Tra le risposte (non trovate) di Aigì, che sa ciò che non è

Music Factory
La prima piattaforma di Project Management Musicale ti aspetta! Scopri di più

E’ chiaro che, parlando di Antonio, io non possa che essere di parte.

Ma dai, sfiderei chiunque – dopo un primo, anche distratto magari, ascolto delle canzoni di Aigì – a non esclamare, tra sé e sé ma anche en plein air come spesso ho fatto con amici, conoscenti e parenti: “Ah, che meraviglia questo cantautore che non vuole essere definito tale”!

Perché le definizioni, diciamocelo, sono gabbie dalle quali diventa spesso complesso, arduo e difficile scappare: ti imprigionano nella forma che l’abitudine, la tradizione e i “regolamenti” ritengono più opportuna, per poi mettere le ganasce alla creatività di chi non ama essere contenuto, ma preferisce piuttosto sforare i bordi, eccedere dai limiti e mescolare carte che fanno parte di mazzi diversi, ma altrettanto interessanti.

Ecco, Antonio appartiene a quella categoria di artisti che hanno fatto della contaminazione il grimaldello giusto per far saltare il muro delle risposte facile, dei vestiti comodi solo per chi ha la voglia di stare in posa: ad Antonio le pose, a quanto pare, non piacciono affatto e i vestiti che indossa ha deciso di cucirseli da solo, da totale indipendente, per evitare che qualche “brand” di più o meno spicco possa renderne il talento sartoriale (nella parola come nella melodia) contenuto da fast food, da mercato spietato, affamato e sempre più livellante.

Aigì, dopo aver fermato la macchina per un annetto, mette in piedi una ballata per cuori affranti che hanno deciso di perdersi per ritrovarsi, smarrendo bandoli di matasse ataviche che ora sembrano essersi ridotte a cappi, e a lacci spesso troppo stretti per non essere recisi; e questo fa la penna di Antonio: prende le sue certezze, le mescola fra loro e le fa a pezzi dopo aver smembrato, pezzetto per pezzetto, le poche sicurezze che aveva; quello che restituisce infine al pubblico è una canzone che sposa autoralità e voglia di arrivare alle masse attraverso un linguaggio pop che ammicca a metriche rap, senza perdere di vista la poesia e il contenuto di un’opera innanzitutto coraggiosa.

Perché ci vuole coraggio a spingersi verso profondità tali, senza perdere la bussola e allo stesso tempo cercando di non imporsi una direzione che sia univoca, esclusiva e autoritaria. Bravo Antonio, Aigì ci era mancato eccome.

Iscriviti alla nostra newsletter

Iscriviti per rimanere aggiornato su tutte le nuove uscite e per non perderti nemmeno un articolo dei nostri autori! Basta solo la tua mail!

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Music Factory
La prima piattaforma di Project Management Musicale ti aspetta! Scopri di più