Immune, noi di Indielife, lo avevamo ospitato virtualmente sulle nostre colonne all’incirca un mese e mezzo fa, quando la nostra fanzine è stata trasformata, per lo spazio di una live session, nella prima tappa del suo DPCM (Dal Palco di Casa Mia) Digital Tour: fu l’occasione perfetta per riassaporare l’ormai remoto gusto del palco (seppur virtualmente), alimentando l’attesa per quel disco d’esordio che finalmente ha visto la luce, consegnandosi ieri alle orecchie di pubblico e addetti al settore.
“Origami“, e nessun titolo poteva essere più azzeccato di quello scelto da Immune per raccontare la manifattura artigianale, paziente e complessa dei dieci brani della tracklist, che attraverso quello speciale gioco illusionistico che da sempre avvicina arte e magia riescono a far credere all’ascoltatore di trovarsi di fronte a qualcosa di bellissimo perché semplice – come una cassa in quattro o come, appunto, un origami – ma che in realtà nasconde nelle sue sfumature policromatiche il gusto complesso della ricerca e della sperimentazione.
Sin dai primi secondi di “WA”, emerge tutto l’afflato elettronico dell’anima noir di Immune: sintetizzatori e delay sembrano essere gli strumenti principali della rivoluzione estetica che il cantautore piemontese persegue, fondendo poesia e dancefloor nella tessitura curata di una produzione intelligente ed eclettica; “Origami”, la titletrack, è l’urlo liberatorio che, dopo l’afasia frammentata dal retrogusto orientaleggiante dell’introduzione, si concretizza nella rabbia del manifesto: “Chiuso in un barattolo”, “Prima di te”, “Guardandomi” e “Scura” offrono all’ascoltatore l’autopsia di un amore diventato catena, corona di spine condivisa con chiunque nella vita abbia amato veramente; ecco perché “Origami” assomiglia ad un processo di auto-terapia, certo, ma che spinge verso la catarsi: nella storia di Immune si specchiano le storie di tanti, rendendo così il disco un racconto che si fa comune, di tutti.
“Profondo Blu”, “Discoparty” e “Evadere” aprono invece spioncini luminosi da cui filtra la luce necessaria a non far demordere il cuore, che in “Invisibile” pare trovare la dimensione perfetta per l’accettazione delle proprie debolezze, trasformate ora in punti di forza. Insomma, “Origami” è una lezione di musica e filosofia quotidiana, utile a ricordarci che, nonostante le distanze siderali, non smettiamo di essere vicini nella nostra umana predisposizione, come direbbe De André traducendo Cohen, «al trionfo e al pianto».
Bravo Immune, ci hai già fatto salire la voglia di un secondo disco.