CASSIO DENTRO: Un viaggio nelle stanze di Simone Brondi

Music Factory
La prima piattaforma di Project Management Musicale ti aspetta! Scopri di più

Ci sono artisti che non scrivono canzoni, ma diari emotivi da ascoltare in silenzio o da urlare con la voce rotta in gola. Cassio è uno di questi. Con 19 luglio 1944, il suo album d’esordio prodotto da Andrea Pachetti, ha aperto una porta su un mondo fatto di stanze troppo strette, amori franti e sogni che sanno di fumo e nostalgia dietro ai beat lo-fi e ai testi taglienti.

In questa intervista c’è un ragazzo che racconta senza filtri la solitudine, l’inadeguatezza e la bellezza sottile delle crepe. Abbiamo parlato, senza scendere a compromessi, di fragilità, affetti complicati e musica come atto di sopravvivenza.

“quello che e’ peggio non e’ rimanere soli, ma essere dimenticati da chi non puoi scordare mai”

19 luglio 1944″ è la data della Liberazione di Livorno dal Fascismo, ma è anche la via della tua casa. A me il titolo del tuo album sembra un tempo sospeso. Che rapporto hai con il passato?

Per me il passato è un tempo sospeso. Quando ho scritto il disco non sapevo che il 19 luglio 1944 fosse anche la data della liberazione di Livorno. L’ho scoperto dopo, oggi quella data la uso per darmi un tono, il disco per me è un “discorso” affettivo. Il mio rapporto con il passato è complesso ma positivo. È vero, può essere usurante, ma allo stesso tempo pieno. Credo che, nel momento in cui viviamo qualcosa, difficilmente riusciamo ad apprezzarla fino in fondo. Col tempo, però, le immagini si sfocano e restano gli odori, le sensazioni, i colori. Anche i momenti peggiori della mia vita, col passare degli anni, li ricordo con una certa bellezza. Questo mi fa dire che ho un ottimo rapporto con il mio passato!


In “Last One”, citi quella troia di storia che ti disse che saresti potuto diventare un tossico o un fallito. Oggi, come ti senti rispetto a quella previsione?

Non saprei dirlo con certezza. Ho una capacità innata di deturpare qualsiasi cosa bella che mi succede. Ci sono giorni in cui mi sento bene, e altri in cui mi sento tossico, fallito o entrambi! È sempre stato così, fin da quando mamma mi puliva il naso da bambino. È la mia altalena interiore.


In “Vetro” canti: ‘Ho sempre le spalle al muro e non so perché, mamma scusa non riesco a salire sul carro di quelli che vincono’. Cosa significa per te ‘farcela’?

Farcela, per me, vuol dire riuscire a vivere una vita che mi permette di stare bene. Il mondo è pieno di gente che fa compromessi, che scende a patti pur di arrivare dove vuole, o semplicemente per sentirsi dire ‘bravo!’. A me questa cosa non è mai piaciuta! La mia storia è fatta di sincerità, anche se a volte non è quello che mi permette di essere ‘vincente’. Le persone che stimo davvero sono quelle che dirigono la propria vita in modo sincero, forse anche troppo!

La dualità dell’essere: solitudine e paura di essere dimenticati

intervista Cassio - indielife.it

In molti dei suoi testi, emerge una tensione tra il desiderio di essere visto e il timore di esserlo davvero. “Ci sono due parti di me”, confessa l’artista. “Una che vorrebbe urlare fortissimo, e l’altra che dice ‘Cazzo, urli? Parla piano’”. Una contraddizione che riflette perfettamente la sua vita: un altalenarsi tra l’impulso di emergere e la paura di non essere mai abbastanza. Ma aggiunge anche che pensare la sua vita senza musica, se smettesse di scrivere e di fare le sue cose nel modo in cui gli vengono sarebbe come avere un finale che non gli piace e dice “Forse è proprio la musica che non mi fa mollare

La fragilità nei tuoi pezzi non è mai debolezza, piuttosto la percepisco come il tuo modo per rimanere umano. Che spazio ha la vulnerabilità  nella tua musica e nella tua vita?

È centrale. Non credo esistano persone davvero “cazzute” in ogni momento. Se penso alla persona più tosta che conosco, è il mio babbo. Da bambino lo vedevo come un supereroe, uno che non poteva sbagliare. Ma l’ho riconosciuto davvero quando ho capito che poteva piangere, stare male, cadere proprio come me. È lì che ho iniziato ad apprezzarlo ancora di più.
Essere forti per me significa aver attraversato le proprie crisi, non negarle. Io cerco di scavare nelle mie paure: quella di non essere all’altezza, di far del male agli altri, di morire. Fingere che non esistano, quello sì, sarebbe da coglioni!


Ultima domanda per te, c’è qualcosa di cui ancora non riesci a scrivere?

Dell’abbandono! Se ripenso alla mia infanzia, il terrore dell’abbandono era una costante. Oggi, quando vedo bambini andare a scuola sereni, sono felice per loro, perché per me era un incubo. Ogni volta che mi lasciavano all’asilo dalle suore avevo paura che mia madre non tornasse. Ogni giorno trovavo un motivo per cui avrebbe avuto senso lasciarmi lì, e piangevo come un disperato. Guardavo l’orologio, il tempo non passava mai. Mi sentivo schiacciare, e nella testa mi facevo già tutti i finali: io che restavo a dormire all’asilo per sempre. Questa dualità del me bambino che a casa è sereno e fuori ha paura di tutto è qualcosa che vorrei raccontare. Ma con le parole di un bambino, senza metafore, senza filtri.


E intanto che stiamo parlando di lui, esce nuova musica: “Cadavere” è il nuovo singolo di Cassio, disponibile da mercoledì 30 luglio in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale, distribuito da Virgin Music Group Italy.

“Cadavere” è senza dubbio una canzone d’amore.
È la cosa più romantica che posso permettermi in questa vita di merda.
È una delle canzoni che mi piacciono di più del disco, 
ha un sound che mi fa venire voglia di scrivere altre mille canzoni così, 
genera in me una malinconia stringente sulla gola, fino alla bocca dello stomaco, 
mi commuove, 
come la crostata, 
come la luce rosata di camera dei miei genitori quando ero piccolo.

Lui dice di essere una persona di merda, ma io non gli ho mai creduto fino in fondo!

L’immaginario fotografico è a cura di Mattia Zoppellaro.

Iscriviti alla nostra newsletter

Iscriviti per rimanere aggiornato su tutte le nuove uscite e per non perderti nemmeno un articolo dei nostri autori! Basta solo la tua mail!

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Music Factory
La prima piattaforma di Project Management Musicale ti aspetta! Scopri di più