Tim Summer Hits 2025, chi trovi in piazza?

C’eravamo lasciati pochi giorni fa con la line-up ma ora si entra nel vivo: i Tim Summer Hits cominciano questa sera da Piazza del Popolo a Roma e ci accompagneranno fino a martedì 10 Giugno 2025, con le migliori canzoni dell’estate 2025, per decretare in un certo senso, su mood popolare, la colonna sonora di quest’anno.

Ma chi troveremo in piazza? Di seguito i nomi (non in ordine di uscita), che animeranno le 4 tappe ad ingresso libero di questa nuova edizione del Tim Summer Hits:

Sabato 7 giugno – Aiello, Alex Wyse, Antonia, Baby K, Benji & Fede, Boomdabash e Loredana Bertè, Ghali, Lorella Cuccarini, michele Bravi e Mida, Nek, Petit, Planet Funk, Raf, Riki, Rkomi, Rocco Hunt, Sal Da Vinci, Sangiovanni, Tredici Pietro, Trigno | Vale Lp e Lil Jolie;

Domenica 8 giugno – Brunori Sas, Carl Brave, Chiara Galiazzo, Coez, Cristiano Malgioglio, Diodato, Emis Killa, Fabio Rovazzi, Paola Iezzi e Dani Faiv, Finley e Nina Zilli, Francesca Michielin, Fred De Palma, Fulminacci, Joan Thiele, Lda, Levante, Luchè, Marco Masini, Noemi, Olly, Patty Pravo, Sarah Toscano, Tananai, Venerus;

Lunedì 9 giugno – Alessandra Amoroso, BigMama, Chiamamifaro, Coez, Coma_Cose, Ermal Meta, Eugenio in Via di Gioia, Fabio Rovazzi, Francesco Gabbani, Francesco Renga, Fuckyourclique, Gaia, Jacopo Sol, Leo Gassmann, Lorenzo Fragola, Ludwig e Sabrina Salerno

Nicolò Filippucci, Noemi, Orietta Berti, Rose Villain, Serena Brancale, Settembre, The Kolors;

Martedì 10 giugno – Achille Lauro, Alex Britti, Alfa, Annalisa, A-Clark, Vinny e Iva Zanicchi, BigMama, Bnkr44, Bresh, Capo Plaza, Clara, Clementino, Fedez, Gabry Ponte, Gigi D’Alessio, Negramaro, Sayf, Shablo + Guests, Tropico.


Ricordiamo che nello stesso ordine vedremo con grande probabilità anche la messa in onda televisiva, a partire da venerdì 13 Giugno 2025, su Rai 1, senza scordarci le messa in contemporanea che avverrà con Rai Radio 2, con contenuti esclusivi direttamente dal backstage.

Rino Gaetano, la tua musica ha finalmente una casa!

E’ un sentimento comune e liberatorio quello che abbiamo respirato a Roma lo scorso 2 Giugno in quest’ultimo Rino Gaetano Day . Un raduno che va avanti da ben 15 edizioni, ma che quest’anno ha assunto un’aura evocativa come mai accaduto fino ad ora. Infatti l’evento, da sempre rilanciato dalla zona dove Rino è vissuto nella sua breve vita, Piazza Sempione, si è unito simbolicamente in un luogo ad egli dedicato: il Parco Arena Rino Gaetano. Una zona verde di Roma, a 500 metri dalla sua casa in Via Nomentana, che, dopo aver superato ritardi burocratici, ha debuttato proprio lunedì sera ed è pronta a diventare il luogo di culto artistico del cantautore calabrese.

Il Parco Arena Rino Gaetano, prima dell’installazione del palco



Da quell’area verde, precisamente in zona Conca D’Oro, è risuonata grazie all’ormai celebre Rino Gaetano Band, composta da Alessandro Gaetano, Marco Rovinelli, Alberto Lombardi, Michele Amadori, Ivan Almadori e Fabio Fraschini, l’intera storia musicale di Rino, davanti a un bagno di folla che ha sempre accompagnato questo appuntamento. Son cambiati come sempre gli ospiti e la conduzione, ma il mood di festa e ricordo è sempre rimasto inalterato, come dimostrato dagli echi da brividi del pubblico, pronto a riprendere con esattezza ogni strofa lanciata dal palco.



Un pubblico che d’altronde ha vezzeggiato la parte più discorsiva, come dimostra anche l’attacco sgradevole nei confronti di Gino Cecchettin durante un breve intervento assieme alla conduttrice Metis Di Meo, al cantante Alessandro Gaetano e al sindaco Roberto Gualtieri sul tema collaterale della serata, la parità dei diritti, preferendo dedicarsi solo alle melodie di Rino.

Ph: Cristina Rezzi

Tra gli ospiti più coinvolti dalle esibizioni abbiamo ritrovato Eugenio Cestaro degli Eugenio in Via di Gioia, fresco vincitore del Premio Rino Gaetano 2025, che si è letteralmente tarantolato sul brano di “Gianna” e Artù mentre rilanciava l’inedito incompiuto di Rino “Ti voglio”, uscito proprio grazie a lui nel 2018.

Artisti, come anche Giordana Angi, Androgynus, Carlo Valente e Cristiano Cosa, illuminati proprio dalla forza invisibile di Rino Gaetano che si è irradiata soprattutto sul finale, durante quel “Ma il cielo è sempre più blu” cantata proprio da tutto il cast dell’edizione. Un’immagine corale spensierata e in un certo senso eterna che fa capire quanto Rino Gaetano sia stato in grado con la sua musica di creare legami eterni e indistruttibili, come aveva predetto nel lontano 1979 a Capocotta.

Lì, il cantautore disse:

“Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno che cosa voglio dire questa sera. Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale, e si chiederanno cosa succedeva sulla spiaggia di Capocotta”

Qui c’è stato un gap temporale e geografico, ma l’eco è arrivato tramite lo stesso vento fresco d’estate che sapeva di impegno sociale e di spensieratezza!

Francesco Mircoli: esplosioni rock con ‘Banana’

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Da venerdì 6 giugno 2025 sarà disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale “BANANA”, il nuovo singolo di FRANCESCO MIRCOLI.

“Banana” è un pezzo rock’n’roll dal ritmo dance rock, in cui l’artista mette in mostra la sua capacità cinematografica di intrecciare testi ironici, satirici e dissacranti. Unendo un registro alto e basso, come afferma lo stesso autore, il brano prende di mira la demenza umana più che l’intelligenza artificiale. La dissacrazione diventa un atto di resistenza contro un mondo che sta andando in declino, dove la menzogna del virtuale genera nuove verità. In questa canzone, che mescola Bennato, Buscaglione e una vena punk rock alla Skiantos, l’intento è esorcizzare i propri fantasmi per trasformarli in lenzuola bianche.

Il pezzo, scritto e composto da Francesco Mircoli, è stato registrato e mixato da Nacor Fischetti al Glow Up Studio di Ascoli Piceno. Gli arrangiamenti sono di Nacor Fischetti e Francesco Mircoli. La batteria è stata suonata da Nacor Fischetti, mentre le chitarre e il basso sono stati suonati dallo stesso Mircoli.

Spiega l’artista a proposito del brano: «Nell’ultimo periodo ho oscillato come molti dal Para-diso alla Para-noia e ritorno. Ho pensato di scherzarci un po’ su e la mia attitudine di base /funky-punky/ mi ha aiutato molto nella stesura di un brano immediato come Banana. Sicuramente devo aver pensato, visto quello che succede nel mondo ma anche nei semafori, per le strade, che l’essere umano probabilmente è giunto alla frutta. E non mi è venuta in mente una mela o una fragola, bensì un platano come dicono gli ispanici, insomma una banana. Questo brano nel testo sembra un felice ibrido tra Bennato, gli Skiantos e Fred Buscaglione. Per la musica c’è tutto il mio retaggio rockpop inglese. Ho sempre pensato che nella comunicazione musical-testuale frasi “fulminate” possano invece illuminare molto, a patto che uno la lampadina ce l’abbia. È un brano frizzante, mi ricorda un prosecco, un pignoletto anzi un rosè estivo».

Il videoclip di “Banana”, diretto da Manuele Sacchi, cattura l’ironia e la follia del quotidiano. Ambientato durante la festa del patrono a Porto San Giorgio, il video segue le disavventure di un personaggio singolare: un uomo travestito da banana (interpretato dal ballerino brasiliano Bruno Valadares), che si aggira tra le bancarelle rubando in modo goffo e comico oggetti di scarso valore.

La bizzarria e la conclamata eccentricità del protagonista suscitano una serie di reazioni: dai commercianti pronti a scagliarsi contro di lui, alla folla che lo fotografa come una celebrità, fino alle autorità che intervengono per fermarlo, considerandolo una minaccia per la sicurezza pubblica. Il culmine arriva quando il nostro “eroe” viene rinchiuso in un centro d’igiene mentale, con l’unico bottino che riesce a portare via: due cucchiai, un telo da mare e un panino con la porchetta.

Con un mix di satira e comicità, il video gioca con il tema dell’eccentricità e della irrazionalità, riflettendo sulle contraddizioni della società moderna in un’ottica ironica e leggera.

Intervista a Diletta Fosso: Oltre il rumore è pieno di possibilità!

Ciao Diletta, il tuo nuovo singolo “Oltre il rumore” ha un titolo molto evocativo. Cosa rappresenta per te questo “rumore” e cosa c’è “oltre”?

Per me, il “rumore” è tutto quello che ci bombarda ogni giorno: le notizie brutte, le polemiche inutili, l’odio sui social… Insomma, tutto quello che ci impedisce di pensare con la nostra testa. “Oltre” c’è un silenzio che non è vuoto, ma pieno di possibilità: è lo spazio per ascoltare noi stessi e gli altri, per trovare un po’ di pace e per immaginare un futuro migliore. È difficile arrivarci, ma dobbiamo provarci!

Guarda il video “Oltre il rumore” di Diletta Fosso:

Il comunicato stampa parla di “un inno alla pace, ma anche un grido, un ricordo, una poesia alla resistenza”. Quale di questi aspetti ti sta più a cuore comunicare con questa canzone?

Mi piace pensare che sia un po’ tutto questo insieme! La pace è una priorità ma non si può ottenere stando con le mani in mano. Bisogna resistere, reagire, non arrendersi alla negatività. La mia canzone è un invito a non dimenticare quello che è successo e a lottare per un mondo più giusto, anche con le piccole cose di ogni giorno.

Com’è nata l’idea di coinvolgere altri 20 artisti in una playlist tematica? Ti aspettavi una risposta così positiva e partecipativa?

Volevo che la mia canzone non rimanesse solo “mia”, ma diventasse un’occasione per far sentire tante voci diverse. Ho pensato che unire le forze con altri artisti potesse amplificare il messaggio e creare un dialogo più ampio sulla guerra e sulla pace. Non mi aspettavo che così tanti artisti aderissero con entusiasmo!

Come si è sviluppato questo “mosaico di testimonianze” e cosa hai imparato ascoltando le riflessioni degli altri artisti sulla guerra?

Ho contattato gli artisti che stimo di più, spiegando il progetto e invitandoli a condividere una canzone o un pensiero sul tema della guerra. È stato un processo bello e partecipativo. Ho imparato tantissimo ascoltando le loro riflessioni: ognuno ha portato la sua esperienza, la sua visione del mondo e questo ha arricchito tantissimo il progetto.

Quando componi un nuovo brano, come avviene il processo compositivo? Avere delle basi classiche ti è d’aiuto?

Di solito parto da un’emozione, da un’immagine, da qualcosa che mi colpisce particolarmente. Poi prendo il mio violoncello, Alfred, e inizio a suonare, a cercare una melodia che esprima quello che sento. Le mie basi classiche mi aiutano tantissimo, perché mi danno una solida base tecnica e mi permettono di sperimentare con più libertà.

Nella tua musica sono coinvolti diversi musicisti come Brian Belloni, Alberto Fiorani e Corrado Bertonazzi… come li hai conosciuti? E come è stato lavorare con loro?

Sono amici di famiglia. Lavorare con loro è stato un onore e un’occasione di crescita incredibile. Mi hanno aiutata a dare forma alle mie idee, a sperimentare nuove sonorità e a rendere le mie canzoni ancora più belle e potenti.

So che hai il papà musicista, ti aiuta nei tuoi progetti artistici? Ti sostiene e ti consiglia?

Sì, mio papà mi aiuta un sacco! È un compositore e mi segue nella scrittura e negli arrangiamenti. Mi dà consigli preziosi, mi supporta nei momenti difficili e mi sprona a dare sempre il massimo. Anche mia mamma che insegna musical mi dà consigli preziosi su come cantare e muovermi sul palco, come parlare e intrattenere il pubblico.

Di sicuro te lo chiedono tutti, ma… come è nata la tua passione per il violoncello?

Avevo quattro anni ed ero fissata col contrabbasso, ma ero troppo piccola per suonarlo. Allora i miei mi ha fatto provare il violoncello e… è stato amore a prima vista! Il suo suono caldo e profondo mi ha conquistata subito. Da allora non l’ho più lasciato.

Diletta Fosso mentre suona il violoncello

Cosa pensi della musica di questi anni? Chi sono gli artisti che segui?

Penso che ci sia tanta musica interessante in giro, ma anche tanta roba usa e getta. Mi piacciono gli artisti che hanno qualcosa da dire, che non si limitano a seguire le mode, ma che cercano di esprimere la propria originalità. Ascolto un po’ di tutto, da Elisa a Olivia Rodrigo, passando per il rock degli anni ‘90. Prendo spunto un po’ da tutti, senza perdere di vista la ricerca della mia identità.

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Radio Zeta Future Hits Live 2025, l’estate dei giovani passa in FM…e dal red carpet!

Due cose iniziano ad essere sicure nell’estate romana: il caldo africano e il Radio Zeta Future Hits Live 2025. Una miscela esplosiva di cui ha dato prova lo scorso 1 Giugno 2025, quando all’ombra dello Stadio Olimpico si sono riversati migliaia di giovani per l’ormai celebre festa di inizio estate firmata dal gruppo RTL 102.5. Precisamente dal Centrale del Foro Italico, l’emittente milanese ha diffuso le emozioni del suo target di riferimento, attraverso una copertura diffusa fin dalle prime ore del mattino dal suo Village, fino a notte fonda, quando ha risuonato l’ultima strofa di Emis Killa.

Radio Zeta Future Hits Live 2025 lancia il #TeamRadioZeta

Noi di IndieLife ci siamo avventurati nel cuore della festa, a partire dal tramonto, quando abbiamo conosciuto a fondo la nuova campagna di comunicazione che ci ha uniti tutti sotto un’unica bandiera: il #TeamRadioZeta. Uno slogan, con tanto di sciarpette e magliette date agli artisti, per riunire una generazione ancora in cerca di stabilità, ma incaricata di reggere valori morali positivi, dalla condivisione all’inclusione sociale per fermare ogni tipo di violenza. A darne prova la stessa Anna Foglietta, in veste di regista, che dal palco ha lanciato “È come sembra”, il nuovo video realizzato da AssoConcerti e Fondazione Una Nessuna Centomila. Una clip che racconta una storia vera, che purtroppo si ripete ogni giorno – anche nei luoghi in cui sarà proiettata, come i grandi eventi musicali – per ricordare a tutti l’urgenza di dire basta a ogni forma di violenza.

Radio Zeta Future Hits Live 2025, uno sguardo “dietro le quinte”

Oltre all’impegno sociale, Radio Zeta ha dato prova di voler annullare i confini tra fan e artisti, lasciando accedere proprio i possessori del biglietto, all’area del red carpet, per poter in un certo senso vivere a 360 gradi il proprio fanatismo. A reggere quella zona ci sono stati altrettanti speaker dell’emittente, Luigi Santarelli e Alessandra Vatta, capaci di empatizzare col pubblico e con gli artisti nei loro attimi prima di involarsi nei camerini del Centrale. Una passerella di più di 40 artisti che hanno dato modo di dimostrare quanto reggono la pressione del palco ma soprattutto siano in grado di abbracciare l’affetto di un fan, a tratti pure troppo indisciplinato. Notiamo infatti con certo rammarico l’assalto da paparazzi, avvenuto ai danni dell’irrefrenabile Achille Lauro, disposto quasi a stare tutta la nottata con i propri fan, sotto quel claim “abbracciami Roma”, nella sua ormai hit estiva “AMOR”. Anche Olly ha saputo distribuire bene i suoi carichi emotivi, su un pubblico sfegatato che lo ha potuto osservare in una performance davvero notevole dal palco, con una versione acustica della sua “Balorda nostalgia” da far venire i brividi.


Lo sguardo poi per noi ha toccato Lucio Corsi, altro personaggio di spicco della serata, che ha annullato completamente i confini tra palco e realtà, dando la prova di un’umiltà che suona come insegnamento positivo per le nuove generazioni in erba di cantanti. Perfezionista nel cercare ogni fan sul red carpet, l’artista toscano ha saputo adeguarsi anche senza il braccio destro, sfornando così una presenza scenica importante che lo proietta ancor di più verso palchi da solista in forma smagliante!

Chiudiamo con l’altro “show nello show” offerto da Ghali, degno esempio di marketing musicale mischiato ad arte visiva, con un ingresso in asciugamano per identificarsi come ragazzo “chill” in un day off, dove la musica diventa piacere quotidiano anziché fatica professionale. Anch’esso, nonostante un ingresso da star, ha saputo destreggiarsi con enfasi all’uscita, regalando attimi di pura gioia a quei fan che lo seguono da anni.

Radio Zeta FHL25, cosa è successo dentro al Centrale


Il live del Future Hits Live 2025 invece? Una diretta in fm di più di 3 ore, osservabile pure sul piccolo schermo, che ha regalato una carrellata di mainstream purosangue, lasciando le briciole a quegli emergenti, ancora in cerca di notorietà. Infatti la line-up ha puntato fortemente su nomi di cartello con altrettante performance impattanti per accattivarsi numeri da record – e in crescita, stando ai dati forniti – che dimostrano come la musica in estate continui a essere la soluzione redditizia per superare la spossatezza fisica. Il palco a 360 gradi ha confermato la sua forza preminente per catturare interamente lo spazio, ma soprattutto dato libertà ai singoli artisti di potersi scrollare di dosso gli occhi puntati delle prime file. Tutto sotto la guida delle due conduttrici, Paola Di Benedetto e Giulia Abbiati, che si sono limitate a scadenzare i vari spazi artistici, senza affannare troppo l’evento sotto una luce troppo discorsiva.

“Breaking All the Rules” dei Known Physics: la musica come cura e trasformazione

“Breaking All the Rules” è un pugno allo stomaco mascherato da carezza. I Known Physics firmano un EP che vibra tra disillusione e urgenza espressiva, muovendosi in bilico tra pop alternativo e rock sentimentale. Non c’è nulla di rivoluzionario nel suono, eppure tutto suona autentico, necessario, vivo. Ogni brano sembra nascere da una ferita aperta: si parla di identità, relazioni consumate, bisogno di comprensione. Ma non è mai lamento: è volontà di trasformazione. Più che raccontare storie, qui si gettano dentro paure, rovine e tentativi di rinascita. E se ci si lascia andare, il viaggio emotivo che ne deriva può fare male. Ma è quel tipo di dolore che guarisce.

“Breaking All the Rules” sembra scavare nel profondo dell’identità: quanto c’è di terapeutico nella scrittura di questi brani?

Moltissimo. Scrivere questi brani è stato come guardarci allo specchio senza filtri. Ogni parola, ogni nota, è nata da un’urgenza emotiva. Dall’esigenza di lasciar perdere ogni freno inibitore fino ad arrivare ad un approccio più riflessivo e critico su noi stessi. Non è stato facile, ma è stato liberatorio.

L’EP ruota attorno al concetto di fragilità: è una condizione da superare o da accettare?

Per noi la fragilità non è un ostacolo, ma un punto di partenza. L’abbiamo vissuta, scritta, cantata, ed è diventata la nostra forza. L’accettazione della fragilità è stato il primo passo per trasformarla. Non volevamo raccontare un superamento finto o forzato, ma un percorso reale, fatto di inciampi e piccole conquiste, di successi e fallimenti. Volevamo creare un manifesto che fosse un invito a smettere di nascondersi.

Quale stato d’animo è stato più difficile da mettere in musica?

La frustrazione di sentirsi incompresi, che attraversa brani come Boring Story, è stata una delle emozioni più complesse da tradurre. È una sensazione sottile, non sempre esplosiva, ma che logora. Volevamo renderla tangibile senza ricadere sulla rabbia fine a sé stessa. Cercare l’equilibrio tra vulnerabilità e forza è stata la vera sfida insieme alla ricerca di parole che non facessero riferimento a chiare differenze come il bianco e il nero, piuttosto che restassero in una zona grigia atta a richiamare questa condizione emotiva le cui cause non sono mai di facile individuazione e che lasciasse spazio ad un interrogativo fondamentale: sono io che sbaglio o sono gli altri che non mi capiscono?

Avete mai avuto paura di esporvi troppo?

Sì, spesso. Ma abbiamo sempre cercato di essere autentici. Ogni volta che mettiamo in musica qualcosa di personale, c’è sempre quel momento di esitazione: “Stiamo dicendo troppo?” Poi arriva la consapevolezza che chi ascolta merita verità, non versioni edulcorate. Situazioni vere, stati d’animo reali, che cercano di far ritrovare l’ascoltatore proprio in quelle parti che noi stessi avevamo paura di mostrare.

Che effetto vi fa riascoltare oggi queste canzoni?

È come sfogliare un diario scritto nei momenti più intensi. Riascoltarle ci fa sentire vulnerabili, certo, ma anche orgogliosi. Sono testimonianze vive di diversi periodi della nostra vita, di crescita umana e professionale, per le quali abbiamo scelto la condivisione. Ogni brano è una cicatrice che ora suona, e questo ci ricorda quanto siamo cambiati e maturati.

Tornano a Roma i Tim Summer Hits, le suonerie dell’estate italiana

Sta iniziando l’estate e scatta inevitabilmente il toto-tormentone di quest’anno. Roma sarà di nuovo il grande megafono – pardon smartphone – a inviarci le grandi hit del momento, attraverso le quattro serate, ad ingresso gratuito, firmate TIM Summer Hits.

I padroni di casa saranno di nuovo Carlo Conti e Andrea Delogu dalla centralissima Piazza del Popolo, in un lungo weekend che si estenderà da sabato 7 fino a martedì 10 giugno per cercare la colonna sonora dell’estate 2025.

La line-up della quarta edizione dei Tim Summer Hits


E la caccia nei Tim Summer Hits sarà aggueritissima, con ben 80 artisti pronti a rinfrescare le prime serate calde del 2025. Eccoli di seguito:

 ACHILLE LAURO | AIELLO | ALESSANDRA AMOROSO | ALEX BRITTI | ALEX WYSE | ALFA | ANNALISA | ANTONIA | A-CLARK, VINNY e IVA ZANICCHI | BABY K | BENJI & FEDE| BIGMAMA | BNKR44 | BOOMDABASH e LOREDANA BERTÈ| BRESH | BRUNORI SAS | CAPO PLAZA | CARL BRAVE | CHIAMAMIFARO | CHIARA GALIAZZO | CLARA | CLEMENTINO | COEZ | COMA_COSE | CRISTIANO MALGIOGLIO | DIODATO | EMIS KILLA | ERMAL META | EUGENIO IN VIA DI GIOIA | FABIO ROVAZZI, PAOLA IEZZI e DANI FAIV | FEDEZ | FINLEY e NINA ZILLI | FRANCESCA MICHIELIN | FRANCESCO GABBANI | FRANCESCO RENGA | FRED DE PALMA | FUCKYOURCLIQUE | FULMINACCI | GABRY PONTE | GAIA | GHALI | GIGI D’ALESSIO | JACOPO SOL | JOAN THIELE | LDA | LEO GASSMANN | LEVANTE | LORELLA CUCCARINI | LORENZO FRAGOLA | LUCHÈ | LUDWIG e SABRINA SALERNO | MARCO MASINI | MICHELE BRAVI e MIDA | NEGRAMARO | NEK | NOEMI | OLLY | ORIETTA BERTI | PATTY PRAVO | PLANET FUNK | RAF | RIKI | RKOMI | ROCCO HUNT | ROSE VILLAIN | SAL DA VINCI | SANGIOVANNI | SARAH TOSCANO | SAYF | SERENA BRANCALE | SETTEMBRE | SHABLO + GUESTS | TANANAI | THE KOLORS | TREDICIPIETRO | TRIGNO | TROPICO | VALE LP e LIL JOLIE | VENERUS.


Nomi (anzi Big) fieramente italiani a sentire in conferenza il produttore Ferdinando Salzano di Friends & Partner, supportato dallo stesso Carlo Conti che lo contestualizza nelle hit parade rispetto al passato: “se prima vedevamo in classifica 7 canzoni straniere e 3 italiane, ora sembra che si sia ribaltata la situazione”. Una rivalsa nazionalpopolare, sulle orme sanremesi, come ammesso dallo stesso Assessore ai Grandi Eventi Alessandro Onorato, che vede i Tim Summer Hits come una trasposizione estiva del Festival della Canzone Italiana, capace di attirare ancor più turismo nella Capitale e soprattutto di certificare la primarietà della musica dal vivo rispetto alle altre città italiane.

Conferenza stampa di mercoledì 28 Maggio 2025

La crossmedialità per il tormentone estivo



I TIM Summer Hits non si fermeranno solo a Piazza del Popolo. La manifestazione verrà registrata per andare poi in onda, a partire da venerdì 13 giugno, in prima serata su Rai 1, facendo quel salto televisivo che si vociferava già dagli ascolti eccellenti dell’anno scorso sulla seconda emittente nazionale. “Un atto di fiducia”, a sentire il direttore dell’Intrattenimento Prime Time Williams Di Liberatore, che punterà di certo ad ampliare la platea ancora legata al piccolo schermo. Per gli amanti del web, non mancherà la piattaforma RaiPlay, pronta a mostrare contenuti esclusivi, come altrettanto farà Radio 2, con la messa in onda contemporanea e i contenuti esclusivi direttamente dal backstage.

Insomma Roma getterà le basi dell’estate musicale italiana, affidandosi a un parco artistico sempre più largo, dove però si continuano a vedere col binocolo le realtà più indipendenti – che seguiremo con altrettanta soddisfazione – connesse in altri lidi italiani!

Tupac, arriva in Italia l’unica biografia autorizzata sul rapper statunitense

Dopo la prima pubblicazione negli USA, arriva anche in Italia “Tupac Shakur. La biografia autorizzata”. Il libro firmato da Staci Robinson, è disponibile dal 28 maggio in tutte le librerie e in formato digitale, pubblicato da Il Castello collana Chinaski.

Figura a tutto tondo, dal rap al cinema, dalla poesia all’impegno sociale, su di lui è stato già detto tutto. La fortunata carriera discografica, i procedimenti giudiziari fino ai fatti di cronaca che hanno messo fine alla sua vita a soli 25 anni. Questo libro curato dalla scrittrice, attivista e amica Staci Robinson, non solo le è stato commissionato dalla famiglia Shakur, ma è l’unico libro che esplora le radici familiari, culturali e personali del protagonista. E lo fa da una prospettiva esclusiva e inedita, raccogliendo quindi i contributi dei parenti più prossimi e degli amici, tutte figure che hanno contribuito alla formazione di Tupac.

Alla base di tutto la presenza della madre Afeni, faro morale e affettivo nella vita del rapper. Figlio di Pantere Nere e nipote di un collaboratore di Malcolm X, fu profondamente influenzato dalla cultura afroamericana che aveva respirato sin da piccolo. Un’infanzia vissuta tra povertà e discriminazioni razziali, sarà poi il motore del riscatto economico e personale che lo porterà a diventare uno degli artisti più influenti del nostro tempo. Se Tupac crebbe senza sapere chi fosse il suo padre biologico, tuttavia fu cresciuto da tre figure paterne. Mutulu Shakur, Legs Diamond e Tom Cox (TC). Ognuno di questi lo influenzò, trasmettendogli quei retaggi che sarebbero diventati parte integrante del suo carattere complesso.

Dalle esperienze teatrali scolastiche al freestyle con gli amici, Tupac brillava già da ragazzino di una innata sensibilità artistica.Dote che lo avrebbe consacrato negli anni come rapper multiplatino, ma anche come stella di Hollywood.

Tupac, prima l’uomo e poi l’artista

Se la parte iniziale del libro vuole mettere a fuoco l’artista prima del successo mondiale, la seconda ripercorre carriera discografica e avvenimenti in qualche modo già noti al grande pubblico. Anche in questo caso lo sguardo della Robinson è rivolto all’interno di Tupac. I motivi e gli stati d’animo che hanno orientato scelte e decisioni in campo artistico, come nella vita privata. Messe da parte inchieste giudiziarie e tutte le congetture da crime story, nelle pagine del libro emerge come la diatriba con Notorius Big fosse maturata sulla base di fraintendimenti e sopravvalutazioni.

La dicotomica faida ingenerata tra East e West Coast, e tra Bloods e Crips sembra che fosse a un passo dall’essere potenzialmente appianata. Questo poco prima del tragico epilogo. Probabilmente Tupac considerava Biggie sempre un amico, in cantiere c’era il progetto One Nation che prevedeva la collaborazione tra le due frange rivali. Oltre al fatto che con NAS c’era rispetto e i due volevano riconciliarsi.

Oltre alle testimonianze di amici, collaboratori e parenti, il libro comprende un’ampia galleria di foto, immagini e disegni. Questi sono tratti da quaderni privati e lettere autografe, a cui l’autrice ha avuto per la prima volta accesso esclusivo.

L’autrice, compagna di scuola prima e collaboratrice dell’artista dopo, ricostruisce dalla base non solo la figura che il mondo ha conosciuto attraverso i media, ma un profilo del tutto inedito. Un uomo con i suoi pregi e i suoi difetti, un figlio devoto, uno zio affettuoso, un amico leale o un sincero fidanzato.

The Kollege: tra rabbia lucida e rivoluzione emotiva, il rock torna a graffiare

Con il nuovo singolo “Fucking Dream”, i The Kollege accendono i riflettori sull’ipocrisia contemporanea, anticipando l’uscita dell’album d’esordio “Sensibility” prevista per il 16 maggio. Il brano è un grido di denuncia contro un mondo che premia l’apparenza e l’ignoranza, ma anche un invito a riscoprire la consapevolezza e la sensibilità come forme di resistenza.

In questa intervista, la band racconta il proprio percorso umano e musicale, le influenze che li guidano e il sogno – tutt’altro che illusorio – di una rivoluzione fatta di empatia, scelte quotidiane e libertà creativa.

“Fucking Dream” è un brano fortemente critico nei confronti della società dell’illusione e dell’apparenza. Qual è stato il momento in cui avete sentito la necessità urgente di scrivere questo pezzo? C’è stato un episodio, un confronto o una sensazione che ha fatto da detonatore creativo?

Ciò che ci ha fatto sentire la necessità di scrivere questo pezzo non è un singolo momento o un episodio in particolare: da sempre sentiamo l’urgenza di poter dire qualcosa, criticando anche ciò che di negativo vediamo e sentiamo attorno a noi. La musica è il mezzo migliore che abbiamo tra le mani; è il nostro modo di scendere in piazza e dire la nostra.

Una sensazione sicuramente c’è stata e tutt’ora c’è: vogliamo sfruttare l’ingenuità giovanile nel parlare di questi temi senza filtri. Ci confrontiamo sempre per unire le forze, essendo tutti e tre sulla stessa linea di pensiero e avendo tutti e tre molto da tirar fuori.

Cantate dell’importanza della consapevolezza in un mondo che invece premia l’ignoranza e la finzione. Secondo voi, oggi cosa significa davvero “scegliere la realtà”? E come si traduce questa scelta nella vostra vita quotidiana e nel modo in cui vivete la musica?

La consapevolezza è l’unica arma che dovrebbe esistere e che tutti abbiamo a disposizione. Noi tre ci riteniamo eterni ignoranti e, in quanto tali, cerchiamo di esserlo sempre meno. Credere di essere consapevoli non è sano; non esiste una perfetta e duratura consapevolezza dal nostro punto di vista.

Parlare di realtà come scelta è proprio il punto focale del nostro messaggio: a volte la realtà dei fatti è innegabile ed è davanti ai nostri occhi e, contrariamente alla credenza comune, qualcosa si può fare, anche se in piccolo. Servono proprio delle scelte che, in quanto tali, richiedono piccoli o grandi sacrifici. Noi, nella nostra quotidianità, lo facciamo con il veganesimo, evitando di contribuire al fast fashion e comprando usato o made in Italy; molto semplicemente, andando a votare o scendendo in piazza, ecc. Noi viviamo in questo modo e sappiamo che non è semplice; però, quando vedi e conosci alcune realtà, non puoi fare a meno di intervenire, anche solo nel tuo piccolo.

Tutto ciò influenza inevitabilmente la nostra musica. Vorremmo mettere a nudo la realtà, o almeno quella che siamo sicuri di vedere, non solo però gli aspetti negativi, ma anche quelli positivi: ciò che più facilmente salta all’occhio è il “male” della realtà, ma esiste anche un grande “bene”. E, citando un nostro grande idolo: “Io credo soltanto che tra il male e il bene è più forte il bene”.

In “Fucking Dream” emerge un’idea molto forte: solo attraverso l’unione e la condivisione si può combattere l’indifferenza. Come nasce e si alimenta questa unione nel vostro percorso di band? Quanto conta, per voi, la dimensione collettiva del fare musica?

La nostra unione forse non nasce, c’è sempre stata. Ci riteniamo tutti e tre fratelli e ci conosciamo fin da piccoli. Si alimenta suonando insieme, detto molto sinceramente: ci connettiamo, parliamo la stessa lingua. La dimensione collettiva è fondamentale; se si uniscono le forze, si può fare qualcosa di davvero grande e importante. Proprio di questo vogliamo farne la nostra forza.

“Sensibility” si presenta come un album manifesto, un inno alla libertà emotiva e alla ribellione contro un mondo che vuole anestetizzare i sentimenti. Ci raccontate come avete costruito questo viaggio in dodici tracce? C’è un filo rosso che le lega?

Il filo rosso che lega tutte le tracce è la spensieratezza, una grande sperimentazione, un grande divertimento e una grande sensibilità; da qui nasce il titolo, una sensibilità non solo sulle parole ma anche sugli strumenti. La definizione “viaggio” è perfetta per questo album, lo è a tutti gli effetti: si passa da un pezzo all’altro come in uno stesso viaggio si passa dalla montagna al mare, senza però mai sentirsi fuori contesto. È tutto legato da forti sentimenti e speriamo che questi arrivino il più possibile a chi ci ascolta. Questo proprio perché sentiamo di star vivendo in una società che anestetizza i sentimenti e che li fa durare molto poco, a causa della velocità e della fretta di questo mondo.

Le vostre influenze musicali affondano nelle radici del rock’n’roll, del blues e del reggae. In che modo questi linguaggi vi aiutano a raccontare temi così attuali come la disillusione, la speranza e la lotta interiore? E come riuscite a farli dialogare con il presente?

Questi generi musicali, soprattutto il blues e il reggae, portano con sé una storia di resistenza e di lotta che noi cerchiamo di reinterpretare nella nostra musica. Se si ascolta un pezzo blues della prima metà del ‘900, si percepisce subito quella vibrazione lungo tutto il corpo che sa di ribellione e lotta fatta senza armi, ma a colpi di parole e note musicali. Questo è ciò che cerchiamo nella nostra musica, parlando di una schiavitù diversa e forse peggiore perché invisibile agli occhi.

Sono linguaggi che nascono da un bisogno che, ad oggi, c’è ancora di più, ma in modo diverso nella musica. Crediamo di dover tornare alle radici di quei generi che hanno coniato questa narrativa dei temi sociali e politici all’interno delle canzoni. Anche per noi è un bisogno. Secondo noi, il presente deve solo scoprire tutto ciò; purtroppo, anche nei nostri coetanei la musica si sposta tutta su un’altra sponda e per questo non c’è nemmeno modo di conoscere questi generi e questo modo di comunicare.

Noi vogliamo far scoprire il più possibile proprio tutto questo, ovviamente in chiave più moderna e più nostra, anche per le influenze di un presente che, in passato, era ovviamente diverso ma allo stesso tempo molto simile. Siamo sicuri, per questo, di riuscire a far dialogare tendenze passate con il presente.

Dichiarate che “l’unica vera rivoluzione è vivere con sensibilità”. In un panorama musicale spesso improntato su cinismo e spettacolarizzazione, pensate che ci sia spazio per questa rivoluzione? E che ruolo attribuite al pubblico in questo processo di cambiamento?

La sensibilità è un concetto su cui non basiamo solo la musica, ma la vita. Se tutti fossimo davvero più sensibili, non ci sarebbero ingiustizia, violenza, corruzione o altro. Non solo pensiamo che ci sia spazio per questa rivoluzione, ne siamo sicuri, ed è evidente che sia di estrema necessità. È una rivoluzione che può avvenire solo con la cultura e l’arte; infatti, il nostro messaggio è anche questo: fate arte, cantate, suonate, danzate, disegnate, scrivete, e quando non la fate, osservatela. C’è arte ovunque.

Questo è il ruolo del pubblico, e quindi anche il nostro: il modo migliore che vediamo per curare e sostenere la nostra sensibilità. Ci rendiamo conto di star facendo e dicendo cose molto forti, importanti e delicate. Non crediamo di essere dei rivoluzionari, ma vogliamo far parte di una rivoluzione, contribuendovi con i piedi per terra e con grandi sassi nelle tasche per evitare che la nostra giovane età non giochi scherzi.

Roma “Fuorilegge” per tornare libera | CONFERENZA PRIDE

Ci siamo: Roma si prepara a dipingersi di arcobaleno per un’altra grande ondata di libertà tra meno di un mese. Un Pride, quest’anno, “Fuorilegge” a tutti gli effetti, per contrastare una realtà odierna dalla quale prendiamo le dovute distanze. Anzi facciamo di più: ci uniamo alla “resistenza globale” desiderata dagli organizzatori, che rivendica il dono della libertá e dell’autoaffermazione, dinanzi ai muri ideologici del passato tutt’ora in voga.

Roma Pride 2025 conferenza stampa IndieLife

Cosa aspettarsi dal Roma Pride 2025

Gli elementi di contrasto per questa edizione del Pride romano spazieranno, come visto nella prima conferenza stampa, in molti settori culturali, contaminando positivamente quasi tutte le sfere sociali. Partendo dalla politica, con la stesura aggiornata del manifesto ideologico con i 12 punti chiave della “rivoluzione” ancora in atto, ci si snoderà per questo 31° anniversario fra arte illustrativa, grazie alla campagna curata dalla graphic designer Meriodoc, marketing con la riproduzione della mascotte Genderella, spettacolo con gli eventi serali previsti nell’ormai nota Pride Croisette a Terme di Caracalla e la musica, con la scelta artistica ricaduta sulla madrina Rose Villain.

Rose Villain locandin Roma Pride 2025

Assente in conferenza, ma cuore pulsante di questo evento, l’artista milanese animerà la festa arcobaleno di sabato 14 Giugno per le strade della Capitale, fino a tarda serata, quando prenderà parte assieme a Big Mama e Ditonellapiaga dell’altrettanto celebre Muccassassina, rinominato per l’occasione “Pride X” all’Ippodromo delle Capannelle.

Roma Pride 2025, parola alle protagonistə

A compensare il suo parere artistico, ci hanno pensato le Karma B, le artiste queer pronte a lanciare sul palco quest’anno un nuovo spettacolo fra musical e stand up comedy dal titolo “Cominciamo male”. A tal proposito, il duo siciliano, ha raccontato la genesi dell’opera, che punterà più a uno stato riflessivo anziché alla mera leggerezza, influenzate come sempre dalla loro musa ispiratrice, Raffaella Carrà, per la quale hanno dedicato una nuova hit che verrà presentata al Pride X, dal titolo “Vivo alla Carrà”.

le Karma B alla conferenza Roma Pride 2025

Un pensiero comune di resistenza, permeato durante tutta la presentazione stampa al The Social Hub con i vari interventi delle associazioni LGBTQIA+ che fa capire quanto questo orgoglio sia messo di nuovo in discussione dalle autorità, ma che abbia ancora le carte in regola per controbattere e credere in un ribaltamento completo di pensiero. Come d’altronde avverrà pure a Budapest, dove una delegazione prenderà parte alla parata tutt’ora illegale nel paese ungherese di fine Giugno, dove è stato perfino invitato in conferenza lo stesso sindaco di Roma Roberto Gualtieri.

Insomma il Pride sta prendendo forma più battagliero che mai, sull’onda entusiasta della precedente edizione che toccò più di un milione di presenze, con l’augurio che diventi finalmente “LEGGE NATURALE”!