Primo Maggio 2025, ultimi dettagli prima del ritorno a casa

Cresce l’attesa per il CONCERTO DEL PRIMO MAGGIO DI ROMA, promosso da CGIL, CISL e UIL e organizzato da iCompany con la direzione artistica di Massimo Bonelli e la regia di Fabrizio Guttuso Alaimo.

Logo del Primo Maggio 2025

Mancano ormai solo due giorni all’appuntamento che torna come sempre in Piazza San Giovanni in Laterano per celebrare la Festa dei Lavoratori con una maratona di musica, impegno e spettacolo. “Uniti per un lavoro sicuro” è lo slogan scelto dai Sindacati per questo 1° Maggio, dedicato al tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e divulgato proprio a gran voce dai segretari generali in tre luoghi simbolo delle tragedie recenti: Roma (con l’intervento del segretario generale CGIL Maurizio Landini), Casteldaccia in provincia di Palermo ( con l’intervento della segretaria generale CISL Daniela Fumarola) e  Montemurlo in provincia di Prato (con l’intervento del segretario generale UIL Pierpaolo Bombardieri).
Musicalmente parlando, il Concertone manterrà la sua natura accessibile e universale, con un live a libero ingresso dalla restaurata Piazza San Giovanni in Laterano che andrà avanti dalle ore 13.30 per oltre 10 ore, fra musica e riflessioni sociali.

Presenteranno, come già annunciato in precedenza,  NOEMI, ERMAL META e BIGMAMA ai quali si affiancherà, per una serie di incursioni, il professore star dei social VINCENZO SCHETTINI.

Le novità le troviamo invece nella lineup, annunciata proprio ieri in conferenza stampa. Infatti, dal quartier generale di Radio 2, sponsor radiofonico ufficiale dell’evento, è stato lanciato lo spot con tutti i 44 artisti che saliranno sul palco del Concertone:

Achille Lauro, Alfa, Andrea Cerrato, Anna and Vulkan, Anna Carol, Anna Castiglia, Arisa, Bambole di Pezza, Brunori Sas, Carl Brave, Centomilacarie, Dente, Ele A, Elodie, Eugenio in Via di Gioia, Federica Abbate, Franco126, Fulminacci, Gabry Ponte, Gaia, Gazzelle, Ghali, Giglio, Giorgia, Giorgio Poi, Giulia Mei, i Benvegnù, Il Mago del Gelato, I Patagarri, Joan Thiele, Legno & Gio Evan, Leo Gassmann, Luchè, Lucio Corsi, Mimì, Mondo Marcio, Orchestraccia ft. Mundial, Pierdavide Carone, Rocco Hunt, Senhit, Serena Brancale, Shablo con special guests, The Kolors, Tredici Pietro.

L’opening dalle 13.30 vedrà sul palco: Cyrus, Cosmonauti Borghesi, Joao Ratini, SOS – Save Our Souls, Vincenzo Capua e i 3 vincitori del contest 1MNEXT CORDIO, DINÌCHE e FELLOW per la sfida finale.


Sulla base del concept “Il futuro suona oggi”, il Concerto del Primo Maggio prova a intercettare le voci più autentiche del panorama musicale italiano, restituendo un affresco sonoro che abbraccia il presente in tutte le sue sfaccettature. In un’epoca in cui il pubblico sente il bisogno di approfondire, capire e connettersi, la musica si fa veicolo di storie e messaggi.

Il cantautorato torna quindi protagonista: le parole contano, i testi diventano centrali, raccontano generazioni in continua trasformazione. Il Concertone2025 guarda avanti e mette al centro la musica, rigorosamente live, come strumento di racconto, consapevolezza e cambiamento. Sarà una festa, ma anche un momento di riflessione, un’opportunità per immaginare il domani attraverso le voci di chi, con la propria musica, lo sta già costruendo.

Su Rai 3 la diretta comincia con l’anteprima (dalle 15 alle 16), poi con la prima parte del concerto (dalle 16 alle 18.55), la seconda parte (dalle 20 alle 21) e si conclude con la terza parte (dalle 21.05 alle 24). Ospiti in studio e inviati animeranno la diretta con spazi dedicati alla musica e alle interviste con gli artisti che si alterneranno sul palco.

Il Concerto verrà anche trasmesso integralmente in streaming sul sito web www.rainews.rai.it.

Dj Exy presenta il disco Cronache De Roma

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Cronache De Roma di Dj Exy, old and new school Capitolina in un unico progetto

Dj Exy, producer e dj romano attivo da anni nella scena e nei locali capitolini, pubblica il suo primo producer album ufficiale e lo fa unendo la nuova e la vecchia scena ma in un progetto ambizioso che vedrà un disco e un documentario raccontare la Roma Hip Hop.

“Cronache De Roma” è un progetto visionario che punta a celebrare l’identità musicale della capitale.

Fra le voci del disco troviamo DJ Stile e DJ Baro, leggende dei Colle der Fomento, Danno (Colle der Fomento), Suarez (Gente di Borgata), Fetz Darko (Giuda Fellas), Mystic One (TruceKlan), Grezzo Esselover, Metal Carter (TruceBoys), il promettente Numi, Zinghero (TruceKlan), Benetti DC, figura storica della scena romana, Spampy, Sgravo e Wiser (Dead Poets), Lord Madness, Denay (Scimmie del Deserto), Er Drago, William Pascal (Do Your Thang) e i fratelli emergenti Yamba e Black Damo. Insieme a questi artisti sono presenti anche le preziose collaborazioni agli scratch di DJ Ceffo (Brokenspeakers), DJ Kimo (TruceBoys) e DJ Snifta (Roma Underground).

Guarda il video: 

Questo album è un omaggio alla cultura hip hop e rappresenta un viaggio che punta a raccontare il “vero suono di Roma”, restituendo autenticità e potenza alle diverse anime dell’hip-hop locale.

Ogni traccia è un capitolo di questa narrazione collettiva, in cui si intrecciano storie, stili e sonorità uniche.

Dj Exy spiega: “L’idea era di unire la vecchia scuola con la nuova e far sentire che a Roma questa cultura non è mai svanita. I suoni sono volutamente Hip Hop Anni 90. Volevo rendere omaggio alla storia del rap. Unendo classici samples a ritmiche anche un po’ futuristiche, ma lasciando sempre intatto lo stile classico dell’Hip Hop.”

Ascolta il disco

“Cronache De Roma” esce per Kira Records, neonata etichetta underground di Roma mentre le voci del disco sono state registrate al Fat.sound.studio.

“Cronache De Roma” esce insieme all’omonimo video curato da Alessio Coltella. Il documentario di supporto, che sarà pubblicato nei mesi avvenire, è un elemento distintivo del progetto che approfondisce le loro storie personali degli artisti coinvolti, il percorso musicale e l’impatto nella scena. Questo arricchimento non solo aggiunge valore al disco, ma crea una connessione più profonda tra gli artisti e il pubblico, evidenziando le sfide e i successi che li hanno portati a definire la scena hip-hop di Roma.

Contatti

Artist: https://www.instagram.com/djexy_real/

Label: https://www.instagram.com/kira_records/

Press and Media Relations: https://www.instagram.com/comdart/

Linn racconta la sua rinascita attraverso la musica con “Mille ferite per te”

Con il suo singolo “Mille ferite per te”, Linn affronta temi profondi e intimi, trasformando un momento di dolore e rabbia in un potente messaggio di resilienza e autostima. Nata da un periodo difficile, la canzone riflette la capacità di Linn di risollevarsi e riscoprire il proprio valore. In questa intervista, l’artista ci racconta la genesi del brano, il legame tra la sua musica e la sua esperienza personale, e come la sua formazione da performer abbia influito sul modo in cui si esprime attraverso la musica e la scena. Linn ci parla anche del suo percorso artistico, rivelando come ogni canzone sia per lei un diario emotivo e un modo per far sentire meno sole le persone che vivono esperienze simili.

Il tuo singolo “Mille ferite per te” affronta un tema molto intimo e personale. Qual è stata la tua fonte di ispirazione principale nel creare questo brano così profondo?

Tutti i miei brani partono dal mio vissuto.

Sicuramente è stato scritto in un momento di rabbia poco lucida nei confronti di una situazione che stavo vivendo molto dolorosa, ma che mi ha permesso di tirare fuori senza filtri tutto ciò che mi stava trapassando in quel momento.

Ad oggi non provo lo stesso ed ho chiuso quella porta dietro le spalle, ma sono contenta che ogni brano riesca a cristallizzare un momento specifico della mia vita, un po’ come un diario.

Nel testo di “Mille ferite per te” si percepisce una forte dichiarazione di amor proprio e di recupero dopo una delusione. Come hai trovato il coraggio di trasformare la tua rabbia in un messaggio così potente di autostima e resilienza?

Sono una persona che ha sempre fatto l’errore di affidare agli altri il proprio valore.

A conti fatti sono contenta di quanto vissuto perché ha segnato una pietra miliare nella mia vita: da qui in poi il mio valore lo decido io, e non solo; decido a chi dedicare tempo, a chi dire di no e a chi regalare energia.

Piano piano sono rinata e posso dire Senza arroganza ma semplicemente con tanto rispetto nei miei confronti che mi amo molto.

Il video di “Mille ferite per te” è molto evocativo, con un chiaro contrasto tra malinconia e rabbia. Come hai contribuito personalmente alla creazione di questa rappresentazione visiva così intensa del tuo brano?

L’idea delle lacrime che solcano il viso è stata mia, mi è venuto in mente il quadro di Canabel: “L’Angelo caduto”.

Lo sguardo di Lucifero in quel dipinto è sempre stato come una calamita per me: l’essere che viene associato al male, al negativo, alla rabbia, alla fine si lascia sfuggire una lacrima di profonda delusione.

In effetti volevo comunicare questo: nonostante la rabbia e l’ego ferito, rimane la malinconia per il bello che c’è stato e la delusione nel vederlo rovinato.

La tua formazione accademica da performer ha influenzato il tuo approccio alla musica e alla scrittura dei testi. In che modo integrare danza e teatro nelle tue performance ha arricchito il modo in cui concepisci e presenti la tua musica?

La mia formazione da performer mi ha insegnato a riempire il palco, non per forza ballando o recitando, ma grazie alla consapevolezza del mio corpo e dell’immagine che posso costruire da fuori.

Con il successo del tuo EP “Ombre” e le esperienze significative come il doppiaggio per “I misteri di Barbie”, come pensi che la tua musica stia evolvendo e quale messaggio principale vuoi trasmettere attraverso le tue canzoni agli ascoltatori?

Non ho mai voluto trasmettere messaggi con la mia musica, ma far sentire le persone meno sole.

Parlo sempre di momenti di vita, esperienze vissute sulla mia pelle, vorrei che chi sta provando lo stesso possa sentire la mia voce sussurrare (o gridare) alle loro orecchie le parole di cui hanno bisogno.

Proteo pubblica “Chimera”, il nuovo singolo

È disponibile su tutte le piattaforme digitali “Chimera”, il nuovo singolo di Proteo per Kuore Up Records con distribuzione The Orchard.

Dopo l’uscita di quattro canzoni tra lo scorso dicembre e la metà di marzo, Proteo prosegue il suo percorso con determinazione e costanza pubblicando un altro brano.

Il rapper e attore ha scritto questo pezzo ispirato dalla voglia di evasione che ha avuto a 20 anni, quando ha lasciato la provincia pugliese e la sua famiglia per trasferirsi a Roma e inseguire i suoi sogni e le sue ambizioni artistiche. Fatta questa scelta, ha iniziato un percorso colmo di ostacoli, complicato dal fatto che è arrivato in una metropoli in cui non aveva una rete di contatti e che nella sua storia famigliare nessuno aveva intrapreso una strada simile provando a realizzarsi nel campo delle arti.

Ho scelto il concetto di ‘chimera‘ – racconta Proteo – per rappresentare qualcosa che appare desiderabile o perfetto (forse un amore, un sogno, un’idea), ma che è intrinsecamente sfuggente, quasi impossibile da ottenere completamente. È come un miraggio che ci guida, ma che non possiamo mai possedere pienamente. La canzone esplora proprio questa tensione tra il desiderio di qualcosa che non posso avere e la realtà di ciò che mi è possibile. In sintesi, la chimera rappresenta un ideale che si realizza con il tempo. È un aspirazione a cui mi aggrappo“.

“Chimera” è un brano con un ritornello di impatto e un’atmosfera sonora dal sapore jazz. La produzione musicale è di Foot de Papera, con cui Proteo ha già collaborato in a “A noi”, uscito a fine 2024.

L’artwork di copertina è opera di Francesca Colasurdo, in arte Sunrise.

CHI È PROTEO

Proteo, nome d’arte di Nicolò Ayroldi (1994), è un attore, scrittore e rapper originario di Molfetta (Bari) e residente a Roma. Il suo percorso musicale ha origine sia dall’interruzione, dovuta a un infortunio, della sua carriera da calciatore (aveva raggiunto la serie D, dunque il semiprofessionismo), sia da un trascorso da cabarettista, sia dalle gare di slam poetry a cui si dedica da anni per dare sfogo alla sua inclinazione per la scrittura e in particolare per la poesia.

Visto che sin da piccolo è appassionato di hip hop, l’evoluzione naturale del suo progetto musicale è sfociata in uno stile che si muove tra il rap e l’R&B contemporaneo, più in generale influenzato da tutta la musica black.

Ascanio presenta ‘Milano Brindisi’: un amore che sfida la distanza

Dopo aver incantato con brani come “Margot”, Ascanio torna con un nuovo singolo dal titolo evocativo: Milano Brindisi. Un viaggio fisico e sentimentale, fatto di chilometri che pesano e parole che cercano di tenere saldo un legame nonostante la distanza. La canzone parte in punta di piedi, con un’intimità quasi sussurrata, per poi aprirsi in un’esplosione emotiva guidata da un potente coro gospel, che dà voce al bisogno di essere ascoltati, compresi, raggiunti.

Il brano è lo specchio di una maturità artistica in evoluzione, che non rinnega l’urgenza emotiva delle origini, ma la affina con attenzione al dettaglio e consapevolezza narrativa. “Milano Brindisi” è una tappa importante nel percorso di Ascanio, e lo abbiamo intervistato per farci raccontare cosa si nasconde dietro questo pezzo e come sta cambiando il suo modo di scrivere e di vivere la musica.

In “Milano Brindisi” sembri voler raccontare un amore che sfida la distanza e il tempo. Quanto c’è di autobiografico in questo viaggio?

C’è sicuramente molto di personale. Ho vissuto in prima persona storie che hanno dovuto affrontare la distanza, e quei chilometri li senti tutti. “Milano Brindisi” parte da un’esperienza mia, ma credo che parli a tante persone che si sono trovate ad amare qualcuno lontano. È un brano che nasce da un vissuto autentico, ma che vuole diventare universale.

Il brano parte in modo intimo per poi esplodere in un coro gospel molto potente. Com’è nata questa scelta musicale?

L’idea iniziale era quella di mantenere il pezzo molto essenziale, quasi come una confessione. Ma sentivo che serviva un’esplosione emotiva, qualcosa che desse voce a un sentimento che da solo non bastava a contenere. Il coro gospel è arrivato quasi in maniera naturale: dà respiro, potenza, ma anche una sorta di spiritualità che completa il racconto.

C’è una frase nel brano che recita “Spero che non cambierai mai”. È una speranza o una dichiarazione?

È entrambe le cose. È il desiderio che ciò che ci ha fatto innamorare resti intatto, nonostante il tempo e le difficoltà. Ma è anche una dichiarazione fragile, consapevole che tutto cambia. È un modo per dire: “Resta come sei, perché così sei perfetta per me”, anche se sappiamo che l’evoluzione fa parte della vita.

Hai vissuto un’estate intensa, piena di concerti. Che cosa ti ha lasciato quella dimensione live?

Tantissimo. Il live è il momento in cui tutto prende davvero vita. Ogni serata, ogni pubblico è diverso, e ti mette alla prova in modo unico. Ho imparato a lasciarmi andare, a fidarmi di quello che faccio. È stato stancante, sì, ma anche profondamente formativo. Mi porto dietro la connessione umana, lo scambio di energia, la verità che c’è solo sul palco.

Dopo “Margot” e gli altri singoli, “Milano Brindisi” sembra mostrare un lato ancora più maturo della tua scrittura. Come senti che stai evolvendo come artista?

Sento di essere cresciuto, ma senza perdere l’urgenza emotiva con cui scrivevo all’inizio. Ora cerco di lavorare anche su quello che c’è “dopo” l’istinto: il dettaglio, il suono, la parola giusta. Ogni brano è un passo in avanti, un modo per conoscermi meglio e raccontarmi in modo sempre più vero. “Milano Brindisi” rappresenta proprio questo: una tappa nuova, più consapevole, ma ancora profondamente mia.

Chef Adami ft. Gaucho: “Chinatown” è un pezzo trap sfrontato…

“Chinatown”, il nuovo singolo di Chef Adami con il featuring di Gaucho, è disponibile su tutte le piattaforme digitali per CUTCOMBO Records con distribuzione Believe. La produzione musicale del brano è realizzata da Evan Parker.

Archiviato un biennio difficile in cui, a causa di un reato connesso allo spaccio di sostanze stupefacenti, ha dovuto scontare una pena divisa in due periodi passati agli arresti domiciliari (sia prima sia dopo la pubblicazione dei singoli “Bunda” e “All Black”), il rapper nato e cresciuto nella provincia di Bologna torna a pubblicare. Un ritorno affidato a “Chinatown”, un brano trap dai versi sfrontati che evocano frivolezza, stati di euforia, vizi e piaceri. Nel testo si materializzano flash di vita notturna e, oltre a citare cibi e bevande cinesi che si collegano al titolo del brano, il rapper classe 2000 in due passaggi usa il basket come metafora anche perché Bologna, sua città di riferimento, da tanti anni è anche nota come “Basket city”.

CHI È CHEF ADAMI

Chef Adami ha iniziato a fare musica nel 2019 e, un anno dopo, è entrato a far parte del collettivo bolognese Uzibwoy Industry cominciando a lavorare con il produttore musicale Evan Parker. Nel periodo pieno di difficoltà causate dalla pandemia è nata la collaborazione con il collettivo Sugo Gang di Vicenza, che ha portato all’uscita del singolo “Mama”, prodotto da Nardi, attualmente il più ascoltato tra quelli pubblicati da Chef Adami.

Nel 2022 il rapper della provincia di Bologna ha lavorato a nuovi brani con Evan Parker ma, quando stava per pubblicare il primo, ha avuto guai con la legge che lo hanno costretto agli arresti domiciliari, e ha subito reagito a questo periodo duro lavorando costantemente sulla musica per affinare sempre di più stile e tecnica. Durante il 2023 ha pubblicato quattro nuovi singoli, mentre ha iniziato il 2024 con l’uscita di “America”, nato dalla collaborazione con Wech Puto, per proseguirlo con i singoli “Bunda” e “All Black”, in cui racconta la quotidianità della strada. Dopo un altro periodo passato agli arresti per lo stesso reato di cui aveva scontato parte della pena, nel 2025 torna con il singolo “Chinatown”.

“Mentine, Sushi e Coca Cola”: il nuovo singolo di Plebbo & Byron tra memoria e immaginazione

“Mentine, Sushi e Coca Cola” è il nuovo singolo di Plebbo & Byron, un brano che sorprende per la sua carica emotiva e immaginifica. A parlare è un uomo defunto, disteso sotto un campo di fiori, che osserva la propria vita con distacco e lucidità, tra ricordi sbiaditi, amori perduti e scelte che lo hanno segnato. Il testo, scritto da Plebani-Migliorati, mescola realtà e simbolismo in un racconto surreale, costruito attraverso immagini potenti e quotidiane come mentine, sushi e Coca Cola, che diventano metafore di esistenza, fragilità e desiderio.

Un’idea forte, dal tono poetico e spiazzante, che ci ha incuriositi fin da subito. Abbiamo intervistato Plebbo per farci raccontare com’è nato questo singolo e cosa si cela dietro il suo immaginario così vivido.

“Mentine, Sushi e Coca Cola” racconta la riflessione di un uomo defunto sulla sua vita e le sue scelte. Cosa ti ha spinto a scegliere questa prospettiva così particolare e profonda per il brano?

Questa prospettiva così particolare e profonda non è stata scelta a priori. Abbiamo cominciato a scrivere il testo con immagini più scollegate, che poi una volta messe insieme ci hanno ricondotti a questa narrazione.

Il sound del brano mescola influenze moderne e richiami agli anni ’80. Qual è stato il processo creativo che ti ha portato a fondere questi due mondi sonori?

Il Brano rispecchia la differenza di Background musicale che abbiamo io e Byron. Io sono più legato alla musica del passato e ho cercato di portare al brano una mia visione moderna di quelle sonorità, Byron invece ha portato un mondo un po’ più trap all’interno del brano. A cose fatte, ritengo che questa fusione sia stata molto interessante.

Questo è il tuo primo featuring, realizzato con Byron. Com’è nata questa collaborazione e che impatto ha avuto sulla composizione del brano?

Byron è mio amico da diversi anni e fino a qualche anno fa giocavamo a tennis insieme. Nell’ ultimo periodo nel quale giocavo a tennis, sia io che Byron abbiamo cominciato ad approcciarci alla musica e alla composizione, frequentando lo stesso contesto e condividendo le stesse passioni, un giorno abbiamo deciso di scrivere un brano insieme. La scrittura di questo brano risale a prima dell’estate del 2023, quindi in realtà tra i brani che sono usciti è il primo che ho scritto.

Dopo il successo dei tuoi singoli precedenti, quali sono i tuoi prossimi obiettivi musicali? Possono esserci novità in arrivo, come un nuovo EP o album?

Assolutamente si! Ci saranno moltissime novità. Ho molti altri brani pronti che non vedo l’ora di pubblicare. A breve uscirà un nuovo singolo e vorrei fare uscire un album in un futuro prossimo.

Cosa speri che il pubblico colga ascoltando “Mentine, Sushi e Coca Cola”? Quale pensiero o emozione desideri che il brano lasci negli ascoltatori?

In realtà la cosa che trovo più divertente in questo caso è che con un ascolto superficiale del brano, il testo potrebbe risultare non avere gran che senso. Da una parte mi fa piacere quando un ascoltatore capisce il significato della canzone. Dall’altra parte mi piace pensare che la gente possa trovare altre interpretazioni del testo non sapendo di cosa parla realmente.

Francesca Palamidessi e l’intimo viaggio di “Wisteria”: un EP tra introspezione e libertà interiore

Con “Wisteria”, Francesca Palamidessi firma un nuovo capitolo della sua ricerca artistica e spirituale, intrecciando suoni, simboli e riflessioni profonde sul senso di sé e sul peso delle scelte. L’EP prende il nome dal fiore del glicine – emblema di femminilità e intimità – ma affonda le sue radici nel significato più ampio e simbolico della parola giapponese 葛藤 (Kattō), che indica un conflitto interiore. È proprio da questa dualità, rappresentata da due fiori le cui radici crescono in direzioni opposte, che prende forma l’anima del progetto.

“Wisteria” non è solo una raccolta di brani, ma un’indagine musicale sulle spinte contrapposte che abitano l’essere umano, specialmente quando si trova a dover decidere tra ciò che desidera davvero e ciò che il mondo sembra aspettarsi da lui. Francesca Palamidessi mette al centro l’esperienza personale per parlare dell’universale: quel costante attrito tra il “vorrei”, il “dovrei” e il “potrei”, alimentato dai condizionamenti familiari e dalle infinite suggestioni quotidiane.

L’EP si muove tra suoni eterei, tessiture vocali raffinate e una scrittura che invita a rallentare, ad ascoltarsi, a riconoscere le proprie direzioni interiori. In un mondo in cui si è spesso costretti a rispondere a stimoli esterni, “Wisteria” diventa uno spazio sicuro, un rifugio musicale dove è possibile ritrovare autenticità e connessione con la propria intimità più profonda.

Con questo lavoro, Francesca Palamidessi non offre soluzioni, ma suggerisce una possibilità: quella di abbracciare il conflitto come parte integrante del processo di crescita, trasformandolo in consapevolezza. “Wisteria” è un invito a lasciar fiorire sé stessi, anche se – o forse proprio perché – le radici vanno in direzioni diverse.

Francesca, “Wisteria” sembra un progetto molto personale e concettuale. Puoi condividere con noi cosa ha ispirato la creazione di questo EP e quali messaggi o emozioni desideravi trasmettere attraverso la tua musica?
Wisteria è nato come un esperimento: volevo provare a creare un album dal formato non convenzionale, e il risultato è questa unica traccia che è stata poi divisa in 10 frammenti musicali/sonori (e visivi). Sulla scia di questa libertà artistica, ho poi elaborato il messaggio di questo lavoro, che vuole essere un inno alla spontaneità non solo artistica ma anche personale.

L’EP utilizza linguaggi musicali diversi e incorpora testi in lingue diverse. Come hai affrontato questo processo creativo multilingue e quale significato aggiunge alla narrazione complessiva di “Wisteria”?
In linea con tutto il concept dell’EP, la scelta di utilizzare lingue diverse è una affermazione di libertà. Io sono una artista indipendente e in questo senso mi è dato fare ciò che voglio, quindi questo spazio voglio utilizzarlo al massimo delle sue potenzialità, facendo scelte di questo tipo che nel mercato commerciale sarebbero sicuramente poco funzionali. Inoltre l’uso di lingue diverse contribuisce a creare un effetto di spaesamento che è in linea con ciò che volevo comunicare in alcuni momenti specifici di questo lavoro.

Hai citato Sylvia Plath e il suo libro “La campana di vetro” come fonte di ispirazione. Come ha influenzato il tuo approccio alla scrittura dei testi e alla struttura dell’EP?
Più che aver influenzato il mio approccio alla scrittura, ha influenzato moltissimo i temi trattati in questo lavoro. In particolare ho fatto riferimento ad un bellissimo passaggio di questo libro che racconta il rapporto con la scelta e con i possibili scenari di vita che ci si presentano davanti (parlo della famosa immagine dell’albero di fico). Mi è capitato tra le mani proprio al momento giusto, mentre stavo già componendo i primi frammenti di Wisteria.

Il tuo lavoro è spesso descritto come un’esperienza multidisciplinare, che abbraccia non solo la musica ma anche il sound design, la fotografia e altro ancora. Come integri queste diverse forme artistiche nel tuo processo creativo e quale ruolo giocano nell’espressione complessiva di te stessa come artista?
Sono da sempre attratta da tutte le forme di creatività, e ho bisogno di praticare discipline diverse per mantenere “vivo il fuoco”, se così si può dire. Quindi mi applico anche nelle arti visive, fotografia, pittura, grafica, video arte, e in generale cerco di rimanere sempre aperta verso nuove discipline. Quando scrivo musica che voglio concretizzare in un progetto discografico, penso anche al suo immaginario, e cerco modi per creare un mondo intorno ad esso. Nel caso di questo EP ho concepito dall’inizio anche l’art video che lo accompagna, mi sono voluta buttare in questo primo tentativo di regia vera e propria, e una cosa ha influenzato l’altra; addirittura dopo aver iniziato a girare il video, sono tornata alla musica modificandone alcune sezioni.

Infine, “Wisteria” sembra un viaggio attraverso il passato, il presente e il futuro. Quali speranze hai per come questo EP possa essere recepito dal pubblico e quale messaggio principale vorresti che gli ascoltatori portassero con sé dopo averlo ascoltato?
La mia unica speranza è di riuscire a far immergere l’ascoltatore in una esperienza sonora e visiva (per chi guarda il video) non convenzionale ma affascinante e coinvolgente.
Voglio trasmettere un messaggio di coraggio e invitare l’ascoltatore a riflettere sul modo in cui vive la propria vita, invogliandolo ad abbracciare la propria unicità e a rifiutare i penosi condizionamenti esterni che con l’inganno ci portano a vivere una vita standard, o spessissimo, una vita triste che non soddisfa i nostri veri bisogni, quelli allineati ai nostri valori.

Dente abbraccia il Monk con la sua Santa Tenerezza 

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Domenica 6 aprile si è tenuta al Monk la data romana del Santa Tenerezza Tour di Dente, a promozione dell’ultimo album in studio del cantautore fidentino (al secolo Giuseppe Peveri), uscito il 28 marzo per Metatron Srl e ADA Music Italy, ed intitolato appunto Santa Tenerezza. 

Il Concerto Presto (questo il nome della formula adottata dal Monk per eventi come questo) inizia alle 19:30, con l’apertura affidata alla cantautrice trentina Anna Carol, che comincia a scaldare la Sala Teatro nella sua elegante ed essenziale veste di chitarra e voce.  

Una breve pausa dopo questa prima mezz’ora di musica ed ecco che, sugli archi in sequenza di Senza di me, fanno il loro ingresso sul palco i quattro musicisti che compongono la band di Dente: Beppe Gagliardi, Federico Laini, Simone Chiarolini e Niccolò Dainelli, raggiunti poi dal protagonista più atteso della serata. 

Dente sceglie di aprire il proprio set direttamente con tre brani tratti dal suo lavoro più recente: Benzodiazepine, Corso Buenos Aires ed Hey. Già da questa tripletta iniziale si capisce in maniera assai evidente quanto i fan abbiano particolarmente apprezzato Santa Tenerezza, nonostante (al momento del concerto) sia stato pubblicato soltanto da poco più di una settimana.

A seguire, ecco tre apprezzatissimi singoli estratti dall’album Dente del 2020: Adieu, Anche se non voglio e Cose dell’altro mondo. 

Una volta entrati nel vivo del live, è subito l’ora di un grande classico: Buon appetito, dove la folla si fa sentire all’unisono sul ritornello finale, durante il quale Niccolò Dainelli ci regala un ruggente assolo di sax.  

Dopo questo bellissimo momento collettivo, a detta di Dente si raggiunge il “picco massimo di tristezza” della serata (perlomeno fino ad ora), con due brani davvero molto emozionanti che certificano questa affermazione: Cambiare idea e Andiamo via. 

Per farci riprendere da questa forte botta emotiva, Dente decide di farci ballare con un’energica successione di hit decisamente movimentate: M’annegasti, Discoteca solitudine e Zenzero. Su quest’ultima, il bassista Federico Laini fa egregiamente le veci di Colapesce sulla strofa originariamente interpretata dal cantautore siciliano. 

A proposito di Colapesce: a sorpresa, un simpaticissimo messaggio registrato da lui e dalle altre voci amiche che hanno collaborato per questo pezzo introduce Il mondo con gli occhi, in questo caso cantata integralmente da Dente, e sulla quale Beppe Gagliardi si (e ci) diverte con dei fill di batteria impressionanti ed impeccabili. 

E per restare in tema di sorprese, eccoci a quello che si rivela senza ombra di dubbio il momento più toccante della serata: Dente e Simone Chiarolini ci fanno commuovere con un’inaspettata e struggente versione piano e voce de La presunta santità di Irene. 

Attutito anche questo colpo, Dente riprende in mano la chitarra per un altro gioiello del suo repertorio, Baby Building, e ci avvisa che stiamo entrando nella parte conclusiva dello spettacolo, cosa che ci ricorderà scherzosamente al termine di ogni pezzo che eseguirà da qui fino alla fine del live. 

A confermare che ci troviamo in un punto saliente del concerto sono anche i brani scelti per questo frangente: Saldati, Coniugati passeggiare e A me piace lei, pietre miliari che vengono intervallate da uno degli ultimissimi singoli rilasciati da Dente, Favola, dove tutta la band offre una prova musicale estremamente coinvolgente ed entusiasmante. 

Il set termina ufficiosamente con Giudizio universatile, ma sappiamo tutti che ci aspetta almeno un bis, richiesto più volte e a gran voce dal caloroso pubblico del Monk. La traccia conclusiva non può che essere quindi l’iconica e immancabile Vieni a vivere. 

Il concerto si chiude così dopo circa un’ora e mezza e nello stesso modo in cui era iniziato, con Senza di me in sottofondo ad accompagnare il saluto di Dente & Co. ad una folla notevolmente entusiasta e che già non vede l’ora di riabbracciare il proprio beniamino (sentimento espressamente condiviso dal cantautore stesso), che nel frattempo continua a portare in giro per l’Italia il suo Santa Tenerezza Tour.

Concertone, dove eravamo rimasti?

Conduzione gattopardiana per il welcome back a Piazza San Giovanni del Primo Maggio musicale

Ci siamo: è partito ufficialmente il conto alla rovescia per il CONCERTONE DEL PRIMO MAGGIO DI ROMA, promosso da CGIL, CISL, UIL e organizzato da iCompany, con l’annuncio social dei tre conduttori di questa edizione, che saranno nuovamente NOEMI, ERMAL META e BIGMAMA.

I tre artisti tornano a distanza di un anno sul palco del Concertone dopo il successo televisivo ottenuto – share tv più alto dal 2009, – finalmente nella sua location naturale: Piazza San Giovanni in Laterano.

Ad attendere la piazza ormai completamente ristrutturata, ci sará un’edizione che guarda avanti, mettendo come sempre al centro la musica come strumento di racconto, consapevolezza e cambiamento. Con il concept “Il futuro suona oggi”, l’evento intercetterá le voci più autentiche del panorama musicale italiano, restituendo un affresco sonoro che abbraccia il presente in tutte le sue sfaccettature. In un’epoca in cui il pubblico sente il bisogno di approfondire, capire e connettersi, la musica si fa veicolo di storie e messaggi. Per questo, il cantautorato torna protagonista: le parole contano, i testi diventano centrali, raccontano generazioni in continua trasformazione. Generi diversi si intrecciano, creando un mosaico sonoro che riflette l’Italia di oggi: il pop che racconta chi siamo, il rock d’autore, l’urban consapevole, l’elettronica che non ha paura di osare. Il Concerto del Primo Maggio 2025 sarà cosí una festa variegata, ma anche un momento di riflessione, un’opportunità per immaginare il domani attraverso le voci di chi, con la propria musica, lo sta già costruendo.

In concomitanza procede spedito anche 1MNEXT, il contest dedicato alla ricerca di nuovi artisti, organizzato da iCompany, che ogni anno porta sul palco del Concertone i 3 vincitori. Si è chiusa infatti la prima fase attraverso la quale sono stati selezionati ben150 artisti emergenti provenienti da tutta Italia. Entro questa settimana verranno comunicati gli artisti che accedono alla prossima fase. Nella selezione finale, la sola giuria di qualità avrà il compito di scegliere i 3 artisti vincitori di 1MNEXT 2025 che saranno invitati a esibirsi sul palco del Concerto del Primo Maggio 2025.

Il vincitore assoluto del contest sarà infine proclamato e premiato durante il Concertone. Lo scorso anno è stato vinto da Giglio, cantautrice di Torino, con il brano “Santa Rosalia”.