Oltre la pazienza di Crisso incomincia il suo nuovo album

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In occasione dell’uscita del suo ultimo album, abbiamo fatto qualche domanda a Crisso per saperne di più rispetto alle profondità letterarie, politiche e musicali toccate in “Porta pazienza”.

Ciao Cristian, benvenuto su IndieLife. Vogliamo scoprire tutto di te, quindi iniziamo dalle basi. Come mai hai scelto come nome d’arte Crisso?

Ciao, grazie per avermi invitato. Il mio nome nasce dalla passione per l’arte gladiatoria e da una crescente aspirazione rivoluzionaria. Crisso è stato uno dei più grandi gladiatori dell’Antica Capua che ha capeggiato con Spartaco le rivolte contro Roma, ed io sono cresciuto presso l’anfiteatro campano – secondo per dimensioni solo al Colosseo – che fu luogo di allenamento e foriero di morte e ribellioni. Tuttavia il nome in questione porta le iniziali anche del mio vero nome Cristian, per cui sembrava che tutto tornasse. 

Quando ti sei avvicinato alla musica?

Mi sono avvicinato già da piccolo. Mia madre, insegnante di pianoforte, spesso accompagnava le giornate suonando a casa, oppure mi capitava di andare con lei nelle vesti di porta-tastiera quando le commissionavano dei matrimoni in chiesa, quindi è stata lei inizialmente a trasmettermi l’amore per la musica. Anche mio padre poi c’ha messo il suo con l’ascolto di musica un po’ più etnica, finchè ho assorbito tutto ed ho trovato infine la mia dimensione. 

E’ uscito da poco il tuo nuovo disco, “Porto Pazienza”. All’interno troviamo brani dove al centro di tutto c’è un’amara critica alla società. Pensi che ci sia una strada per cambiare le cose o siamo destinati a girare negli stessi schemi in eterno?

Credo che alla base ci sia solo una grande mancanza di coraggio nelle persone. La società in cui viviamo è quella che ci permette ancora di avere il minimo per campare, e noi siamo bravi ad arrangiarci. Nel frattempo però stiamo annunciando indirettamente la fine di questo tempo di quiescenza e pian piano accrescerà quell’individualismo che ci renderà dei piccoli insetti da schiacciare se non torniamo utili ai padroni che ci governano. Quindi, ripetendomi, non credo che manchi solo il coraggio, credo manchi anche l’unione, e purtroppo soli non abbiamo grandi speranze. Il mio album raccoglie piccoli frammenti di quello che, sia politicamente che artisticamente, sta accadendo. Fin quando ci saranno disuguaglianze e disparità non saremo mai una società vincente, ed è vero, sarò un’idealista, ma fin quando saremo noi a poggiare i mattoni che consolidano questo sistema gerarchico, non ci sarà mai una strada per cambiare le cose.

Qual è il brano del disco a cui sei più legato e perché?

Il brano a cui sono più affezionato è Nostalgia. E’ un brano che aspettavo da tempo prima che vi fosse la chiave giusta per interpretarlo. Sentivo il bisogno di riassumere il mio percorso cercando di dire a me stesso che dopotutto qualcosa di buono è stato fatto, anche se spesso non lo riconosca a tutti gli effetti come un successo. Con questo brano volevo chiedere scusa alle persone con cui mi sono comportato da stronzo, e nel contempo ringraziare chi mi ha permesso di continuare questo percorso.

Un tuo brano che ha riscosso un successo inatteso?

In generale ho sempre avuto un riscontro più o meno equo dei miei brani, ovviamente quando scrivevo un pezzo che parlasse di amore sapevo che avrebbe avuto più risonanza. Devo dire che con quest’album non mi aspettavo un’interesse  maggiore per brani come Freddy Krueger e MDPI.

Se potessi cambiare una cosa di questo mondo quale sarebbe?

Al momento ti direi l’inutilità del Green Pass.

Quali sono state fin ora le tue più grandi soddisfazioni?

Purtroppo non mi sento soddisfatto di nulla, ringrazio che sia vivo e che riesca a raggiungere dei risultati per la mia determinazione, ma la soddisfazione, in questo momento, non esiste nel mio vocabolario.

Cosa hai in mente per i prossimi mesi a livello musicale?

Ho tante idee, sto lavorando per realizzare qualcosa di grande, voglio realizzare un album che possa diventare un cult, originale, nuovo, qualcosa che nessuno consapevolmente ha fatto finora, e che sicuramente in Italia manca. Sto studiando molto per cercare di abbattere i miei confini musicali, voglio rendere il rap e l’hip hop simile all’arte totale di Wagner; e sì, voglio restare un illuso.

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