Con “Inni generazionali”, Tommaso Imperiali torna con un brano che è insieme dichiarazione d’intenti e riflessione collettiva. Una ballata rock dallo spirito heartland, che affonda le radici nel cantautorato italiano e guarda alle grandi narrazioni americane. Il singolo, pubblicato da Altavibe Music, si fa portavoce di una generazione sospesa tra sogni ereditati e un futuro da reinventare, alla ricerca di qualcosa da cantare “solo per noi”.
Tra ricordi condivisi, chitarre elettriche e tramonti bolognesi, Tommaso ci accompagna in un viaggio musicale intimo ma universale, raccontando il dietro le quinte del brano, le collaborazioni con Lorenzo Cazzaniga ed Elio Rivagli, e il desiderio di portare la sua musica dal vivo con l’energia di sempre.
Ciao Tommaso, “Inni generazionali” affronta tematiche profonde sulla generazione attuale. Da cosa è nata l’ispirazione per questo brano e quali messaggi vuoi trasmettere attraverso la tua musica?
Ciao a tutti, grazie mille dell’invito! Il pezzo nasce da una classica serata con i miei compagni di band in cui, con birre e chitarre, stavamo cantando pezzi di Guccini, Dylan, Springsteen… Per un attimo mi sono come “visto da fuori” e mi è venuto un dubbio e anche un po’ di ansia: se i nostri “inni generazionali” sono quelli di una, due o forse tre generazioni fa, siamo sicuri che vada tutto bene?
Questo è il tuo terzo singolo con Altavibe. Come è stato il processo di lavorazione di “Inni generazionali” e cosa puoi dirci sulla collaborazione con Lorenzo Cazzaniga ed Elio Rivagli?
Lavoro con Lorenzo da ormai due anni, mi trovo benissimo perché è capace di fare le cose al più alto livello possibile e al tempo stesso in un clima sano di amicizia e condivisione. Lo stesso posso dire di tutte le persone che fanno parte di Altavibe che mi hanno accolto dalla fine dello scorso anno e mi stanno dando una grandissima mano.
Per quanto riguarda Rivagli è sempre una grande emozione vedere un musicista con quella storia sedersi alla batteria e iniziare a suonare un tuo pezzo. Al di là del fatto che sia il batterista più impressionante che abbia mai visto suonare, mi ha colpito il suo approccio: da un lato il massimo della professionalità, dall’altro il divertimento di chi vedi sta mettendo il cuore in quello che sta facendo, a prescindere che stia suonando nel disco di Tommaso Imperiali o in quello di Ivano Fossati.
Il lyric video di “Inni generazionali” è stato girato a Bologna. Qual è il significato dietro la scelta di questa location e qual è il messaggio che hai voluto trasmettere attraverso il video?
La scelta di Bologna è dettata dal fatto che sto iniziando a considerarmi mezzo bolognese visto che sono qui da tre anni per studiare all’università. Visto che il videoclip del singolo precedente l’abbiamo girato a Como, questa volta toccava a Bolo. Nel video ci sono io che, ai 300 scalini, al tramonto, armato di giacca di pelle e Telecaster canto il pezzo all’intera città. Una scena da film, se non fosse che la chitarra non è amplificata, la voce nemmeno e il posto è deserto: ancora una volta questi inni generazionali sono destinati a restare “soltanto per noi”.
Parli di influenze musicali che spaziano da Springsteen a Bennato. Come queste influenze hanno plasmato il tuo sound personale e la tua identità artistica?
I due mondi che cerco di tenere insieme sono da un lato il cantautorato italiano di Bennato, Fossati e De Gregori, dall’altro il rock americano, in particolare quel filone che alcuni definiscono “heartland rock”, che parte da Springsteen per arrivare oggi ai Killers o a Sam Fender.
Il tentativo è quello di avere un approccio cantautorale alla scrittura senza però rinunciare a quel sound da rock band che a mio parere resta irrinunciabile.
Dal tuo esordio con i Five Quarters fino ad oggi, hai attraversato diverse fasi creative e performative. Come definiresti il tuo percorso artistico fino a questo punto e cosa possiamo aspettarci nel futuro prossimo?
Nonostante abbia 25 anni se mi guardo indietro mi sembra di suonare da una vita e – la cosa più bella – praticamente con le stesse persone. Con i Five Quarters siamo stati a lungo una band in senso stretto, oggi restano la mia live band: con alcuni di loro suono da oltre dieci anni e siamo letteralmente cresciuti insieme, non solo musicalmente.
Per il futuro prossimo l’obiettivo è quello di portare in giro i pezzi il più possibile, abbiamo già diversi live in programma quest’estate, alcune in full band altre con Daketo, chitarrista e cantante della band che mi accompagna per le serate acustiche. Nel frattempo porto avanti il lavoro in studio, inizieremo a breve a registrare i nuovi pezzi, quindi sicuramente ci sarà della nuova musica per la fine dell’estate.
Infine, cosa ti auguri che gli ascoltatori portino via con sé dopo aver ascoltato “Inni generazionali”? Qual è il tuo obiettivo principale come artista con questo nuovo singolo?
Spero che vi venga voglia di sentirla dal vivo e di conoscerci di persona a uno dei live di quest’estate. Ci vediamo sotto palco e per la birra post concerto.