Il rap dialoga con Dante

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A 700 anni dalla morte del sommo poeta Dante Alighieri, si sente l’esigenza di raccontare la poesia attraverso nuovi approcci comunicativi. I giovani hanno bisogno di leggere e studiare il passato con i linguaggi della contemporaneità. Ci hanno pensato i rapper Claver Gold e Murubutu ad omaggiare il poeta e il suo capolavoro con il concept album Infernum

Autori: Giovanni Benetti, Giuseppe L’Erario

Il 25 marzo 1300 iniziava il viaggio di Dante raccontato nella Divina Commedia. Istituito lo scorso anno, il Dantedì celebra la giornata nazionale dedicata al poeta fiorentino (data accetta dalla maggior parte ma da alcuni ritenuta inappropriata vista la mancanza di fonti certe atte a testimoniare l’inizio del lavoro dantesco). Sarebbe interessante coinvolgere tutti coloro che nel giorno dell’anniversario hanno speso due parole riguardo il capolavoro della letteratura italiana. Non ce ne vogliano i preparatissimi professori di lettere, ma chissà quante volte si sono sentiti sbugiardare dai propri studenti circa l’attualità delle parole del sommo poeta. Dante è veramente attuale? A cosa può essere utile nella mia quotidianità? Domande lecite di un qualsiasi adolescente costretto a trascorrere le ore pomeridiane con Dante e la sua Commedia, lontano dall’oasi felice del parchetto gremito di amici. Serie “infinite” di versi e strofe, narrazioni contorte e distorte, scritte in lingua volgare, talvolta incomprensibili. Una moltitudine di effetti collaterali che hanno bisogno di un antidoto pronto all’uso per essere debellati.

Prima di tutto, poniamoci delle domande: Quale importanza attribuire a Dante? Come aiutare la poesia ad acquisire un’audience di tutto rispetto tra i giovani d’oggi? La musica, in questo caso, quale funzione di validità può assumere? Non esiste una soluzione immediata, ma la risposta nasce a partire dall’esperienza e dalla consapevolezza che ognuno possiede circa la materia poetica e musicale. La poesia è tale perché costituita da vocali, consonanti, suoni provenienti dalla cavità orale, ritmo, significati ed emozioni. Alcuni di questi elementi, se non tutti, costituiscono il linguaggio musicale. Una canzone racchiude una serie di sfaccettature sonore e stilistiche che fungono da elemento principe dell’analisi musicale.

Il viaggio narrativo della Commedia possiede la tipica struttura di un videogame: lo stesso schema si ripete più volte e si complica di livello in livello. Il fascino di tutto ciò viene reso solo dalle parole di Dante, ma se a queste fosse aggiunta la musica, la cosa diverrebbe alquanto sublime. Non con la musica del passato, ma con quella del presente. La musica dei giovani, di coloro che non si vergognano di essere ciò che sono e di dire ciò che pensano: il rap. Loro, i più giovani, hanno bisogno di leggere e studiare il passato con i linguaggi della contemporaneità. Pure dalle parole di uno che Dante lo conosce molto bene, il professor Pietro Cataldi, Rettore dell’Università per stranieri di Siena, emerge l’importanza di far combaciare passato e presente, poesia e musica: «Dante deve vivere ogni giorno. Se Dante può parlare per noi, la musica rap può suonare per noi». È tempo sprecato insegnare ad un ragazzo/a cos’è il rap. Forse sarebbe meglio farsi coinvolgere con una spiegazione, lontana dalla teoria dei libri, ma vicina all’esperienza quotidiana. Questo codice linguistico assume valore e diviene parte integrante dell’identità di genere. Perciò, sonorità, ritmo e musicalità (intesa come traduzione di simboli) con le esperienze di vita e di studio costituiscono una serie di elementi propri dell’individuo capaci di creare una soggettività unica e identitaria. 

Come mettere in pratica tutto ciò? Ci hanno pensato due rapper noti alla scena italiana del Conscious hip Hop: Claver Gold e il “prof” Murubutu, che hanno omaggiato Dante e il suo capolavoro attraverso la narrazione di alcuni episodi fondamentali della prima cantica con il disco omonimo Infernum. Nasce, quindi, un viaggio musicale affascinante e coinvolgente, costituito da una serie di momenti meravigliosi. Dante presta le sue parole al rap e di conseguenza quest’ultimo si accinge a musicare ritmicamente i versi del poeta. Tra brani più significativi c’è sicuramente Minosse, una traccia la cui genesi trae ispirazione dalla figura centrale del Canto V, Minosse figlio di Giove ed Europa, leggendario re e legislatore di Creta. Siamo all’ingresso del II Cerchio dell’Inferno quello dedicato ai lussuriosi e alle anime dai caratteri bestiali. Minosse ha lo specifico ruolo di difendere la soglia dell’Ade, e ringhia agitando la sua lunga coda che avvolge attorno al corpo tante volte quanti sono i Cerchi che il dannato (il quale gli confessa tutti i suoi peccati) deve discendere. Il mitologico re di Creta, noto nell’antichità per la sua fama di giusto legislatore che viene descritto da Dante con tratti volutamente demoniaci è accompagnato da una insistente pioggia di fuoco che percuote le membra dei peccatori in attesa del suo giudizio, mentre alcune cagne sbranano i resti dei corpi di chi ha deciso di suicidarsi e quindi di donare direttamente al Diavolo la propria anima.

Come Dante e Virgilio, i due rapper si muovono con stupore negli abissi del II Cerchio e si impressionano davanti alla violenta maestosità del custode dell’Ade. Il primo ad avere il coraggio di intervenire è Claver Gold che si domanda una volta morto dove sarà collocata la sua anima all’interno della distribuzione dantesca. Egli, in preda ad una profonda riflessione, confessa dichiaratamente di aver peccato di troppo amore, citando come esempi di eterna passione “Io per lei” di Pino Daniele e la vicenda “malata” di Pietro Maso. A tali dichiarazioni risponde Murubutu, il suo compagno di viaggio, che ricambia la citazione in omaggio a Pino Daniele concludendo il verso con un ossimoro: “Quando piove, piove fuoco, fiamme nel diluvio”.
A differenza del suo collega, Murubutu, proprio come Virgilio per Dante, sembra essere più lucido e consapevole del luogo in cui entrambi si trovano; egli scorge le Malebolge dell’VIII cerchio dell’Inferno e le sponde del fiume Flegetonte dove si svolge il XII canto, quello dedicato ai violenti contro il prossimo, fino a ricordare gli episodi del XXIII canto e la storia di Caifa, il sommo sacerdote di Gerusalemme che fece giustiziare Gesù Cristo coprendosi con il pretesto di salvare il popolo sacrificando il fastidioso predicatore.

Murubutu sa con sorprendente chiarezza che la sua anima probabilmente finirà a percorrere al contrario il cammino infernale partendo dall’VIII Cerchio fra indovini e maghi, a causa dei suoi continui giochi di parole di cui si è macchiato durante la sua notevole produzione artistica; tanto più in questo contesto egli non poteva assolutamente risparmiare la potenza delle sue rime, le quali emergono in maniera netta in versi come “lettere erette, qui elette nella dialettica”, dove emerge l’uso scrupoloso di assonanze. Oltre a conoscere la sua collocazione, è consapevole anche della sua pena: sarà destinato a non poter usare più lemmi per l’eternità, costretto a mendicare per poter elemosinare ancora una volta l’uso della parola.

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