Oggi parliamo di “Iris“, l’ultimo singolo del cantautore pugliese Magadan. Questo brano, disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 5 luglio, vuole essere un inno a chi crede nei sogni e sa apprezzare i piccoli momenti che rendono la vita speciale.
Prodotto da Andrea Castelli e Giallo e distribuito da The Orchard Italia, “Iris” ci trasporta in un viaggio immaginativo verso la casa d’infanzia di Magadan, un luogo affacciato sul mare, ricco di suggestioni poetiche. Con un sound fresco e coinvolgente, “Iris” è destinato a farci sognare e ballare per tutta l’estate.
Ma da cosa nascono tutte queste figure? Scopriamolo insieme al cantautore.
Intervista a Magadan su “Iris”
Qual è il significato della figura di “Iris” nel tuo nuovo singolo e come viene rappresentata nelle strofe della canzone?
Iris è semplicemente uno specchio, può essere chiunque si senta rappresentato dalle parole che la rendono reale, dai suoi modi di fare, dal modo che ha di vivere la vita. Nelle strofe viene rappresentata attraverso una raffigurazione. Parlo di una figura femminile che incarna esattamente delle immagini e delle idee che a me stanno molto care e che possano rappresentare chiunque le senta proprie.
Parlaci un po’ dell’immagine della tua infanzia da cui è partito il testo.
Per andare al mare, da casa mia, ci vogliono 5 minuti di macchina più o meno. Ci si dirige in questo piccolo frangente di terra che si interpone perfettamente tra la campagna e il mare. Ci sono piccole villette estive tipiche pugliesi e una strada che congiunge un paese ad un altro. Questa strada è perfettamente parallela sia alla terra che all’acqua e di sera diventa un mix di luci, tra quelle del tramonto che affaccia sulle onde e quelle dei lampioni che illuminano la via. E’ un’immagine che ha sempre fatto parte di me e mi piaceva l’idea di renderla viva.
Quali sono le principali influenze musicali che hanno contribuito al sound di “Iris”?
Ascolto molta musica diversa. Iris ha subito tanti cambiamenti nel corso del tempo ma credo che, in maniera molto organica, richiamasse qualcosa che fosse un mix tra un sound ritmato elettronico e una sfumatura suonata, il tutto accompagnato da un’aria che sa di tribale, così da rinfrescarla e renderla ancora più godibile. Di sicuro c’è molto Funk che si amalgama bene ad un pizzico di Latin. Mi piace molto l’idea di creare qualcosa di nuovo contaminando ciò che già esiste.
“Iris” celebra l’importanza di godersi le piccole cose nella vita: qual è un momento semplice eppure irrinunciabile per te? Quali sono le emozioni che provi al pensiero di questo momento?
Respirare. Per me è fondamentale quell’attimo che dedico a me stesso, in cui cerco di spegnere il cervello un secondo e riaprire gli occhi in maniera più leggera. in quel momento mi godo i profumi, mi godo i pensieri suscitati da questi, i ricordi. Molto più che un semplice prendere aria.
Dove ci porti dopo averci presentato “Iris”? Quali altri viaggi nel passato o nel futuro dovremmo aspettarci?
Spero di potervi portare in quello che c’è ora nella mia testa. Il mio messaggio rimane quello, ma la forma in questo momento tende sempre di più verso il pop rock, dove il sapore degli strumenti risalta ancora di più ciò che sia ascolta, Non mancherà la sperimentazione, parte fondamentale per me e per il mio percorso.