Giant Rooks, la band indie pop internazionale annuncia il nuovo singolo “Morning Blue”

“Morning Blue” è la prima canzone dei Giant Rooks dopo il loro album di debutto “Rookery”, che ha fatto scalpore in Germania (#3 nelle classifiche ufficiali degli album) così come a livello internazionale con oltre 200 milioni di stream e ottime performance nelle classifiche di molti Paesi. 

L’uscita del brano chiude il cerchio della fase creativa di due anni che ha permesso ai 5 ventenni originari di Hamm (il cantante Frederik Rabe, il chitarrista Finn Schwieters, il bassista Luca Göttner, il tastierista Jonathan Wischniowski e il batterista Finn Thomas) di affinare il proprio suono. 

Questo singolo arriva dopo il successo della cover virale di “Tom’s Diner” che ha raggiunto la posizione #37 nella classifica globale di Spotify con oltre 250 milioni di stream, #83 nella classifica statunitense di Billboard e la Top 200 di Spotify in oltre 30 mercati. Giant Rooks hanno 6 milioni di ascoltatori mensili su Spotify e oltre 3 milioni di follower sui social (inclusi i loro 2,6 milioni di fan di TikTok). 

Il nuovo singolo

I primi secondi di “Morning Blue” dimostrano da subito perché la band tedesca, fondata nel 2015, sia attualmente considerata come una delle realtà indie internazionale più promettente; non a caso in US sono per la prima volta pubblicati da Mercury / Republic.

Il loro modo di scrivere tra euforia e malinconia, le loro produzioni sofisticate, il loro oscillare tra gli stili… tante idee creative e abili cambi di direzione – come anche mostrato nell’accattivante “Morning Blue”. La traccia inizia con il ritornello che fa vorticare immediatamente il coro in una salita euforica che mantiene la tensione per tutta la strofa con una linea di basso funky; un crescendo di emozioni salgono fino alla fine del pezzo grazie anche alla voce del cantante e a una chitarra sgangherata

Oh, siamo arrivati così lontano ma non siamo riusciti a raggiungere le stelle”, canta Frederik Rabe, lasciando molto spazio all’interpretazione, ma le stelle, per questi giovani musicisti, sono sicuramente più a portata di mano dall’inizio di quest’anno: dopo essersi esibiti dal vivo sui palchi dei festival di tutta Europa in più di 50 live tra il 2019 e il 2021.

Il tour

I Giant Rooks sono poi sbarcati con la propria tournée mondiale nel corso di quest’anno attraversando 14 paesi europei e 15 città americane, più il Messico, con un tour praticamente sold out che ha coinvolto anche il nostro Paese. Nel live dello scorso giugno ai Magazzini Generali di Milano la band ha presentato dal vivo l’inedito “Morning Blue”, oltre a proporre i precedenti brani: “Wild stare”, “100 mg”, “Watershed” e “Heat up”, tra gli altri. Dopo il tour americano tutto esaurito, la band è attualmente in tournée nel Regno Unito/UE e inizierà il secondo tour da headliner in Nord America entro la fine dell’anno (novembre/dicembre 2022).

La band sta cavalcando un’onda(ta) di successo come mai accaduto prima ed ora “Morning Blue” è il risultato della loro continua e ispirata ricerca verso un concetto di musica sempre più cosmopolita.  

In apnea, andando a fondo con gli Hapnea

Originariamente Apnea, hanno cambiato nome aggiungendo una H e da lì in avanti è sgorgato molto rock: gli Hapnea hanno appena pubblicato il nuovo video, “Sacrosanta”, e hanno risposto alle nostre domande.

Ciao Hapnea. Raccontateci un po’ di voi.

Siamo una rock band di Macerata. Abbiamo pubblicato il nostro ep “Hangover & Love” l’anno scorso e ora stiamo pubblicando nuovi singoli. Ci piace molto giocare con sfumature blues e soul e non siamo molto bravi a rispondere alla prima domanda delle interviste.

Siete originari delle Marche. In che stato di salute versa la musica indipendente da voi?

Qua da noi pullula di gente interessante. Le Marche hanno un qualcosa di speciale in quel senso. Ci vengono in mente gli ormai noti Little Pieces of Marmelade, i Leda di Serena Abrami, Loris Cericola, The Rootworkers, Paperoga, ecc.

Raccontateci della vostra nuova canzone.

È una dedica a chi c’è e c’è sempre stato vicino senza condizioni o compromessi. 

È un blues che potete dedicare a chi tenete di più a cuore.

L’abbiamo registrata all’Indipendente Recording Studio di Nicola Giorgetti con l’aiuto di Frankie Wah per la produzione.

Ultimamente avete pubblicato soprattutto dei singoli. A quando un disco?

Non è un qualcosa che abbiamo urgenza di fare in questo periodo. Ci stiamo facendo trascinare dalla creatività, un album verrà fuori quando sarà il momento.

Fate rock blues e immagino che la dimensione live sia importante per voi. Com’è un concerto degli Hapnea?

Venite a vedere il 16 luglio al Fermento Festival nei pressi di Macerata.

5 libri da leggere in estate

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Libri per tutti i gusti perfetti per l’estate, i nostri 5 consigli

Quale momento migliore dei primi giorni di questo torrido luglio per pensare alle letture estive?
Infatti, se da un lato i più giovani si stanno godendo le vacanze ormai da un mese, dall’altro chi è ancora al lavoro ha già iniziato il conto alla rovescia dei giorni che mancano alle tanto agognate ferie. E mentre siamo certi che le incombenze dei vari aerei, treni e alloggi siano già risolte da tempo, si sta avvicinando il – per molti temuto – momento della valigia, e con lui la scelta dei libri da portare con sé in vacanza. Quindi abbiamo deciso di correre in vostro soccorso con 5 libri per tutti i gusti da leggere in estate.

Questa la colonna sonora da ascoltare leggendo l’articolo 🙂

Doppler – vita con l’alce di Erlend Loe, un libro ironico per evadere un po’

In breve, il protagonista di questo breve romanzo è pieno di vivere secondo i dettami della società – e come dargli torto – e decide di prendere la sua tenda e andare a vivere nei boschi vicini alla città di Oslo, senza uno scopo ben preciso se non l’evasione in sé. Per la sua sopravvivenza caccia e scambia la carne di alce con i negozianti locali, a volte ruba quel che può, nel tentativo di opporsi alla famiglia che lo vorrebbe padre amorevole e al conformismo che lo vorrebbe come tutti gli altri. La ciliegina sulla torta? Diventa amico di un giovane alce, che quasi come un animale domestico, lo accompagna in questa fuga dal conformismo.

Doppler – vita con l’alce in tre parole: divertente, anticonformista, pazzo

copertina Doppler
Doppler – vita con l’alce, Iperborea

Persone normali di Sally Rooney, una storia d’amore struggente

Non era certo necessario questo articolo per consigliare Persone normali di Sally Rooney, ma se quello che cercate da una lettura estiva è lo struggimento di un amore giovanile, come non lo si vedeva dai tempi di Romeo e Giulietta, il secondo romanzo della giovane autrice irlandese farà senz’altro al caso vostro. Connell e Marianne si conoscono dal liceo, vengono da ambienti completamente opposti – lui di famiglia operaia e popolare a scuola, lei di famiglia ricca e tipica outsider – e, come vogliono i migliori slogan che recitano ‘gli opposti si attraggono’, i due si innamorano. La loro relazione cresce con loro, e assume tutte le sfumature che il rapporto tra due persone può avere, anche quando all’università i ruoli si invertono e Marianne è la più popolare della facoltà. I due affrontano tutti i problemi e drammi che la prima età adulta porta con sé, sapranno trovare la felicità, come singoli e insieme?

In tre parole: millennial, magnetico, relatable

Persone normali, Einaudi

Rockaway Beach di Jill Eisenstadt, l’amicizia nell’America anni ‘80

Se avete nostalgia delle vibes alla Stand by me, Rockaway Beach vi riporterà proprio a quelle atmosfere con l’amicizia tra giovani adulti, uno dei tanti microcosmi americani, gli anni ’80, e l’estate come momento di passaggio e cambiamento. Sono quattro giovani che vivono a Rockaway, New York, quelli che vediamo alternarsi in queste pagine, in cui c’è chi parte per cambiare, crescere e andare avanti, e chi invece non ci pensa nemmeno ad allontanarsi da casa.
Ma si cresce, le cose inevitabilmente cambiano, alcuni drammi scuotono i ragazzi, che si trovano a fare i conti con il fatto che puoi anche lasciare casa, ma la casa non lascerà mai te.

In tre parole: mare, legami, cambiamento

Rockaway Beach, Edizioni Black Coffee

Notturno indiano di Antonio Tabucchi, un viaggio tra sogno e realtà nell’India profonda

Raccontare di cosa parli Notturno indiano è davvero complicato. È un viaggio, un sogno, una ricerca. Seguiamo il protagonista nel suo viaggio in un’India calda e profumata di spezie e nel suo viaggio dentro di sé. Lo vediamo alla ricerca di un amico, un’ombra, un fantasma dal passato, che nasconde forse solo una ricerca di sé stesso. Questo viaggio lo porta a conoscere i personaggi più bizzarri e particolari e a visitare luoghi incredibili dell’India più autentica e profonda. In tutte queste peregrinazioni il lettore non può fare a meno di chiedersi, ciò che sto leggendo è sogno o realtà?

In tre parole: onirico, speziato, esotico

Notturno indiano, Sellerio editore

L.A. Confidential di James Ellroy, un noir intricatissimo difficile da mettere giù

Infine, amanti delle serie crime, questo è il vostro momento. Se non avete mai letto Ellroy questa estate è quella buona per iniziare, L.A. Confidential vi terrà incollati alle pagine, credeteci. Tre uomini della polizia di Los Angeles che usano le loro posizioni per i propri scopi, e per farsi giustizia da soli, si trovano costretti a cooperare in un caso che sembra una semplice sparatoria in un pub, ma nasconde molto di più. Tra droga, corruzione e bionde attrici di Hollywood, Ellroy costruisce un caso che pagina dopo pagina diventa sempre più ingarbugliato fino a sbrogliarsi facendo emergere tutto il torbido della scintillante città degli angeli.

In tre parole: crudo, inaspettato, intenso

L.A. Confidential, Mondadori

Questi i nostri cinque consigli per l’estate, che vi lasciamo mentre andiamo a fissare insistentemente la libreria nel tentativo di capire quali libri porteremo noi in vacanza!

IDLES: manca poco alle quattro attesissime date in Italia

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Manca pochissimo agli attesissimi live italiani della band inglese, la data di Roma del 16/07 si sposta presso l’IPPODROMO DELLE CAPANNELLE, al Rock in Roma, nuova venue.


Tutti i biglietti precedentemente acquistati per la data restano validi.

La band inglese ritornerà in Italia per altre tre imperdibili date il 14/07 al CARROPONTE di Milano (sostituisce la data inizialmente prevista il 3/03 al Fabrique), il 15/07 al PARKLIFE FESTIVAL di Padova e il 17/07 al CINZELLA FESTIVAL a Grottaglie (TA).
Gli IDLES presenteranno così il nuovo album Crawler, uscito il 12 novembre per Partisan Records.

Negli ultimi anni gli IDLES hanno confermato le intenzioni e il successo del debut album BRUTALISM (2017, Balley Records) con il successivo JOY AS AN ACT OF RESISTANCE (2018, Partisan Records) e il relativo tour mondiale. Quella che per The Line Of The Best Fit era già dagli esordi “one of the most exciting British bands right now” è stata capace di andare oltre le aspettative di pubblico e critica, affermandosi come icone a livello internazionale. A Beatiful Thing: IDLES Live at Le Bataclan, uscito il 6 dicembre 2019, ha poi catturato le vibrazioni e l’atmosfera del loro concerto in un luogo altrettanto iconico: una gemma capace di impreziosire un percorso discografico già illuminante.

Il terzo album Ultra Mono è nato con un feeling da disco hip-hop e dalle stesse viscere musicali dei precedenti, ancora una volta sparate da Talbot contro i problemi della società con la tipica attitudine della working class
Il 12 novembre 2021 è uscito per Partisan Records il quarto album Crawler, punto di svolta per la band e per il loro sound. 

Gli IDLES tornano finalmente in Italia e lo fanno con ben quattro appuntamenti: il 14/07 al CARROPONTE di Milano, il 15/07 al PARKLIFE FESTIVAL di Padova, il 16/07 IPPODROMO DELLE CAPANNELLE, Rock in Roma (nuova venue), il 17/07 al CINZELLA FESTIVAL a Grottaglie (TA)

Si torna ad incendiare i palchi con i Madyon

Abbiamo intervistato i Madyon, band piemontese che in pochi anni ha creato un proprio stile estremamente personale, partendo da mostri sacri del rock come Oasis, Verve e primi Coldplay. Il disco “Madyon :: Live 3022” fa il punto sul passato e disegna il futuro di questi talentuosi ragazzi.

Benvenuti Madyon. Quando è nato il vostro progetto?

Ciao ragazzi! Grazie per averci dedicato questo spazio, apprezziamo molto perché al giorno d’oggi non è per niente scontato. Il progetto dei Madyon è iniziato 10 anni fa, nel 2012. Abbiamo cominciato cercando di raccogliere un po’ di attenzioni sul nostro canale YouTube, tramite la pubblicazione di cover di brani famosi, riproposti nel nostro genere. In breve tempo abbiamo raggiunto un milione di visualizzazioni ottenendo le attenzioni dei primi festival. Soltanto un anno siamo stati contattati per debuttare sul main stage di Collisioni Festival, prima di artisti come Fabri Fibra, Marta Sui Tubi e Perturbazione. Da quel momento abbiamo deciso di dedicarci alla nostra musica originale e ci siamo ritrovati pochi mesi dopo agli Abbey Road Studios di Londra. Sono seguiti due EP di brani originali che rispettivamente hanno raggiunto la Top100 e la Top10 dei dischi più venduti in Italia su iTunes. Ed oggi eccoci qua, con un nuovo prodotto live, per la prima volta con un’immagine coordinata che coinvolge tutti gli elementi, dalla comunicazione agli abiti di scena.

Succede sempre più spesso che formazioni heavy decidano con il tempo di allargare i propri confini sfociando nel pop e nell’electro. Ci vengono in mente i Linkin Park e, più di recente, i Bring Me The Horizon. Voi invece sin da subito avete capito che unire questi due mondi non era impossibile. Forse necessario nel 2022. Vi ricordate quando avete deciso che il sound dei Madyon doveva essere questo?

In realtà non c’è mai stata una riunione ufficiale nella quale abbiamo definito i caratteri del suono dei Madyon. Il sound è sicuramente figlio dei nostri riferimenti musicali e l’identità nasce dall’accostamento di referenze diverse tra loro. Forse il collante finale è la voce che, a mio avviso, più che sulla tecnica punta sulla riconoscibilità. Gli arrangiamenti invece derivano dal processo di produzione che avviene sempre contestualmente alla registrazione. Non potremmo mai lavorare senza uno studio di registrazione di proprietà, i nostri brani non potrebbero mai nascere nel classico studio affittato per due giorni dove a turno ognuno registra la parte del proprio strumento studiata in precedenza. Siamo i primi critici di noi stessi ed è capitato più volte di arrivare alla fine di un brano e dire “ok, non va bene, dobbiamo rifare tutto da zero”. Soltanto il mastering viene gestito esternamente ma credo sia il ruolo stesso del processo di mastering a necessitare di orecchie “fresche” e non assuefatte dalle migliaia di ascolti che si fanno in studio.

Ci sono, o ci sono stati, degli artisti di riferimento che vi hanno in qualche modo influenzati a livello sonoro?

Più o meno una volta al giorno scopriamo un nuovo artista di riferimento. Scherzi a parte, la cosa più bella che uno possa dirci è la frase

“si sente fin dall’inizio che questa è una vostra canzone”

Significa avere un’identità ma questa non nasce da zero. Si tratta semplicemente dell’incrocio tra tutti i nostri riferimenti musicali. Visto che non mi piacciono quelli che fanno musica metal e alla stessa domanda rispondono di ascoltare spesso musica classica, i grandi del jazz o i maestri del rock degli ultimi 50 anni, andrò dritto al punto. Se vi piacciono i primi Coldplay, The Verve o i fratelli Gallagher, magari vi piaceranno anche i Madyon perché i nostri suoni e il nostro modo di intendere il songwriting arriva da lì.

Arriviamo a “Madyon :: Live 3022”, un lavoro che colpisce per concept e talento insieme. Ce lo raccontate?

Per farlo devo per forza parlarti del nuovo disco dei Madyon (previsto per il 2023), un album concepito come la colonna sonora di una storia ambientata in uno scenario in stile CyberPunk. Un futuro dove è possibile qualcosa in più rispetto al presente che viviamo. Al suo interno però le sonorità si rifaranno a quelle della canzone senza tempo. La tecnologia e l’elettronica saranno a servizio di strutture musicali e arrangiamenti classici, composti da chitarre, piano, basso e batteria. Canzoni che avranno una veste potente e colorata nell’arrangiamento proposto all’interno dell’album, ma allo stesso tempo potranno esprimersi in versione acustica, essenziali, nude come quando sono state scritte sul tappeto di casa. “Madyon :: Live 3022” è un trailer di quello che sarà il prossimo album, mostrandosi in controtendenza con ciò che avviene di solito. Le band infatti sono solite far uscire un album, promuoverlo con un tour ed eventualmente, se ci sono le risorse, far uscire un disco live. In questo caso stiamo facendo l’esatto opposto, pubblicando fin da subito un disco live e relativo live movie, cercando di accompagnare gradualmente chi ci segue nel mondo che vogliamo raccontare con il prossimo album.

Nel disco è presente anche il vostro più grande successo (fino ad ora), StaringAt The Sun, brano nel 2018 che ha macinato 230.000 stream su Spotify. Niente male per una band underground! Vi sentite ancora vicini a quella canzone o la reputate un primo traguardo da superare evolvendovi ulteriormente?

Questa è una domanda molto interessante, sotto molti aspetti. Innanzitutto per noi non ha alcun significato il numero di ascolti/stream di un brano. Gli ascolti di Staring At The Sun derivano dal fatto che il brano è entrato in alcune playlist di Spotify con un po’ di seguito… ma se fossero un terzo o tre volte tanto, la nostra vita non cambierebbe. I numeri sulle piattaforme possono facilmente essere falsati tramite servizi che si trovano su Google dopo 15 secondi di navigazione. 

Parlando della canzone, siamo molto legati a Staring At The Sun, dal momento che è stato quello che ci ha portato a ripartire dopo un lungo stop, dovuto a brutte esperienze che hanno caratterizzato le nostre vite in un determinato periodo a cavallo tra il 2016 e il 2017. Nel brano si parla proprio della ricerca degli stimoli per andare avanti nel fare ciò che si ama quando non sembrano più esserci i giusti stimoli. La motivazione, espressa nel ritornello, sta proprio nella voglia di migliorarsi (qualitativamente e non a livello di traguardi numerici) superando se stessi e ciò che si è fatto in precedenza.

Quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati con le prossime pubblicazioni?

Ti sembrerà strano ma non abbiamo obiettivi di fama o di espansione mediatica, anche se fa sempre piacere quando la nostra musica viene scoperta ed apprezzata da chi non ci conosceva. Il nostro obiettivo è quello di continuare a fare ciò che facciamo, nel modo in cui lo facciamo, con totale libertà e indipendenza. Nelle nostre teste, quando lavoriamo a qualcosa di nuovo, cerchiamo sempre di immaginare cosa penserebbero di noi i nostri idoli adolescenziali. Sarebbero fieri o sarebbero delusi da ciò che facciamo sapendo che sono stati loro la nostra ispirazione? Se fai questa domanda a qualsiasi esponente della scena mainstream, non so cosa ne verrebbe fuori. Spesso la necessità di stare sotto i riflettori, per pagarsi il mutuo con la musica, porta gli artisti a dover scendere a dei compromessi. Per fortuna non è il nostro caso e se devo essere sincero, credo che i nostri beniamini adolescenziali sarebbero orgogliosi di noi, forse proprio per questo tipo di approccio mentale.

A questo punto, dove e quando potremo vedervi in concerto?

Non abbiamo un vero e proprio tour in programma ma solo singoli eventi, con produzioni dedicate e soprattutto molto curate. Queste si svolgeranno principalmente nella nostra zona, il Piemonte. A livello logistico abbiamo intenzione di registrare e riprendere ognuno di questi eventi per poi riproporli online. Diciamo che l’obiettivo è quello di proporre alcune esperienze fisiche, con i concerti, affiancate ad esperienze digitali, per chi non può raggiungerci in quelle date.

Michele Bonomini: è uscito “La Terra non ha bisogno di noi”, il nuovo singolo

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E’ uscito il singolo La Terra non ha bisogno di noi del cantautore Michele Bonomini.

Michele Bonomini nasce a Verona nel 1975. Viene consigliato ad imparare il pianoforte da ragazzo, dal Sig. Aroldo, detto “il Maestro”, anarchico individualista e personaggio singolare, del tutto originale, che intravede in Michele sensibilità e doti creative. Da lì inizia a comporre canzoni e poesie come attività spontanea.

Michele Bonomini
Michele Bonomini

Affianca la chitarra al pianoforte, sostanzialmente da autodidatta.

Vince nel 2000 “Canzoni per la pace” a Villafranca di Verona con il suo brano “Mamma Africa” e successivamente a qualche esperienza live pubblica il suo primo album nel 2018 “Tra i petali falciati” realizzato presso lo “Studio Ritmo&Blu” a cui segue nel 2020 “Perdonami”, differente rispetto all’album precedente per sonorità ed arrangiamenti. Il long-playing è una specie di concept, con richiami ad una speranza ed una salvezza “Cosmica”.

Le sue canzoni a volte poeticamente ermetiche, a volte volutamente più narrative, sono contraddistinte da una tensione lirica toccante, spesso carica di spiritualità e di intimismo.

Ascolta il singolo La terra non ha bisogno di noi su YouTube

Dopo la pubblicazione di alcuni singoli è ora in distribuzione il nuovo brano dal titolo La terra non ha bisogno di noi in cui l’Autore lancia un monito a suon di Rock: “il pianeta può fare a meno di noi. È vissuto gran parte del suo tempo senza essere umani”.

Nel testo della canzone tre personaggi, un professore, un poeta e un disabile psichico comprendono la fatale indifferenza del globo nei confronti della razza umana.

«La terra non ha bisogno di noi è un brano nato improvvisamente da un dialogo che ho avuto con un amico ricercatore – racconta Michele Bonomini – abbiamo condiviso il pensiero che il pianeta è indifferente alla nostra specie, in grado solo di primeggiare sugli altri con egoismo e ferocia. Oltre a questo, la cultura l’arte e la fragilità rimangono innocenti e si accorgono della nostra inutilità».

Ascolta il singolo La terra non ha bisogno di noi su Spotify

Di tutto rilievo l’arrangiamento indirizzato da Nicolò Arduini e la sua chitarra elettrica. La voce dal timbro chiaro e pulito di Michele Bonomini, che firma testi e musica, dà l’ultimo tocco finale al brano.

Il singolo esce per la neonata etichetta Pusk Records ed è disponibile in streaming e sui digital stores dal 2 luglio 2022.

Social e Streaming

Youtube: https://www.youtube.com/channel/UC8EbhFf2JkyIUC8LIkX-n8A

Youtube Channel: https://www.youtube.com/channel/UCJQaun2hWZMk_XJc8oqkI3Q

Apple Music: https://music.apple.com/us/artist/michele-bonomini/1521164898

Facebook: https://www.facebook.com/michele.bonomini

Instagram: https://www.instagram.com/michelebonomini

Senhit si racconta fra Pride e nuova musica

Senhit è un fuoco che non si spegne mai, anzi. Con le temperature che si innalzano, la cantante italo-eritrea sfoggia il suo abito artistico migliore, fra Pride e nuova musica. Verrà infatti lanciato questa sera, dall’Arco della Pace durante il Milano Pride un altro forte messaggio contro ogni forma di discriminazione e al contempo ci avviciniamo alla nuova hit “Follow Me”.

Senhit, una luce fra i pride italiani

“È sempre un gesto super- nobile”, ci confida Senhit in merito a questo primo invito ricevuto dalla Commissione Pride del CIG Arcigay Milano, “perché è importante la libertà di espressione in tutto”. Non a caso l’artista lo pone come “punto fondamentale della società”, elevandola a “privilegio che in altri Paesi viene negato”. Infatti Senhit è sempre stata una portavoce che, aldilà della sua storia da cittadina del mondo, ha urlato a squarciagola i diritti di uguaglianza soprattutto dagli scranni della sua Bologna, ricordandone sempre il prezioso dono della diversità. E dove ogni volta si auto-inviterebbe per quanto senso di appartenenza gli genera…

Senhit indielife.it

Senhit, oltre il pride: nuova hit per viaggiare in Europa

Il palco del Milano Pride, però, sarà anche un trampolino per Senhit di dare voce al futuro, con un piccolo spoiler della sua scatenata canzone – per non perdere il ritmo dopo quello assaggiato all’Eurovision con “Adrenalina”. A partire dall’8 Luglio con “Follow me” l’artista si lascerà accompagnare dal rapper canadese Tory Lanez, con un beat accattivante, frizzante, in una parola: estivo. “Ha una grossa carica e grinta che non vedo l’ora di promuovere in giro per l’Europa” dice Senhit su Tory Lanez.

Dopo il breve appuntamento con una mini-intervista realizzata dagli organizzatori e la live performance della canzone, realizzata con Flo Rida, la cantante bolognese viaggerà fra Polonia, Spagna, Portogallo e altri posti per raccontare questo nuovo progetto attraverso concerti veri e propri dalla quale è stata lontana come tutti in questi due lunghissimi anni. O quasi. Perché la stessa cantante ha raggiunto un picco di notorietà grazie alla via di fuga realizzata in piena ondata pandemica col coreografo Luca Tommassini, nello scorso giugno noto come “Freaky Trip To Rotterdam”, col quale aveva ripercorso tutte le canzoni dell’Eurovision in 12 video.

Senhit è “stra-gasata” e pronta a ruggire a Milano coi suoi messaggi di amore e condivisione: siete pronti a seguirne la scia?

Non ti ho mai detto, Buva

Non ti ho mai detto è l’ultima creazione di Buva, il cantautore pugliese che mi ha raccontato, tramite poche parole, il suo ultimo brano. Ascoltare Buva è come approcciarsi a una poesia, ogni volta diversa ma sempre veritiera. Tra le parole importanti di questo brano c’è sicuramente la citazione finale a Battiato, “Prenditi per mano ed avrò cura di te” oltre al riferimento diretto alla scrittura, al cantautorato, espresso come fortuna nel saper usare le parole giuste almeno per iscritto:

Se le mani mie potessero parlare
saprebbero senz’altro cosa dire…
con una penna in mano è più facile
che guardarti dentro gli occhi,
è come avere un’armatura.

Buva
Non ti ho mai detto - Buva - Indielife.it - intervista

Buva qual è, secondo te, il potere della musica?

Come cantautore ho la fortuna di potermi esprimere soprattutto “con una penna in mano” e questo in qualche modo mi aiuta a liberarmi più facilmente di tutto quello che di solito non riesco a dire. Le canzoni hanno questo potere appunto e questo dovere, rappresentano un ponte tra le persone, al di sotto del quale c’è un vuoto comunicativo fatto di paure ed incertezze.

Com’è nato il tuo brano “Non ti ho mai detto”?

Il brano è nato chitarra e voce (come spesso mi accade) qualche anno fa ed è rimasto per un po’ nel cassetto accanto ai calzini spaiati, il sogno di esibirmi al Festival di Sanremo e quello di un featuring con Bon Iver. La produzione è stata realizzata per Aspro Dischi da Maurizio Mariani (in passato già produttore per Ron e Barbarossa), e ha visto la collaborazione di alcuni tra i musicisti più importanti della scena musicale italiana come Piero Monterisi (batteria), Adriano Viterbini ed Elio Di Menza (chitarra elettrica), Roberto Procaccini (pianoforte) e lo stesso Mariani (basso elettrico). La distribuzione digitale invece è di Artist First.

Raccontaci una chicca del tuo singolo “Non ti ho mai detto”

Dal punto di vista promozionale, ho curato tutta un’attività di guerriglia marketing, attaccando in giro per le principali città italiane (Roma, Milano, Bari, Bologna, Napoli …) adesivi contenenti un verso estratto dal singolo, con l’intento di creare una sorta di “deliveroo delle cose non dette” e raccontarne il viaggio.

Cosa pensi delle cose non dette?

Credo che se riuscissimo a contare tutte le cose non dette nel mondo, per paura di ferire o di ferirsi, per mancanza di coraggio o di tempismo, per eccesso di orgoglio o timidezza, ci renderemmo conto che la loro somma supera di gran lunga quella delle cose dette.
Non ti ho mai detto è una ballata folk è il mio tentativo di dare voce proprio a tutte quelle parole rimaste in sospeso nelle nostre conversazioni, ai messaggi inviati e poi cancellati nelle nostre chat, a quei silenzi in cui troppo spesso ci nascondiamo. Per rafforzare e veicolare al meglio il concetto del “non detto” ho utilizzato la più difficile e normale delle relazioni umane, l’amore.

Contatti utilie

Aspro dischi Instagram

Buva Instagram e Facebook

Federico Cacciatori trova una voce tra i riflessi dello specchio

Federico lo sa, io ormai con lui ho un rapporto che va oltre la musica: ci siamo bevuti tanti di quei caffé tra uno studio e l’altro che nel tempo abbiamo perso il conto delle cose che ci siamo detti, delle impressioni che ci siamo scambiati.

Gli voglio bene, perché trovo sia una delle poche persone e uno dei pochi artisti che ho avuto il piacere di conoscere capace di non porre filtri tra sé e la sua ambizione, tra la sua necessità e urgenza di espressione e la concretizzazione di brani che, via via, altro non sono che specchio e riflesso di una genuina voglia di fare.

Lui parte come batterista, sì, ma la cosa non lo frena dal dedicarsi alla composizione, alla scrittura più orchestrale, ad un approccio che mescola a suo modo rock, pop, prog, elettronica, nu-classic: certo che tutti questi paroloni aiutano solo ad appesantire ancor di più una “mongolfiera” particolare, dotata di connotati propri e idonea a volare, sì, ma a modo suo.

Ecco perché oggi, all’alba del ritorno di Federico con l’ennesimo brano che spariglia le carte e dilata i margini espressivi e creativi di un progetto che – questo è innegabile – ha fatto dell’imprevedibilità il suo principale focus attentivo, diventa ancor più importante e necessario lasciar parlare lui.

Federico, ormai ci hai abituato a stupirci, a peregrinare da un linguaggio all’altro con la velocità del falco! Di certo, non ci aspettavamo oggi un brano cantato, dopo i tuoi ultimi exploit elettronici con “Mondo Virtuale”: come nasce l’idea di un simile progetto?

Tutto nasce in una delle mie notti insonni, ricordo che per dormire mi sono preso una camomilla e ho pensato a quanto una cosa così semplice come la camomilla abbia potuto risolvere almeno per quel momento il mio non dormire. Questo mi ha fatto venire in mente quanto si diano per scontate le cose semplici in un mondo come quello di oggi dove tutto scorre troppo veloce. Così butto un po’ di parole in un foglio e mi metto al pianoforte dove nasce la melodia e poi tutto il resto. 

“Il riflesso che dominerò”, tra l’altro, mette in luce anche le tue ottime qualità di autore. Hai sempre utilizzato la melodia per raccontare storie alle quali, in effetti, mancava (anche se non se ne avvertiva la mancanza) la parola: com’è stato, quindi, approcciare con questo nuovo “canale”?

Tante volte la scelta di non utilizzare il testo è dipesa dal fatto di voler lasciare la libera interpretazione all’ascoltatore; per il testo di questo brano ho cercato di utilizzare la stessa formula, cioè utilizzando una narrativa che possa appartenere un po’ a tutti.

L’approccio è stato parecchio difficile perché credo che specialmente qui in Italia il ruolo vocale si prende una bella fetta della scena, infatti inizialmente ho avuto paura di non riuscire a trovare un giusto equilibrio tra la voce e gli strumenti, poi questa cose l’ho superata facendo sentire la voce come uno strumento. 

Ecco, parlare di “canali” forse è meglio per fotografare un approccio all’espressività che in te pare essere estremamente libero, come se avessi necessità di sfogare pensieri e intuizioni senza dar troppo peso alla fedeltà ad un genere, o ad uno stile… Federico sei in cerca di una definizione di te stesso, oppure la definizione di te stesso sta proprio in questo continuo destreggiarti tra un mondo e l’altro?

Sicuramente, credo che la definizione di me stesso sia proprio il non averne una, mi definisco come una nave solitaria che preferisce un mare mosso rispetto ad un lago piatto. Qualsiasi cosa che io scriva fa parte della mia storia, è qualcosa che ho vissuto o provato, e che ovviamente fa parte anche della mia intimità, per questo non mi farebbe piacere essere inscatolato in qualche genere musicale. 

Parliamo dell’arrangiamento, e di come hai lavorato alla produzione: come si è sviluppato il brano?

Il testo ha anticipato la musica di qualche minuto. Una volta finito il testo ho ragionato con il pianoforte sulle armonie e sulla struttura del brano. Dopo aver registrato vari frammenti melodici ho fatto una sorta di selezione di quelli che reputavo i più cantabili.

La stessa cosa l’ho fatta per gli altri strumenti e soprattutto per i suoni. Una volta aggiunti diversi strumenti alla singola traccia di pianoforte sono arrivato ad ottenere un minestrone sonoro, che poi ho cercato di scremare sottraendo alcune parti, e lasciando uno spazio dedicato a quelle parole di cui vi parlavo prima.

Certamente svolgono un ruolo centrale nella riuscita delle tue produzioni anche le persone e i musicisti con i quali di volta in volta collabori. Anche qui, sembra che tu ami particolarmente “rinnovare” costantemente il team. É così? E se sì, perché?

Vedo molto limitativo il raggiungimento di un gruppo stabile di persone con cui poter condividere la musica. Tutti i musicisti con cui collaboro sono diversi l’uno dall’altro e godono ognuno di una propria importante personalità. Tante volte la scelta dei musicisti non dipende dalle qualità tecniche e sonore ma dalla loro personalità.

Federico salutiamoci con una previsione sul futuro: sceglila tu!

Ci vedremo tra un paio di mesi con una dolce sensazione…

OYOSHE racconta “Stay High” e l’incontro con lord Digga e la KML

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La KML presenta Stay High il singolo che miscela Hip Hop Italiano e Rap USA, facendo incontrare su una produzione dal gusto golden era i rapper Oyoshe & Lord Digga. Ecco l’intervista

Ciao Oyoshe e benvenuto, ci racconti qualcosa di te per chi ancora non ti conosce?

Sono Vincenzo, un appassionato di musica Hip Hop già dall’età di 11 anni, quando inizia a sostituire i giocattoli con il freestyle e i tapes. Qualche anno dopo, ho esordito sui palchi della mia città tra battle di freestyle e piccoli showcase con le mie prime crew, trasformando quelle piccole esperienze in impegni di tutti i giorni in costante crescita.

Dopo un non breve percorso fatto di album come rapper e producer, oggi, gestisco a pieno un’associazione culturale con il mio studio di registrazione: 4 Raw City Sound, dove tra progetti musicali e sociali, manteniamo solida una rete che fa affidamento alle fondamenta dell’Hip Hop sia musicalmente che filosoficamente.

Come ti sei avvicinato alla musica e cosa ascolti di solito?

Il primo ricordo sono le cassette e i dischi di mia madre, e il fatto che in casa non mancasse mai uno stereo, o qualcosa per riprodurre l’audio. Ho iniziato a registrare puntate radio per conoscere al meglio la musica, ricordare i nomi degli artisti e avere la possibilità di risentirle ogni volta che volevo, dato che prima non c’erano mezzi come youtube o spotify.

Ho iniziato ad accanirmi già molto presto alla musica rap grazie ad artisti come Eminem, Wu Tang e Gangstarr, i miei primi CD comprati nel quartiere, dal venditore ambulante. Grazie a questa precoce passione, ho approcciato al beatmaking e al mio primo campionatore all’età di 15 anni, ampliando la mia libreria musicale (quella vera e propria!) A tantissimi altri generi. Il rap di questi tempi mi sta soddisfacendo parecchio, sopratutto quello sul fronte appunto, Americano, di cui mi reputo parecchio appassionato, ma non solo, anche la scena di Londra mi interessa parecchio, oltre a sperare di riuscirci a suonare, anche creare una rete con la scena Londinese sarebbe una cosa forte, perchè mi piace il fatto che molte realtà sono indipendenti ma portano avanti progetti di tutto rispetto con un sound che si differenzia parecchio da quello Americano.

Il tuo nuovo brano si intitola Stay High: di cosa parla e quali sono le sonorità che lo accompagnano?

Il brano è un totale riflesso di tutto quello che ho vissuto nei miei giorni ad Amsterdam per il live con Devin The Dude nel 2018. Ho cercato di coinvolgere tutte le persone conosciute in quei giorni e ho cercato di menzionare con stile le erbe e i coffe shop di quei giorni. Ovviamente non ci siamo dedicati solo a questo, ma da come si puô vedere dal documentario ‘’LYS A tour documentary’’ girato quei giorni ad Amsterdam per la promozione del mio brano con il producer Italiano ICE ONE (Frankie HNRG, Colle Der Fomento), siamo passati dalle interviste ai Dj Set, alle sessioni studio a scrivere di tutto questo.

Ascolta Stay High di Oyoshe e Lord Digga su Spotify

In questo nuovo singolo troviamo anche un importante artista americano, Lord Digga. Parlaci di lui e di come è nata questa collaborazione…

Nel 2017, In collaborazione con KML, abbiamo portato live nella città di Napoli i rappers Lord Digga e Rockness Monsta. A Napoli si dice, l’ospite è sacro, e da quell’esperienza positiva tra Kml, Lord Digga e me, è fiorita la voglia di lavorare insieme per una super traccia. Doc Ketamer promise di curare la connessione, e cosi è stato: un anno dopo ci siamo ritrovati in studio grazie alle date che avevo ad Amsterdam, e con KML abbiamo iniziato la traccia da mandare finalmente a Lord Digga, che dagli states ha coronato con una sua strofa.

Lord Digga
Lord Digga

Il tutto è nato negli studi di Doc Ketamer ad Amsterdam

Come vi siete incontrati?

Ci siamo conosciuti proprio grazie a l’evento a Napoli per Lord Digga e Rockness Monsta. Dal suo modo di vedere le cose in questo gioco, ho capito che potevamo fare qualcosa di peso insieme.

Oyoshe, sappiamo che sei conosciuto anche per i tuoi progetti sociali. Vuoi raccontarci qualcosa di questi tuoi impegni?

Ho iniziato circa 7 anni fa a portare la mia figura nelle scuole. La prima esperienza è stata con una scuola Elementare, per poi proseguire in centri di accoglienza e sedi private. Dopo che questa attività ha iniziato a impiegare e richiedere sempre più tempo e attenzione, con i miei soci Lorenzo Lodato, sociologo, e il mio manager Marco Iappelli, abbiamo fondato l’associazione 4 Raw City Sound, con la quale portiamo avanti progetti musicali e di Hip Hop pedagogia sul territorio.

Una delle esperienze più indimenticabili che ho riscontrato in questo ramo, è stato riuscire a portare un laboratorio rap per coniare una scuola Hip Hop sulla striscia di Gaza. Con medici e psicologi, un progetto pilota per portare gli artisti per condividere conoscenze e nuovi metodi agli educatori di Gaza. Su youtube è possibile trovare un video documentario che narra dell’esperienza, e anche l’album ‘’Gaza Is Alive’’ interamente prodotto in quei giorni sulla striscia di Gaza.

Oggi sono tantissime le scuole dove operiamo, dalle elementari alle superiori, fino a tenere corsi gratuiti di Beatmaking, mix e master in sedi aperte ai giovani del territorio, e adesso abbiamo anche da poco iniziato un percorso di laboratori Rap con giovani diversamente abili che già ci sta dando tantissime soddisfazioni.

Stay High e la KML

Torniamo a parlare della tua musica, questo singolo Stay High, fa parte di un progetto più ampio?

Io e Doc Ketamer, anche se a distanza, stiamo dando vita ad un progetto che va ben oltre un semplice album. Entrambi siamo delle figure impegnate anche dal punto di vista CEO, quindi tutto quello che riguarda scouting musicale, organizzazioni live per artisti internazionali, e produrre musica è quello che vogliamo fare con questa nostra connessione.

Quello che sicuramente ci porta avanti, è la passione del fare musica, quindi questa serie di singoli che vogliamo pubblicare vuole fortificare la rete con gli artisti i quali ci stiamo connettendo. Siamo partiti con Lord Digga ma sono tantissime le sorprese, e gli impegni che ci spettano con chi ci segue! Non vedo l’ora di dropparvi le prossime bombe !!!

Ci sono altre collaborazioni internazionali che stai portando avanti?

Per ora preferisco non fare troppi spoiler, ma ovviamente si, e non solo per questo progetto con KML, connessione che nasce appunto per la nostra passione nel lavorare con artisti internazionali, ma anche nei miei futuri progetti solisti ci sarà sempre traccia di Rap Internazionale.

Per chiudere questa chiacchierata ti chiedo quali sono i prossimi impegni di OYOSHE?

Dopo che in questi anni, ho pubblicato progetti come mixtape, duo album in combo con altri artisti, sia come rapper che come producer, e progetti sociali, mi sono reso conto che mancava un nuovo album solista di Oyoshe, quindi sono quasi due anni che sono a lavoro per quest’opera, che finalmente a breve vedrà la luce. Ormai è reale, c’è ma essendo questo un passo importante, sono un perfezionista e ci sto mettendo il tempo che ci vuole, ma per  il 2023 Oyoshe sarà finalmente fuori con il nuovo album. Intanto collaborazioni e nuovi singoli per scaldarci non mancheranno, iniziando da ‘’Stay High’’! Grazie!

Social e Contatti

All streaming: https://distrokid.com/hyperfollow/oyoshexlorddigga/stay-high