Melani canta la solitudine nel nuovo singolo “Se scatta l’ora”

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Il giovane cantautore toscano Melani affronta il tema della solitudine nel suo ultimo singolo “Se scatta l’ora”. Il brano descrive le ore notturne cariche di inquietudine, quando piccoli problemi sembrano insormontabili e il bisogno di conforto diventa più acuto. Con melodie che riflettono la tensione delle parole, l’artista canta di come, spesso, ci si trova soli a dover affrontare i propri “fantasmi” senza alcun sostegno, in un mondo che evita la verità.

Nel tuo singolo “Se scatta l’ora” parli di solitudine e introspezione. C’è un particolare evento o momento della tua vita che ha ispirato direttamente questa canzone? 

Quando scrivo una nuova canzone non parto mai dalla idea di affrontare un tema specifico perché penso che sia una gabbia e che limiti molto la scrittura. In seguito, è come se arrivasse una forza superiore a dirmi di affrontare un determinato tema e che ha usato me come mezzo terreno. Se dovessi collocare la canzone in un periodo specifico della mia vita dove ho vissuto questa dinamica, sì, c’è, ed è stato recentemente. Stavo attraversando un periodo buio e l’unica persona che mi poteva capire, avendo vissuto insieme a me dinamiche famigliari molto simili alle mie, mi ha abbandonato. In quel periodo avrei voluto solo un abbraccio.

Il videoclip di “Se scatta l’ora” è stato girato fra Lucca e Pistoia. Come hai scelto queste location e che significato hanno per te?

Ho scelto queste location perché le trovo due città molto nostalgiche e anche un po’ malinconiche a tratti come le parole del testo.

Nel video, la danza è un elemento chiave. Puoi descrivere il processo di coreografia? Come è stata sviluppata e quale impatto volevi che avesse sul pubblico?

Per me la danza è un elemento puramente istintivo, non penso mai ad una coreografia in chiave TikTok o che possa venire replicata dalle masse. Ogni ballo è del tutto improvvisato e nasce dal flusso emotivo del momento, come le mie performance live.

La musica e la danza sono chiaramente centrali nella tua espressione artistica. Ci sono altri ambiti dell’arte che ti interessano o che influenzano il tuo lavoro?

Sì, per me tutte le forme d’arte sono centrali anche se in questo momento mi sto concentrando sulla musica. Il teatro, il cinema, la danza e la musica sono forme d’arte collegate da un unico filo. In Italia spesso si tende a catalogare gli artisti in un’unica forma d’arte per chiusura mentale, cosa non accade all’estero perchè bisogna essere estremante versatili. Durante i provini dei festival mi sentivo dire “non puoi fare tutti e due, o canti o balli”.

Quali sfide pensi che un artista emergente debba affrontare oggi nel mondo della musica? E come stai affrontando queste sfide?

La sfida principale che un artista emergente deve affrontare è crearsi un proprio percorso attraverso i canali comunicativi che vengono messi a disposizione dai social oggi. Poi è importante trovare una persona che creda nelle sue potenzialità e che gli dia modo di esprimersi, perché nessun artista da solo può emergere se non ha un gruppo di lavoro che lo guida e lo supporta.

Con l’evolversi della tua carriera, ci sono specifici obiettivi o traguardi che miri a raggiungere nei prossimi anni?

Preferisco pormi degli obbiettivi a breve termine perché mi permettono di concentrare al meglio le mie energie piuttosto che pormi obbiettivi megalomani che possono diventare fonte di logoramento per noi artisti. Ovvio che professionalmente voglio arrivare il più in alto possibile per tutte le forme d’arte che mi rappresentano.

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