Appena uscito per Boc Music Group, “Stranieri” è il nuovo album dei Fiori di Cadillac, duo composto da Luigi Salvio (voce, piano, chitarra, basso, synth) e Valerio Vicinanza (batteria, drum machine, synth), entrambi di Salerno. La produzione musicale e la direzione artistica del disco sono del torinese Frank Sativa.
Composto da 11 canzoni che spesso hanno un carattere intimista, “Stranieri” si muove sulla scia della tradizione più innovativa del pop d’autore italiano, quella che non disdegna l’uso di parti elettroniche, per esempio.
Un album che rappresenta una ripartenza per i due musicisti salernitani perché il loro secondo e precedente album, “Fuori dalla storia”, pubblicato da INRI e scritto e prodotto insieme a Giulio Ragno Favero, è uscito nei primi mesi del 2020, dunque ha avuto la sfortuna di dover fronteggiare l’emergenza Covid. Da quel momento in poi il gruppo si è posto molti dubbi, anche se continuare a a fare musica o meno.
Visto che “Stranieri” certifica che i Fiori di Cadillac sono ancora attivi e ispirati, in occasione della sua uscita abbiamo rivolto qualche domanda ai due membri del gruppo (come avevamo già fatto per il precedente album).
Come avete lavorato alla composizione dei brani del disco? Ho letto che Frank Sativa, il produttore musicale e direttore artistico, è di Torino, quindi, per esempio, mi incuriosisce capire se avete interagito da remoto o vi siete chiusi in studio con lui per un periodo…
La scrittura dei brani inizia nell’estate del 2020. La domanda che ci siamo posti è se avesse avuto un senso continuare a scrivere canzoni e far musica. Dopo averne discusso a lungo abbiamo capito che avevamo una storia da raccontare, la nostra, ed ancora tanto da dire. Questo ci ha spinto ad aprirci e scrivere. La sperimentazione sonora è iniziata fin da subito così lì sono nati i primi provini. Abbiamo poi conosciuto Frank con cui abbiamo affinato ogni singolo brano. Il lavoro di pre-produzione e produzione si è svolto durante diverse sessioni in studio tra Salerno e Torino.
Perché avete deciso di pubblicare ben sei singoli prima dell’uscita del disco?
Discograficamente parlando il progetto era fermo dal 2020. Abbiamo pensato di tornare sulla scena dando il giusto spazio e tempo a un lavoro ampio e impegnativo, fatto non solo di musica ma anche di video e contenuti sociali nella nostra città.
Nel primo singolo del disco, “Ultima nave“, c’è una citazione di un verso di “Non sono una signora” di Loredana Bertè. Si tratta di un un pezzo dei primi anni ’80: quel periodo musicale ha ispirato in modo particolare la vostra musica?
Non solo c’è la citazione, ma per gli ascoltatori più attenti, in questo brano, c’è anche un sample nascosto proprio con la voce di Loredana.
I nostri riferimenti vanno un po’ al di là delle diverse stagioni musicali. Ci lasciamo influenzare più che altro dalle canzoni belle, quelle che ci emozionano.
Ci spiegate il significato del titolo dell’album, “Stranieri” (che, tra l’altro, è anche il titolo di uno dei singoli usciti negli ultimi mesi)?
Il titolo dell’album fa riferimento al concetto di “stranieri” inteso come quelle persone che, in un periodo della loro vita, non si riconoscono più, magari perché annullate, perse o costrette a inseguire i propri sogni altrove, via dal proprio paese. Stranieri di se stessi.
Cosa significa oggi essere dei musicisti indipendenti in Italia? Siete ottimisti rispetto alle prospettive che un gruppo come il vostro può avere nel mercato discografico italiano attuale?
Noi ci sentiamo e siamo sempre stati indipendenti. Questo per noi rappresenta da sempre fare centinaia di chilometri e magari suonare gratis. Caricare un furgone pieno di strumenti, scaricarlo, suonare e dormire un po’ ovunque. Occuparsi direttamente delle grafiche, degli artwork, delle foto, dei video, del booking, le stampe dei dischi, la distribuzione e tutti gli aspetti tecnici legati alla produzione e al live. Farlo con gioia, tenacia, entusiasmo senza mai lamentarsi. Fortunatamente abbiamo un team di amici che con la stessa passione, incondizionatamente, ci supportano e ci danno una grandissima mano. Per il resto, sì! Siamo ottimisti, pensiamo di poter fare la nostra rivoluzione gentile.
Ho letto che avete fatto una prima data dal vivo per presentare il disco. Sul palco siete e sarete sempre e solo voi due oppure vi accompagneranno altri musicisti?
Il live per noi rappresenta il momento più importante. Quello in cui davvero diamo tutto. Abbiamo lavorato su due set: uno che vede la partecipazione di Gennaro Tafuri all’elettronica e di Giada De Prisco al basso elettrico e synth, che sono amici e con cui siamo davvero felici e onorati di condividere il palco. Un altro set “acustico” che vede sul palco solo noi due.