Chi legge, chi segue questa rivista sa che noi, da queste parti, siamo abituati a scoprire talenti. E’ proprio un’urgenza che sa di ancestrale, la nostra, e perché no: è una vera e proprio sfida vitale, oggi, riuscire a trovare quello spazio polmonare utile a far respirare il cuore, dilatando i polmoni e liberando le costole dalle cintole sempre più strette di una scena che, attraverso uno scivolamento anagrafico sempre più impegnato a far sentire i boomer come me fuori mercato, oramai sta diventando asfittica, asmatica e ansiogena.
Sì, ad ogni venerdì è inutile nascondervi che mi sale l’ansia: cercare tra le profumatissime (quanto inodori) copie di copie qualcosa che sfugga alla perfezione plasticosa e che si faccia anche disperatamente imperfetto, disperatamente vero e umano è ormai qualcosa che è diventato più che mai simile ad una crociata che solo la fede tiene in piedi – perché se mi dovessi rifocillare delle soddisfazioni che, di tanto in tanto, la battaglia mi restituisce allora campa cavallo, sai che digiuni.
Succede però talvolta di imbattersi in cose che fanno stare bene il cuore (e in questo caso, come vedrete, anche la voce). Sì, ho una passione malsana per la canzone d’autore e no, quando dico canzone d’autore non mi limito a parlare di ciò che sulla Treccani trovi abbinato ai nomi di quei cinque, sei maestri del genere che ormai sono stati trasformati più in slogan di mercato, facce su magliette (ah, come beatifica, la morte!) che riferimenti da seguire; quando parlo di canzone d’autore alludo ad una ricerca di unicità che, oggi più che mai, dovrebbe essere l’obbiettivo centrale di chiunque sia intenzionato a scrivere un qualcosa che sfugga alla prostituzione intellettuale, al compiacimento del luogo comune. “Autore” è una parola con un proprio peso specifico importante, che non si può adeguare a tutto e tutti – di certo, non può diventare sinonimo di “voce, chitarrina e tanta noia esistenziale“. Giammai!
Ecco perché, oggi, mi va di consigliarvi “Erisimo”, il nuovo singolo di Francesco Pintus (il secondo, per la precisione) cesellato dalla fine mano di uno che, insomma, un po’ di musica bella l’ha prodotta – sto parlando di Fabio Grande -, punto d’arrivo (temporaneo) di un progetto partito col piede giusto solo qualche mese fa, dopo un’esordio in sordina nel 2019. “Fuori Fase”, primo singolo estratto dal nuovo disco, apriva l’estate di Pintus su una randellata di concerti che, nel corso dei mesi, hanno portato il cantautore calabrese a fare su e giù per lo Stivale, ritrovando quello spazio che meglio si sposa con l’attitude di un progetto che ha bisogno della gente perché alla gente parla, e vuole parlare.
“Fuori Fase”, qualche mese fa, lo eravamo un po’ tutti dopotutto, e la verità è che in questi mesi l’unica cosa che è cambiata è che a tanti è scomparsa la voce a furia di ripetersi che “andrà meglio”, mentre altri (che sarebbe bello tacessero) continuano ad urlare senza posa cose che fanno pensare che sì, l’umanità si è fottuta del tutto. Per questo “Erisimo”, oggi, è un brano utile a lenire le ferite, e a restituire al corpo quel vigore che serve per non farsi annichilire dalla contemporaneità: nel giro di strofe ispirate di Pintus si nascondono in piena vista immagini che descrivono un’attualità interiore condivisa, senza mezzi termini ma pur sempre con una grande scelta di tempi e parole; Francesco sa scrivere, sa raccontarsi e conseguentemente raccontare cosa lo circonda: dal suo mondo interiore deriva una piccola omelia che si adagia sulla vita di tutti, rivestendola di una luce che, per quanto ballerina, non smette di brillare.
Si muove qualcosa, negli abissi dei radar Spotify e delle playlist patinate: là sotto, pulsa un underground che ha voglia di superficie, che sa resistere al buio. E allora, la crociata torna ad avere un senso: la fine del mio entusiasmo si vede rimandata, quanto meno, di un’altra settimana.