Rilasciato da TSCK Records e disponibile sulle piattaforme digitali dal 10 maggio, “Pelle di Lupo” è l’album di esordio di ULULA. Un’opera eclettica composta da nove tracce che spaziano tra cantautorato, rock, pop e suggestioni elettroniche e psichedeliche.
“Un disco scritto anche in mezzo a due grandi viaggi in bicicletta: dal Marocco ai Balcani alla Turchia, che lo rendono a tratti esotico. Infine, un canto alla Luna.” racconta il cantautore.
Abbiamo voluto approfondire.
Intervista a ULULA su “Pelle di Lupo”
I tuoi testi spaziano dalla cruda realtà alla finzione, esplorando la magia e la passione. Come hai trovato l’equilibrio tra questi elementi contrastanti durante la scrittura delle canzoni?
Non ho mai trovato un equilibrio, seguo l’onestà il più possibile, lascio scorrere tutto e poi facendo un po’ di ordine, metto nero su bianco.
La prima fase è totalmente incontrollata e furibonda, il momento in cui scrivo (con la penna sul foglio) invece è la parte più razionale che va a “sistemare le cose”. L’uomo e il Lupo.
Hai menzionato che questo disco è stato scritto durante due grandi viaggi in bicicletta attraverso il Marocco, i Balcani e la Turchia. In che modo questi viaggi hanno influenzato il sound e i temi di ‘Pelle di Lupo’?
Si, anche adesso ti sto rispondendo nel mezzo di un viaggio, sempre sopra una bici, da Verona a Capo Nord. Il modo stesso in cui viaggio: alla rinfusa senza programmi, nella natura, da solo, per tanto tempo, per tanti chilometri; mi rende un foglio bianco, un vaso vuoto che il viaggio stesso riempie giorno dopo giorno. Delle cose riesco a sentirle subito, altre sono nascoste ed escono allo scoperto anche dopo il viaggio e si infilano ovunque, anche nelle canzoni!
Com’è stato lavorare con Duck Chagall in studio?
Duck Chagall (Francesco Ambrosini) è una macchina creativa senza limiti, capace di seguire ogni cosa senza limitarla.
In studio si lavora con una serenità preziosa, tra tantissimi strumenti dai più classici ai più esotici, oltre alla sfilza di tastiere e synth su cui Duck si muove come una ballerina. Nello studio TEGA, lo studio di Duck appunto, c’è un aria molto ”casalinga”, ci sono affreschi un salotto gigante che è ora la sala ripresa, eppure c’è così tanta professionalità e tecnica che è proprio una: TEGA (da noi a Verona = figata!).
Il titolo dell’album e della traccia principale è ‘Pelle di Lupo’. Cosa rappresenta per te questa metafora e come si riflette nel messaggio generale del disco?
La Pelle è per me il primo strato, il primo elemento, su cui tutto si posa. È la prima parte che accoglie il mondo che lo percepisce e lo fa passare; un casello per entrare nel mondo interiore.
Hai una laurea in filosofia, una disciplina che spesso esplora temi complessi e profondi. In che modo la tua formazione filosofica ha influenzato la tua musica?
Non so ancora se l’ha influenzata, fatto sta che qualcosa ci influenza sempre. La Filosofia, come il viaggio, più che nei contenuti stessi, mi propone un modo di vedere le cose un modo di agire un modo di fare esperienza che sicuramente non conoscerei senza di lei.