Luca Bortolin: tra autoproduzione e chitarra

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Luca Bortolin è un chitarrista autore di due Ep

Chitarrista jazz che spazia tra post-rock ed ambient, Luca Bortolin è un musicista emergente che, da fine estate ad oggi, ha fatto sucire due Ep, gli omonimi Ep1 ed Ep2. Entrambi autoprodotti, i due dischi mostrano la tecnica del musicista goriziano che, imbracciando la sua chitarra 8 corde in fingerstyle, ci regala 40′ di musica attraverso i brani jazz fusion da lui composti.

EP1

La copertina, raffigurante un tucano su uno sfondo esotico acquarellato, richiama cromaticamente e simbolicamente l’universo musicale-narrativo dei sedici minuti di questo lavoro.
La chitarra di Bortolin oscilla tra arpeggi quasi chillout per poi scendere nelle sonorità più ballabili del fusion.
L’effetto della 8 corde fa sembrare che convivano nello stesso strumento un basso ed una chitarra, e la profondità armonica ne guadagna estremamente.
La jazzistica Hummingbird viene seguita dagli arpeggi malinconici di Rain Forest, il cui spirito si trasla dolcemente fino a Gladiolus.
In Toucan, che conclude l’Ep, Bortolin riprende le sonorità più tipicamente jazz: la chitarra torna ad aprirsi creando anche la linea di basso, con incursioni nei ritmi sudamericani che tengono fede al titolo del brano.
Per essere un disco di chitarra solista, siamo di fronte ad un ottimo lavoro.

Ep2

È invece la volpe l’animale totem di Ep2, pubblicato il 20 dicembre 2020.
La musica di Luca Bortolin in questi 21′ si fa più complessa, sfiorando quasi il post-rock: la chitarra si raddoppia, aumentano i riverberi, irrompono i synth e appare una batteria soft, ma che arricchisce moltissimo il background sonoro.
Ascoltare la prima traccia, Village, potrebbe far pensare che si stia ascoltando un altro artista, ma la linea solista di Fox, il secondo brano, riporta negli anfratti del jazz fusion, reso ancora più ammaliante dal tappeto sonoro costruito dagli altri strumenti.
Forse presagio di un terzo lavoro in futuro, Owl introduce il terzo animale nel bestiario musicale di Bortolin, e lo fa tornando ad atmosfere effimere ed eteree che non cedono mai alla tentazione del ballo. Interessantissimo il solo à la Pink Floyd che ne occupa gli ultimi 5′.
Con Snowy si conclude anche questo secondo Ep, che nel suo essere completamente diverso dal primo offre un’altra faccia del proprio autore, che però non delude e prova di avere una grande sensibilità estetica e soprattutto di saper ottenere ciò che vuole dai propri strumenti, cosa mai scontata.
Ep1 ed Ep2, insomma, sono due lavori di nicchia sicuramente interessanti e piacevoli all’ascolto soprattutto di chi cerca una mezz’ora di fuga dalla concretezza delle basi iperprodotte e dalla materialità del quotidiano.




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