Vi è mai capitato di essere catapultati indietro nel tempo di qualche decennio? Dunque è quello he è successo alla band pugliese Warmhouse. Una vecchia Casio Tone e un quaderno ingiallito nella relativa custodia: così nasce l’ispirazione dell’EP con cui i Warmhouse raccontano il “1984”.
Ebbene sì, in questo quaderno ingiallito trovato per un caso fortuito dalla band, si celavano storie d’amore, di prigionia, di violenza e allora di inquietudine.
Storie ambientate a Liverpool, Manchester e altre città sparse per l’Inghilterra. Versi e riflessioni firmati da uno sconosciuto poeta Patrik R. Storie datate nel 1984, che i Warmhouse raccontano in maniera estremamente personale e riconoscibile.
La band infatti esordisce con un EP potente, credibile e autentico. Che poi, scegliere i versi di un ignoto poeta d’oltremanica oltre che essere una scelta affascinante, è anche un po’ azzardata. Ma la band pugliese è riuscita a cristallizzare atmosfere e aneddoti in quattro brani a suon di distorsione.
I quattro brani costituiscono quattro tappe di un percorso ambientato nella terra del rock ‘n’ roll, un po’ indie, un po’ new wave. Un manifesto stilistico che si potrebbe collocare a metà strada fra il britpop e il grunge.
I Warmhouse raccontano in lingua inglese illusioni, sofferenze e momenti di profonda consapevolezza di sé. Di certo è un progetto interessante, non a caso noi di Indielife abbiamo scambiato quattro chiacchiere con la band per saperne di più!
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Instagram: Warmhouse
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I Warmhouse raccontano “1984”.