? >> azzardò Jennifer mentre Cynthia apriva la bottiglia e ne versava il contenuto nei bicchieri.

<< Non posso svelarvi i miei segreti, non le pare? >>

<< Ci ho provato, mi scusi>>

Risero tutti, Carl e Jennifer si portarono alle labbra i bicchieri colmi di vino e dedicarono il primo brindisi a quella simpatica coppia che gli aveva salvato la serata. Cynthia ringraziò con un accenno della testa e si allontanò, lasciando da soli i due innamorati. Era stata giovane anche lei e conosceva bene serate come quella.

La cena durò in tutto una mezz’oretta. Dopo l’arrosto si concessero anche il dolce della casa, la torta di mele più buona del mondo a loro giudizio. Finirono tutta la prima bottiglia e ne ordinarono una seconda che si portarono in camera. Cynthia li vide allontanarsi verso le camere con un passo traballante, ridendo maliziosamente tra di loro. Nel suo sguardo c’era un po’ d’invidia, per lei e per il vecchio Peter, erano finiti quei tempi.

Ora si doveva accontentare di un bacetto sulle labbra ogni tanto durante il giorno e prima di addormentarsi la sera.

Dalla stanza numero 207, l’unica occupata quella sera, venivano i rumori tipici di chi stava degnamente festeggiando il proprio anniversario di matrimonio. Verso l’una di notte però tutto taceva. La notte aveva inghiottito nel suo torpore anche gli ospiti innamorati. Quello era il momento giusto. Cynthia, come sempre vigile e attenta, svegliò suo marito che dormiva profondamente al suo fianco.

<< Svegliati Peter, è il momento >>

<< Uffa, ma dobbiamo farlo tutte le volte? Per una volta non possiamo rinunciare? Sono stanco e vecchio>>

<< Non dire scemenze e prendi il fucile piuttosto. La nostra tradizione culinaria dipende proprio da questo>>

Peter si alzò malvolentieri e prese il fucile da caccia nell’armadio. Si recarono nella stana di Carl e Jennifer in punta di piedi, aprirono con la porta con la loro chiave speciale. Il legno vecchio cigolò nella notte ma i due innamorati non si accorsero di nulla. La seconda bottiglia di vino era completamente vuota e loro, dopo una notte movimentata, dormivano pesantemente.

Li trovarono nudi, uno abbracciato all’altro e con uno strano sorriso in volto. Peter prese il fucile e con mano tremante iniziò a mirare. Ma si vedeva che aveva difficoltà a premere il grilletto. Cynthia lo sapeva e strappò il fucile dalle mani del marito.

<< Dammi qui, faccio io! Ti sei rammollito con gli anni Peter!>>

<< Sicuramente sarà come dici tu, ma ancora mi chiedo come fai a dormire la notte. Io non ci riesco, non ci sono mai riuscito>>

Se ne andò senza attendere la risposta. Prese la sua pipa dalla tasca della giacca da notte e si mise fuori a fumare. La notte era calda e silenziosa. Peter dondolava nella sua sedia a dondolo, davanti al portico. Cynthia nel frattempo aveva portato i cadaveri in cantina dove li stava sezionando per prendere le parti migliori per poi portarle in cucina.

Quelle, mischiate alle parti di due uomini d’affari del South Carolina, arrivati la settimana scorsa, sarebbero diventati l’arrosto per i prossimi clienti. La specialità della casa, arrosto di carne umana. Peter era stufo di tutto questo e voleva da tempo farla finita ma c’erano due cose che lo fermavano: il profondo amore per sua moglie e la preoccupazione di lasciarla da sola e soprattutto, come ogni uomo del Sud che si rispettava, era molto religioso e il suicidio non era contemplato.

Sicuramente sarebbe finito all’inferno per quello che faceva nella sua proprietà insieme a sua moglie, ma prendere la corsia preferenziale era da stupidi.

Sentì Cynthia rientrare in camera e chiamarlo da lontano, avrebbe finito di fumare la pipa e dopo il bacio sulla bocca per la buona notte a sua moglie, si sarebbe addormentato sperando che fosse la sua ultima notte sulla terra.

Clementi Simone

Immagini prese da Google Immagini

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