Tra antistaminici e novelle di Verga, a tu per tu con Malpelo

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Appena ho ascoltato “Antistaminico”, il nuovo singolo del rossissimo Malpelo, ho pensato che ok, stavo ascoltando la cosa giusta nel momento giusto.

In primis, perché credo che mai come quest’anno io abbia sofferto lo schiaffo (bello secco) della Primavera, quella manata odorosa di glicini e graminacee che rende invivibile l’esistenza di chiunque, nella vita, provi ogni anno l’ebrezza di ridursi ad una somma di fazzolettini umidicci, scatarrate prossime all’esalazione, apnee respiratorie potenzialmente fatali ed altri ameni e bucolici sintomi allergici.

Poi, in secundis, perché è proprio di questi tempi che, in preda ad un evidente foga auto-lesionista (come se non bastasse la tragedia d’allergia di cui sopra), ho deciso di rimembrare i bei vecchi tempi della scuola recuperando tutte quelle letture che, nel corso degli anni di liceo, i programmi scolastici mi avevano obbligato a digerire, senza darmi la possibilità di prenderne consapevolezza.

E allora, starnutendo tutto il mio odorosissimo maggio e la mia voglia di passato remoto, ascoltare “Antistaminico” e rileggere, per collegamento immediato, la novella del Verga dedicata al più tragico ed eroico dei personaggi veristi, è diventato un viatico utile a superare la crisi di un momento storico complicato per tutti (e non solo per gli allergici), restituendo alla visione del presente quel retrogusto di leggera spensieratezza che sembra essere necessario, oggi, per non farci mozzare il respiro da questo “raffredore” generalizzato, che ci sta freddando il cuore. Con la stessa spassionata, scriteriata ed eroica tragicità che contraddistingue Rosso Malpelo.

Ciao Malpelo, benvenuto sulle nostre colonne. Allora, raccontaci come nasce il progetto Malpelo, e quali sono i motivi che ti hanno spinto a scegliere proprio questo come nome d’arte!

Il progetto Malpelo nasce circa 5 anni fa, prendendo forma dalle mie esigenze comunicative. Avevo bisogno di dare voce alle mie emozioni, per farlo ho iniziato a scrivere, prima brevi poesie e successivamente ho deciso di mettere le mie parole in musica. Sono partito con il “cantautorap”, per poi, una volta raffinate le mie conoscenze melodiche e musicali, passare al Neo Soul e all’R&B. Attualmente oscillo in un suono molto fluido che si ispira a tantissimi vari generi musicali senza averne uno preciso, dal cantautorato alla dance, puntando ad ottenere un prodotto che sia Indie Pop, ma permeato da ciascuna di queste sonorità.

La scelta del nome d’arte era abbastanza immediata, la novella di Verga “Rosso Malpelo” mi ha sempre colpito per l’ironia  e il crudo realismo con cui descrive la semplice quotidianità. Mi ci rivedo molto sia nel modo di raccontare tale realtà sia nel modo in cui è vissuta dal protagonista. 

Inoltre avendo io i capelli rossi non potevo scegliere nome d’arte diverso.

Quali sono i primi ricordi che il giovanissimo Malpelo associa alla musica? Insomma, come nasce il tuo rapporto con le sette note?

Primi ricordi di una qualsiasi forma musicale da me sentita o praticata sono le canzoni di Battisti cantate in macchina a 5 anni coi miei genitori.

Come detto il mio rapporto con la musica nasce inizialmente dall’esigenza di comunicare, quindi alla base di tutto vi è la parola, il testo come fondamentale.

Inizialmente tutti i miei brani erano scritti a orecchio senza alcuna conoscenza di teoria musicale. Conoscenze che ho appreso e sto continuando ad apprendere tra lezioni di canto, pianoforte e teoria musicale.

Dopo un’assenza di qualche mese, torni con un brano dal retrogusto dance che a suo modo (forse per il piglio estivo del tutto) sembra discostarsi dalla tua precedente pubblicazione. E’ cambiato qualcosa in questi mesi, oppure è solo una nuova declinazione di malpelo quella che stiamo ascoltando?

In questi mesi sto giocando con la musica, per la prima volta da quando ho iniziato, grazie anche al sostegno e supporto del mio produttore Pietro Celona e mi sto divertendo molto. Non voglio precludermi nulla, né etichettarmi in uno stile preciso; voglio solo comunicare le mie emozioni nella veste musicale che più si addice loro.

Raccontaci quale aneddoto si cela dietro la scelta di un tema “metaforico” così ironico come quello dell’allergia in “Antistaminico”… insomma, come nasce il brano?

Il brano nasce a Febbraio in studio mentre fuori pioveva, ma dal primo accordo e dal primo suono di sinth realizzato con Pietro Celona, abbiamo capito che quello sarebbe stato un brano primaverile-estivo. Da quel momento abbiamo iniziato a pensare a vari temi e clichè del periodo primavera-estate denudandoli della loro banalità e narrandoli con tono ironico, ammantato però sempre da un velo di malinconia. In questo contesto mi è sembrata iconica la classica frase con cui per negare che si sta piangendo, per vari motivi, nel mio caso per amore, si da la colpa al polline che ci fa lacrimare in primavera. “Antistaminico” gioca intorno a questo concetto e all’idea del fatto che gli antistaminici per i sentimenti non esistano, non puoi tacere un emozione o fingere di non averla mascherandola con un’allergia.

Nel tuo essere particolarmente scanzonato e ironico, mantieni una lucidità di scrittura che comunque rimanda alla frange canzone d’autore. Ecco, ne approfitto quindi per chiederti quali siano le principali influenze della tua scrittura. 

Le influenze di questo mio modo di descrivere la realtà sono varie e non solo letterarie; molto per esempio ha contribuito vedere, fino a sapere a memoria, i film di “Fantozzi”che per me rimangono iconici nella descrizione della quotidianità tra malinconia e ironia. Poi grandi figure della letteratura, come Verga o Pirandello per la visione, e Bukowsky per lo stile. Infine molti artisti del panorama musicale come Calcutta o Frah Quintale.

Salutiamoci con una promessa che sai già non manterrai!

Non esulterò per un gol del Torino al prossimo derby contro la Juve.

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