I Segreti hanno pubblicato un nuovo album, con Futura Dischi, che si intitola “Qualcosa da risolvere”. Questo nuovo disco è espressione di una certa evoluzione artistica della band, in direzione pop, ma che non rinuncia alla vena cantautorale. Ascoltando i brani si intuisce un’attenta ricerca delle giuste sonorità. Ma non solo: i contenuti, dunque i testi, sono caratterizzati da un’attitudine introspettiva ma contemporaneamente immersa nella realtà attuale.
Il percorso di questo album è appena iniziato, ma in prospettiva c’è un imperdibile appuntamento live, che si terrà il 15 febbraio 2022 ai Magazzini Generali di Milano (prevendite disponibili da lunedì 8 alle 10.00, su TicketOne).
La band di Parma ha rilasciato un album riflessivo e romantico, generazionale e condivisibile. Noi di Indielife ci siamo incuriositi e li abbiamo intervistati.
Intervista a: I Segreti
I segreti sono una band che suona pop-contemporaneo. Vi identificate in questa definizione?
In realtà pop contemporaneo sembra una buona definizione. Inteso come pop cantautorale. A questo riguardo il concetto di It-pop, che è quello con cui spesso veniamo catalogati, ci sembrava un po’ limitante. In ogni caso le definizioni sono piuttosto vaghe secondo noi.
Questo è un album composto da “canzoni da risolvere”. Mi spiegate cosa intendete?
In realtà quella frase è un po’ un gioco di parole. Suonava bene. Perché come dice il titolo, c’è “Qualcosa da risolvere”. Intendiamo qualcosa a livello generazionale, come si può intuire da alcuni brani.
È difficile trovare il compromesso per un brano che sia romantico ma riflessivo?
Sì, credo che sia una delle cose più difficili. Si tratta di trovare la giusta intenzione.
Credete che se non ci fosse stato il lock-down questo album avrebbe avuto sonorità diverse?
Probabilmente sì, perché la nostra intenzione iniziale era quella di coinvolgere altri musicisti. ma poi abbiamo rinunciato. Magari anche altre cose ci hanno condizionato, tutto il resto delle cose che ci capitavano intorno mentre stavamo creando il disco. In ogni caso, parlando di suoni, non abbiamo mai perso di vista la nostra identità.
Avete mai pensato a che pubblico vi rivolgete e se cambierà in qualche modo con questo disco, che avete detto essere più maturo?
Il pubblico è sicuramente giovane. Forse con questo album l’età potrà essere un po’ più alta. Però può essere che il nostro pubblico cresca insieme a noi. Magari i diciottenni di oggi non ci ascolterebbero, mentre i diciottenni di quattro anni fa, oggi, continuano a seguirci.
Mi dite un vostro segreto, in ambito musicale?
Noi ci mettiamo il cuore. Non pensiamo di avere una cosa specifica che ci renda necessariamente autori di canzoni bellissime. Fino a quando qualcuno non ce lo dica. Poi, per questo disco, abbiamo fatto di necessità virtù. Abbiamo suonato esclusivamente con i nostri strumenti. Abbiamo ridotto all’osso le canzoni. È andata più o meno così.
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