“sollevami”, intervista ad Eliseo

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Sollevami” è il nuovo pezzo di Eliseo, giovane cantautore campano classe ’95, dalle influenze synth-pop.

Il singolo racconta in prima persona l’esperienza dell’artista di ritrovarsi alla resa dei conti di una relazione che non è più come all’inizio. La consapevolezza che, per quanto ci si possa raccontare una favola, c’è qualcosa che si è rotto e ora non basta più.

Dopo “trovati/persi”, uscita nel febbraio del 2022, abbiamo voluto fare una chiacchierata con Eliseo per saperne di più sui prossimi passi della sua carriera artistica e su “Sollevami”

Intervista ad Eliseo – da “sollevami” al futuro

“sollevami” è l’ennesimo step di un percorso che ha avuto fasi diverse tra di loro. Parlaci un po’ di eliseo da quando è partito ad oggi.

Eliseo a 16 anni suonava e strillava. Più avanti ha iniziato a cantare e a sentirsi nudo parlando di ciò che pensa e che vive. Musicalmente è in continua evoluzione e volendo essere sinceri fatica a trovare un proprio sound avente un filo conduttore. Smetto di parlare di me in terza persona. Da “riavvolgi” (disponibile per ora solo su Youtube) ho cercato nuovi modi per esprimermi musicalmente e per dire le cose nel modo che piace a me. 

La scelta dell’argomento non è scontata. Il tuo nuovo singolo parla di una presa di coscienza: quella che ciò che hai e che ti bastava, non ti basta più.

“sollevami” è nata in cima a una collina io e una chitarra acustica. Avevo bisogno di questa canzone, dopo averla scritta è stato tutto più chiaro nella mia testa. Mi piace pensare di essere una persona risoluta, ma a volte si ha la mente annebbiata e non si riesce a vedere bene la via.

Hai detto che “sollevami” è “una telefonata d’addio effettuata con un brano synth-pop”. Parliamo di musica: come ti sei avvicinato a questa scelta stilistica?

Penso ci siano tanti generi dentro questo pezzo, è un mischione di influenze.

La parte ritmica la voce nelle strofe vanno verso l’hip-hop, il testo potrebbe appartenere a una ballata, i synth la portano fino agli anni ’80. L’arrangiamento ha avuto varie forme: i synth del ritornello il mio cervello li ha buttati fuori subito. Dopo mesi, a progetto abbandonato, stavo suonando il giro di basso della strofa per fare un’altra base senza capire che mi era arrivato per “sollevami”.

Se per la scrittura di un testo mi bastano anche un paio di giorni per la musica ho bisogno di molto più tempo. 

Augurio per il futuro? Che sotto le feste porta ancora meglio.

Mi auguro di essere costante e di credere sempre in ciò che faccio. In passato non ci ho creduto abbastanza e quando ci penso mi mangio le mani. Meno male che per scrivere si deve vivere tanto.. la pillola me la addolcisco così.

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