L’arte come processo di guarigione
Glen Martin Taylor è un artista americano che sfrutta la ceramica per esprimere le proprie emozioni. Considera infatti l’atto di rottura e di riparazione come una personale terapia per affrontare il dolore delle ‘fratture’ dell’anima.
Tra un post e l’altro del suo profilo Instagram si può comprendere il suo pensiero a riguardo:
“Un vaso integro è solo un vaso; ma, quando è rotto, vedo il suo ritmo e sento la possibilità e la libertà di andare in qualsiasi direzione. […]
Non ci sono regole su come tenere insieme i pezzi e questo vale anche per gli esseri umani. […]
Accettare il vuoto, il dolore e le debolezze personali è il segreto, perché sono proprio le fratture a renderci completi. […]”
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Ho perciò deciso di approfondire meglio il pensiero artistico di Glen Martin Taylor intervistandolo.
Da quanto hai scritto, nelle tue opere sei tu l’elemento ceramico rotto o trafitto e poi riparato?
Sì, tutto il mio lavoro è un autoritratto e credo che questo sia vero per la maggior parte degli artisti, degli scrittori, ecc.
Il tuo scopo non è riportare le ceramiche al loro stato originale e renderle nuovamente funzionali, quanto piuttosto sfruttarle come mezzo per curare metaforicamente le tue ferite. Me ne puoi parlare?
Il mio lavoro è esclusivamente arte terapia per me stesso, e l’atto del riparare rappresenta di sicuro la via che ho trovato per aumentare la mia autostima di essere umano danneggiato.
Parlando di fratture personali e di dolore, ecco alcune frasi che l’artista ha pubblicato sui social riguardo al proprio passato:
“Durante la mia crescita, ricordo solo giorni di tensione e tristezza a casa: la battaglia di mia madre con i suoi demoni, gli sforzi di mio padre con il suo credo, i miei fratelli desiderosi di affetto. Essendo il più piccolo, sono diventato un osservatore silenzioso dei dilemmi dell’esistenza umana e ho cercato di dare un senso a tutto il dolore”.
Quindi, come mai nelle tue opere c’è un forte contrasto tra oggetti fragili e solitamente legati alla sfera femminile (come servizi da tè con decori floreali, rocchetti da cucito, bottoni…) e strumenti associati alla violenza e al lavoro maschile (come mannaie, chiodi, martelli, filo spinato, pistole …)?
Le fondamenta di chi sono ora, sono nate proprio guardando la dinamica di opposizione tra mio padre e mia madre; perciò, lavoro ancora con quell’energia per risolvere i miei conflitti interiori.
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Perché nelle tue opere sono spesso presenti anche materiali naturali come corda, ossa e conchiglie?
Ricordo che, da piccolo, realizzai per la prima volta con le mie mani una piccola struttura di rami e corde, un mio posto sicuro.
Usare elementi naturali è il mio modo di rifugiarmi ancora in quel luogo che ho conservato in un angolo della memoria.
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Inserisci frequentemente anche cinture, lucchetti, zip e catene. Quale è il loro significato per te?
Quegli oggetti, che di solito alludono ad una chiusura costrittiva, hanno invece, per me, l’obiettivo di liberare tutto ciò che ho dentro.
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E le ruote? Rappresentano la volontà di allontanarti da un mondo che non sentivi pienamente tuo?
In realtà, si riferiscono al movimento, alla velocità e alla brevità di questa vita, al processo di invecchiare costantemente fino alla morte.
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Per concludere, in alcuni lavori sembra che siano preponderanti emozioni come la rabbia, in altri, invece, colpisce subito l’estetica, come nelle ceramiche dalle sfumature blu. Quale dei due aspetti è più importante per te?
Cerco di affrontare tutte le mie emozioni, sia positive sia negative, e a volte, ciò che può sembrare rabbia, è in realtà solo la mia espressione della violenza dell’essere umano, dalla nascita alla morte, si riferisce all’infrangersi dei nostri sogni, dell’amore e della speranza.
A volte rappresenta soltanto la passione che sento e che cerco di esprimere.
Infine, per quanto riguarda il blu è anch’esso slegato dall’aspetto estetico perché, per me, è solo un colore molto emozionante.
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Link utili: sito dell’artista
IG di Glen Martin Taylor
English version: Glen Martin Taylor’s Ceramics
Photo courtesy dell’artista