“Libera” è il nuovo singolo e video di Ambradea, un nuovo passo per l’artista romana che di recente ha pubblicato il nuovo album, “EsSENZA”. Un messaggio di liberazione che è anche un’autoaffermazione, per la cantautrice che ha un background piuttosto variegato e che sta facendo emergere attraverso le proprie canzoni una personalità sfaccettata e molto interessante. Le abbiamo rivolto qualche domanda.
Cosa ti ha ispirato a scrivere “Libera”?
Libera fa luce su un periodo della mia vita nel quale ero travolta da una sensazione di apatia, di stallo nel quale stavo perdendo me stessa, mi stavo spegnendo, svuotando. Ad un certo punto tocco il fondo e ritorno su. Questo è un brano di distacco, è il momento in cui io dico “ok, adesso voglio liberarmi.” È un’esortazione a me stessa per prendere le distanze da ciò che non va.
Questo brano l’ho scritto perché troppo spesso mi sono lasciata condizionare da eventi esterni con i quali, nel tempo, mi sono resa conto di non avere nulla a che fare, mi sono legata a persone che non accompagnavano le mie idee ma, per la paura di esprimermi, ho lasciato sopiti i miei pensieri.
Qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere con questa canzone?
Questo brano è un invito a lasciarsi andare e a farsi scivolare le cose che non sono importanti ma, soprattutto, a scegliere chi e cosa vogliamo davvero nella nostra vita.
Tutto il disco nasce e racconta un viaggio dentro se stessi, alla scoperta di quelle sensazioni che spesso ci neghiamo o che facciamo finta di non vedere. Con Libera ho voluto coinvolgere sia il concetto di libertà spirituale, sia un risveglio fisico e mentale, ho fatto luce sull’idea di una rinascita, di una nuova identità. Avete presente quando vi sentite addormentati, statici, o immobili di fronte a situazioni che piano piano si distaccano da voi e a cui sentite di non appartenere più? Libera vuole essere un distacco da tutto questo. Nasce come una presa di coscienza, un prendere le distanze e volgere lo sguardo verso nuove prospettive.
Quali sono stati i maggiori ostacoli che hai affrontato durante la scrittura del brano?
Libera è una canzone nata da poche parole, ricche di concetti, che si ripetono durante tutto il brano. All’inizio avevo paura di aver detto troppo poco, lo sentivo un brano incompleto ma, con l’aumentare degli ascolti, mi sono sempre più convinta che i concetti espressi fossero essenziali e non servisse altro. Il disco è un viaggio dentro il quale io perdono cose, compresa me stessa, e ci arrivo piano piano. I pezzi in scaletta sono più o meno in ordine di nascita. E si sente la differenza tra il primo e l’ultimo, in cui trovo il cambio, l’evoluzione che stavo cercando. Con Libera ho raggiunto la consapevolezza di essere stata sopita per molto tempo, la difficoltà nel dover ammettere di aver perso tante cose lungo la strada. Ma c’è un messaggio che verte al futuro: c’è il desiderio di sentirsi libera, soprattutto nella testa.
Quali influenze musicali hanno ispirato il sound di “Libera”?
Libera nasceva come una ballad, inizialmente; aveva ritmi molto più lenti rispetto a quella che poi è stata la versione finale. Il brano si mantiene su ritmi morbidi ma incalzanti e si avvicina a suoni quasi tribali, quei suoni che ricordano quelli della natura, del mare, delle onde, dell’aria. Mi sono appassionata a diversi stili musicali in questo ultimo periodo dove, sicuramente, l’elettronica ha fatto da padrona. Come ho già detto in precedenza, la mia è una matrice soul e, inevitabilmente, si è riversata all’interno dell’intero disco. È stata, ed è ancora, una fase sperimentale per me, nella quale cerco di fondere le mie influenze con un nuovo modo di usare i suoni.