Irama al Rock in Roma 2025: il “ritmo” della passione

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Irama al Rock in Roma 2025
Ph: optiononesrl

Trovarsi in un universo sconosciuto, carico di ardore in tutti i sensi: lo immaginavamo e lo abbiamo trovato così il Live 2025 di Irama al Rock in Roma. Una data in coda alla kermesse capitolina che ha acceso in noi una luce interiore su ciò che significa dare un po’ di cantautorato pop al mainstream.

METTERSI A NUDO DAVANTI AL PUBBLICO

Ebbene Irama, che proprio in lingua maltese significa “ritmo”, ha saputo valorizzare il suo nome artistico, sfruttando un curriculum decennale e varie sfumature strumentali, offerte dalle imponenti percussioni e dai cori femminili. Attori e attrici non protagonisti ma ben udibili, che hanno esaltato un cantante che risente inevitabilmente della sua immagine fisica come punto di forza.

Non a caso Irama ci gioca su questo cliché del “bello e tormentato”, tra cinte slacciate, maglie tolte e movimenti sensuali – capaci di mandare in tilt la quota più frivola della platea – ma lo imbeve di un messaggio subliminale a chi va oltre l’estetica. Parliamo di “nudità” dell’artista di fronte alla sua musica. “La cosa più difficile da fare – ammette in uno dei monologhi della serata – è raccontare i propri sentimenti“.

E solamente assieme a figure chiavi ci si riesce, come avvenne con l’uscita di “Ovunque Sarai”. Un brano toccante e di vezzo wave, che racchiude i tormenti dell’artista dinanzi alla morte di una persona importante. “Non sarebbe mai dovuto uscire – confida in quel piccolo attimo di intimità col suo pubblico – perché piú soffri e piú ti logori dentro“. E invece, grazie a quelle persone illuminanti come per lui è sempre stato l’autore Giulio Nenna, si riesce a piccoli passi a guardare quello specchio e a prendere consapevolezza di svolgere questo mestiere anche come utilità sociale.

Lo stesso lavoro che può dividersi tra ritmi più latini come con “PAMPAMPAMPAMPAMPAMPAMPAM”, “Arrogante” e “Mediterranea” e “lettere” velate sempre da un briciolo di malinconia, come con “Bella e rovinata”, “La ragazza con il cuore di latta” e “Ali”.

UNA COSTRUZIONE MINIMALE PER ESALTARE LA VOCALITA’

Per riuscire a raccontare questi lati artistici, Irama si è fatto scudo di un palco minimale, che non ha giocato troppo con gli effetti speciali. Niente fiamme o coriandoli, solo luci e fumo: il Live 2025 al Rock in Roma è stato un tipico concerto, dove la voce inequivocabile dell’artista è stata la semplice guida di varie situazioni artistiche ed emotive.

Si è ballato e cantato, lasciandosi travolgere da onde impetuose generate da un timbro che sotto sotto imitiamo tutti. Sebbene lo stesso palco non ne abbia esaltato pienamente le tonalità più alte – o perlomeno dalle zone laterali dove ci trovavamo a scrivere – è riuscito altresì a essere un valido input per il PIT, pieno di giovani che avevano soltanto voglia di vivere a pieno la spensieratezza della stagione estiva. Tant’è che una giovane è stata pure invitata sul palco da Filippo per uno “shottino” e lanciarsi in un ballo sfrenato su quei tormentoni estivi al quale ci ha abituato.

Insomma Irama ha dato un “ritmo” sicuramente diverso rispetto al concetto più integralista di “Rock in Roma”, ma si è difeso bene con credibilità e varianza artistica che di questi tempi non fa mai male!

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