“Rewind” è il primo album ufficiale di dile, fuori il 20 novembre per Artist First/OSA Lab su tutte le piattaforme digitali. È un disco che nasce dal forte mix di sofferenza, alcool e notti in bianco. Ogni brano attraversa consapevolezze differenti e forma un disco che, lavorato in un anno, segna il cambiamento artistico di dile.
“Rewind” è un album che ha visto la collaborazione di diverse anime oltre a quella dell’artista. Sono infatti presenti 4 produttori: Federico Nardelli (Tangenziale, Perdersi e Rewind), Marta Venturini (vatuttobene e Venezia) Francesco Rigon (finoallesette, La Verità, America, Vodka, Domani e Giganti) Michael Tenisci (Stavamo bene veramente e Per caso). Inoltre, 3 autori hanno affiancato la penna di dile: Federico Galli (finoallesette, vatuttobene, Perdersi, Venezia, Tangenziale, Stavamo bene veramente, America, Vodka, Per Caso), Francesco Rigon (Rewind, Domani, Giganti), Alessandro Di Domizio (La Verità). Il sound di “Rewind” fonde una radice acustica con una prevalenza di pianoforte mischiata a suoni prettamente elettronici. E ora, ognuno di noi può leggere un diverso “dile” in ogni brano.
Abbiamo chiacchierato con lui, eccone il risultato:
Ciao dile, rompiamo subito il ghiaccio. Da cosa sei partito per buttar già “Rewind” e dove sei arrivato una volta finito l’album?
Non c’è nessun meccanismo particolare, ho iniziato a scrivere le mie prime cose già da bambino senza chiedermi perché lo stessi facendo, ho continuato a farlo provando a raccontare quello che mi capitava, infatti ogni cosa che scrivo mi è successa e l’ho vissuta.
Brano dopo brano mi piaceva l’idea di avere un raccoglitore di tutte queste esperienze e di tutte le fasi di crescita che ho attraversato, questo raccoglitore oggi si chiama “Rewind”.Se dovessi scegliere i tuoi tre pilastri musicali di riferimento, quali sceglieresti?
Sicuramente al primo posto metterei Kurt Cobain. Lui, la sua paranoia e i suoi testi hanno realmente avuto un ruolo fondamentale per la mia crescita.
Poi aggiungerei Lucio Battisti e Lucio Dalla. Sono molto affezionato a questi cantautori e oggi posso dire che mi hanno davvero insegnato tanto, ascolto tuttora le loro canzoni e continuo a stupirmi di quanto siano sempre attuali anche vent’anni dopo.
Se dovessi scegliere invece le tue tre tracce del cuore di “Rewind”, quali sceglieresti e perché?
Questa domanda mi mette un po’ in crisi, sicuramente sul podio c’è “Rewind”. Con lei ho attraversato e tra virgolette superato forse uno dei momenti più brutti della mia vita, è la canzone a cui sono più legato ma anche quella che odio cantare dal vivo perché ogni volta riesce a toccare delle corde che credevo di aver nascosto.
Poi davvero non saprei, su due piedi direi “vatuttobene” e “Venezia”. Scritte durante altri fasi della mia vita, ma ogni volta che le riascolto le sento sempre forti nel petto.
Citando Cremonini, cosa ti aspetti dal domani?
La cosa che più di tutto mi auguro è quella di tornare sul palco. Mi manca tutto quello che c’è intorno ad un live, dall’attesa di salire agli occhi curiosi del pubblico, dall’odore di birra ai pavimenti appiccicosi. Mi manca tanto e non vedo l’ora di tornare a cantare un po’ in giro.
Ricordaci almeno tre buoni motivi per cui vale la pena ascoltare un album, noi siamo già convinti così, ma ci piacerebbe ascoltare la tua!
Perché di solito sono viaggi mistici degli autori, e secondo me è figo farsi i cazzi degli altri.
Poi perché in un album ognuno ha la possibilità di conoscere ogni singola sfaccettatura dell’artista, ogni brano viene scritto in un momento diverso con un testa diversa.
Infine perché la vita è gia dura cosi, magari con un album puoi pensare di non essere l’unico a starci male, può essere quell’amico sempre pronto ad abbracciarti.
Nel mio ad esempio, ce ne sono davvero parecchi di abbracci.