“Con i miei occhi”, l’EP d’esordio della cantautrice padovana Sara Sgarabottolo, si configura come un affascinante diario sonoro attraverso il quale l’artista esplora la propria anima. Composto da cinque tracce che spaziano tra sfumature rock e riflessioni profonde, l’album offre un viaggio emozionante e autentico.
Il filo conduttore di questo EP è rappresentato dalla presenza costante di una rock band che accompagna l’artista attraverso diverse direzioni sonore. La chitarra acustica, compagna fedele di viaggio, si fa sentire, contribuendo a creare un’atmosfera avvolgente. La voce di Sara, caratterizzata da un timbro scuro e caldo, emerge con forza in ogni brano, trasmettendo un’intensità emotiva che si lega perfettamente alle tematiche trattate.
Ciao Sara, benvenuta su IndieLife. Cominciamo parlando del tuo EP d’esordio, “Con i miei occhi”. Ci racconti come è nata l’idea di questo progetto e cosa ti ha ispirato a raccontare la tua storia attraverso questi cinque brani?
Devo ammettere che è successo tutto abbastanza in fretta. Sono arrivata ad un punto in cui avevo un po’ di canzoni nel cassetto e mi sono resa conto che era arrivato il momento di dare loro una forma più concreta. Ho scelto cinque canzoni che sono le più significative per il mio percorso di crescita, personale e artistica, e di racchiuderle in un Ep che riassumesse quello che è successo negli ultimi anni. “Con i miei occhi” vuole essere un punto per quello che è successo fino a qui, ma anche un trampolino, un primo passo verso un mondo che per me è ancora da scoprire.
L’EP sembra attraversare una vasta gamma di emozioni, dai problemi di cuore alla spensieratezza, dalle insicurezze al tumulto emotivo del passaggio all’età adulta. Come hai scelto queste tematiche e come hai lavorato per rappresentarle nella tua musica?
Ho voluto presentarmi per quello che sono, senza alcun tipo di sovrastruttura, il che mi sembrava un buon punto di partenza. Dovendo raccontarmi a 360°, ho unito tutte le sfaccettature che mi definiscono: c’è la paura del futuro, dell’età adulta e di quello che comporta crescere, i problemi di cuore, il mio lato un po’ più sognante e visionario, accompagnato sempre, in qualche modo, dalla musica che ascolto, che poi si riflette nelle sonorità dell’Ep.
Il tuo EP è caratterizzato da una dimensione di rock band, con l’immancabile chitarra acustica e il tuo timbro di voce scuro e caldo. Come hai scelto questo approccio sonoro e come pensi che abbia contribuito a trasmettere il messaggio e l’atmosfera che volevi creare?
Anche le sonorità mi rispecchiano perché sono le stesse che mi hanno cresciuta, che mi hanno incuriosita dalla prima volta: c’è un po’ di soul, di blues e un pizzico di alternative rock. La partecipazione della mia band è stata fondamentale, perché è una colonna portante del mio percorso e non poteva mancare all’interno del disco. Per me sono gli attori non protagonisti di questo Ep, che hanno riportato l’idea di suonare insieme, dal vivo. Se vuoi, anche un po’ alla vecchia maniera.
Hai menzionato che l’EP è come un diario pieno di appunti, un riassunto del tuo percorso di crescita. Ci puoi dare qualche esempio di come alcune canzoni rappresentino particolari momenti o esperienze della tua vita?
Per esempio, ho scritto “Giorni in più” in un periodo in cui mi sentivo particolarmente giù, anche se la canzone di per sé ha un ritmo disteso ed è allegra. È la canzone che chiude “Con i miei occhi” e parla della ricerca disperata di un momento di leggerezza, senza sentirsi schiacciati dallo scorrere del tempo e dalla pressione che spesso ci mettono le aspettative.
Infine, cosa speri di comunicare al pubblico con “Con i miei occhi”? Qual è il messaggio principale che desideri trasmettere attraverso la tua musica?
Vorrei che “Con i miei occhi” fosse uno di quei bei dischi che ti fanno perdere il senso del tempo, mi auguro solo che ci si possa immergere completamente in quei suoi quindici minuti. Sarebbe davvero un bel traguardo in un’epoca che è regolata dalla legge del tutto-e-subito, ma mi renderebbe felice anche solo sapere che qualcuno l’ha ascoltato e gli è piaciuto, perché ha trovato nelle canzoni un po’ di se stesso.