Zeromantra: l’esordio con “La distanza di un semitono”

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Zeromantra è il nome del progetto di quattro amici musicisti che, animati da una forte attitudine compositiva, hanno deciso di unire le forze e le idee. Il loro album d’esordio si intitola “La distanza di un semitono” ed è omonimo ad una delle tracce contenute nell’album. Si tratta di un vero e proprio percorso compositivo e composito, in cui emergono spunti di riflessione e nel testo e nei suoni. Di stampo cantautorale, l’album racconta di una distanza che per quanto possa allontanare, fornisce sfumature: il semitono. Oltre la metafora armonica, c’è un idea del rapporto causa-effetto fra scelte apparentemente simili ma distanti, anche se, appunto, solo di un semitono. Il progetto si inserisce comunque in un contesto pop cantautorale italiano.

Per saperne di più, abbiamo intervistato Matteo Abbatti, cantante, chitarrista, autore e compositore per la band Zeromantra.

Il titolo di questo album d’esordio è “La distanza di un semitono” che ha una sua peculiarità. Mi spieghi questa scelta?

Dunque, il titolo dell’album è lo stesso di uno dei brani. L’abbiamo scelto perché sembrava abbastanza originale. Forse anche per lo spessore del contenuto del brano stesso.

La distanza di un semitono generalmente è alla base del cosiddetto cromatismo, che rimanda al concetto di colore. Non a caso l’album inizia con la traccia “la scala dei colori”. Ma quindi, con questo concetto alla base, qual è l’idea che volete esprimere?

L’idea del semitono rimanda alla vicinanza tra due cose, come possono essere le sfumature tra un colore e l’altro. Contemporaneamente però si tratta di una distanza. Parlando in termini di metafora esistenziale, si può dire che alcune scelte possono sembrare molto “vicine” mentre in realtà portano a delle conseguenze, a lungo termine, lontane. È un concetto di cui bisogna essere consapevoli. Il concetto è valido anche nella musica, dove la differenza importante tra un accordo maggiore e uno minore dipende da un semitono, ovvero dalla scelta fra due note apparentemente molto vicine.

E c’è un filo rosso che lega tutti i brani?

Sono tutti brani scritti di getto e quindi hanno un po’ il carattere dell’estemporaneità dal punto di vista melodico e testuale.

Come è avvenuta la fase di composizione e la conseguente fase di produzione?

Personalmente mi occupo della fase testuale e melodica. Poi i brani che convincono tutti diventano oggetto di arrangiamento, quindi ci lavoriamo su.  

Per quanto riguarda i testi, ci sono delle immagini molto belle. Da dove deriva l’ispirazione per storie e immagini raccontate nei brani?

Si tratta di immagini che nella maggior parte dei casi nascono da riflessioni, dalla sfera del pensiero. È una fase molto creativa. Non scrivo le cose a tavolino, ma tra tutto quello che scrivo sicuramente c’è selezione. Anche se devo ammettere he il mio modo di scrivere sta evolvendo. Ora scrivo cose un po’ diverse rispetto a quelle che si possono ascoltare nell’album.

Quindi quest’evoluzione che riguarda i testi, riguarderà anche le sonorità?

In realtà non te lo so dire con precisione. Sono convinto che la musica descrive il testo, quindi sostanzialmente dovrebbero esprimere la stessa cosa. Secondo me in un certo senso un’evoluzione delle sonorità è inevitabile.

Leggi anche l’intervista all’autore Stefano Pomes!

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