AAA Calcutta

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Quello che è successo tra Edoardo D’Erme e Francesco De Leo MiAmi Festival a Milano è stato uno scontro a dir poco infuocato.

Non per la miccia, ossia il pugno che il primo ha tirato al secondo, ma per la successiva onda di fuoco che si è propagata sui social con oggetto il cantautore di Latina.

Ma cosa è successo precisamente?

«Stanotte, verso l’orario di chiusura dell’ultima serata del MI AMI, sono stato aggredito senza senso alcuno da Edoardo d’Erme in arte Calcutta, che mi ha tirato un pugno in faccia facendomi sanguinare il naso» ha scritto in una stories Istagram il colpito e affondato nell’animo Francesco De Leo.

Nel privato probabilmente i due cantautori indie si saranno chiariti, o forse no, ma questo comportamento inaspettato da parte di Calcutta ha dato il via a una serie di meme e divertenti riletture della sua discografia. Come il titolo della canzone “Pesto” che è diventato un verbo, o frasi note come “ti spaccherò la faccia se non mi dai il cuore” che ora hanno tutto un altro significato.

Collisioni Festival ha centrato il tema.

Silenzio

In un frastonuo digitale, Calcutta è da quasi un anno è evanescente nella comunicazione e nelle sue opere musicali, dedicandosi ad un’arte difficile in questi tempi:il silenzio.

Se secondo l’assioma di Paul Watzlawick “non si può non comunicare” questo silenzio musicale e questo gesto violento nei confronti di un’altro cantante comunicano qualcosa su di lui. Spesso il suono o le parole non sono sufficenti per esprimere il dolore o il vuoto lasciato nella vita dalla perdita di qualcuno, che spesso è così assordante da coprire tutto il resto.

Questo gesto di Calcutta, più che un mero gesto violento sembra un rumore sordo in una caos di significanti, una volontà di passare dalle parole vuote e onnipresenti a gesti concreti per quanto discutibili. Un silenzio che vuol dire ritiro, ritiro dal SUPER IO per vivere di ES.

Calcutta ad Honorem

Il silenzio degli artisti, per i fan spesso, coincide con la creazione di un nuovo album, un periodo dove chi crea vive per poi creare simulacri delle proprie emozioni con le note, che a dispetto della vita restano per sempre. L’assenza di comunicazione del cantautore di Latina però non è coincisa con la totale assenza di suono. Per noi investigatori di Calcutta delle sue tracce fisiche e musicali, siamo stati premiati con un grande regalo.

Con LAUREA AD HONOREM, il brano di Marracash feat Calcutta dell’album Noi, Loro e gli Altri.

Un brano molto toccante dove Calcutta canta una tonalità che tocca i più reconditi angoli della nostra anima e delle membra del nostro corpo. Il testo parla di ragazzi di quartieri difficili che nonostante le avversità sono riusciti nella vita, hanno scavalcato gli ostacoli e reso gli svantaggi in un punti di forza. A LEI, la musa di questa canzone, la migliore tra questi, Marra dedica una LAUREA AD HONOREM.

Il gioco nella vita è questo, nelle riuscire a sopravvivere al dolore ed a “Galleggiare tu sopra il dolore/ Riuscire ad amare ancora” e non farsi portare via il cuore, parafrasando Marra.

AAA Calcutta, ti cerchiamo come se fossimo amici, ma siamo sconosciuti, nel silenzio e nelle canzoni degli altri, cerchiamo ancora quella bellezza musicale che ci hai dato, che io personalmente non ho mai provato prima di ascoltare la tua musica.

Come quella volta sola sul bagnasciuga pingevo di felicità ascoltando: “E il mondo è un tavolo, e noi siamo le piccole Briciole”.

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1 commento

  1. Io capisco benissimo che l’autrice abbia usato un pretesto per sviluppare il suo pensiero. Però, visto che quanto raccontato da De Leo nella prima storia di IG (poi in parte ritrattato da lui stesso) non corrisponde alla dinamica degli eventi riportata dai numerosi testimoni; visto anche che questo racconto in gran parte FALSO è alquanto diffamatorio per Calcutta, sarebbe stato corretto da parte Vostra non omettere questi fondamentali contenuti dall’articolo.
    Capisco anche che l’onestà intellettuale è merce rara di questi tempi, e viene barattata per una manciata di like e follow. Almeno i miei, non li avrete.

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