Di lui me ne aveva parlato bene Dario Pasqualini degli Iside (qui), io personalmente lo conoscevo soltanto come il front-men della band Giallolorenzo, che se ancora non conoscete vi consiglio vivamente di ascoltare.
Capita che mi trovavo a Foggia per le vacanze, e capita che mi infilo ad un concerto già iniziato con le mie cugine organizzato dal Fafafestival, un progetto ambizioso territoriale volto a riportare un po’ di cultura in una terra che ormai sta diventando tristemente famosa per altro. Ci vogliono rivoluzioni culturali e sociali laddove i giochi si fanno più difficili, e questi giovani ragazzi ci stanno riuscendo.
Tornando a noi , tra gli artisti che sono riusciti a convocare c’è lui, Pietro Raimondi, classe 1996, giovane paroliere che si serve della musica per raccontare la realtà. Quasi un mese fa è uscito il suo nuovo singolo, Gigante, che parla in qualche modo dell’angoscia che si prova talvolta a sentirsi, come ci spiegava Eco, “nani sulle spalle” di costoro. Abbiamo parlato dei suoi ultimi progetti, dei sui suoi sogni e della sua fanzine ”Dati Sporchi”.
Essendo stata la mia una presenza dettata da casi fortuiti dell’ultimo minuto, ho dovuto preparare improvvisando le domande durante il concerto, scrivendole su un vecchio biglietto del treno.
Giallorenzo
La prima domanda forse é la più cattiva ma, visto che se lo stanno chiedendo, tutti caviamo subito il dente: con i Giallorenzo é finita?
No, non ci siamo mai sciolti, siamo molto amici, ci vediamo sempre e facciamo un sacco di cose insieme, abbiamo fatto anche Capodanno insieme. Tutti noi abbiamo fatto un disco solista tranne il bassista, e dopo che finiremo questi tour legati ai vari dischi solisti molto probabilmente torneremo a fare cose insieme.
Non potevate fare come Lo Stato Sociale che ha fatto dischi solisti ma riuniti in un unico progetto?
Non lo so, non ci abbiamo pensato, però grazie per l’idea
Montag
Prossima volta. Montag da cosa deriva?
É il nome del protagonista di Fahrenheit 451, l’unico che lessi a tredici anni perché me lo consigliò l’insegnante di sostegno di un ragazzino delle medie che veniva con me. L’ho tenuto negli anni perché alla fine mi ci sono affezionato e poi vuole dire anche lunedì in tedesco. Anche questo lato nostalgico, crepuscolare, del chiamarsi lunedì un po’ mi piaceva.
Ma che coincidenza, oggi pomeriggio ho intervistato Lunedì Notte invece!
Letteratura
Mi sa che a te però adesso piaccia leggere, anche all’intervista che ti fecero allo scorso MI AMI citasti un libro…
Ti dico la verità sincerissimamente: sono laureato in lettere in magistrale, ho letto un sacco di cose perché dovevo. Però di mio sono molto agitato di indole e di carattere, per cui faccio molta fatica a rimanere concentrato sul libro per troppo tempo. Per cui non leggo tanto quanto dovrei, però quando lo faccio leggo molto approfonditamente e mi piace, mi rapisce. Sono un po’ o tutto o niente, ho questo problema con la lettura: o sono talmente sconcentrato che alla fine o metto via il libro oppure mi catalizza completamente, mi illumina e devo collegare assolutamente un sacco di punti. Purtroppo non sono un lettore estensivo, leggo poco ma intensivamente.
Un libro che consiglieresti e che può leggere chiunque?
Consiglio un libro di poesie, visto che la poesia é un qualcosa che mi piace leggere perché condensa tante informazioni in poco spazio, per cui funziona sempre, un po’ come la musica: “Inventario Privato”. É un libro di Elio Pagliarani del ’59, secondo me bello e breve da leggere. Però visto che non ha una edizione specifica magari consiglio anche un altro poeta che é Umberto Fiori, che é anche un musicista storico. Ha suonato nei Stormy-Six che sono una band importante per gli anni ’60-’70 in Italia. Lui ha scritto molte poesie da vecchio e le consiglio tutte.
Musica
Parliamo invece della tua formazione musicale: quando hai imparato e quando é nato il tuo amore per la musica?
Non ho mai imparato a suonare per davvero (scherza). Da piccolo ho studiato batteria e poi ho mollato le lezioni perché facevo troppo pasticcio. Ho fatto pianoforte ma anche lì ho dovuto mollare perché ero troppo iper-attivo. Nessuno mi aveva diagnosticato niente, però i maestri andavano da mia madre e dicevano che non riuscivano a seguirmi. Ma ho sempre suonato quando potevo ed ho sempre avuto questa “fretta” di dover scrivere canzoni anche senza saper suonare. La prima volta che ho fatto un disco avevo dieci anni e lo avevo fatto con il registratore vocale senza strumenti perché avevo visto che con il computer si poteva fare. Successivamente si poteva caricare su Windows Media Player e metterlo su CD.
Questa cosa mi sembrava troppo potente ed io dovevo assolutamente farci qualcosa, per cui mi inventavo canzoni sul momento senza pensarci solo perché sapevo di questa possibilità. Questo é stato il mio primissimo approccio all’autorialità delle canzoni, poi a suonare la chitarra ho imparato alle superiori poiché gli accordi in qualche modo mi servivano. Vado ancora a lezione talvolta, soprattutto quando devo preparare questi concerti chitarra e voce. Vado da un ragazzo molto bravo che mi aiuta a riarrangiare i pezzi per chitarra e mi da due dritte. Non sono un vero musicista, sono molto più attento alle parole, della musica mi ha sempre colpito di più la dimensione lirica dei vocaboli.
Canto
Prendi anche lezioni di canto?
L’ho fatto quando ero più giovane per tre anni con un maestro, il quale però non aveva mai capito che avevo un polipo alle corde vocali. Mi sgridava dicendomi che non mi impegnavo abbastanza per studiare e imparare a cantare senza sforzo vocale, e non si é reso conto che perdevo la voce perché avevo un problema proprio fisico alle corde vocali, quindi dopo questo episodio ho mollato le lezioni. Però mi é servito molto per imparare ad intonare, prima ero completamente stonato, non beccavo le armonie… non sono un orecchio musicale in senso proprio. Tutto quello che ho fatto l’ho imparato con la pratica.
Melodie
Pensi però di possedere l’intelligenza musicale?
No, in senso musicalmente stretto no, ne ha molta più di me Rolfi (cantautore che si trovava vicino a noi in quel momento, ndr). Io non ho né intelligenza armonica né intelligenza melodica o ritmica, tutto il mio fascino per la musica é basato all’80% sulle parole.
Però anche tu scrivi la musica giusto? (Chiede mia cugina)
Sì però non mi sento un grande autore di melodie, uso sempre gli stessi accordi, faccio delle robe abbastanza semplici.
Va beh ma nella musica leggera ci sta
Sì, infatti non mi lamento.
Colori
Se tu potessi scegliere un colore con cui descrivere le emozioni che vorresti che le tue canzoni suscitassero quale sarebbe?
Rosso, perché la musica che mi ha più colpito é stata quella che mi ha spinto ad essere più riottoso, che mi ha confuso e mi ha fatto aumentare di più la “rabbia” di far venire giù qualcosa. Mi piacerebbe ogni tanto che anche la musica più dolce e sensibile generasse questo tipo di reazione. E quale colore quindi se non il rosso!
Ispirazioni
Influenze?
In questo disco di Montag ci sono influenze del cantautorato americano alternative che va dai Meek Mill ad Alex G. Quindi vent’anni di musica alternative folk americana e tanto tanto cantautorato italiano per la scrittura, es. De Gregori. Molti mi dicono che questo disco assomiglia molto a qualche cosa dei I Cani e di questo ne vado molto fiero. E poi anche tutto il Low-fi, bedroom, pop americano, italiano. Una persona mi ha scritto che assomiglio a Babalot che é un artista di Roma storico dell’indie italiano degli anni duemila, sconosciuto adesso, però seminale per tutti. Calcutta e le Luci della centrale elettrica ad esempio lo ascoltavano, quindi anche lì sono mega fiero se mi dicono che ci assomiglio, ascoltatelo.
Palta
Ci spiegheresti il significato della tua frase “Mi ricordi di me”?
É quella persona che, nonostante sia diversa da te, dopo averla incontrata tu torni a casa e pensi proprio che ti ha rimesso voglia di stare al mondo e di essere te stesso. Ti riporta così a quello che sei, ti rimette a focus su di te pur essendo magari qualcuno molto diverso da te. Oppure, senza averla beccata questa, quando ti manca in maniera magari un po’ nostalgica e ti sembra che il ricordo con lei ti riporti a te stesso. Pensando a quello che condividevi con costui/costei ti ricorda quanto é la vera misura di ciò che desideri e quanto invece non ti vuoi accontentare della banalità di tutti i giorni.
Internet
Che cosa ti affascina così tanto del mondo dell’internet?
Internet é tutto, viviamo in una situazione in cui é qualsiasi cosa, é più importante dell’aria che respiriamo, più importante del cibo che mangiamo. Le persone attraversano l’Oceano per fare delle migrazioni e l’unica cosa che si portano é il cellulare perché é l’unica possibilità che hanno di connettersi con ciò che lasciano e con ciò che incontreranno. Chiedermi cosa mi interessa dell’internet é come chiedermi cosa ti appassiona della realtà: internet é la realtà oggi, credo sia proprio impossibile parlare della realtà senza parlare dell’internet. Se uno oggi vuole essere contemporaneo, vuole aver a che fare con il presente non può ignorare che esso ti arrivi sempre attraverso questa cosa qua.
Dati Sporchi
Ed infatti oggi l’internet aiuta molto gli artisti ad emergere. Tu pensi di essere bravo con il self-promotion sui social? Per alcuni in realtà quello é un tasto dolente…
Non mi sento bravissimo però al contempo mi sento più libero di altri. Me ne sbatto un po’, faccio le cose che mi piace fare. Alla fine ho delle possibilità come fare una fanzine come quella che ho fatto per raccontare un disco. E per fare una cosa bella in più che vale quasi quanto il disco stesso. Il raccontarla sui social é avvenuto in maniera spontaneo e diretto. Quando si deve invece fare le cose un pochino più ortodosse, tipiche del promuovere la musica, faccio un po’ più di fatica come tutti. Quando invece si tratta di raccontare qualche cosa leggermente diverso e di pochino più spostato lo faccio molto volentieri e mi piace.
Orgogliosamente dico sempre di non aver mai pagato una sponsorizzata, né con i Giallorenzo né con me. Perché credo che sì sia importantissimo raccontare e vivere sui social. La realtà arriva da lì, però poi con la realtà ci devi avere a che fare nella realtà. Ed é molto più importante raccontare questo disco come con il concerto che ho fatto stasera di fronte a dieci persone che non con un post che vedono in duemila. Alla fine veramente queste dieci persone hanno incontrato qualcosa , gli altri duemila stanno “scrollando”. Avendo in mente questa cosa qua mi sento abbastanza tranquillo e sereno di lavorare con i social.
Collaboratori
Dentro a questo progetto ci sono anche dei tuoi amici?
Ce ne sono ma non tantissimi, la maggior parte sono persone che seguivo per il loro lavoro e per le cose che facevano. Alcuni li ho scoperti per caso, altri mi sono state consigliati. Ci sono dei memer tipo Giulio Armeni di filosofia Coatta, Crudelia memon, letteralmente persone che mi facevano ridere sui social. Poi c’è anche un’artista contemporanea affermativa che é Ginevra Petrozzi. L’ho conosciuta perché ho visto in un museo una sua installazione, ho letto la targhetta e l’ho contattata. Oppure Robin Stauder é una mia amica e fa anche la direttrice creativa nella vita.
Isaia Invernizzi é un mio conoscente ed il data analisyst del post. E’ un ragazzo di Bergamo che conosco perché suona in più band, quindi lo avevo in mente ma non siamo propriamente amici. Di lui so che da un lato fa questo lavoro ai post dall’altro suona, quindi sapevo che più o meno potevo scrivergli aspettandomi una risposta.
Fanzine
Cosa ti rende più fiero di questo progetto qua?
Averlo fatto, sei mesi fa pensavo che fosse un’idea troppo matta da riuscire a portare a termine. Invece adesso é uscito e ce l’ho fatta, arriverà poi nelle case delle persone soprattutto grazie all’editoria che si é messa d’impegno che é Undermedia, dove ci sono anche editori di iconografia del ventunesimo secolo. Per un sacco di tempo ho pensato che fosse un delirio troppo grosso da riuscire a combinare da solo tra lavoro e creazione delle canzoni, tra studio e gestione della mia vita. Non pensavo neanche solo di riuscire a scrivere a cinquanta persone per coinvolgerle. Alla fine ci si é riusciti e sono solo fiero che esista fisicamente questo oggetto.
C’è stato un qualcosa che ti ha fatto scaturire l’idea o era un qualcosa che stavi “covando” dentro già da un po’?
Eh ci pensavo da un po’ , mi rendevo conto comunque che quando facevo i comunicati stampa per un disco ad esempio, raccontavo tutta questa componente più teorica delle canzoni, ed era difficile farlo. La gente vuole sentire le canzoni e avere elementi per ”prenderle” bene e capirle meglio, però non vuole approfondire tutte le seghe mentali che mi sono fatto per anni per scriverle.
Quindi cercavo un modo per raccontare un po’ questa dimensione perché ci tenevo tanto e perché comunque tanti dei lavori di queste persone qua mi hanno influenzato molto nella stesura dei brani e nella sensibilità che ho avuto nel scriverle. Per cui ci tenevo molto a raccontare questa cosa qui. Alla fine visto che avevo sempre fatto delle fanzine, tutti i dischi dei Giallorenzo ne hanno una legata, ho optato per questa modalità qua. É sempre stato un mezzo che mi ha gasato e stimolato, perché mi tira in ballo come scrittore ed impaginatore, come designer e tanto altro. É molto stimolante.
Che artista sei?
Sei molto un visual artist?
Sì dai, penso di sì. Penso soprattutto per immagini e per parole in contemporanea.
Sanremo
Le rose vengono citate diverse volte nei tuoi brani. A proposito di fiori, hai mai pensato a Sanremo?
Sì certo, mi piacerebbe tantissimo, però é una cosa talmente lontana che quasi non riesco nemmeno a immaginarla. E’ un sogno grandissimo: anche solo per intraprendere la strada per Sanremo Giovani ci vuole una maggiore spinta manageriale ed una squadra ancora più coerente di persone che credono nel progetto. E lo so perché lo faccio di lavoro dall’altra parte (nel management) e quindi so che non é facile per niente. Però é una cosa che mi piacerebbe tantissimo, so di essere molto diverso da quella roba lì. So ad esempio che non c’entro niente con i tre che sono usciti da Sanremo Giovani quest’anno. Suonare su quel palco, anche solo avere la certezza che mezza Italia ti sta guardando cambia anche il modo in cui scrivi.
MI AMI
Tra i festival invece che hai fatto c’è uno che ti piace particolarmente? Oltre al FaFa Fest ovviamente
Eh il FaFa Festival é l’unico festival che mi ha fatto venire voglia di vivere a Foggia. Quindi, come dire, fa miracoli molto più difficili del MI AMI. Anche se, nonostante ci sia quello, da Milano vorrei scappare. Però il MI AMI é un festival a cui tengo tanto anche perché per un po’ di anni ci ho lavorato organizzandolo. Per cui l’ho vissuto in tutti i ruoli: da fan quando ero piccolo, da organizzatore, da artista e l’ho vissuto anche da professionista lavorando dietro le quinte della musica per altri artisti. É più che una scuola, é stato iper-formativo, ragion per cui sono sempre gratissimo ogni volta.
Poi Carlo Pastore mi coinvolge spesso per fare un sacco di cose oltre al MI AMI: mi ha fatto presentare la fanzine in una modalità assurda, mi ha fatto fare un festival con la Dr. Martens dove ho avuto 35 persone sul palco a cantare insieme a me. É proprio un posto in cui mi sento libero di esprimermi, di raccontare, di fare ecc…, per cui sempre gratissimo.
Perchè ascoltarti?
Finiamo così: un motivo buono per andare ad ascoltare i tuoi brani?
Ehh qui dovrebbe intervenire l’ufficio stampa ahahah, questa domanda sembra semplice ma é difficile
dal pubblico, che intanto si era formato intorno a noi mio malgrado, é arrivato in quel momento il suggerimento che un motivo é che il progetto presenta un concetto un po’ più intimo del solito
Dai prendo il suggerimento e aggiungo perché é molto trasparente, parla di cose molto quotidiane e concrete, in cui se vuoi ti puoi rispecchiare.