M.E.R.L.O.T non smette di sorprendere e, dopo il grande successo di VENTITRE, certificato Disco d’Oro, chiude un nuovo capitolo della sua carriera con ALASKA, la bonus track del suo ultimo EP, OFIUCO. Questo brano speciale, uscito l’8 novembre, rappresenta un perfetto connubio tra la malinconia che da sempre caratterizza l’anima dell’artista e sonorità capaci di catturare e trascinare l’ascoltatore in un profondo flusso di coscienza.
In occasione di questa uscita, abbiamo intervistato M.E.R.L.O.T, che ci ha raccontato come è nato ALASKA, il suo rapporto con il tema della solitudine e il paradosso della connessione digitale, oltre a svelarci qualche dettaglio sul percorso creativo che lo ha portato fino a qui.
Intervista a M.E.R.L.O.T su “ALASKA”
Ciao Merlot! Come stai? Benvenuto. Nel testo di “Alaska” emergono immagini di solitudine, isolamento e una forte connessione emotiva con l’altro. Come hai vissuto personalmente queste emozioni mentre scrivevi?
La vivo come la vivono molte persone che mi circondano, è paradossale come in un mondo dove siamo tutti iperconnessi ci si sente sempre più soli, forse mancano i legami veri quelli che si creano faccia a faccia.
Cosa rappresenta per M.E.R.L.O.T “perdere le parole come il caldo in Alaska”?
Quando l’ho scritta mi sembrava filare liscio come l’olio, poi hanno iniziato a farmi questa domanda e ho capito che è un po’ ingarbugliata come frase. Io intendo che perdo le parole proprio come si perde il caldo in Alaska. Non ci sono mai stato, ma penso che se dovessi andare perderei il caldo… Il mio cervello è strano.
Come si inserisce questo pezzo in “Ofiuco” (che avevamo detto che è un simbolo di mistero e introspezione)?
Ofiuco è imperfetto e senza una vera e propria fine. Alaska gli dà una conclusione ma comunque lo lascia lì ancora socchiuso, Alaska ha questo ruolo.
Come vivi in prima persona il contrasto tra connessione digitale e disconnessione emotiva che descrivi in “Alaska”?
Come dicevo prima, il fatto di essere un po’ dipendente dal cellulare e dai social mi fa allontanare molte volte dalle cose reali. È paradossale, ma più siamo connessi digitalmente, meno siamo connessi emotivamente.
Quando potremo riascoltarla live?
Spero prestissimo, perché il tour appena terminato mi ha donato tanto e non me lo sarei mai aspettato. Ora sono dipendente anche dai concerti.