Dopo la pubblicazione del suo ultimo EP “Gelato a mezzanotte“, abbiamo fatto qualche domanda al cantautore Elia Truschelli, nome nuovo per noi di Indielife che – ne siamo certi – saprete apprezzare nel giusto modo. Buona lettura!
Elia, raccontaci in tre aggettivi chi sei. E aggiungine uno, di aggettivo, che non ti esprima per niente!
Ciao a tutti e piacere di conoscervi!
I tre aggettivi che più mi rappresentano sono certamente: nostalgico, testardo e sensibile.
Non sono per niente vanitoso, e quindi questo è l’aggettivo più distante da me.
Come nasce il tuo rapporto con la musica? Regalaci tre polaroid del tuo passato musicale. E magari, se ti va, anche un po’ “imbarazzante”!
La musica è sempre stata una costante della mia vita, i tre momenti più importanti?
Il primo quando ho iniziato a suonare la chitarra, avevo più o meno 12 o 13 anni;
il secondo quando ho fatto il mio primo concerto, mi sono sentito davvero importante.
Il terzo quando ho deciso di mollare tutto per la musica, una scelta dura e che mi è costata parecchio, ma è stata la più giusta di tutta la mia vita.
Quella un pò imbarazzante riguarda uno dei primi live, quando prima di iniziare, io e il mio caro amico Umberto ci siamo scolati una bottiglia di vino a testa per calmare la tensione, non vi dico in che condizioni abbiamo suonato. Però ci siamo divertiti un sacco.
“Gelato a mezzanotte” è un lavoro efficace e coerente, che unisce insieme sonorità folk internazionali (Damian Rice su tutti) e nazionali (penso sopratutto a Bersani e Fabi) in un melpot riuscito di canzone d’autore e pop. Ci racconti la genesi del lavoro? Svelaci qualche retroscena del processo di composizione del disco.
L’idea era di descrivere quello che mi è successo in più brani, da angolazioni diverse. Il tema è sempre lo stesso anche se a tratti si allarga ad altri argomenti senza mai perdere il focus iniziale. Inizialmente ho fatto diversi tentativi, senza mai trovare un punto fermo, una coerenza tra musica e parole. Ho buttato molti brani prima di arrivare a questi, ma ora sono più che soddisfatto.
“Non sei Elvis” è un brano amaro, che lascia aperta tuttavia la finestra. Che cos’è per te “fare musica”, e cosa significa oggi essere “emergente”? E’ una tematica, questa, che permette di allargare lo sguardo ad un contesto lavorativo in piena crisi, da ben prima del Covid.
Fare musica è la mia vita, ho rinunciato tanto per poterlo fare. Non so dire quanti sacrifici. Molti lo fanno a tempo perso, altri lo fanno per arrotondare, ma non è come esserci dentro fino al collo. La musica o è la tua vita o non lo è, non ci sono vie di mezzo o compromessi. Il termine emergente non l’ho mai sopportato, perché se lo sei equivale ad essere sfruttato, sei come un mendicante che chiede l’elemosina, un tirocinante non pagato, o un lavoratore sottopagato, o forse anche peggio di tutto questo.
Ma aldilà di questo, emergente o no, chi fa musica propria è condannato a rimanere nell’ombra, a meno che non ci sia una predisposizione a seguire determinate regole.
Io non sono mai stato per le regole. Sono per la genuinità, per le cose vere.
Ti tieni ben lontano, nella tua proposta, da tutto ciò che si potrebbe facilmente definire “indie”. Cosa ne pensi della scena contemporanea? Credi che esista ancora, in tutto questo rumore, una “canzone d’autore” e un pubblico interessato a raccoglierla?
La musica italiana secondo me sta subendo un tracollo mai visto prima, non sento una canzone o un album qualitativamente alto da molto. Gli unici artisti a soddisfare il mio gusto sono Brunori, Motta, Franco 126, Cannella e pochi altri.
Viviamo in un periodo musicale buio in cui l’ascoltatore medio si sta adattando a sentire musica mediocre e si sta pure convincendo che sia la miglior musica di sempre.
Ma insomma, avremo l’occasione quest’estate di rivederti dal vivo?
Domenica 11 luglio presenterò il mio disco in un’unica data con la mia band, a San Zeno di Montagna in una splendida location. E’ già sold out e di questo ne sono felice. Spero desti interesse a qualche altra location simile dove ci si possa esibire.
Non mancheranno comunque altri appuntamenti in duo o da solo in cui si potranno ascoltare i miei brani.
Salutaci con una citazione da “Gelato a mezzanotte”, il tuo primo discorso.
Ci incontreremo, ci incontreremo.
Questo è certo.
Grazie a tutti, a presto!