Tornano gli Iside a Torino (e da noi): l’intervista

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Dopo quasi due anni tornano questa sera gli Iside per suonare a Torino, precisamente al Magazzino sul Po, in via Murazzi Ferdinando Buscaglione 18. La band treviolese (si dice così? Probabilmente sì, ma non lo sanno nemmeno loro) da tempo si è fatta notare nella scena indipendente suonando, tra i vari palchi, anche su quello del Miami.

Noi li avevamo intervistati la scorsa volta dopo l’uscita di Anatomia Cristallo (https://www.indielife.it/2022/03/09/intervista-agli-iside/). Adesso, a distanza di qualche mese dal rilascio di “In Memoria“, siamo riusciti ad interpellare Dario Pasqualini, frontman e autore, per capire l’evoluzione che hanno avuto in questi anni.

Cupo ed intimo

Inizierei col farti delle domande sul vostro nuovo disco: mi è sembrato molto più cupo rispetto a quello precedente, come mai questa scelta?

Sì indubbiamente lo è. Penso sia fisiologica come scelta, noi siamo dell’idea che fare la musica significhi esprimere il sentimento contemporaneo di ciò che si sta passando. E quello è dettato un po’ anche dal periodo personale che si sta vivendo e da quello storico. Quelle sono state le sensazioni che sono saltate fuori quando eravamo in studio o quando mi trovavo a casa a scrivere i pezzi, e sono scaturite proprio da del sentimento puro. Poi certo, ci siamo resi conto che il disco poteva risultare nella sua interezza estremamente cupo, però pensavamo fosse sbagliato cercare di sviare questa percezione

Se non erro però l’album precedente era stato scritto durante il periodo della pandemia, per cui non uno dei momenti più floridi…

Vero, però paradossalmente, al di là di quello che accadeva nel mondo, nelle nostre vite eravamo spinti dall’idea di far uscire quel disco, seppur con una metodologia estremamente complessa perchè eravamo tutti lontani. Però c’era quel desiderio e quella voglia di far uscire i brani. Poi durante la pandemia è stato anche proprio il nostro “appiglio”: ci svegliavamo e sapevamo di dover fare quello, è stata anche la nostra evasione. Mentre forse il disco nuovo, che comunque avevamo iniziato a scrivere un anno prima della sua uscita, forse si beccava un po’ gli strascichi della pandemia. La vita normale era appena ri-iniziata ma pobabilmente con essa sono iniziati anche a saltare fuori tutti i demoni

A me, oltre che più cupo questo album è parso essere un pochino più intimo. In particolare c’è una traccia, Mommy, in cui tu parli direttamente a tua madre, che si sente essere molto personale. In più, mentre nell’altro ci avevi descritto cosa provavi mentre avevi paura, qui ci spieghi quali sono questi tuoi timori

Sì, io credo fortemente che la possibilità di fare musica si porti dietro l’idea di fare un discorso molto personale, altrimenti farei altro nella vita. Se una persona che fa creatività non accetta di mettere pubbliche anche le proprie paure, le proprie problematiche, penso che sia un po’ una partita persa a priori. Questo magari non va a coincidere con numeri, carriera, ecc… ma è proprio una questione personale. Se io devo fare creatività devo parlare di me, della mia idea, della mia persona e di ciò che la circonda. Questo l’ho vissuto anche come atto di maturazione e di coraggio, parlare di questioni che possono essere private è per me il vero senso di tutto ciò, con la speranza che qualcuno si riveda e possa rifletterci sopra. Ed è quella la mia personalissima vittoria, al di là di tutte le altre cose più da mercato discografico

Universale

Concordo. Partiamo infatti da Universo, che é un brano un po’ aristotelico: parti dal particolare, ovvero la tua vita, per poi arrivare all’universale parlando di dinamiche che toccano tutti. Quali sono le difficoltà che incontri nel parlare di te e del tuo vissuto e quanti scudi metti tra te e quello che scrivi

Ultimamente penso di starne mettendo pochi. Sicuramente nella nostra minuscola e umile carriera ne sono stati messi, ma veramente in un modo non consapevole, una protezione inconscia nel dire “no ma va non sia mai”. E invece col tempo ho capito che le produzioni di cui vado più fiero sono le più sincere. Magari ad un primo ascolto ti fanno pensare “oddio ma lo ha detto sul serio?”, ma è giusto esplicitare dei pensieri che abbiamo nelle nostre vite e che hanno probabilmente anche quelli che non fanno musica e che di conseguenza non possono esternare. Poi mi piace che resti questa piccolissima traccia della mia esistenza. Sì, forse a volte è difficile farlo così pubblicamente, però di scudi spero di averne sempre di meno e spero che si ritorni un po’ a questa idea generale di accettare di dire le proprie problematiche, anche al di fuori della musica

E non hai un po’ di paura a metterti così a nudo sulle tue emozioni?

No, anzi. Nella vita io sono una persona sicuramente timida e introversa che non parla mai di certe tematiche. Paradossalmente anche con gli altri tre Iside, che sono i miei migliori amici da sempre, capita. A volte scoprono dei pezzi di me tramite i brani, perchè nella vita normale non glieli direi mai. Sto zitto, un giorno arrivo magari con la faccia un pochino più triste ma non racconto di certi disastri. Poi però appunto mi escono tramite questa metodologia, per cui non mi fa altro che bene

Paura e morte

La paura che invece si palesa all’interno del disco è quella della morte, sei riuscito a trovare la chiave per sconfiggerla?

Eh magari esistesse un vero Horcrux! No non ho la soluzione, ma forse non la vorrei neanche. Odio un po’ tutti i super-uomo e quell’idea di persona invincibile, anzi sono assolutamente debole e fragile. Pensa che una delle mie serie preferite era “mille modi per morire” su DMax, perchè nel suo meme ti fa capire come basti poco. Forse è anche un po’ un modo per esorcizzare quell’aspetto lì che è ovvio, da quando esiste l’uomo si sa che prima o poi accadrà. Per cui cerco di scherzarci sopra, anche se non sembra nei pezzi, ricordandomi che devo utilizzare nel migliore dei modi il mio tempo qui

Sì, diciamo che è anche un po’ strano il fatto che tu ci stia già pensando ora vista la tua giovane età. Di norma iniziano ad arrivare quei pensieri quando si affronta la crisi di mezza età, verso i cinquant’anni

Ahahah beh sono in anticipo di venticinque anni allora. Ci devo ancora riflettere sul perchè questa paura si sia già palesata. Però secondo me non sono l’unico: se penso ai miei idoli pop, banalmente a Kurt Cobain, a cui poi è finita male, hanno sempre parlato di quello, lui probabilmente ben prima dei venticinque anni. E’ una montagna gigante che vedi là a prescindere dall’età secondo me. Poi ci saranno sicuramente anche dei fatti che ti fanno avvicinare di più a quel pensiero. Poi va beh, non vorrei passare come un emo totale, non è che ci penso quotidianamente. Però quando vai ai funerali o quando vedi passare il carro funebre sicuramente per due minuti ti viene da pensarci, è una cosa talmente fuori dal nostro controllo che mi affascina anche

(A posteriori direi che probabilmente lui ha un’intelligenza esistenziale molto più alta della mia, ecco spiegato perché lui ci pensa ed io no, ndr)

Oh mamma mi hai fatto un esempio in cui però la persona in questione conduceva una vita che poteva portare a pensare ad una morte pre-matura, spero non sia il tuo caso

Ah no no

Ti sembrerà una domanda un po’ lugubre, ma l’avevano fatta a me ed io la rigiro a te perchè può essere interessante: tu che cosa vorresti che ci fosse scritto sul tuo epitaffio?

Sai che forse non vorrei che ci fosse un “mausoleo” per me? Forse preferirei un qualcosa di isolato, in uno spazio naturale e sereno, tra i fiori e gli alberi in montagna. Un qualcosa di vero, non un segno che le persone devono venire a trovare. A me straniscono persino le foto che trovi in commemorazione degli incidenti stradali, preferirei qualcosa di più semplice e appartato

Una caratteristica per cui vorresti essere ricordato?

Sicuramente per la musica. E’ la mia più grande speranza per il futuro, anche perchè prima mi hai detto che sono giovane e ti ringrazio, che possa lei essere ciò che farò sempre e che io riesca a sviluppare ancora meglio il mio modo di raccontare le cose. Al di là della musica mi piace molto quando le persone sono trasparenti e sincere, vorrei essere anche io ricordato così, come una persona che non ha mai cercato di metter in difficoltà gli altri

(Ci tengo a dire che Dario ha solo qualche anno in più di me, siamo praticamente due bambini che si sono appena affacciati alla vita, ndr)

A proposito di mettere in difficoltà le persone, una tematica che io ho percepito è quella del bullismo, per esempio in Ricordati il mio nome. Se te la senti ci racconti come si intreccia con la vostra storia?

Ma sai che in realtà bullismo no, é più un senso di incomprensione di paese. Banalmente nel nostro noi siamo gli unici che fanno musica nella vita, lo abbiamo sempre desiderato, fin da quando eravamo ben più piccoli. Alcune volte quando dico che faccio questo mestiere mi rispondono che anche loro suonano la chitarra o simili, e quello mi fa un po’ arrabbiare, perchè, con rispetto per tutti, stiamo parlando di livelli diversi. Anche io ho tanti hobby, ma non posso dire che sono un calciatore. Vorrei essere più riconosciuto per quello che faccio. E non serve Sanremo perché tutta Italia riconosca che tu faccia musica, basterebbe ascoltare con attenzione ciò che uno fa. Spero di essere di più associato alla mia figura di autore

La provincia bergamasca

Io ti sento spesso parlare dei lati negativi del vivere in provincia, me ne diresti almeno uno di positivo?

Ma no dai ce ne sono tantissimi. Paradossalmente credo che il crash siamo rusciti a costruirlo con la parte della comunicazione dei singoli e del disco. Noi siamo molto fieri di dove viviamo, al nostro release party c’era un grosso cartello con il comune del nostro paese ad esempio. Abbiamo anche molti contenuti in cui io racconto del mio paese, di Bergamo, Atalanta, del mio paese di diecimila abitanti dove tutti noi siamo cresciuti…

Se ti devo sintetizzare la cosa più bella di vivere in un posto del genere é l’essere riusciti a portare avanti una relazione di vent’anni di quattro amici. E siamo rimasti noi, sembra quasi un ciclo che non ha uno sviluppo, però secondo me la cosa più bella è riuscire a mantenersi insieme, siamo cresciuti insieme sotto ogni aspetto, ed ora stiamo facendo questa carriera insieme. Questo è un po’ il pregio di venire da un posto del genere, se hai la capacità di mantenere dei rapporti saldi puoi poi portarli avanti tutta la vita. Banalmente quando ho fatto l’Università Naba a Milano non ho mantenuto grandi amicizie da lì

Anche questa volta avete registrato a casa di uno di voi? (Giorgio se non erro)

Sì, sì, assolutamente. Dal primo istante di scrittura fino al master sono stati fatti nei nostri studi e nelle nostre case. Poi ovviamente ciò si porta anche delle pecche, però io credo e spero che creatività significhi anche trovare il proprio modo personale di fare le cose. I difetti sono comunque una caratteristica, e quindi noi ce li portiamo dietro e va bene così

Ansia

Ritornando invece ai testi, vorrei un attimo approfondire il vostro rapporto con l’ansia. Ti spiego, in Sberla dite che l’ansia viene usata come scusa, altre volte dite di soffrirne

Io temo che possa essere usata come scusa. Spesso mi sembra di sentire persone che dicono di non riuscire a fare certe cose per quello, ma anche lì bisognerebbe un attimo categorizzare e trattare le situazioni per quello che sono. E’ onestissimo che qualcuno si senta in una situazione di difficoltà, però magari è temporanea e naturalissima, può essere dettata da milioni di fattori, e poi invece ci sono le problematiche clinicamente testate. Questa é un po’ la spaccatura, sarebbe bello parlare con la giusta consapevolezza dell’argomento. Oggi é troppo sdoganata, é giusto che ognuno viva le proprie emozioni, sentimenti, complessità ma dandogli la giusta parola

In un pezzo dici che il mondo ti ha deluso, in che modo?

Tornando all’idea che mi piacerebbe essere ricordato come una persona trasparente e corretta, vorrei mettere tutti in una situazione di serenità, odio quando qualcuno si diverte a mettere in difficoltà gli altri. La delusione é dettata da quello, da alcune persone e da alcune situazioni in cui, rimanendo anche solo nella quotidianità, godono nel mettere le persone in crisi. Spesso accade in situazioni plurali, dove ci sono cinque persone e uno deve fare vedere assolutamente quanto é migliore degli altri, e inizia a chiedere perché gli altri stanno zitti, mettendosi subito su una posizione altezzosa, non mi fa sentire a mio agio. La mia delusione é molto semplice, banale

Ma no dai non é banale. Invece “lasciatemi piangere”, chi é che non te lo fa fare?

Me stesso. Vorrei essere più bravo ad esternare tutte le questioni, i drammi e le felicità nel mio quotidiano. Invece negli estremi del piangere e ridere, io faccio molta fatica a raggiungerli. Magari li provo, li sento, ma poi faccio molta fatica ad esternarli. É proprio un blocco mio

Direzione artistica

Domanda che faccio a tutti: se dovessi scegliere un colore con il quale descrivere le emozioni che vorresti che le tue canzoni suscitassero, quale sarebbe?

C’é un colore che non ti dirò perché sembra essere estremamente banale, quindi ti dirò altro. Mi piace molto il blu notte, quello molto intenso, il blu hour delle otto (ha fatto proprio l’accademia, ndr)

Come invece definiresti il genere che fate? Puoi usare tutte le parole che vuoi

Difficile, é musica personale e istintiva. Diciamo istintivismo dai, inventiamo un nuovo genere

Live

Parlando dei live, come vi state preparando per questo tour?

Abbiamo deciso di fare un live estremamente intenso, abbiamo preparato diciotto pezzi, fortunatamente abbiamo tanta musica edita. In questo tour non vorrei mai parlare ma inserire più musica possibile. É molto “teso”, infatti finisco il concerto che sono molto spossato. Abbiamo tolto tutti gli orpelli, siamo noi quattro che suoniamo più il batterista, che é turnista. Tutti suoni molto crudi e diretti, con pochi riverberi che ti confondono e ti tolgono attenzione da ciò che deve uscire da quell’impianto. Ci sono quei quattro strumenti lì e la mia voce ovviamente.

Ultimamente ci interessa questo, ci interessa arrivare come una lama. Di nuovo, anche con alcuni difetti, perché poi le orecchie, sia nostre che del pubblico, sono abituate all’idea che la musica sia perfettamente impacchettata. Nei concerti in cui i cantanti suonano le basi con l’auto-tune ovviamente arriva un’idea di musica estremamente precisa perché l’audio é masterizzato. Invece la musica live si porta dietro anche delle problematiche acustiche ed é giusto così, a me piace

Senti che arriverete prima o poi ad avere un batterista fisso?

No, non credo, comunque siamo noi quattro. Anche per il modo in cui costruiamo i pezzi in studio, che non è molto da band visto che stiamo molto davanti al computer. Ragioniamo con la testa di un batterista ma ci piace molto la sperimentazione sulla parte ritmica, quindi no, per quanto poi umanamente sono assolutamente parte del progetto i ragazzi che vengono a suonare, anche perché sono amici di base

Nella scorsa intervista mi avevate detto che sognavate il palco del Primo Maggio, speranza che poi si é realizzata, su quale sognate di suonare adesso?

Glastonbury, Salvatore aiutaci (componente del loro ufficio stampa, presente all’intervista). É molto bello lì, molto fangoso, poi io mi sento anche inglese

Ah, però é l’altro Dario ad aver studiato in Inghilterra!

Vero, io sono legato alla cultura inglese anche banalmente solo per il calcio

Calcio

Ecco a proposito di calcio e live, a Torino hai scelto di mettere la maglia della Juve?

No io vorrei mettere quella del Toro

Hey su Tik Tok hai scritto che avresti messo quella della Juventus!! (Mi sono sentita tradita in quel momento)

Eh lo so ma mi sembra più rispettoso mettere quella del Toro. Come a Roma non metterei mai quella della Lazio

Ahahah va bene. Però scusa se ti trovi a Milano quale indosseresti tra quella del Milan e quella dell’Inter?

A Milano mi divertirebbe mettere quella dell’Atalanta. Però no tra quelle due non ne sceglierei nessuna, se Cinisello avesse una squadra di calcio, e sicuramente la ha, metterei quella

Musica in Italia

In una intervista hai detto che ci sono cose che mancano ancora alla musica italiana ma non hai specificato cosa

Secondo me quell’idea di istintività. Premessa, ci sono molti progetti che mi piacciono, mi vengono in mente sia grandi che piccoli, Raresh, Ginevra, Generic Animal e molti altri. A livello massa, a parte forse Madame che mi piace tantissimo, mi manca quell’idea lì per cui ogni artista dovrebbe cercare di essere più personale possibile. Anche se poi sicuramente diventa più complesso inserirsi in un sistema in cui é utile essere assimilabile a dei contesti. Ma come é sempre stato nella storia dell’umanità, é meglio mettersi all’interno di un gruppo o di un sistema, perché almeno in quello vieni già riconosciuto anche dagli altri. Però penso che sarebbe bello se si riuscisse a tirare fuori delle personalità e delle persone molto più uniche, anche come racconti

Hai qualche altro nome ancora più di nicchia che pensi debba essere riconosciuto di più?

Marco Fracasia che mi tantissimo e, non é molto di nicchia ma più storica, tutto quello che fa Jacopo Lietti. Mi piacciono molto anche gli Exhibit e voglio molto bene e penso anche che scriva molto bene Montag. Poi spererei che Ginevra diventasse la nuova pop star italiana in assoluto

Uh okay, se la incontro glielo dico! (É della mia città e spesso fa incontri con i fan, ndr)

Ahahah penso di averglielo detto già più volte io, ma tu ricordaglielo nel caso

Filosofia

Parli spesso di religione nei tuoi pezzi ma mi hai detto che non credi, sei una persona spirituale invece?

Nemmeno in realtà, sono molto razionale ed ho una mente scientifica. Avrei sognato di diventare una persona di scienza se avessi avuto molto più intelletto e voglia di studiare. Mi piace molto la scienza, il pensiero critico e razionale, quindi non mi ritengo molto spirituale

Non si mette un po’ in contrapposizione con i discorsi che abbiamo fatto?

Per me no, alla fine il fatto che tutto finirà é scientifico e ovvio. Come posso io cercare di convivere meglio con questa cosa? Trattandola come un qualcosa di tangibile e reale, io penso questo

C’è un pezzo in cui accosti la parola filosofia a quella di scienza tra l’altro. Quindi tu tra le due sei più sul lato scientifico?

Sì però la filosofia la metterei nella Scienza, non la collocherei nella realtà sentimentale. La vedo più come uno strumento per analizzare

C’è qualcuno nella band che pensi essere di più su quel versante?

Penso che siamo tutti sicuramente più scientifici. Forse Daniele e Giò, anche solo per una condizione familiare visto che i loro genitori sono molto credenti, lasciano di più una porta aperta o comunque hanno avuto modo nella loro vita di sperimentare e avere contatti fuori con tutto il mondo religioso e spirituale. Ribo no, é come me, ama i documentari tra l’altro

Rifugio

C’é la genesi di un brano che ti va di raccontare?

Addio, funerale, ansia e incubi, sono nati in sessione in montagna. Noi ci rifugiamo spesso lì, non vediamo nessuno per tre giorni, montiamo tutto lo studio in soggiorno e chiunque abbia voglia nel corso delle ventiquattro ore si mette al computer a fare qualcosa, che sia anche solo un’idea o uno spunto. Quel metodo lì per noi funziona, anche con lo scorso album i pezzi più “forti” come Pastiglia e Crisi sono nati così. Anche Faccio Schifo l’abbiamo scritta di notte ed é divertente perché la natura dei pezzi é molto legata al sentimento del momento. L’abbiamo fatta in tre ore di notte alle quattro e non é mai cambiata, e si sente secondo me che ha quel valore lì di istintività

Uh é una delle mie preferite dell’altro disco. E dove andate di norma?

Abbiamo fatto due sessioni diverse. Una volta a Selvino, che é nelle montagne di Bergamo, dista quaranta minuti da casa nostra ma é un posto molto ben isolato. Un’altra volta siamo andati sul lago di Garda in una cascina di un nostro amico. Però a me non dispiacerebbe andare al mare, così magari esce pure qualche cosa di un pochino più felice

Eh ma devi convincere gli altri…

Eh io vorrei, ma siamo un po’ più come i Verdena su questa cosa. Oppure mi piacerebbe anche proprio in un’altra nazione

Spensieratezza

Ho finito le domande serie, passiamo a quelle un po’ più idiote perché é sempre carino finire le interviste in questo modo. La prima é che mi sono accorta che vi chiamate DArio, DAniele e DArio. Essendo io del segno zodiacale vergine il fatto che il quarto componente si chiami Giorgio mi scombussola un po’. Per cui o lo portate all’anagrafe a cambiare nome oppure…

Oppure lo facciamo fuori, massì dai non ci serve più (ride)

Ma pure il nome d’arte! Ha deciso di chiamarsi okgiorgio, poteva chiamarsi DAgadetgiorgio, persiste nel suo errore…

Ma infatti via via!

Quando pensate invece di usare Gerry, furetto di Dario Riboli, come mascotte o copertina di un disco?

Ora non vorrei essere troppo triste ma forse é molto vecchio, non so quanto durerà ancora…

Ragione in più per farlo subito! É un foto-modello troppo bello per non farlo posare per voi

Io mi dissocio, a me non piace particolarmente Gerry ahah. Ribo lo sa, quindi non é un problema

Pazzia (come si fa a non amarlo?)

É carina l’idea del filtro del DNA, a chi é venuta?

Dobbiamo dare il merito ad un ragazzo di Pluggers, nostro management, Fax , che ci ha dato una mano per capire un po’ come interagire tramite i filtri di Tik Tok. Io mi sono divertito a trovare le card, a chi mettere tra i cattivi e chi tra i personaggi meme

Ecco volevo dirti che si vede che avete scelto voi i personaggi perché sono tra quelli che citate spesso e, in più, provandolo ho constatato che capitava frequentemente uno dei vostri più grandi idoli, ovvero Frank Ocean! Come se l’algoritmo lo avesse piazzato in pole position…

Eh può essere!

Loro vi aspettano questa sera ai Murazzi, mi raccomando non mancate se no li rivedrete al vostro Funerale. E per chi non fosse di Torino, sotto su questa locandina potete trovare tutti i loro futuri live!

https://www.youtube.com/channel/UCZb9o-C-6APBuf-RrU566zA

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