Intervista ad Andrea Pizzo and The Purple Mice: due storie particolari nel loro “Bombshell”

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Benvenuti Andrea and The Purple Mice: per conoscerci meglio ci raccontate qualcosa di voi?

Andrea: Andrea Pizzo and The Purple Mice è un collettivo di artisti piuttosto eterogeneo, con un nucleo a base familiare, formato da Andrea Pizzo (voce, musica, testi, video), da Raffaella Turbino (testi, immagini, video), e dalla piccola Maria Elena, che partecipa alla varie fasi e aiuta.

Pilastri del gruppo sono poi Riccardo Morello (voce, pianoforte, composizione) e il grande Roberto Tiranti, che ne è il produttore e cura gli arrangiamenti, suonando tutti gli strumenti e talora cantando.

Andrea Pizzo and the Purple Mice
Andrea Pizzo and the Purple Mice

Il gruppo è aperto a collaborazioni con artisti diversi, per esempio Silvia Criscenzo, che ha cantato in Ada, o Stefano Bertoli e Antonella Suella, che hanno suonato e cantato in Go fishing in the Ocean of Enceladus.

Questi artisti continuano tuttora a collaborare col gruppo, insieme ad altri che sentirete nelle prossime canzoni.

Ho letto che il vostro gruppo è in buona percentuale a “conduzione familiare” e che ora vi partecipa anche la piccola di casa… come nasce questa passione di famiglia?

Andrea: Il gruppo, nato da un’idea di Raffaella e mia, si è formato nel 2019, con l’inizio del primo progetto: un concept album sul percorso dell’umanità nel cosmo, uscito definitivamente il 19 gennaio 2022: si tratta di Potatoes on Mars, che presenta 11 canzoni di generi diversi che potete ascoltare su Spotify, o su Youtube, dove le splendide immagini dei video curati da Raffaella e Maria Elena accompagnano le canzoni.

Il gruppo, che si è sviluppato da un’attività familiare, favorita anche dalla vicinanza forzata durante i mesi di pandemia, è ora estremamente aperto a collaborazioni esterne che ne arricchiscono incredibilmente il percorso artistico e umano e i cui risultati speriamo possiate apprezzare nelle prossime canzoni in uscita e nei progetti futuri ancora in elaborazione.

L’eterogeneità del gruppo in termini di gusti e curiosità sperimentativa si riflette sulla varietà dei generi musicali delle canzoni: dalle ballads, come Song of Nothing, al folk di Goldilocks Zone, al rock classico di Road to Universe, al funk di The Boys of Silicon Valley o di Among the Stars, fino al dance rock di Bombshell.

Quali generi musicali e artisti ascoltate nel vostro tempo libero? Immagino che siano diversi per ogni membro del gruppo…

Andrea: La cosa bella di essere nei Purple Mice è quella di potersi confrontare con amici e collaboratori dai gusti diversi. Ad esempio a Riccardo piacciono un sacco gli U2 e la musica degli anni ’80. Anche a Raffaella piace molto la musica pop-rock degli anni ’70-’80, come gli ABBA, Bon Jovi, e cantautori americani, come Don Mc Lean, Bob Dylan, Billy Joel. La piccola Maria Elena poi è un’ammiratrice di Lewis Capaldi, Lady Gaga e Miley Cirus, ma le piacciono molto anche i grandi classici della musica internazionale, come David Bowie, e italiana, come Gianni Morandi.

Roberto apprezza moltissimi generi e gruppi del rock, del prog e del metal. Imprescindibili per lui sono i Queen, che piacciono comunque a tutti noi, i Queensrÿche, gli Iron Maiden, gli AC/DC, i Rush, e tanti altri grandi del rock e del metal.

A me infine piace un po’ di tutto, tranne la trap e il rap. I miei gruppi preferiti sono i Queen, i Pink Floyd, i Led Zeppelin, Jeff Buckley.

Ascolta il doppio singolo Bombshell:

Parliamo adesso del vostro nuovo doppio singolo Bombshell. Quale è stata la sua origine?

Andrea: Per quanto riguarda la genesi di Bombshell, dobbiamo fare riferimento all’idea generale dell’album: abbiamo cercato dei personaggi che ci guidassero in questo nuovo viaggio, rappresentando i vari step dell’evoluzione più recente dell’uomo attraverso le tecnologie.

Al tempo stesso eravamo fortemente attratti dagli outsiders le cui scoperte hanno avuto un grandissimo impatto sulla nostra vita e che tuttavia sono spesso poco ricordati, personaggi che hanno portato avanti con grande forza di volontà le loro idee e che molto spesso non hanno ottenuto i meritati riconoscimenti in vita. Hedy Lamarr, la protagonista di Bombshell, corrisponde sicuramente a questo identikit, perché – pur essendo stata un’inventrice di grande rilievo – in vita diventò famosa soltanto per la sua bellezza e i film osé girati in gioventù. Solo oggi, a distanza di tanti anni, viene riconosciuta l’importanza del suo contributo al progresso tecnologico, in quanto inventrice del wi-fi.

Guarda il video di Bombshell di Andrea Pizzo and The Purple Mice

Ci parlate un po’ del brano, di chi l’ha composto e chi vi ha suonato?

Andrea: Bombshell, a livello melodico e lirico, è un lavoro a tre, tra me, Raffaella e Riccardo. Roberto ha dato infine alla canzone una travolgente impronta elettropop con fantastici tappeti di tastiere.

Per quanto riguarda il contenuto, ho iniziato a scrivere il testo immaginando Hedy in fuga dall’Europa nazista verso gli Stati Uniti, quando, travestita da cameriera, fuggì dalla casa del primo marito, amico di vari gerarchi nazisti, per riprendere la sua carriera di attrice a Hollywood, diventando una diva del cinema negli anni ’40 e ’50.

Raffaella ha inizialmente ispirato il ritmo dei ritornelli a me e Riccardo, che ne abbiamo composto il testo e la melodia, mentre lei ha poi scritto le strofe.

Raffaella: ho scelto in particolare di soffermarmi su alcuni momenti emblematici della vita di Hedy Lamarr, soprattutto in riferimento a certe tematiche per me ancor oggi attuali e importanti, come l’ingiustizia di non essere riconosciuta per il suo intelletto, ma solo per il suo aspetto esteriore, tanto più perché donna, e dunque maggiormente costretta a subire lo svilimento della propria interiorità soggettiva per vedere apprezzata di sé solo l’apparenza, il lato di “donna oggetto”.

Per quanto riguarda il secondo singolo invece, The Ballad of Alan Mathison?

Andrea: tra i grandi inventori della nostra epoca la cui importanza non fu riconosciuta in vita, non poteva mancare Alan Turing, il padre del computer nonché il primo a teorizzare l’intelligenza artificiale, con il test detto, appunto, “di Turing”. La storia personale di questo genio, che si intreccia con alcuni eventi fondamentali della Storia del ‘900, in particolare della Seconda Guerra Mondiale, è oggi molto conosciuta grazie al cinema (The Imitation Game, e – ancor prima – Enigma) e ad alcuni libri, ad esempio Alan Turing: Storia di un enigma di A. Hodges.

Tuttavia in vita Turing non solo non ebbe alcun riconoscimento, ma fu addirittura perseguito e condannato per la sua omosessualità, subendo la castrazione chimica, che lo portò al suicidio.

Questo epilogo è a mio avviso ancor più tragico se pensiamo che, senza Turing, il Codice Enigma, usato dai nazisti per criptare le comunicazioni militari, non sarebbe mai stato decrittato in tempo e probabilmente la nostra Storia avrebbe avuto un corso diverso.

Senza Turing inoltre il nostro intero universo tecnologico si sarebbe probabilmente sviluppato con grande ritardo.

Nello scrivere il testo, abbiamo immaginato Alan stesso che, in prima persona, parla dei momenti salienti della sua vita, in particolare degli eventi tragici della guerra, in cui il suo contributo fu fondamentale. La parte centrale della canzone racconta come, con l’aiuto del suo calcolatore o “macchina universale” è riuscito a decifrare il Codice Enigma.

Il finale fa riferimento alla delusione e alla depressione degli ultimi anni della sua breve vita, conclusasi con un tragico gesto definitivo.

A enfatizzare il carattere della storia, a livello musicale, Roberto ha inserito un incipit in stile low-fi, con un bellissimo pianoforte suonato da Riccardo. La parte in apertura è ripresa in chiusura, con un andamento circolare simbolico, come se la storia venisse da lontano, con il tipico rumore di fondo delle registrazioni di un tempo. Il pezzo si sviluppa poi come una ballata prog con delle suggestive chitarre che sottolineano il gesto finale di Alan.

Raffaella: Mi piace sottolineare come l’effetto del disturbo sonoro iniziale, che trovo molto evocativo, anche se forse non immediatamente comprensibile, è accompagnato, nel video che abbiamo creato per Youtube, da immagini che suggeriscono il difficoltoso ascolto della radio nei bunker e nei rifugi dai bombardamenti. Le scene di questo video, così come quelle del video di Bombshell, sono state create anche con l’ausilio dell’Intelligenza artificiale generativa, non senza comunque un lungo e impegnativo intervento umano da parte nostra.

Anche se personalmente non sono una grande fan dell’uso dell’Intelligenza Artificiale in campo artistico, almeno per quanto riguarda il livello attuale, credo che l’utilizzo di questo strumento per i video delle canzoni dedicate alla “madre del wi-fi” e, soprattutto, al padre dell’Intelligenza Artificiale stessa, sia estremamente significativo e costituisca in qualche modo un tributo al loro operato, nonché una interessantissima possibilità di sperimentazione artistica per noi.

Elaborare, con uno strumento moderno e sofisticato come l’IA, immagini rappresentanti il passato – nella fattispecie la Seconda guerra mondiale – con un sottofondo sonoro che ricrea i disturbi audio comuni all’epoca, mi sembra un accostamento ossimorico estremamente suggestivo e interessante, anche dal punto di vista simbolico, una contrapposizione che valorizza sia la scelta musicale che quella iconografica.

Guarda il video di The Ballad of Alan Mathison:

Interessante il fatto che nei due brani che lo compongono voi raccontiate due storie di due grandi inventori. Mi sembra un bel modo di usare la musica…

Andrea: Indubbiamente, in un mondo che va molto veloce, potersi soffermare nel ricordo di persone speciali e poter divulgare la loro memoria e la memoria delle loro opere ci pare molto importante. Ci rende fieri l’idea di comunicare, anche alle nuove generazioni, attraverso la musica, dei concetti che riteniamo significativi. Questo ci darà poi anche il modo di passare dalle storie di persone straordinarie alle straordinarie storie di persone comuni, nel terzo disco, che abbiamo in progetto.

Quasi tutte le canzoni di questo album sono dedicate a dei personaggi famosi che hanno segnato un passo avanti nell’avventura del progresso umano.

In un certo senso, l’album può essere considerato il secondo capitolo di una trilogia: nel primo – Potatoes on Mars – abbiamo affrontato il viaggio dell’uomo nel cosmo, dalla Terra all’esplorazione dello Spazio alla ricerca di altri mondi per un futuro dell’umanità. Nel secondo – l’album attuale – presentiamo il progresso umano, l’uomo nella sua continua trasformazione ed evoluzione, alla ricerca di migliori condizioni e di una maggiore comprensione di se stesso e del mondo, anche per esercitare su di esso il proprio dominio. Nel terzo, il prossimo album, a cui stiamo parzialmente già lavorando, vorremmo raccontare storie straordinarie di persone comuni, a rimarcare quanto ognuno sia importante e quanto ogni piccolo contributo di ciascun piccolo essere sia alla base dello straordinario risultato collettivo che è dato dalla somma di tutte le scelte e di tutte le singole azioni.

Raffaella: La ricerca continua di una maggiore e sempre nuova comprensione della natura e della vita, che è il filo conduttore di questo album, si collega strettamente, a mio avviso, con le tematiche su cui stiamo riflettendo in previsione del nostro prossimo progetto, più aderente alla realtà che ci circonda e alle persone intorno a noi: andremo alla ricerca di storie straordinarie ed emblematiche nascoste nei meandri della quotidianità, laddove, nella vita di tutti i giorni, si apre una crepa che ci mette in contatto con qualcosa di incredibile, diverso, nuovo, talora un’altra dimensione, talora un’altra prospettiva. Credo che tutti, sotto la superficie, nascondano un mondo, spesso carico di profondità inaspettate; a molti, poi, volenti o nolenti, è dato di vivere storie fuori dal comune, talora incredibili, avventure che, sommate le une alle altre, cambiano infine l’umanità intera. Perché la Storia è fatta sì da grandi eventi e decisioni di uomini importanti, ma anche – e forse soprattutto, e senza che ce ne accorgiamo – dal tacito e continuo movimento delle moltitudini di singoli uomini, con le loro decisioni, esperienze, sogni, che costituiscono miriadi di sfaccettature del tutto, e come le onde del mare o i flutti di un fiume in piena – quale più lento, quale più dirompente – alla fine concorrono tutti a formare l’intera varietà delle acque, che uniscono ogni esperienza in un unico elemento.

Circa un anno fa è uscito il vostro primo album dal titolo Potatoes on Mars. Come è andata questa esperienza discografica?

Andrea: Potatoes on Mars è andato molto meglio delle nostre più rosee aspettative. Complessivamente il disco su Spotify ha superato un milione e duecentomila streams e su Youtube le canzoni hanno raggiunto una media di diecimila riproduzioni per ogni video.

Grazie all’uso dei social media abbiamo avuto modo di far conoscere il nostro progetto in tutto il mondo.

Raffaella: Sono rimasta effettivamente sorpresa del successo ottenuto da Potatoes on Mars soprattutto all’estero. Dal mio punto di vista mi piacerebbe promuoverlo maggiormente anche in Italia, pubblicizzandolo nelle radio locali. Un’ulteriore soddisfazione sarebbe quella di realizzarne il CD. È vero che ormai in pochi ascoltano la musica da CD, ma è sempre un piacere riuscire in qualche modo a “materializzare” un lavoro, creando anche un oggetto fisico, che può rappresentare simbolicamente un traguardo e costituire un ricordo del progetto stesso. Purtroppo, per i molti impegni e per l’impazienza di iniziare a lavorare ai nuovi progetti, ho tralasciato questi aspetti, che comunque non escludo di riprendere più avanti, magari dopo l’uscita del nuovo album. In ogni caso, arrivare alla conclusione del nostro primo progetto e vederlo ufficialmente finito è stata una soddisfazione molto grande, che non credevo avrei provato.

Per chiudere la nostra chiacchierata non possiamo non chiedervi: quali sono i prossimi progetti artistici di Andrea Pizzo and The Purple Mice?

Andrea: In primo luogo ci proponiamo di terminare e far uscire a cadenza periodica i doppi singoli con le canzoni del presente album, Transhumanity, dedicato ai grandi scienziati e inventori che hanno segnato la nostra epoca, portando l’essere umano a evolversi da sapiens a digitalis. Le canzoni in cantiere, come in Potatoes on Mars, sono 11, quindi ne mancano ancora 7, che prevediamo di far uscire nel 2024.

Per il futuro stiamo anche già lavorando a nuovi progetti, tra cui, come dicevamo, il prossimo, che riguarda le storie di alcune persone comuni che sono per noi simbolo di aspetti fondamentali della vita e che per questo, nella loro straordinarietà, diventano emblema universale della condizione umana.

Raffaella: In un futuro più lontano, sperando di continuare questa esperienza artistica, mi piacerebbe avvicinarmi a sperimentazioni con sonorità etniche di varie culture popolari, mischiando anche lingue diverse, alla ricerca di quegli elementi primitivi che restano tuttora nascostamente sottesi all’interno dei vari modi di essere e di esprimersi.

In particolare, mi piacerebbe recuperare alcuni suoni e aspetti originari della nostra terra, scrivendo canzoni nella mia lingua madre, sia in italiano sia in dialetto, ed esplorando questa volta l’infinito universo che si cela all’interno dell’animo umano, parlando quindi di sensazioni ed emozioni, che tutti ci differenziano, a volte ci contrappongono, ma anche ci accomunano.

Mi piacerebbe insomma continuare il viaggio in un percorso dal macrocosmo al microcosmo, dal fuori-lontano al dentro-interno, stringendo virtualmente il campo dal telescopio al microscopio, per rendersi poi conto, come disse anche Richard Feynman, che “c’è tutto un universo là sotto”.

Con questa idea tendo idealmente a raccordare con un unico filo conduttore i nostri diversi lavori, ma il mio desiderio sarebbe anche quello di evolvere verso il raggiungimento di una maggiore libertà artistica ed espressiva, che non sia per forza strettamente vincolata alla singola tematica di un concept album, bensì offra diverse opportunità di creazione a seconda degli stimoli e delle ispirazioni del momento, che a volte ci raggiungono, immediate, come soffi di vento, doni da un altrove che appena percepiamo.

Ciò può certamente significare un maggior disordine creativo, ma per me prospetta anche l’allargamento delle possibilità di espressione e originalità, alla ricerca di chi veramente siamo, esplorando via via il percorso che la vita ci porterà a solcare, ed esprimendoci con soluzioni creative il più possibile varie e originali.

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