“NON È UN DISSING”
Immagino sia capitato a tutti almeno una volta di navigare sui propri social e improvvisamente imbattersi in un contenuto “consigliato”, “sponsorizzato”, “che potrebbe piacerti”. Pochi giorni fa a me è capitato con un video: nella didascalia è dichiarato “NON È UN DISSING” e sullo schermo un ragazzo in camicia di flanella e berretto blatera cose affiancato da un altro che suona la chitarra. Lì per lì non capisco, poi la piacevole scoperta: nel video, uno dietro l’altro, quasi senza prendere fiato, vengono elencati quelli che potremmo sintetizzare come “i luoghi comuni dell’indie” (e non solo!). Lo trovo geniale e decido di condividerlo nelle mie storie.
Poco dopo mi arriva un messaggio: è Federico Baldi, il ragazzo in camicia di flanella del video. Mi ringrazia e mi informa che il primo aprile è uscito il suo primo singolo, “Ridicolo”. Vado ad ascoltarlo e cavolo, mi piace un botto!
Perché vi sto raccontando questa cosa? Essenzialmente perché vorrei condividere quella che per me è stata una felice scoperta. Non di meno mi piacerebbe conoscere insieme a voi Federico Baldi e la sua arte. Per questo motivo ho deciso di porre qualche domanda a Federico, nella speranza che anche a voi possa arrivare ciò che è arrivato a me.
Chi è Federico Baldi
Ciao Federico! Ti andrebbe di raccontarci qualcosa di te? Chi sei e come nasce la tua arte?
Ciao e grazie per queste parole! Il mio percorso è in realtà quello di un attore, ho sempre recitato e scritto, sin da piccolino. Finita la scuola, da Bergamo mi sono trasferito a Roma per studiare recitazione in accademia. Dopo il diploma, nello scrivere in versi o comunque su una partitura ritmica per il teatro, mi sono accorto che le cose che scrivevo erano sempre meno monologhi e sempre più canzoni. Ho deciso di accettare il cambiamento e lasciare che spontanee fluissero queste cose che sto iniziando a pubblicare, che stanno appunto a cavallo tra il teatro e la canzone. Alcune tendono di più da una parte, altre dall’altra. Ma nella mia testa ora c’è un progetto che amalgami queste due arti senza più pormi il problema di collocarmi in una scatola definita.
Ascoltandoti mi è sembrato che come il confine tra teatro e canzone è in te molto sottile, allo stesso modo lo sono i confini tra un genere musicale e l’altro. Ti piace essere “etichettato”, ti riconosci in qualche etichetta, oppure no?
Etichettarsi è poco utile a mio parere. Un’opera è bella o non lo è, le categorie servono solo per facilitare il racconto. Posso però dirti i miei ascolti principali che in un modo o nell’altro mi hanno influenzato: il grande cantautorato italiano, da De André a Guccini, ma ci metto pure Vasco e soprattutto Gaber, che faceva proprio teatro canzone. Ma anche un certo tipo di rap, quello che usa lo strumento rap senza l’attitudine hip hop. Caparezza, Rancore, Anastasio, Murubutu sono penne importantissime che mi hanno dato molto. Ma non si dica che ‘rappo’, qualsiasi fan del genere sarebbe profondamente contrario a questa definizione accostata a uno come me.
“Ridicolo”
Parlando del tuo nuovo brano, “Ridicolo”, ciò che vorrei chiederti è: cosa significa concretamente per te “sentirsi ridicolo”?
Vuol dire concedersi di abbandonare la razionalità ogni tanto. Se penso al famoso confitto tra apollineo e dionisiaco e poi guardo a quello che mi circonda, sento uno sbilanciamento fortissimo a favore del primo. In questi ultimi due anni abbiamo rinunciato alla gioia, all’aggregazione, alla sessualità, ai concerti. Non basta accettare passivamente il ritorno alla normalità, che era in ogni caso già carente di situazioni dionisiache ben prima del Covid; serve uno sforzo personale per uscire dal torpore in cui siamo precipitati. Serve dirsi: ok, adesso posso davvero divertirmi e darmi al piacere. Il videoclip della canzone userà Dioniso, dio dalle corna di toro, e le Baccanti come segni archetipici per raccontare l’urgenza di vivere l’assoluto presente. E poi sentirsi ridicolo vuol dire anche concedermi di risultare antipatico nel farmi accendere da un discorso a cui tengo, nel prendere una posizione scomoda, nel lanciare invettive, parlando con gli amici o anche in forma di canzone.
Mi sento di assicurare Federico sul fatto che almeno nel suo esordio è stato tutto fuorché antipatico. Nella speranza che concordiate con me il mio invito è quello di andare ad ascoltare ciò che finora Federico Baldi ci ha regalato. Auguro a questo giovane talento di avere una carriera produttiva e facoltosa: le premesse ci sono indubbiamente tutte!