La resurrezione di Lazzaro parte dalle sue più grandi paure

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Lazzaro è un nome che forse non conoscerete ancora – legittimo, è all’esordio – ma che presto non potrete far altro che apprezzare: sì, perché il primo passo dell’artista toscano è stato dinamite pura, una rincorsa contro l’oblio delle nostre paure e delle nostre più profonde fobie; una sorta di elegia con la potenza catartica del battesimo, che bagna di una sostanza diversa, nuova, il debutto di Lazzaro, vera e propria resurrezione non solo dell’artista (che di qui a breve farà eccome parlare di sé) ma anche della nostra fiducia verso un modo di pensare e produrre musica ben diverso da quello al quale ci hanno abituato i tempi. Potevamo, insomma, non approfondire la questione?

Bentrovato su Indielife, Lazzaro! Siamo all’alba del tuo percorso, e mi piacerebbe partire da qui per raccontare il tuo esordio: quindi, vien naturale chiederti come stai, e quanto ti stai godendo questo momento…

Sono molto felice, era tanto che aspettavo questo momento. Adesso lascio che l’adrenalina faccia il suo corso e poi torno a lavoro sulla preparazione del live.

Raccontaci un po’ di te: chi è Lazzaro, perché porta questo nome e sopratutto perché, ad un certo punto, pensi sia nata in te la necessità di accogliere “Lazzaro” come nuova dimensione… esistenziale.

Non credo ci sia stata una vera e propria epifania, è stato tutto molto casuale. Dopo aver abbandonato il mio percorso universitario mi sono semplicemente ritrovato a fare cose, tra cui suonare. Mi sono convito poco a poco, vedendo che la cosa mi piaceva e mi aiutava a mettere in ordine i pensieri. Anche il nome nasce un po’ casualmente. Cercavo qualcosa che sapesse di rinascita, ma che fosse anche comprensibile al primo ascolto, senza inglesismi o giochi di parole. Stavo leggendo “Il vangelo secondo Gesù Cristo” e una volta arrivati a Lazzaro mi sono accorto che mi piaceva e me lo sono preso.

“Fears” è un brano forte, che in qualche modo racconta paure e ossessioni di tutti, sciolti in questa contemporaneità che sembra sbigottirci sempre di più. Quali sono le cose che, oggi, ti fanno più paura?

Il futuro mi spaventa abbastanza. Ci sono alcuni fatti che mi insospettiscono, ad esempio le manifestazioni promosse da UltimaGenerazione. Non li conscevo e non ne avevo mai sentito parlare di loro, poi un mesetto fa leggo di alcuni ragazzi che avevano iniziato lo sciopero della fame per attirare l’attenzione su tematiche ambientali urgenti. Ho visto che nemmeno uno sciopero della fame durato quasi 30 giorni è servito per avere una risposta pubblica da parte dei capi di partito ai quali si erano rivolti. Temi che dovrebbero essere la primissima priorità restano solo ottimi contorni da campagna elettorale e questo mi spaventa non poco.

Ed esiste, per te, un mantra che ti ripeti quando tutto va storto? Insomma, una sorta di “porta antipanico” che ti permette di scappare dalle tue fobie?

Purtroppo non ho un mantra da giocarmi contro il panico, mi arrendo facilmente. Mi sono sempre sentito in balia degli stati d’ansia e forse, l’unico tampone che sono riuscito a crearmi in questi anni, è stato proprio la musica. Non è tanto un mantra a calmarmi, quanto lo schema della forma canzone (anche nelle sue versioni più alternative, meno canoniche) che mi permette di mettere ordine ai pensieri. Scrivere canzoni mi ha aiutato a rallentare il flusso dei pensieri, fissarli in punti ben precisi e metterli in ordine.

La produzione del brano è scura, densa di riferimenti che richiamano un po’ l’art-rock, un po’ il post-rock e un’elettronica molto gothic, quasi – a tratti – inquietante. Insomma, un mondo musicale perfetto per rendere il senso del testo: ci racconti quali sono stati i “riferimenti” musicali del progetto?

I riferimenti sono molti e vari. Partendo dall’inizio, prima che l’elettronica desse la sua impronta al progetto, sono sempre stato affascinato dal cantautorato italiano con l’eterno Gino Paoli, il delicatissimo Niccolò Fabi, lo scimmione Dalla e il maestro Battiato. Diciamo che il cantautorato mi ha convinto a scrivere in italiano, mentre per la parte musicale ho trovato i primi stimoli nei Subsonica, negli Afterhours e nei Bluvertigo (gran parte della scena alternativa degli anni 90). Mi limito a citare quelli che hanno lasciato il solco maggiore perché una lista completa sarebbe veramente lunga.

Sei appena arrivato, ma chiedertelo è dovere, ora che sei ancora “fresco” di battesimo: che te ne pare, della scena nazionale che ti circonda? C’è qualche artista in particolare che riesce ancora a colpirti?

Da quando vivo la scena musicale in prima persona mi sono reso conto che c’è un sacco di roba figa in giro. Gli ultimi tre lavori che mi hanno completamente sconvolto sono “la terza estate dell’amore” di Cosmo, che mi ha infuso una voglia di ballare che non pensavo di avere, “Entropia Padrepio” dei Post Nebbia perché sono incredibili e “IRA” di Iosonouncane, un disco che sa già di storia. Potrei citarne molti altri ma sicuramente questi tre sono dischi che mi hanno guidato anche nella scoperta di generi che non avevo ancora preso in considerazione. 

E ora? Cosa c’è nel futuro prossimo, in quello immediato di Lazzaro?

Spero mi aspetti un periodo pieno di live ma prima devo completare la resurrezione. “Fears” è stato il primo singolo, un secondo è in attesa di uscire e sarà l’ultimo prima del disco completo. Abbiamo organizzato un release party all’Ottobit di Montelupo, locale nel quale ho già avuto il piacere di suonare, sperando che sia il primo di una lunga serie: venite perché ci sono ottime probabilità per un’ottima serata.

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