Biagio è una di quelle scoperte che non ti aspetti di fare. Sei lì che cerchi di non naufragare navigando a vista e ad orecchio nel mare magno delle uscite del venerdì e improvvisamente vedi scintillare in mezzo all’oceano di Spotify una zattera, o qualcosa che ci assomiglia.
Ti avvicini boccheggiante, cercando di non farti assilire dai marosi (“vai via cantautore indie pop della scena romana suggerito da IG, spostati pubblicità inopportuna sull’allungamento dei genitali“) e provi ad aggrapparti a quello che adesso, visto più da vicino, ha tutto l’aspetto di un salvagente a forma di papera; inevitabilmente, scoppi a ridere e anche un po’ a piangere perché ti chiedi chi te l’ha fatto fare di arrivare fin lì per un salvagente a forma di papera, forse era meglio lasciarsi andare a fondo e non pensarci più, travolto dalla solita ignavia musicale del weekend – «la musica contemporanea ti butta giù», ipse dixit.
Ma quel salvagente a forma di papera ti ammicca e tu non sai più cosa pensare e ora, annebbiato dalla disidratazione e dall’evidente stato di collasso della tua fiducia nella vita, ti chiedi se non siano allucinazioni quelle che ti portano a vedere il becco disegnato del salvagente muoversi lentamente e sussurrarti all’orecchio «celovuoi o non celovuoi?»; esiti un attimo, poi tutto si fa chiaro: ti aggrappi alla tua imprevista scialuppa gialla e ti lasci piacevolmente galleggiare cullato da un mare che ora sembra meno cattivo, mentre sulla linea dell’orizzonte comincia a profilarsi un isolotto e sull’isolotto c’è un tipo che suona qualcosa che sembra Mac Demarco ma anche un po’ Pino Daniele e altre mille cose tutte mescolate insieme e quel qualcuno ti sembra Stefanelli – per dio, è davvero Stefanelli! Sei salvo, Stefanelli suona la colonna sonora della tua ipotecata salvezza e tu gongoli aggrappato ad un salvagente a forma di papera – che ora ti sembra un veliero, un veliero enorme, enorme e buono. Sulla fiancata del veliero, vergato in rosso, un nome: Biagio.
E sì, si meritava questa introduzione lisergica uno dei brani più allucinanti degli ultimi tre mesi, ma sopratutto l’amabile conversazione tra il sottoscritto e quel veliero a forma di papera gialla che è Biagio, il nuovo eroe dello psyco-pop demenziale nostrano.
Ciao Biagio, qui su Indielife amiamo partire col botto: come ci si sente ad essere un eversivo dall’animo demenziale nel paese più moralista d’Europa?
Ma guarda, è difficile rispondere a questa domanda perchè io sono semplicemente me stesso. E ti dico la verità, la sincerità è proprio l’aspetto che mi piace di più del mio progetto. E’ questo il motivo per il quale non ho scelto un nome d’arte vero e proprio, ma ho usato il mio nome di battesimo.
Quindi, rispondo alla tua domanda con una domanda, come si sentirebbe un pazzo ad essere un pazzo non sapendo di esserlo?
Esordisci, qualche tempo fa, con “Geeno”; il tenore del brano (che a suo modo è quasi una serenata “funebre”) dava già l’idea della pasta del tuo progetto. Ma se dovessi descrivere quello che fai utilizzando solo tre aggettivi, quali sarebbero?
Diretto, scanzonato ma soprattutto umile.
Oggi torni con “Celovuoi”, e già il titolo di per sé vale il biglietto. Ora tocca che ci sveli come nasce un brano di Biagio, perché hai un modo di scrivere che certo non è “ordinario”.
Guarda, io scrivo semplicemente di quello che mi accade nella vita di tutti i giorni. La verità è che mi fisso su alcuni avvenimenti, e scriverci una canzone è uno dei modi che utilizzo per esorcizzare quello che mi succede.
In particolare, per celovuoi, ho attinto ad una frequentazione ambigua con una ragazza che mi piaceva molto. Non so se i suoi erano segnali di seduzione o innoquo interesse amichevole nei miei confronti. Tutt’oggi non ho ancora capito se ci stesse o meno.
Un po’ Squallor, un po’ EELST, molto punk nel cuore. La produzione del brano, poi, valorizza ancora di più una sensazione di continua e magmatica “destabilizzazione” che amplifica ancor di più il tutto, restituendo un’atmosfera a tratti lisergica. Ci racconti come hai lavorato sul brano, e che tipo di rapporto hai creato con il team di produzione?
Ho intrapreso il lavoro sui miei brani 4 anni fa con il mio attuale produttore ed amico Luca Maria Stefanelli.
Al tempo il mio rapporto con Stefanelli era più burrascoso di com’è oggi. Io non apprezzavo molto il suo modo urlato di cantare per i Kafka sulla Spiaggia e lui non credeva che io avessi effettivamente dei brani validi nel mio repertorio. Quando decidemmo imboccare questo cammino burrascoso quale la produzione dei miei brani nacque un po’ tutto come una sfida.
“Celovuoi” è stato il primo brano su cui abbiamo lavorato, la prima versione demo (disponibile su YT) era completamente diversa dalla produzione attuale.
C’erano chitarre ed il ritmo era scandito da un accendino battuto su di una bottiglia di Peroni grande.
La produzione attuale è nata proprio dalla necessità di allontanarci completamente da quella demo, e l’unico modo possibile era stravolgere completamente le melodie del brano.
Sono molto grato a “celovuoi” in questo senso poiché ha sancito l’inizio di una bella collaborazione artistica con una delle persone che stimo di più nella scena napoletana: me stesso. Scherzo, Stefanelli.
Oggi imperversa molto il dibattito sulla “bontà” delle playlist editoriali: se da un lato sembrano volersi proporre come “trampolini di lancio” per artisti emergenti, dall’altro rischiano di diventare uno strumento pericoloso di manipolazione dell’ascoltatore. Tu cosa ne pensi, e come pensi si possa sopravvivere alla musica nel 2021?
Eh bella domanda. Purtroppo sono anni bui per artisti emergenti autoprodotti come me. E’ inutile che ci prendiamo in giro, gli artisti emergenti vivono di pane, stream e visualizzazioni. La maggior parte delle playlist editoriali a pagamento sono solo fumo negli occhi con gli stream pilotati e falsi ascoltatori. Non facendo di tutta l’erba un fascio penso che comunque esistano situazioni e playlist editoriali vere e reali. La musica era già un mondo difficile ancor prima del boom delle tecnologie che permettono a chiunque di fare musica e/o pubblicare un brano e delle piattaforme per lo streaming. In definitiva penso che se uno è bravo emerge, con o senza calcio in culo.
Salutaci facendoci una promessa che non manterrai.
Prometto di diventare famoso, ciao grazie mille, un saluto a tutti!