Faber Nostrum – L’album tributo a Fabrizio De André

Quindici artisti del panorama italiano odierno per quindici canzoni del grande Faber

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Ve lo avevamo già annunciato nei giorni scorsi con il nostro articolo, e così è stato: venerdì 26 aprile è uscito Faber Nostrum, l’album tributo al grande Fabrizio De Andrè, firmato Sony-Music.

A realizzare le cover presenti nel disco sono stati quindici fra gli artisti più noti del panorama musicale italiano attuale: Motta, Ex-Otago, Ministri, Vasco Brondi, solo per citarne alcuni.

Faber Nostrum è sicuramente l’album più chiacchierato degli ultimi giorni, ma anche il più criticato. Ma del resto si sa, Fabrizio De André, noto anche con l’appellativo di Faber, è stato uno dei più grandi cantautori che la musica italiana abbia conosciuto. Qualunque cosa diciamo sul grande Fabrizio De André risulta sempre un po’ riduttiva. Ogni volta che ascoltiamo le sue canzoni ci sentiamo sempre troppo piccoli di fronte all’immensità della sua musica e dei suoi testi.

Non c’è dunque da meravigliarsi se molti fra i fan più accaniti non abbiano gradito questo tributo o lo abbiano considerato quasi un insulto alla memoria.

Tuttavia, ad essere più obiettivi e ascoltando bene il disco, si scopre che la profanazione non c’è stata. Faber Nostrum è un album umile, un tributo che si affaccia delicato come una rosa posata su una lapide, un omaggio tutt’altro che pretenzioso.

Ogni artista ha realizzato una versione del tutto personale dei bellissimi brani di De André che sono confluiti in questo nuovo lavoro, senza mai cadere nel banale. Pensiamo ad esempio a “Sally”, cantata da Gazzelle, dove fin dalle prime note riconosciamo lo stile dell’artista romano.

“Amore che vieni, amore che vai” cantata dagli Ex-Otago e “Canzone dell’amore perduto” cantata da Colapesce le avevamo già ascoltate in anteprima. Una super novità è invece rappresentata da “Il bombarolo”, cantata da Willie Peyote. L’artista torinese ha infatti presentato il brano in una versione rivisitata, riproposta in un’amara chiave moderna, ma che ovviamente non dimentica l’originale.

E ancora gli Zen Circus in “Hotel Supramonte”, i Canova in “Il suonatore Jones” e La Municipàl in “La canzone di Marinella” restituiscono perfettamente la profondità dei brani originali, senza mai perdere la propria identità artistica.

Certo, forse per molti sarebbe stato meglio che le canzoni di Fabrizio risuonassero solo attraverso le vecchie incisioni di Fabrizio. Tuttavia, questo nuovo album potrebbe diventare un ottimo strumento per far avvicinare i più giovani ad un importantissimo pezzo di storia della musica italiana.

Intanto, dopo aver ascoltato questi brani che conosciamo già così bene, la prima cosa che ci viene da pensare è, ancora una volta: Grazie, Faber!

L’album Faber Nostrum è acquistabile in formato MP3 e CD Audio a questo link.

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