Ceneri – Irenec

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Qualche settimana fa abbiamo incontrato Irene Ciol, artista emergente friuliana ventitreenne. Quattro giorni fa é anche uscita la sua nuova canzone, “Porta”: uno spaccato intimo, come la sua discografia, che ci porta a voler varcare soglie più per paura che per coraggio, perché rimanere é diventato più complicato che andarsene. Si diventa così pendolari dell’ingresso, intrappolati nelle proprie incertezze e fluttuanti nel capire se esiste ancora quel “noi”.

Di seguito potete scoprire alcune delle tante sfaccettature che caratterizzano questa artista e quale é stato il percorso per il suo ultimo EP, “Nelle teste degli altri”.

Allora inizierei con il parlare un po’ di te in generale, come ti sei avvicinata alla musica?

Mi sono avvicinata a diciassette anni circa, facendo un laboratorio di scrittura creativa e songwriting, nella mia città di origine, organizzata dal comune. Da qui in poi ho preso questa passione, ho incontrato anche gente che mi ha sostenuta molto in questo percorso ed ho deciso di portarlo avanti. Poi ho partecipato ad un contest di Adrian Fake che si chiama Navi, che é stato fatto nel 2020 durante la pandemia, mi hanno scelta tra i tredici ragazzi che hanno selezionato dei vari inediti per fare un album. E da lì sono successivamente entrata in contatto con Peermusic

E prima dei diciassette non avevi mai avuto esperienze a contatto con la musica?

Praticamente no, avevo fatto un po’ di quei corsi classici, tipo di suonare una chitarra per un anno, ma quasi niente praticamente

Possiamo quindi dedurre che sei una che parte prima dal testo che dalla melodia?

Sì, mi viene anche un po’ più facile scrivere il testo. Però poi ovviamente in certi casi le cose nascono un po’ insieme, e quindi magari mi metto a farle un po’ contemporaneamente, per cui nascono in maniera un po’ più fluida

Ci racconti un po’ il nome? Da dove nasce, come mai lo hai deciso…

É un po’ un inside joke, perché in realtà é il mio nome al contrario: mi chiamo Irene Ciol, quindi IreneC che al contrario diventa Ceneri. Questa cosa mi ha fatto molto ridere, per cui ho deciso di mantenerla

Uh originale

Grazie

Ho visto che oltre alla musica hai altre passioni, come l’arte, il cinema, la poesia, ecc… ti faccio la domanda classica delle tue ispirazioni musicali, ma con l’aggiunta che puoi anche nominarci altre ispirazioni che ti giungono da altri ambienti artistici

Dipende un po’ dal momento anche, però ho degli artisti “principali”. Uno di questi é Bon Iver che seguo da tanto e che mi é sempre piaciuto molto, poi Just Joshing e Phoebe Bridges per il modo che ha di scrivere molto delicato. Rispetto agli altri ambienti devo dire che é molto vario, io a volte mi metto col PC con Pinterest aperto molto casualmente, e scrivo guardando le immagini. Spesso la mia scrittura é molto visiva, cerco riferimenti così e poi da quelli magari scrivo. Ogni tanto invece metto degli spezzoni di film, sai di quelli che si trovano su YouTube, in muto, metto della musica di sottofondo e provo a scrivere in questo modo (interessante!!)

Ti crei delle sorte di moodboard tue?

Esatto

Visto che li hai citati, film preferito?

Oddio, un po’ ardua come scelta. Uno dei miei preferiti é senz’altro Hong Kong express di Wong Kar-wai,e poi anche This must be the place di Sorrentino

Se dovessi scegliere un colore per descrivere le emozioni che vorresti che le tue canzoni suscitassero quale sarebbe?

Penso indaco. É un colore che mi é sempre piaciuto in realtà. E poi l’ho sempre visto molto mio: un po’ malinconico ma anche un po’ speranzoso alla fine. C’é questo mix di sentimenti che mi piace molto

Racconti della difficoltà dei vent’anni di trovare se stessi ed il proprio posto. Ti faccio la domanda inversa: tu fino ad adesso, cosa pensi di aver capito di te stessa? Poi ovviamente siamo sempre in fase di evoluzione eh…

Allora la pandemia mi ha aiutata molto in questa fase perché ovviamente mi ha dato tanto tempo per stare da sola con me, per cui in qualche modo dovevo affrontare certe dinamiche, un po’ come tutti penso. Una cosa che ho capito molto é che ho bisogno di poter esprimere in qualche modo quello che penso, anche se non lo capisco bene e dentro mi sembra essere ancora un po’ tutto incasinato. Lo vorrei esprimere lasciandolo fluire in modo molto libero, pian piano. E così riesco poi anche a capirlo meglio, e quindi poi a rianalizzarlo

E durante la pandemia come ti é andata? Sei riuscita a produrre qualcosa?

Sì anzi la maggior parte del lavoro é stata svolta in quell’occasione lì. Ho scritto proprio di più, ho iniziato anche a suonare con il computer occupandomi delle produzioni. E sono anche entrata in contatto con i miei produttori. É stato il periodo principale di questa nuova strada

E come sei entrata in contatto con i B-croma?

Praticamente mi hanno scritto loro su Instagram, sono andata nel loro studio e da lì poi abbiamo iniziato a lavorare insieme

Parlando dell’Ep, cosa senti sia cambiato rispetto al primo? Il precedente lo hai descritto come sincero e delicato, questo invece come lo descriveresti?

Secondo me anche questo é abbastanza sincero, ma perché cerco sempre di essere molto chiara nelle cose che scrivo in generale. Lo vedo un po’ come uno step successivo perché é come un “aprirsi al mondo”. Nel primo era più un concentrarmi su me stessa per capire più delle dinamiche interne, invece con questo mi apro di più agli altri, analizzo e cerco di capire i rapporti che si hanno con le altre persone

Il poeta/la pressa che secondo te tutti dovrebbero leggere?

Molto complessa questa domanda, ma direi Neruda. Mi é piaciuto molto, ha un modo di scrivere molto delicato

C’è una testa in cui ti piacerebbe “fare un giro”?

Tante credo. Sicuramente nella testa dei miei artisti preferiti, ma anche in qualche testa più intrigante, tipo quella di Bob Dylan. Mi piace molto anche lui ed é di un’altra generazione molto diversa per certi versi ma anche molto simile a questa. Vorrei capire come erano le cose in un altro tempo e in un altro spazio. Al netto nelle teste degli artisti in generale, per capire cosa pensano, cosa ci vedono

Tu ti senti artista?

Un pochino sì dai

Mentre in “Sguardo” dici di voler entrare nel corpo di qualcuno, ora in lucchetti dici che invece non potresti mai farlo. Cosa é cambiato?

Un po’ sono stati scritti in due momenti diversi, prima ho scritto sguardo e poi lucchetti. Più che altro questo continuo contrasto che c’é quando ci si rapporta con un’altra persona che un po’ magari vorresti capirla totalmente, farne parte in un certo modo, però dall’altra sai che non ci riuscirai mai totalmente. E non vuoi nemmeno fare a meno della persona che sei tu. Sono un po’ due facce della stessa medaglia

Nei tuoi testi non parli esplicitamente di amore, ma sono interpretabili con diverse tipologie di rapporti (amicizia, genitori-figli, ecc…). Era il tuo intento o invece parti con l’idea di parlare di amore?

No in realtà era un po’ il mio intento, nel senso che sono anche un po’ riservata su questi aspetti. Un po’ anche alla fine in tutti i rapporti c’è una dinamica di amore che può esser visto e declinato in forme diverse. Mi sembrava anche riduttivo mettere insieme soltanto il tema amoroso di coppia, perché alla fine sono sfumature che si vedono nelle relazioni con qualsiasi persona, sia genitori che fratelli che amici… . C’è questo sottotono di amore sempre che a volte non viene nemmeno molto valorizzato. Mi piaceva dare spazio a questo

C’è una genesi di questo EP che reputi una pagina di diario da raccontare?

Sì, ad esempio Sguardo é una canzone su cui abbiamo lavorato molto e per molto tempo. Inizialmente doveva uscire nel primo EP, poi l’abbiamo spostata, dopo portata in tour e successivamente l’abbiamo riarrangiata. Ha avuto anche diverse produzioni all’interno per cercare di capire quale fosse quella giusta: prima era più Urban, poi più sull’elettronica, ora invece più calda e acustica. Ci sono stati per cui molti cambi di approcci e di generi su questa canzone per riuscire a dargli la veste giusta

Tu ti senti più legata ad un determinato genere?

Ma in realtà no. Mi piace anche esplorare cose diverse

Per quanto riguarda lo studio della musica come sei invece?

Sono per lo più auto-didatta, però ora sto seguendo dei corsi tra cui canto, per migliorare la parte tecnica

Quale città ti rappresenta di più e quale città racconti in “Appartamento“?

Non saprei bene quale città mi rappresenta al 100%, direi forse un po’ Londra perché é molto eclettica e piena di movimento. La città di Appartamento invece é una città immaginaria, a sé stante. Nel senso che é una contrapposizione: a volte ci sono tante cose dentro e al di fuori di noi che non riusciamo a vedere e ci limitiamo da soli a vivere in un appartamento invece di uscire e di esplorare ciò che ci circonda

A proposito di tour, come é andato il tuo live al Miami?

Bene, é stato il mio primo live in assoluto, abbiamo iniziato proprio con il botto. Poi abbiamo proseguito con vari concerti durante l’estate e poi abbiamo riniziato anche in primavera a girare

Sul palco quanti siete?

Siamo in due, io ed un chitarrista, Silvio, la chitarra mi sostiene molto. E poi abbiamo delle basi che lanciamo in sottofondo in modo tale da creare l’atmosfera un po’ più piena

Prima hai citato Bob Dylan che fa parte di un’altra generazione, prendendo anche spunto dalla tua frase “questo mondo mi fa il fiato corto“, quale é il tuo rapporto con l’emblema della velocità di adesso, ovvero i social?

Non sono un’ottima artista da social perché a volte posto poco e non metto tantissime stories. Non ho troppo questa volontà che mi spinge a postare tantissimo… li uso assolutamente, come quasi tutti i ragazzi oramai, però diciamo che mi piace più guardare ed esplorare piuttosto che postare cose

Essendo tu una grafica, ti occupi anche di quella parte nel tuo progetto?

Sì anche, sono aiutata da Blue Chips studio che é composto da Sara Olivetti e Tommaso Biagetti, però diciamo che é un lavoro molto aperto: discutiamo su quale può essere la direzione corretta e ascoltano anche le mie idee, mi trovo molto bene anche con loro

Grafica quando l’hai studiata invece?

L’ho studiata all’Università

C’è una canzone a cui sei più legata in questo nuovo EP?

Forse Sguardo

Quanto é importante essere un’artista a 360 gradi?

Abbastanza ma dipende, nel senso che non é importante, ma se una persona ha una vena artistica questo poi si rispecchia in tutti gli aspetti della sua vita. Non é troppo importante essere bravi in ogni cosa, però é un plus naturale. Anche perché cerchi sempre di trovare cose nuove che ti ispirano e l’ispirazione la puoi trovare in ogni parte del mondo veramente

Veramente interessante e stimolante quest’ultima osservazione, così come ho trovato interessante che lei, pur essendo un’artista con una mentalità da visual thinker, riesca a creare una forma d’arte che dovrebbe essere totalmente acustica almeno su carta. E questo riesce a farlo grazie al suo background visivo. Una vera artista poliedrica!

Bianca Cela

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