Punk Rock senza ALIBI! L’intervista

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Attualmente in auge con il brano “ASSAGGIO”, abbiamo incontrato gli ALIBI, rock band romana con influenze punk per approfondire aspetti della loro musica, e curiosità varie sul videoclip in uscita.

Ciao ragazzi, domanda a bruciapelo: Come nascono gli Alibi? Chi sono Gabriele e Guglielmo?
Guglielmo è un ragazzo romano di Garbatella, nato e cresciuto a Roma, ma nonostante ciò, continua a frequentare gli stessi tre bar da vent’anni: cresciuto accompagnato dallo studio della batteria, dopo esperienze non soddisfacenti con altri gruppi, conosce Gabriele, e insieme formano gli Alibi.


Gabriele è un po’ napoletano e un po’ pugliese, si è trasferito a Roma dopo gli ultimi anni passati in giro per l’Europa, e alla domanda “di dove sei?” ancora non sa come rispondere: accompagnato per tutta la sua adolescenza da una chitarra e un game boy che riempivano le giornate di una periferia vuota, si trasferisce a Roma con un tempismo ironicamente perfetto, arrivando un mese prima del lockdown, dalla cui fine nascono gli Alibi.

Parlateci di “Assaggio”. E quali “Alibi” avete per aver realizzato un pezzo così?
Assaggio è un pezzo che nasce da una fine, e dal successivo riscatto che fatica ad arrivare, un cancello tra le cui sbarre vedi ciò che vorresti, ma che non riesci a scavalcare: è esattamente questa la sensazione che volevamo esprimere quando abbiamo scritto il pezzo.

Visto che amate i liquori, realizziamo il cocktail perfetto degli “Alibi”.

Quante percentuali occorrono di Pop, quante di Rock e quante di Punk per formare la vostra band?
Nonostante il nostro debutto sia con un singolo molto carico, con sonorità punk, ci piace variare. Il fondo base è rock, perché dalle nostre influenze adolescenziali non si scappa, con un top di blues o punk a seconda dello stato d’animo del momento, e una spolverata di pop, per amalgamare il tutto.

Passiamo al videoclip. Dove avete preso le vestaglie? Poi raccontateci il resto…
La vestaglia di Guglielmo sembra presa dal set di un film porno anni 60, il che sarebbe plausibile data la sua stima per quegli anni particolari, ma l’ha comprata dal cinese sotto casa a Magliana.


La vestaglia di Gabriele che sembra una tovaglia da pic-nic e che dà più prurito di un morso di zanzara, era di suo nonno, unica cosa ereditata, insieme al suo nome.
Il videoclip lo abbiamo girato in un vecchio hotel abbandonato, all’interno del parco nazionale del Vesuvio, a Napoli: volevamo un’ambientazione cruda, grezza, che rispecchiasse le decadenti giornate descritte nel brano.


Il posto lo ha scoperto Gabriele per caso: era in viaggio con la sua vecchia Ducati d’epoca rossa, e perso tra i tornanti della costa campana, si ritrova davanti questo palazzo tetro, senza più il portone d’ingresso, e senza pensarci due volte ci entra dentro con tutta la moto.
Un anno dopo eccoci lì dentro per girare: era l’ambientazione perfetta.


Con un Fiat Ducato a noleggio, un videomaker, un divano blu rubato sul pianerottolo della vicina e altri oggetti di casa nostra, ci siamo avventurati sull’autostrada del sole, per arrivare ai piedi del Vesuvio, e poi all’hotel, dopo cinque ore di tragitto, di cui tre quasi quattro nello scorrevole e mai trafficato “Grande Raccordo Anulare”


Arrivati lì, dopo aver coperto varie scritte sui muri con i quadretti presi a casa dei nonni, abbiamo arredato il posto con tutto quello che avevamo in casa, moka per fare il caffè compresa, ma sapendo che ben poco sarebbe sopravvissuto all’ira del videoclip, ci siamo prevenuti;
sarebbe stato un peccato rompere bottiglie ancora mezze piene di liquori e spiriti vari, quindi la sera prima di girare, ci siamo gustati tutta la dispensa, tranne la sambuca che mettiamo nel caffè durante la scena del divano, quella è rimasta sul terrazzino dell’hotel, non ne siamo fan, e probabilmente due amanti segreti ci avranno brindato sotto le stelle con quella.


Tra i tanti graffiti sui muri, è possibile cogliere qualche citazione, come “we can be heroes” sotto la finestra nella scena del risveglio, o messaggi rivolti alla persona che ha ispirato il pezzo.
Nel video raccontiamo semplicemente le nostre giornate tipo: sveglia tardi, caffè, suonare, un bicchiere di vino, e alla fine travestirsi per andare a lavoro, tornare, e distruggere tutto, per poi ripulire.
Una routine conosciuta a molti, e che raccontiamo a modo nostro, quindi, non prendetela troppo sul personale.

Vi sentite più “streaming” o più “live”?
La risposta credo sia scontata: per noi streaming e musica live non possono neanche stare nella stessa frase, ma siamo consci di vivere in una realtà fatta di numeri, per cui bisogna fronteggiare il fatto di dover per forza farli questi numeri per apparire credibile, ma fortunatamente ci sono ancora persone che non sono rimaste intrappolate in questa logica di “cifre uguale approvazione”.
Comunque, non c’è risposta migliore che venire ad un nostro live per capire da che lato pendiamo.

Cosa fate nel tempo libero?
Per Gabriele un gin tonic, sigarette, e film d’autore, magari dopo aver preparato qualcosa di speciale per cena: gli anni passati nelle cucine dei ristoranti insieme al padre chef gli sono tornati molto utili.
Gli piace anche fare lunghe passeggiate col cane, anche se più che passeggiate sono viaggi, dato che al suo cane piacciono molto gli autobus e ci si fionda dentro come avesse visto un pollo arrosto, e non si sa mai dove si va a finire.
Guglielmo nel tempo libero ama andare a ballare, preferibilmente la techno: se c’è una serata libera,
si va al Caruso.

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