Barking a Q&A out at Barkee Bay band

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Sono apparsi in copertina Spotify Rock Italia qualche settimana fa. Venerdì sono usciti con il loro secondo EP Shoefiti || ed il giorno dopo si sono esibiti live al Milk di Milano. Band emergente, si chiamano Barkee Bay: bresciani, sarcastici e con spirito libero di chi ha voglia di fare solo quello che gli pare. Forse proprio tutto no, a volte gli impegni che un gruppo porta ti privano del tempo del sonno che vorresti. E a Gabriele, il chitarrista, questa cosa non piace molto.

Nell’attesa che infatti lui si collegasse alla nostra videochiamata mattutina, é iniziata paradossalmente un’intervista al contrario, dove sono stati Giulio e Davide, voce e producer, a fare domande a me.

Premetto: da quando sono a Parigi i miei “spazi vitali” si sono notevolmente ridotti, e l’unico luogo in cui riesco a stare con il computer seduta é sul tavolo di tre metri quadri della cucina, davanti alle tende. E per questo, Giulio e Davide, hanno iniziato a schernirmi dicendo che volevo fare un’intervista stile le iene, senza farmi vedere, stando nella penombra. Solo che io avendo la finestra alle spalle vedevo i colori dello schermo sfalsati, e non mi sembrava essere così tanto al buio rispetto a loro. Poi ho riguardato la registrazione e mi é quasi preso un colpo: avevano ragione loro, ero TOTALMENTE all’ombra.

Inizio band

Partiamo dall’inizio. Come vi siete conosciuti? All’inizio era un progetto solista?

Giulio: In realtà non é mai nato come progetto solista, era già nato per essere suonato da band. Bisognava solo trovare le persone giuste

Gabriele: io e Giulio ci conosciamo da un sacco di anni in realtà. Una volta ero a provare a Milano a suonare il basso con gli Oregon Trees, é venuto a sentirci anche Giulio. Il giorno dopo dovevamo tornare entrambi a Brescia, dormivamo da amici a Milano con case vicine, e gli ho proposto di viaggiare insieme. Mi ricordo che Giulio aveva iniziato a mettere su la musica e sembrava che avesse preso il mio di cellulare, c’erano tutti i miei pezzi preferiti uno dopo l’altro. Da lì abbiamo capito che ci trovavamo come gusti musicali e qualche mese dopo ci siamo scritti su IG mi sembra, abbiamo deciso di beccarci e da lì é nato un po’ tutto il progetto diciamo

Giulio: sì, era periodo di lockdown e ci trovavamo a fare le prove di mattina presto. Gabriele era felicissimo, motivo in più per svegliarsi alla mattina ahah

Gabriele: sì, visti i miei orari diciamo che per provare era abbastanza faticoso

Giulio: vorrei fare il paragone con una pizzeria a Brescia che di notte quando tu entri c’è sempre il pizzaiolo che sembra un vampiro. Lui era più o meno la stessa cosa, stessa faccia

Gabriele: sì mi svegliavo cinque minuti prima che arrivasse Giulio praticamente

Davide: lì é quando Gabri pensava già di mollare secondo me

Giulio: sì esatto, quei giorni lì ha tenuto duro

ci credevo già

Gabriele: beh se mi svegliavo così presto é perché vuol dire che già ci credevo un botto

Giulio: boom! Questa frase potrebbe essere il titolo dell’intervista

Davide: e dopo sei mesi sono sopraggiunto io. Loro avevano già una buona bozza dei pezzi, mentre io ero ancora a Dublino per studiare. Poi mi aveva scritto Giulio descrivendomi questo nuovo progetto e facendomi ascoltare dei pezzi. Anche io e Giulio ci conoscevamo dalle superiori, quando io avevo una band e lui ha fatto da giudice ad un contest

Giulio: erano fortissimi, però quel giorno lì arrivavano un po’impreparati. Avevano un batterista diverso dal solito, però bravissimi. Se vuoi intervistarli magari si rimettono insieme

Davide: ahahah sarebbe l’occasione. Quando ci siamo sentiti io e Giulio lui mi aveva proposto di iniziare a fare qualcosa sui pezzi, anche perché io nel frattempo avevo iniziato a produrre. Tra l’altro lui mi aveva scritto ed io al tempo avevo già deciso che da lì ad un mese sarei ritornato a Brescia definitivamente per stare un po’a casa. Quindi ci siamo sentiti nel momento giusto. Poi ho conosciuto anche Gabri e da lì abbiamo iniziato a suonare un po’insieme, a provare ed ad entrare molto nell’estetica. Se Gabri e Giulio avevano molto le canzoni uguali preferite io forse ero l’opposto, cercavo di portarli più sulla strada dell’elettronica

Giulio: sì, abbiamo dovuto togliere un po’ di vena elettronica di Tara, soprannome di Davide, sul progetto

Davide: sì, ma poi piano piano ci siamo allineati, abbiamo cercato di allineare un po’i nostri mondi secondo me. Poi Gabri e Giulio devo dire che erano una bella forza ad allineare queste cose, io ero da solo dall’altro lato, però secondo me ce l’abbiamo fatta alla fine, anche in un modo figo

Produzione

A Dublino studiavi sempre materie riguardanti la musica?

Davide: sì, ho fatto corsi di piano-jazz, song-writing, ho un po’ spaziato. Ho iniziato con il song-writing e poi mi sono spostato anche sulla produzione con il computer, cosa che prima non avevo mai fatto

Gabriele anche tu sei un produttore, giusto?

Sì, io nasco come chitarrista però. Ho sempre suonato la chitarra. Poi mi ha sempre interessato anche il lato dell’arrangiamento e mi sono messo un pochino più seriamente durante il lock-down, avendo avuto più tempo libero. Ora do quasi più spazio a quello che alla chitarra, perché dopo anni di studio diciamo che non ho più tanta voglia di studiare tutto il giorno, quindi mi sono spostato anche lì. In realtà anche Giulio é anche un po’ produttore della band, insieme facciamo molte cose diverse, non siamo mai stati troppo fermi su qualcosa diciamo

c’é qualcuno di voi che ha “la meglio” sulla produzione?

Davide: io io ahah (gli altri due concordano)

Barkee Bay

Da cosa nasce il nome? Immagino che Barkee derivi da una storpiatura del nome di Giulio, giusto?

Giulio: esatto. Semplicemente all’inizio in quella fase in cui avevo smesso di suonare con un gruppo prima, dovevo trovarmi un nome da solo. Quello più intuitivo che mi é venuto subito é stato creare una tag del mio cognome. Poi quando dovevamo trovare un nome alla BAND ci siamo detti che quello non andava bene perché sapeva troppo di singolo, e allora abbiamo aggiunto Bay perché suonava bene e perché poi ci piaceva l’estetica che richiamava: la costa, la baia

Quali sono i vostri punti di riferimento musicali?

Giulio: sono molto varie, però abbiamo dei punti fermi che sono quelli che abbiamo messo in macchina, quando stavamo tornando da Milano, io e Gab. Sicuramente gli Strokes e la scena post punk inglese, e anche un po’ di indie americano

Gabriele: sì forse gli Strokes sono il nostro grande punto di riferimento, coloro da cui siamo partiti per creare l’estetica. Poi ovviamente ci sono mille influenze

Fun Fact: senza farlo apposta, la stessa mattina della nostra chiacchierata era uscita su YouTube l’intervista fatta dalla mia amica e collega Charlotte d’Alessio ad Albert Hammond Jr. che vi lascio qui: https://youtu.be/MgHe7mPlZkg

Giulio: sì, anche tipo i Prodigi un po’ per la visione estetica che poi di sonorità effettive. Comunque è sempre una domanda abbastanza tosta

Sì lo so ahahha però dai avete dato abbastanza l’idea

Etichetta

Come é nata la collaborazione con Undamento?

Giulio: essenzialmente perché con il vecchio gruppo era successo che avevamo aperto a Frah Quintale che fa parte di quell’etichetta. Così io avevo conosciuto un po’ Tommy Fobetti ed un po’ la gente che ci ruotava attorno. Io nel frattempo avevo iniziato ad essere seguito da questo ragazzo che aveva un altra etichetta indipendente che si chiamava Groviglio, Alessandro Broglia. A distanza di tempo é successo che le cose si sono unite perché Ale ha iniziato a lavorare anche per Undamento. Ci siamo “ribeccati” tutti, abbiamo iniziato a lavorare insieme ed é andata bene così

Uh, l’allineamento perfetto dei pianeti del 2004.

Giulio: sì, due persone di riferimento per noi che hanno unito le forze

Estati

Cantate delle estati italiani. Qualcosa che vi riporta a quei momenti?

Giulio: dici estati italiane e mi vengono in mente i cinepanettoni, la pubblicità della Sammontana ecc…

Davide: ahahah la nostra référence é quella pubblicità

(beh Mecna ha iniziato così)

Giulio: l’estate italiana arriva poi, si percepisce, però non é la mia ispirazione. Se devo invece dire una estetica di ispirazione mi viene in mente 1979 di The Shashing Pumpkins, che poi se trascritta in italiano può in effetti richiamare quel mondo lì. Però non é la mia principale fonte ecco

Davide: secondo me pensiamo più alle estati con gli amici, a quello che facciamo direttamente noi in primis. Stare in giro, nei boschi a casa

Gabriele: ci piace come stagione ahah

Giulio: é più una immagine collettiva di ragazzi che stanno bene e si godono la stagione. Però ecco, senza per forza essere in Italia

Figli dei fiori

Cosa vi affascina dell’era dei fiori?

Giulio: sicuramente l’idea di libertà che richiama. Quegli anni lì danno molto l’idea di rivoluzione e di scoperta secondo me

C’è un festival in cui vi sarebbe piaciuto suonare?

Gabriele: eh per me é facile raga, sono chitarrista: Woodstock. Risposta banale ma palese

Davide: eh é il cliché che ci voleva Gabri

Giulio: sisi, hai colto vecchio

Davide: torniamocene nel ’69

Stile

Quale ingrediente non può mancare nella scrittura dei vostri pezzi?

Giulio: il fatto di riferirsi ad una entità collettiva più che individuale. A parlare di un gruppo di persone di una generazione. Un qualcosa di più grande del singolo

Davide: sì, poi per me ci sono alcuni elementi diversi sia a livello di testo e poetica che di chitarre, nel non fare mancare quella “cosa” molto alla Strokes. Cioè delle peculiarità che ci contraddistinguono sonoricamente. Anche un po’ di druk and base, non quella dj, quella un po’ più garage. Sulle batterie, un po’ di mellotron e un po’ di velocità. Abbiamo preso anche vecchi samples alla James Brown e abbiamo cercato di unirli a batterie un po’ più moderne

Gabriele: quello sempre

Giulio: sì a livello di chitarre ci siamo ispirati molto agli Strokes e agli Smashing Pumpkins

So che é brutto incasellarsi in un genere, per cui potete dire tutte le parole che volete per farlo…

Gabriele: dirty pop (gli altri due subito all’unisono che concordano)

Giulio: sì noi abbiamo già pensato in anticipo alle possibili domande e questa é la nostra risposta. Ce la siamo preparata ahahah

Davide: sì esatto ahahah, tu ti sei fatta un foglio con le domande da porci, noi ce ne siamo fatti uno con delle risposte. Poi dobbiamo solo capire a quale domanda collegarla (ho riso, ma tanto ero avvolta dall’oscurità e nessuno mi ha vista)

Giulio: no comunque dirty pop lo usiamo per dire che il vestito é abbastanza loud e garage. Invece lo scheletro del pezzo può suonare pop. Per chi sta lì a metà delle cose. Ci sono pezzi pop che però hanno un vestito più loud e quindi si taglia a metà tra le due cose

Shoefiti

Va bene, molto più precisa di quella che pensavo la risposta ahah

Giulio: perché di norma come ti rispondono ahah

Beh almeno cinque termini saltano fuori (n.d.r andate a scoprire gli altri artisti che ho intervistato!). Nei testi citate diverse subculture (rock, punk, ecc…)

Giulio: a me sembra di scrivere abbastanza in modo “sociale”, senza tanti giri di parole

Se posso permettermi però usate anche parole un pochino ricercate, anche solo il titolo dell’ep…

Giulio: ah beh quello sì. Shoefiti in realtà perché é una immagine che a me piaceva molto e non sapevo avesse un nome. Quando poi l’ho scoperto mi sono detto che nessuno lo utilizzava. Senza troppo pensare al voler avere una linea di parole ricercate, era più una curiosità che avevo per richiamare quell’immagine lì. Un po’ come quelle classiche parole tedesche che esprimono venticinque concetti contemporaneamente. Sicuramente c’é una parola che racconta di te che sei con la finestra dietro un po’ in ombra che ci fai domande (strampalate aggiungo io). Però non c’è una linea su questo

Davide: eh tu sei quello che fa i testi per cui non posso rispondere

Subculture

Beh se però voi due vi sentite vicini a qualche sub cultura potete rispondere (intanto Davide si versa una caffettiera intera in una tazza)

Gabriele: mah alla fine é un po’ un mix

Davide: nesauan bresciana ahahah

Giulio: per me c’è sempre un po’ di poesia in queste subculture, per cui forse é per questo che sono stato portato a citarle. Mi affascina di più qualcosa che é nascosto rispetto a qualcosa che invece é sotto gli occhi di tutti

Ero curiosa anche perché il fatto che esse stiano scomparendo sempre di più é un tema “caldo” ultimamente

Giulio: eh esatto. Io questo lo vedo come una cosa negativa personalmente, anche perché era figo. Io sono cresciuto con l’hip hop, fino agli undici anni facevo freestyle ed era bello il riconoscersi in un gruppo. Quando sei ragazzino é un qualcosa che ti aiuta secondo me a darti una tua identità. Poi dopo ovviamente la sviluppi e capisci più cose. Ma all’inizio hai bisogno di quella cerchìa, ti fa bene proprio. Adesso che é tutto molto più main stream, più allargato, non ci sono più le sotto categorie, si é molto più sotto una stessa grande cupola che prende tutto. Si fa anche più fatica a ritrovare e a sviluppare una tua identità in quell’età lì che secondo me é importante

Grandi

Vi sentite già Grandi come il titolo del vostro brano? Poi se volete potete dire anche la vostra fascia d’età, però questa é facoltativa

Giuluo: allora io sicuramente no, non mi sento già grande, anzi mi sento che mi devono togliere qualche anno dalla mia età, che é 20-23. Però é legato al discorso del COVID che non conta, bisogna togliersi quel paio d’anni

Tutti e quattro concordavamo su questo punto dolente

Mi sento un teen dentro con la consapevolezza di avere più anni

Davide: io non ci penso tanto a dire la verità, però penso sia più una cosa che lascio passare. Mi piace l’idea che sto diventando grande però non so quanto grande io sia adesso. Non so se abbia senso. Ne parlavo però giusto l’altro giorno con mia sorella, che sta raggiungendo i trent’anni, come Gabbo d’altra parte

Gabriele: si, ti piacerebbe!

Davide: lei mi diceva: “che palle diventare grandi!” ed io invece mi accorgevo che mi piace l’idea di crescere. Non muori, ne abbiamo ancora un bel tot di tempo

Giulio: anche perché secondo me tu prenderai un sacco di sex appeal quando diventerai più grande, sempre più cool secondo me vecchio

Davide: grazie grazie. Allora cambio la mia risposta e dico che mi sento grande ahahha. Gabbo invece come appunto dicevo é già vecchio, ha quasi raggiunto i trent’anni

Gabriele: no dai ahah manca ancora un po’. Io comunque tendo a non pensarci troppo, tanto tento di tirare dritto con uno stile di vita che mi piace e non mi faccio troppe “menate” per adesso, prima del tempo

Ecco una risposta di cui essere invidiosi

Servizi stampa

Svelateci una cosa: come mai avete tutti questi servizi stampa su giornali così eterogenei?

Giulio: eh non sempre sono veri, a volte sì a volte no, a discrezione dei lettori. Grazie comunque a Lori Belli che ci aiuta come ufficio stampa

Silvio de Iaco ha curato la foto di copertina…

Davide: sì é stato un weekend lungo di quattro giorni che abbiamo fatto in van. Siamo andati fino al confine italo-svizzero a fare questi live-set acustici che abbiamo fatto trovando dei bei spot registrando le canzoni. Eravamo una troupe di noi tre più Ale Broglia, Lori Belli, che ci aiuta anche come grafico ed estetica, e Silvio. Quasi tutte le foto sono di quest’ultimo o di Lori in quel viaggio. Insomma gran parte del materiale immagini lo abbiamo fatto lì. Ha fatto quasi tutto Silvio, mezzo in digitale e mezzo in analogico

Giulio: abbiamo fatto questo viaggio per esprimere al meglio la nostra estetica da fuori per quello che ci piace e per quello che siamo. Abbiamo pensato di chiamare lui perché ha uno stile molto analogico. Abbiamo fatto molte riprese in VHS e ci piace molto il suo stile. Alla fine penso che l’estetica sia una emozione semplicemente, e Loro Belli ci ha aiutato a trovare la persona giusta. É stato bellissimo perché vivevamo proprio come nelle foto: dormivamo in tenda, in amaca, nel van ecc… e quindi secondo me ci riporta un po’ in tutta questa magia che c’era dietro in quello che poi si comunica

Davide: una sera abbiamo messo anche l’amaca in mezzo al parco dei bambini e poi sono partiti gli spruzzi dell’acqua. Eravamo in mezzo ad un castello dei bambini e l’acqua ha distrutto quasi l’amaca. Me l’ero quasi dimenticato, molto bello anche quello

Estetica

Non avete paura che sia un po’ troppo usata ultimamente questo tipo di estetica rétro ?

Giulio: secondo me Silvio de Iaco ha secondo me un occhio fuori dalla classica prospettiva. É forte per questo, quindi abbiamo pensato fosse la cosa giusta. Sicuramente il bus come tutte le cose é già usato ma alla fine a noi piace. Anche le riprese High quality sono molto usate, non é che siamo dei registi e vogliamo trovare l’innovazione nella pellicola. Ci siamo detti che quello per noi era il modo migliore per fare uscire quella emozione, per catturarla e renderla visiva. Ci premeva l’essere coerenti con i pezzi

Innovazione

Nella musica invece vi piace fare ricerca musicale? Tentate ogni tanto a cercare dell’innovazione?

Davide: diciamo che abbiamo fatto molta ricerca all’inizio, quando dovevamo trovare il filo conduttore e la nostra estetica, almeno in gran parte secondo me. Volevamo trovare qualcosa che fosse veramente nostro, non solo ci piacciono gli Strokes allora facciamo gli Strokes in italiano o idem con i Pumpkins. Era più un: prendiamo tutti questi elementi, tutte queste cose che ci piacciono e cerchiamo di mischiarli con qualcosa di figo. In studio mi sembra sempre che sia una tiritera tra il fare una canzone, aggiungere una batteria, un basso ecc… che può essere una cosa abbastanza tediosa o comunque già sentita. Cercando invece di lavorare molto su questa estetica.

Mi ricordo che Giulio i primi giorni spingeva molto su questa cosa ed io, che comunque venivo molto fuori da quel mondo, ho necessitato di un po’ prima di capire questa cosa. Non penso comunque che la ricerca sia finita, adesso soprattutto é il momento in cui rendere tutto quello che abbiamo fatto e dire:”okay questa é l’estetica in generale che abbiamo fatto, cerchiamo di renderla ancora più nostra”. E per noi sarà anche quello il modo di innovare. É sempre difficile dire facciamo un suono che nessuno ha mai fatto prima, é molto difficile come cosa

Giulio: sì nel 2023 non é che c’é il nuovo Jimmy Hendrix che dici che innova all’inverosimile

Cifra stilistica

Davide: però comunque sarà innovativo secondo me nel senso che più che trovare un suono nuovo sarà il trovare il nostro suono. Quelli che sappiamo fare e che tutti riescono a riconoscere come quello dei Barkee Bay. Magari non é la cosa più nuova che c’é ma é comunque una cosa nuova ecco, perché solo noi lo facciamo. Non penso sia così ora, però vogliamo molto lavorare su questo credo

Una vostra cifra stilistica insomma

Davide: sì, anche banalmente tra gli ingredienti che citavamo prima anche la drum&base fa parte di essi. Mettere in mezzo tante cose per dire che quello é il nostro sound

Testi

Momento della domanda scomoda

Giulio e Davide: risponde Gabri allora ahah

In alcuni pezzi fate riferimento, o almeno così ci sembra evincere dal testo, alla droga...

Giulio: allora se ti riferisci a Grandi

Mmhh in realtà lo fate in due pezzi

Davide: ah beh sì anche un po’ in Shoefiti

Giulio: allora alla fine é una cosa molto sociale la droga secondo me. Se dobbiamo dire la nostra posizione invece riguardo alla droga io sono abbastanza puro. Non la vedo però come una cosa scomoda. In Grandi però per esempio “suonava” da droga ma in realtà non si riferiva veramente ad essa ma a due persone. É bello quando si hanno quelle frasi che richiamano due cose diverse in base a come la vuoi vedere tu o come sei tu e di conseguenza la interpreti in un certo modo. Quindi se tu l’hai intesa come droga eh, insomma, abbiamo capito…

Ma ahahahah

Giulio: dai sono stato bravo ahah, ti ho rigirato la frittata, alla fine é colpa tua cosa capisci ahah

C’è un tema particolare su cui vorreste concentrare i vostri testi?

Giulio: secondo me il fatto di dire le cose come le viviamo, come stanno senza troppi giri di pensieri, di quello che siamo noi e di come vive la gente

Davide: sì, la collettività

Perché Giulio dici di scrivere testi e codici?

Giulio: perché la musica la voglio tenere il più creativo possibile ed usare meno logica possibile. Penso però di avere una parte più razionale che voglio sfogare qualche volta, e quindi mi metto a fare codici per fare programmazione. Mi é capitato anche per locali in cui abbiamo suonato

Colori e musica live

Se doveste scegliere un colore per descrivere le emozioni che vorreste che le vostre canzoni suscitassero a chi le ascolta?

Giulio: grigio perché siamo di Brescia ahaha no dai scherzo. Secondo me quello che spiccherebbe di più l’arancio (gli altri due subito concordano, si erano preparati anche questa?). Però in realtà non é uno solo. Ci sono alcuni pezzi che magari vedo più verdi, altri più viola. Però forse di base la scala cromatica più centrata é quella dell’arancio

Davide: forse anche per il tendone che abbiamo

Giulio: sì quello è l’idea di estate

Davide: é anche un colore caloroso, che da l’idea dello stare insieme

Visto che siete tutti di Brescia volete citare qualche live club in cui andavate più da ragazzini che vi ha anche un po’ invogliato a intraprendere questa strada?

Giulio: non dire il Bulli e Pupe Gabri

Gabriele: pensavo proprio a quello invece ahah. A Brescia non abbiamo tantissima scelta c’è da dire, soprattutto post COVID. Prima probabilmente i due locali di punta, per motivi diversi in realtà, sono Brio Bar e Latteria Molloy. Quest’ultima forse il palco più bello, un po’ il punto di arrivo, sono passati nomi grandi e tutt’ora ogni tanto viene qualche nome grande a Brescia. Il Brio Bar invece é più da night vines, casino con gli amici, underground. Purtroppo adesso ha smesso di fare i live, il che ci spiace parecchio, però fino a che é durata é stato bello

Rock Italia

Come é stato scoprire che eravate stati scelti per la copertina di Rock Italia? Io tra l’altro vi ho “trovati” così…

Giulio: allora due settimane prima eravamo finiti su quella di Fresh Finds Italia, e per quel che mi riguarda sono stato più colpito da quello, anche perché era la prima uscita da indipendenti. Quello fa molto, perché se avessimo tipo dei super contratti te lo aspetti di più. Per me é da apprezzare comunque il fatto che Spotify Italia scelga anche persone indipendenti da inserire in copertina. Comunque mi é piaciuto molto il fatto di essere finito in copertina su Rock Italia, il nostro sound é anche rock, Figli dei Fiori per esempio

Gabriele: sì, io devo dire che proprio non me lo aspettavo di finire sulla copertina di Spotify

Davide: anche perché é stato molto casuale. Fresh Finds é stato bello ma prima ci avevano contattato per avere le immagini, per cui sì non c’è lo aspettavamo ma ne siamo diventati consapevoli nel momento in cui ci hanno scritto. Su Rock Italia é stato molto a caso, abbiamo aperto Spotify e lo abbiamo visto

Giulio: secondo me nei nostri live c’è quella cosa lì da band anche rock, per cui secondo noi ci hanno proprio azzeccato a metterci lì. É stato bello bello, speriamo continui

Influenze

Invece musicisti di strumenti che avete avuto come punto di riferimento fin da piccoli?

Gabriele: da quando siamo piccoli per me é stato John Frusciante e Jimmy Page. Poi banalmente sono entrato nella fase di Jimmy Hendrix. rescendo sono virato sul post punk, quindi Joy Division e gli Smiths, Johnny Marr. Successivamente

Davide: io sono un po’ più diverso, credo. Non é la mia ispirazione da quando sono piccolo perché non c’era, ma Ag Cook che é un produttore inglese. Di lui sono proprio super fan, quando l’ho scoperto mi sono iniziato ad appassionare a tutto quello che faceva, anche alla sua etichetta. E poi anche Bon Iver e Jack Antonoff, scrittore e produttore che ha fatto tutto l’ultimo l’album di Taylor Swift, Clairo e The 1979. Lui mi piace un sacco. Poi potrei nominare anche James Blake, che é stata una delle prime cose che mi ha portato dentro tutto il mondo della produzione e della musica elettronica. Ascoltavo quello con i Led Zeppelin e i Radiohead e da lì sono entrato in tutto quel diverso mondo

Giulio: a me é più un viaggio che ispira di un pezzo, qualcosa di lisergico e spirituale che l’artista ha riportato nel brano

Produttori

Grazie per aver citato anche dei produttori, secondo me é una categoria non ancora tanto valorizzata in Italia, almeno in paragone con l’estero, dove si trova di più la scritta prod. da… nel titolo

Davide: quello é vero. Io ti ho nominato un po’ di produttori e sognwriters inglesi-americani che anche lì non so quanta gente poi alla fine li conosce. Es Jack Antonoff, la gente non addetta ai lavori magari non sa nemmeno chi sia quando in realtà é una persona che ha scritto non so quante hit. Però secondo me anche l’Italia pian piano si può avvicinare a quel mondo. É iniziata appunto con la trap, es Charlie Charles o Sick Luke, che é riuscita a dire che non esiste solo il cantante ma c’é anche il mondo della composizione e della produzione.

E magari adesso pian piano é una cosa che avverrà di più. Un altro esempio é Dardust: lui non canta ma produce e sta diventando famoso. Persino mia madre lo conosce. Per cui é un mondo che si sta aprendo, però magari ci vorrà ancora un po’ di tempo per arrivare a vedere in ogni pezzo chi effettivamente lo ha scritto. Oltre ai produttori anche i songwriters secondo me sono molto dimenticati

Songwriting

Giulio: lì però magari é più per scelta, nel senso ad alcuni piace fare il ghostwriter perché gli piace scrivere ma non apparire. Magari invece per un produttore é diverso

Davide: sì, forse é anche quello. Però non penso che se la gente notasse i songwriters loro non possano comunque rimanere nell’ombra

Giulio: sì é vero. Magari dare più peso a chi scrive i pezzi per altri

Ribaltando la riflessione si può anche iniziare a sottolineare chi invece scrive e canta i propri pezzi. Non che ci sia nulla di male ad interpretare e basta, vedi Mia Martini che lo faceva ed era una grande artista, però ecco, é anche bello dare il giusto credito a chi lo fa

Davide: sì, anche perché adesso poche persone effettivamente lo fanno. Nel pop quasi sempre c’é la persona che canta e che magari scrive anche, però poi ci sono dietro altre sei persone che lo aiutano a scrivere il pezzo. Io prima ti ho nominato Taylor Swift, anche perché di musica italiana sono un po’ più ignorante, anche lei l’apprezzo un sacco perché tutto l’ultimo album sono stati solo lei e Jack Antonoff che lo hanno scritto insieme, quando in media nella musica pop ci sono otto scrittori per canzone. Loro hanno fatto tutto un album in due, scritto e prodotto solo da loro senza nessun altro.

E per me é appunto anche molto da apprezzare. Ma come per quanto io non lo conosca affatto, però Ale il nostro manager ce lo nomina sempre, però anche Ultimo é uno che scrive, produce e canta. E nessun altro lo ha fatto a Sanremo

Eh sì, lui e Levante sono stati gli unici due a scrivere e produrre il pezzo da soli, quindi insomma parliamo di due su ventiquattro

Fan boys

Quindi sei fan di Taylor Swift? Sei il primo tra gli intervistati che lo sento dire

Davide: allora diciamo che non la conosco più di tanto, però alla fine é diventato un meme tra di noi questa cosa. Però appunto, l’ultimo album mi piace tanto dove si sente molto l’impronta di Jack

Giulio: mi hai ricordato molto un mio amico che fa parte di una band metal che aveva detto in una intervista, in mezzo a tutti quelli del settore, ha detto che la sua ispirazione più grande é Ed Sheeran. Però si dai, oggettivamente lei e Jack Antonoff sono fortissimi

Davide: devo dire che anche le Haim sono una mia grande ispirazione nell’ultimo periodo

Eh io amo molto come si vestono e nel campo della moda sono fortissime (spesso invitate alle sfilate importanti, hanno uno stile loro e sono considerabili molto cool). Però purtroppo non sono ancora riuscita ad appassionarmi alla loro musica

Davide: io però il loro ultimo album, Woman in Music part |||, l’ho ascoltato tre volte nel giro di due anni. E solo al terzo ascolto mi ha preso. Non so, forse era il periodo giusto in cui mi serviva la loro musica. Poi ho anche guardato Licorice Pizza, dove recitano, e che mi ha dato quella cosa extra che mi ha fatto crescere la stima in loro

(bellissimo film, non il migliore di Paul Anderson ma comunque impregnato della sua umanità, vedetelo se non lo avete ancora fatto)

Quindi le devo riascoltare…

Davide: sì, dagli ancora un po’ di tempo e quando lo riascolterai tra un anno ti accorgerai. Sono una delle poche band che seguo su Instagram. Anche su Tik Tok fanno video in cui si vestono

Sì, la loro parte comunicativa è veramente forte

Giulio: mazza, ma tu sei proprio fan boy Davide ahahha, bella storia vecchio. Comunque un altro genere da cui prendo molto che non ho citato é il surf rock australiano. Il gruppo di punta sono gli Skegss. Mannaggia, hanno annullato il loro live a Brighton ed io ero andato lì apposta

Per loro? Wow!

Giulio: sì, e anche per altre storie ahah, però principalmente per loro

Ah okay. Beh comunque anche questo é essere super fan

Giulio: sisi anche io lo sono, ognuno ha i suoi guilty pleasure

Sì, ma anche senza essere guilty

Giulio: vero

Fine

Ma sei appassionato anche di surf o solo della musica collegata ad esso?

Giulio: allora io ho iniziato con il kite surf, perché c’è da ricordarsi che siamo in Italia

Ah guarda, se sei scarso come me già la Liguria e le sue piccole onde di mezzo metro vanno benissimo

Giulio: sì però non lo so, in Italia non mi darebbe le stesse vibes. Poi il kitesurf si può fare su tutte le spiagge, ce ne sono di spot fighi. Magari un giorno andremo a vivere in Australia e lì allora sarà un altro discorso

L’intervista finisce qui, le date dei futuri live ancora non sono uscite, ma da marzo saranno abbastanza in giro e magari potrete trovarli nelle vostre città. Ho chiesto loro se facevano una puntata a Parigi, Giulio mi ha risposto che piacerebbe anche loro, anche solo per venire a trovare tutti i loro amori. E se doveste intervistarli, beh, Gabriele ve lo chiede come favore, non al mattino.

https://www.youtube.com/watch?v=–UCifhDitI&list=OLAK5uy_lf9RhdHGq3frPbqXlht1uONJ3bjXFq50A

https://www.youtube.com/channel/UCJPevDFd0VrsVmzxNnKHHsg

https://music.apple.com/it/artist/barkee-bay/1656878884

https://www.tiktok.com/music/Grandi-7177711756364482562

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