Gaza ci presenta il suo primo Ep da solista, “STRATI“, in cui parla di sé e a sé; una lettera a Federico, scritta su un flow trascinante, che mostra tutte le sfaccettature dell’artista. Strato dopo strato.
Un percorso dentro la psiche del giovane artista che giunge ad una conclusione: diventare la luce in mezzo al buio quando non riesce più a trovarla al di fuori di sé.
Intervista a GAZA per “STRATI”
Ciao Gaza! Abbiamo ascoltato il tuo nuovo album “STRATI”, che come il nome suggerisce analizza le parti che compongono il tuo animo. È stato difficile per te spogliarti di ogni strato superficiale nello scriverlo?
Ciao! Per quanto riguarda gli strati superficiali no, non sono stati tanto problematici quanto quelli interiori, che ho trovato difficili da sviscerare. Nonostante io pensi di essermi messo parzialmente a nudo con questo EP (direi che sarebbe un venti percentuale). La mia scelta artistica infatti è quella di spalmare su un maggior numero di canzoni ciò che mi compone, sia
per volontà che per la mia maturità artistica e personale in continua evoluzione. Questo richiede tempo per approfondire diversi aspetti che mi riguardano, facendo sì che col passare del tempo arriverò a trasmettere in modo più diretto e chiaro ciò che vorrò raccontare.
Con il tuo produttore fidato Chryverde hai deciso di ispirarti, a livello di produzioni, agli anni 80. Perché questa scelta? Che tipo di sapore volevi dare all’opera?
Ad essere onesto non c’è un reale perché di questa scelta. Se non per la nostra voglia di rimanere coerenti portando un certo tipo di suono per tutta la raccolta di brani. In ogni caso, penso che queste produzioni nel suddetto stile diano un tocco di classe, professionalità e duttilità per quanto riguarda la vastità di pubblico (in termini d’età) che potrebbe andare a “colpire” lasciando appunto l’ascoltatore soddisfatto sia per quanto riguarda i giovani nostalgici di suoni che ricordino gli anni 80, che di adulti, pur sempre nostalgici in quanto possano rivivere momenti passati con il solo ascolto.
Ritroviamo nei tuoi testi una forte sicurezza e grandi speranze nel futuro. Da cosa deriva
questa tua indole così positiva e resiliente?
Diciamo che quella voglia di rivalsa che si sente nei testi che vanno a comporre questo Ep, sia volutamente in contrasto con la parte di opera più triste ed autocritica. Come un saliscendi di emozioni. Da una forte tristezza e un clima di rassegnazione, spesso nella medesima canzone, si passa ad una risalita personale, ad una reazione positiva e portatrice di speranza nei confronti del futuro.
Caratteristica che strizza l’occhio ad un altro elemento/argomento che ho voluto velatamente trattare, ovvero quello del bipolarismo. In ogni caso, come avete colto subito dopo o durante l’ascolto, è un aspetto che ho sempre avuto. Una grinta interiore, (che si alterna ad un assottigliarsi della stessa) una voglia di “spaccare il mondo” in senso positivo che ha sempre fatto parte di me e che quindi definirei come innata qualità che compone la mia persona, non derivante da un qualcosa od un evento in particolare.
Qual è il tuo brano preferito di “STRATI” e perché?
Il mio brano preferito di STRATI è LACRIME SALATE, in quanto sia una traccia davvero toccante e in grado di, mi metto nelle vesti di ascoltatore, farmi sentire capito e meno solo. Tutti versiamo stesse lacrime salate. Ho due piccoli aneddoti che mi legano particolarmente a questo brano, vado per importanza: È uno dei pochi fino ad ora, che è stato capace di emozionare me e mia madre tornando da lavoro
in macchina. Per giunta, ho preso spunto, per quanto riguarda il titolo, da quello di un capitolo di un libro che mi ha colpito ultimamente e aiutato a crescere, nonché la storia di Siddartha Gautama. A “capo” del pensiero Bhuddista che da qualche tempo mi accompagna come nuova filosofia di vita.
Come inizia il tuo rapporto con la religione buddhista e quanto essa influenza la tua musica?
Riporto spesso riferimenti a questa corrente di pensiero nelle mie canzoni, in quanto si tratti di un buon 80% delle mie letture fino ad ora. Anche con uscite prossime al di là di questo Ep, sentiremo diverse citazioni e temi trattati a riguardo. Mi sento quindi di dire che influenzi in
maniera positiva sia ciò che scrivo che ciò che vivo. Per quanto riguarda il mio avvicinamento a questa cultura, non ho una data od un avvenimento preciso che l’abbia scaturito. Ho semplicemente ritenuto, guidato da stupore e curiosità, che sarebbe potuto essere un ottimo cavillo per poter ampliare le mie argomentazioni nelle canzoni oltre che, cosi come strada facendo è emerso, un ottimo compagno di vita a cui rifarsi ogni qualvolta ce ne fosse bisogno; l’ho presa un po’ come un buon amico in grado di dare ottimi consigli e pareri sul come a:rontare diverse situazioni di vita quotidiana.
Ora che hai raccontato e sfogato tutte le tue lotte e sofferenze celate, cosa dobbiamo aspettarci in futuro dalle tue canzoni?
Per il futuro, c’è da aspettarsi, guardando il mio roster di canzoni alla mano inedite oltre a quelle che ancora sono da comporre, un racconto sempre più dettagliato (almeno questo è l’obiettivo) di tutte le mie lotte e sofferenze celate che ancora sento di non aver completamente
argomentato. Oltre a ciò però, mi sono concesso e mi concederò più leggerezza. Nonché canzoni comunque capaci di avvolgere l’ascoltatore il quale potrà apprezzarne sonorità, capacità stilistiche, flow e metriche nuove ed originali. Lanciando anche messaggi positivi e motivazionali derivanti dalle mie interpretazioni e prestazioni.