Nella fragilità convincente di Scicchi

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Parlare di giovani talenti, per noi che siamo sempre alla ricerca di qualcosa che stupisca le nostre orecchie, diventa necessario quando ci si trova davanti a qualcosa che sa di freschezza – nel modo giusto.

Sì, perché oggi quella alla freschezza è una rincorsa che spesso miete vittime tra i giovanissimi proprio perché impegnati nell’ostinata tensione a pose che spesso, pur valendo (nella migliore delle possibilità) qualche manciata di stream in più, riducono la portata estetica e stilistica del proprio timbro originario.

Scicchi, invece, pur collocandosi in quella sempre più popolata schiera di nuovi interpreti pop capaci di mescolare tra loro generi – solo – apparentemente diversi, possiede un marchio di urgente sincerità che lo rende, a suo modo, già ben più “maturo” di un esordiente.

Per questo, non potevamo esimerci dalla voglia di raccontarlo, o meglio, di lasciarlo raccontarsi ai nostri “microfoni” virtuali, in attesa di poter confermare le belle sensazioni destate dall’ascolto di “Fragile” con qualcosa di più “concreto” – come, ad esempio, un live.

Ciao Scicchi, e benvenuto sulla scena nazionale! Come ti senti all’alba di questo esordio?

Ciao IndieLife! Sono super carico, gasato e pronto a fare un bel po’ di casino.

Senti, raccontaci un po’ chi sei: facci capire che radici ha questo esordio!

Sono 02’, Francesco Scicchitano all’anagrafe ma per gli amici solo Scicchi, vivo a Tarquinia vicino Roma e ho iniziato a suonare la chitarra all’età di 12 anni, per poi affrontare un bel po’ di band durante tutta la mia adolescenza. Insomma, sono cresciuto con le cuffie incastonate nelle orecchie diciamo.

Il tuo brano è edito per La Clinica Dischi. Ci racconti come è avvenuto l’incontro con la realtà ligure?

Suonavo in una band, abbiamo mandato “FRAGILE” alla loro email, gli è piaciuta e ci siamo messi in contatto. Poi però il gruppo si è sciolto per disordini interni ma io ho continuato a tenermi in contatto con loro, finché non ci siamo visti per fare le prime rec.

Bene, passiamo al brano. Raccontaci del momento in cui l’hai scritto, e svelaci qualche aneddoto nascosto!

Ero appena tornato da una vacanza in Toscana per beccarmi con una ragazza di Bergamo, mi mancava e le uniche cose fisiche che mi erano rimaste di lei erano un sasso preso dalla spiaggia e un pacchetto di marlboro rosse, così appena tornato mi sono messo in terrazza e ho scritto il pezzo, di getto, senza pensarci troppo.

Cosa pensi se ti dico la parola “fragilità”?

Penso a un qualcosa che vada custodito.

Quale pensi sia il peggior difetto di Scicchi?

Farsi troppe paranoie inutili.

E il tuo più grande pregio, invece?

Farmi aspettative, almeno so che per non restarci male dovrò dare il massimo.

Saluta i nostri lettori a modo tuo!

Direi che un “bella regá” basti e avanzi! Ciao, alla prossima.

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