Molto probabilmente lo conoscete come chitarrista e produttore, quello che però magari vi é sfuggito é che Alessandro Cianci verso la fine del 2023 ha iniziato ad intraprendere parallelamente un progetto cantautorale tutto suo: Lunedì Notte. Dai sapori un po’ agrodolci, sentimentali e onirici ci racconta situazioni vissute o immaginate, con toni a tratti malinconici.
Durante le vacanze di Natale ci siamo potuti incontrare in un bar di Foggia, sua città natale e in parte anche mia. Abbiamo parlato del suo percorso, di ciò che lo ispira, delle sue pubblicazioni (e collaborazioni) e di cosa probabilmente serva ad un artista per avere una carriera soddisfacente, quali sono gli ingredienti e quanto conti la disciplina.
Inizi e studi
Partiamo dall’inizio proprio: come é iniziata la tua passione per la musica e quale é stato il tuo percorso
La mia passione per la musica nasce prima di qualsiasi tipo di studio chiaramente. Ho iniziato alle medie probabilmente e, un po’ più seriamente, durante il liceo. Amavo il punk-rock, sulla linea dei Blink-182 e Sum 41, e volevo diventare quel genere di musicista, anche se poi ovviamente ci si evolve. Forse il disco che più mi ha fatto decidere ciò che volevo diventare é stato Californication dei Red Hot Chili Peppers. Da lì ho capito che volevo diventare bassista. Ho così iniziato a suonare con le band del liceo, tra cui c’era anche Mecna, che suonava la batteria
Dopo aver imparato a suonare la chitarra ho iniziato quindi a studiare il basso, facendo sempre tutto da privatista. Se devo suonare in una band mi diverto molto di più a suonare il basso. Chiaramente poi alla fine sono un autore, per cui per scrivere le canzoni é indispensabile utilizzare la chitarra. Spesso però, quando le scrivo, c’é magari il giro di basso che le caratterizza, oppure addirittura inizia tutto da lì.
Se ti dovessi chiedere il tuo bassista preferito?
Flea dei Red Hot Chili Peppers, sicuramente non é il più tecnico però é quello che mi piace di più.
Spostamenti
Quando hai lasciato Foggia ti sei trasferito subito a Milano?
In realtà no, ho fatto tantissimi giri. Sono stato prima a Roma, dove mi ero trasferito per studiare architettura, lavoro tutt’ora come architetto. Dopodiché mi sono spostato a Londra per sei mesi dove ho fatto un tirocinio e quello é stato un momento che mi ha molto formato, anche da un punto di vista musicale. Avevo 23 anni ed iniziai a girare tutti i club e a vedere quali fossero le tendenze: Londra é sempre un po’ una città in cui si settano i trend. Da lì mi sono poi spostato a Milano, città che mi ha cresciuto di più dal punto di vista musicale, perché ho incontrato molte persone che mi hanno aiutato a coltivare la passione, anche se ormai é diventato un lavoro.
Produzione
Come sei entrato nel mondo della produzione?
Tra le persone che ho incontrato a Milano ci sono Iamseife e Lvnar. Prima di allora ero esclusivamente musicista, avevo suonato la chitarra ed il basso e per me suonare era lo strumento, scrivere una canzone, cantarla e poi al massimo provarla a registrare. Tutto il resto era un qualcosa che non mi era ancora tanto chiaro. Invece poi mi é capitato di lavorare con degli amici che avevano l’approccio opposto: non suonavano gli strumenti ma erano tutto sulla produzione, sulle drum machine e sui suoni. Di base sono stati due mondi che si sono incontrati, loro hanno sposato il mio ed io ho sposato il loro. Poi ovviamente il tipo di produzione che intraprendo io é diverso, il mio rimane un discorso più da musicista che da produttore.
Social
Quanto é importante secondo te avere le giuste conoscenze nel mondo della musica?
É fondamentale. Se non hai un talento sconfinato, devi saper giocare le tue carte sicuramente. Avere solo delle conoscenze non basta, però aiuta in maniera abbastanza determinante. Il talento conta, tantissimo e se hai talento prima o poi arrivi, le conoscenze sono sicuramente il “prendere un’autostrada invece che una statale”. Secondo me anche e soprattutto nell’era dei social, dove comunque é tutto self promotion.
Per te é più facile o più difficile il fatto che ci siano anche i social media?
Per me é molto più difficile. Non mi reputo imbranato sui social media, però allo stesso tempo sento che dovrei fare di più e sempre di più. Mi interrogo continuamente sul quale possa essere il mio apporto a livello proprio di produzione personale, però ad un certo punto devi fare i conti anche con quella che é la tua personalità.
Live
Ti piace di più stare in studio o fare i live?
A questa domanda posso darti una risposta adesso che potrebbe cambiare tra qualche mese. In questo esatto momento forse preferisco stare in studio, ma semplicemente perché mi piace tantissimo la parte di scrittura e vedere il pezzo che viene fuori. Nei live per ora lavoro con Mecna che é una bomba, amo andare in tour con lui ed il resto della band, é come una seconda famiglia. Però in questo momento se dovessi scegliere tra le due cose ti direi che rinuncerei al tour. Mi riservo anche di darti una risposta più completa una volta che magari porterò le canzoni scritte di mio pugno con Lunedì Notte in un contesto in cui sono io il frontmen.
Festival musicali
Okay, allora ti re-intervisterò post tour ahahah. A livello di festival, ne hai uno preferito?
A livello nazionale ho il cuore al MI AMI, perché tutti gli artisti che ho sempre ascoltato sono passati da lì e mi piace molto l’atmosfera. Internazionali, guardando anche un po’ la line-up e l’ambiente, ti direi o il Primavera Sound o qualche festival in Inghilterra.
Influenze nella scrittura
Visto che sei un cantautore, le tue influenze nella scrittura quali sono?
Sono molto varie e proprio per questo penso che siano abbastanza chiare. A volte mi diverte sentire come certe persone leggano un certo tipo di reference ed altre diversissime. C’é chi mi ha accostato al mood di Ornella Vanoni degli anni settanta, chi agli ultimi Artic Monkeys e c’é chi ha fatto la similitudine con alcuni artisti R&B americani. Questa cosa mi gasa perché vuol dire che comunico su più livelli. Per quanto riguarda le mie reference direi da Gino Paoli, per passare a Battisti e per poi andare anche su de Andrè e Battiato. Mi piace anche molto la musica da film, che ho iniziato ad ascoltare da molto piccolo: Danny Elfman, le colonne sonore di Tim Burton, John Williams. Poi da lì ho un attimo affinato la conoscenza, mi piacciono i musicisti come Piero Montanari, Lalo Schifrin e tanti altri.
Musica e cinema
C’é la colonna sonora di un film che avresti voluto scrivere?
Difficile questa, forse qualcosa di Morricone. Anche perché comunque lui é entrato a gamba tesa in un momento in cui c’erano questi film western italiani che gli americani consideravano degli “sfigati” di base. La combo Ennio Morricone e Sergio Leone che dal nulla e con dei budget ridicoli rispetto ad Hollywood, ha creato un genere che non esisteva fu qualcosa di iconico che probabilmente superò anche il Western classico. Quindi sì avrei voluto fare quelli, chi non avrebbe voluto.
In effetti ora manca un po’, in Italia, quel connubio cinema-musicisti che c’era una volta. Almeno a me non viene in mente nessuno che subito accosto ad un regista, a te viene in mente qualcuno?
Effettivamente ci sono poche “combo”. Su questo però ci sarebbe da fare un discorso bello ampio, anche sul come vengono trattati i film italiani ultimamente e la politica che c’é dietro la produzione di un film. Purtroppo la fiaba del regista che incontra il musicista e tira fuori qualcosa di incredibile é sempre più rara.
Mi viene in mente Andrea Laslo de Simone, grandissimo cantautore che ha scritto colonne sonore ma che é dovuto andare in Francia per farlo.
Lunedì Notte
non ti ho ancora chiesto il nome
Lunedì Notte é l’esatto contrario del sabato o del venerdì sera, é un momento della settimana che non programmi mai. Di norma non fai nulla, stai sempre lì con te stesso, quindi va un po’ a ricalcare quell’attimo riflessivo e introspettivo del progetto.
Indolenza e Panico
Parlando del brano “L’Indolenza ed il Panico”, in questo pezzo si parla di decisioni difficili da prendere, quale é stata la più complessa che hai dovuto affrontare nella tua vita?
Direi l’argomento del pezzo, ovvero quella di decidere di lasciare il mio lavoro precedente di architetto full-time e di contratto per fare il musicista se non a tempo pieno quasi. Sicuramente non sarà la più complessa della mia vita, però forse una delle più difficili perchè chiaramente mi sono scontrato con pareri contrastanti. Bisogna guardarsi dentro e capire quale strada si vuole prendere assumendosene le responsabilità, rimanendo comunque contenti di aver preso una decisione e di averla portata a termine.
Percorso musicale
C’é stato invece uno sliding door nella tua vita?
Io direi che ne ho avuti due. Il primo quello di cui ho parlato, quindi quello di lasciare il lavoro, l’altro invece é stato quello di decidere se trasferirmi a Londra o se rimanere a Milano. Alla fine ho deciso di trasferirmi a Londra per tre anni, in un momento in cui comunque le cose musicalmente parlando stavano iniziando ad andare molto bene. Tutt’ora mi interrogo se sia stata una decisione buona o sbagliata, perché da un lato é stato molto formativo, dall’altro probabilmente mi ha fatto perdere qualche treno, non lo so. Però quello é stato uno dei momenti sliding door della mia vita.
Il Buio
Parlando del singolo ”Il Buio” con Sant’Angelica, come vi siete conosciuti?
Ci siamo conosciuti un po’ di anni fa, nel 2019/2020 in occasione di un’apertura ad un suo concerto con Ricordati di Rimini (vecchio progetto di Alessandro con Iamseife, ndr) al Circolo Ohibò a Milano.
Poi quando ho iniziato a scrivere questa canzone avevo in mente di volere una voce femminile sulla seconda strofa, ho pensato a lei ed é stata entusiasta di lavorarci, anche lei é un po’ in quel viaggio di cantautorato italiano anni ’70.
Lo-fi
Come é stato approcciarsi a sonorità lo-fi?
Il lo-fi é un tipo di sonorità che mi appartiene abbastanza. Anche alcune produzioni mie passate, come ”Interludio”, non si discostano tanto da ”Il Buio”. Sicuramente tra i tre brani usciti fino ad ora é quello più dichiaratamente vintage. Non che gli altri non lo siano, anzi la formula di Lunedì Notte in questo momento é proprio la combo tra una scrittura un po’ contemporanea con degli accorgimenti di produzione un po’ più vintage, come per esempio mettere i violini sui brani, che é una cosa che si fa sempre meno.
Il brano é un po’ un racconto tra due persone, é una storia vera? Come é nata l’ispirazione per questo pezzo?
Più che una storia mi piace definirlo un po’ come un mood. Io non sono sempre autobiografico quando scrivo le canzoni, e questo é uno di quei casi. Anzi, di norma parto da un mio stato d’animo. Al momento sto vivendo una relazione bellissima, però sono molto condizionabile dal fuori e a volte mi piace mettermi nelle scarpe altrui. In questo caso mi piaceva immaginare questo mood un po’ anni settanta, questi due innamorati che si stanno dicendo addio in un contesto milanese, fatto di pioggia. Era anche un periodo in cui stavo ascoltando tantissimo Ornella Vanoni, il disco “La voglia, la pazzia, l’incoscienza e l’allegria”. E lì c’era un pezzo, ”Semaforo Rosso”, che é molto dialogo e probabilmente é stato lui un po’ a smuovermi.
Musica e disciplina
Per te la musica é disciplina?
Sì assolutamente, vorrei averne di più, é davvero fondamentale
Secondo te come si riconosce che qualcuno ha il talento per fare questo tipo di mestiere?
Purtroppo io conoscevo tantissime persone con un talento sconfinato che non hanno mai fatto nulla perché mancavano di disciplina. Il talento lo riconosci subito, é abbastanza semplice, almeno secondo me. É quando una persona è capace di scrivere una canzone in cui affiora subito personalità, si pervepisce all’istante quel qualcosa in più. Io mi reputo abbastanza bravo nel saper capire chi sa scrivere delle canzoni e chi no. É molto più difficile capire chi ha la costanza e la mentalità e chi soprattutto la corazza, non é semplice rapportarsi al mondo musicale, dove molte volte ricevi un sacco di porte in faccia, tantissime volte ricevi anche delle critiche, personali molte volte.
Le case discografiche hanno però un po’ quel compito di trovare il talento, “incanalarlo” nella giusta via e “disciplinarlo”. Uno magari non ha dentro la disciplina, però può avere le persone giuste intorno che gliela impartiscono
Vero, la casa discografica molte volte si prende la briga di disciplinare l’artista. Spesso mi é capitato di conoscere degli A&R, che sono anche miei amici, il cui lavoro é “far stare dentro” gli artisti, accertandosi che si presentino in studio con costanza magari. Anche queste cose molto banali sono importanti, sempre per tornare al discorso della disciplina, che per me é il 50% della storia. Puoi anche avere meno talento, però se sei disciplinato, costante ed hai la personalità per andare avanti ci vai.
L’amore in dieci
Parlando dell’ultimo brano uscito con Cimini, c’è un motivo specifico del perché si utilizza la similitudine del fare l’amore in DIECI?
Il pezzo parla di fuga dai problemi e di quanto una fuga, seppure sbagliata, può anche essere bella e liberatoria in un primo momento. Al concetto di “amore in dieci” mi ci hanno portato le rime ma l’ho trovata subito una similitudine calzante, lo immagino come un momento di grande euforia iniziale che pian piano lascia spazio a un po’ di senso di colpa e di disagio.
Perché l’esigenza o la voglia di raccontare un’evasione?
Mi piaceva l’idea di un brano dolce amaro, in cui si potesse trovare del bello e del positivo in una condizione frustrante come quella di voler fuggire e di volersi sollevare dai problemi.
Consigli per chi viene dalla provincia
Ultima domanda: un consiglio per chi come te viene da una realtà di provincia per entrare in questo mondo
Innanzitutto viaggiare. Anche se si é a Foggia o dovunque, se c’é il concerto a Roma o a Bari devi andarci. Perché comunque lì si incontrano tantissime persone che possono darti quel consiglio o quella parola che ti aiuta ad andare avanti e magari ad ispirarti. Poi ovviamente starci dentro tantissimo, da questo punto di vista i social aiutano tanto. Sicuramente anche la costanza ed il cercare di non perdersi. Allo stesso tempo però avere una fortissima cultura di base che può permetterti di proporre delle cose nuove, che non esistono e che quindi ti permettono di essere all’avanguardia
Chi secondo te é all’avanguardia oggi?
Domanda molto difficile. In Italia ti potrei i Thru Collected, che sono un collettivo campano. Hanno una grande personalità, sono tutti artisti sparsi che collaborano l’uno con l’altro, fanno un qualcosa di molto diretto e a ”fuoco”.
(Senza farlo apposta il 31 marzo suonano al FaFaFest Cicolella di Foggia tra l’altro, ndr)
In attesa delle sue date live vi consigliamo di ascoltarlo e potete trovarlo nei seguenti link:
https://www.instagram.com/lunedi.notte/
https://www.youtube.com/channel/UCBwEF4F_LeEWMMwt0zu0Ohg
https://music.apple.com/it/artist/luned%C3%AC-notte/1707876281