Calicanto è il nuovo singolo di Claver Gold ad anticipare l’uscita del suo prossimo EP “Lupo di Hokkaido”; su una toccante produzione di Kintsurugi immergiamoci ad ascoltare la brezza di una spiaggia al tramonto.
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Credo che siano pochi i rapper italiani a eguagliare Claver Gold per scrittura, ricerca di musicalità nelle parole e creazione di immagini forti e poetiche allo stesso tempo. Questo singolo ne è l’ulteriore prova, gradita quanto attesa.
Il suo timbro, molto particolare, calza a pennello con i testi. La sua voce suona ruvida come l’asfalto di una periferia ma al tempo stesso vellutata come si sfiorasse la cocaina.
Come in tutti i brani dell’artista è difficile trovare in “Calicanto” un significato univoco da attribuirgli. Nelle strofe di Claver suona il malessere dell’uomo, si cerca di dare forma a delle ombre comuni in ognuno di noi e nel farlo non cade mai in rime o immagini banali.
La sua penna trasuda di esperienze di vita vissuta, i ragionamenti e le scelte lessicali sono sintomo di maturità e ricerca. Parla spesso di droga senza elogiarla né demonizzarla, semplicemente descrivendone gli effetti su giovani vite. Si rivolge con rammarico ad una storia ormai finita, sembra conoscere bene la solitudine…
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Mi piacerebbe definirlo un rapper “Naturalista” e dopo la sua rima “Io che ti nascondevo i grammi e ti leggevo Svevo” penso possa capire anche lui ciò che intendo.
Claver Gold è a mio avviso un artista con la a maiuscola, e sono certo sia ancora tanto il contributo che darà alla scena rap italiana (anche a breve).
Intanto spero rimanga sempre intatta la sua integrità poetica, la sua ricercata semplicità, le sue intriganti fotografie alla realtà… a prescindere da tutto.
Io dal canto mio gli auguro che i suoi testi rimangano, un po’ come quelli di Svevo, scritti nella storia.