Il nuovo disco degli En Roco “Per riconoscersi” – Intervista

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Il sesto album della band genovese si intitola “Per Riconoscersi”: il nuovo disco degli En Roco affronta tematiche legate al concetto di cittadinanza e partecipazione. Si tratta di argomenti legati, per la prima volta nella storia della band, alla politica. Ovviamente le riflessioni riportate nei testi lasciano trapelare un senso di disillusione legato alle contraddizioni insite nell’essere umano.

Il nuovo disco degli En Roco richiede un ascolto impegnativo, ma restituisce profonde considerazioni, attuali e azzeccate. Non mancano poi nelle sonorità tratti vintage e sfumature di psichedelia. Insomma, un progetto che suscita curiosità.

Noi di Indielife abbiamo intervistato la band per saperne di più.

Ciao ragazzi! Grazie della disponibilità. “Per riconoscersi” è il vostro sesto album e affronta tematiche legate alla cittadinanza e al relativo senso di responsabilità. Come siete arrivati alla scelta di questi argomenti?

Semplicemente sono connesse con i tempi storici che stiamo vivendo. Nella consapevolezza che bisogna essere vigili e non lasciarsi andare alla tentazione dell’indolenza, dell’individualismo, di una visione monisitica della realtà. Ci si è sentiti chiamati in causa in quanto cittadini, per non disperdere il patrimonio di valori ereditato a partire dalla Resistenza.

La musica è un potente strumento di comunicazione, ma anche di aggregazione e dunque politica. Qual è il messaggio complesso e complessivo del vostro album? 

La musica, ma l’espressione in senso più ampio, non può rimanere chiusa in un cerchio chiuso. Deve aprirsi, seppure secondo diverse sensibilità e modalità di azione, prendere posizione. Tutto in virtù di questo potere, che è dunque anche responsabilità. Pur nel proprio piccolo e anche nel proprio privato, deve essere a nostro avviso veicolo per la riflessione e il comportamento conseguente. La dimensione pubblica poi dipende dalla volontà di chi vuole, può cogliere i messaggi proposti.

I vostri brani si richiamano un po’ alle sonorità di una musica indipendente ancora agli albori e questo è chiaramente un elemento distintivo. Che ne pensate dell’evoluzione del concetto di musica indie? Certo, probabilmente sfugge dalle definizioni, ma data la vostra esperienza, ci spiegate la vostra visione?

Indipendente a nostro avviso coincide con la volontà di non volersi adeguare a regole di mercato né nella composizione, né nella scrittura, né nella produzione, né nella comunicazione ed esposizione di sé. A nostro parere pertanto ciò che oggi viene definito indie, non è indie in senso proprio, perché scodinzola dietro alle regole per spirito di arrivismo. Non si insegue il successo, è il successo che (forse) inseguirà te. Si fa musica per urgenza personale, non per cavalcare onde.

Gli En Roco

Il brano “Isola” racconta l’isolamento e la difficoltà a esser parte di una comunità. In che modo la rivoluzione della comunicazione legata ai social network contribuisce (oppure no) a una condizione di estraneità?

La condizione di estraneità non è emersa in questo periodo, ma è un rischio palese da tempo. In Isola la tentazione dell’isolamento diventa piacere perché scelto e goduto. L’isolamento qui è reale e virtuale. Invece questo isolamento, in quanto forzato, risulta odioso. In questa particolare contingenza effettivamente i social network aiutano se usati come strumento di vera condivisione.

Sbagliare è meraviglioso”: così inizia il brano “Errori”. Non posso che rimanere colpita da questa affermazione audace, alla luce di una personale considerazione che vi riporto: “prima si sbaglia, prima si impara, dunque sbaglia presto”. Voi che ne pensate?

Un insegnamento importante. Io personalmente ritengo che dagli errori possano discendere le più straordinarie realizzazioni. Il libro degli errori di Gianni Rodari credo insegni ancora oggi a bambini e adulti. Bisogna capire gli errori per correggere i propri e quelli del mondo.

Nella società odierna basata sul mantra “tutto e subito” anche la musica è un bene di immediata fruizione. Come avete vissuto l’evoluzione dai primi file mp3 alle playlist di Spotify?

Credo sia una possibilità di apertura all’egualitarismo: tutti ne possono fruire gratuitamente o quasi. Manca la dimensione oggettuale, materiale del disco da tenere fra le mani, cui noi romanticamente continuiamo a rimanere affezionati. Ma questo è ancora lontano dallo scomparire e forse una piccola perdonabile forma di idolatria.

Momento aneddoto!

Ci raccontate un aneddoto memorabile della vostra carriera?

Ce ne sarebbero moltissimi; forse quello a cui siamo più affezionati è legato ad una data a Galliera Veneta di parecchi anni addietro. Francesco doveva raggiungerci in treno per il soundcheck. All’ora pattuita riceviamo la sua telefonata in cui ci conferma di essere arrivato. L’amico Mario Pigozzo Favero dei Valentina Dorme prontamente parte alla volta della stazione dove però non lo trova. La stazione di Galliera Veneta non è proprio enorme. Il Pigozzo Favero agita una mano nell’ aria per farsi meglio scorgere dal Conelli.

Dopo alcuni minuti di frenesia si rendono drammaticamente conto che per una questione di dispettose omonimie topografiche il Conelli aveva sbagliato Galliera, recandosi nel comune in Provincia di Bologna e non in quello corretto, in provincia di Padova. 138 chilometri di distanza tra l’uno e l’altro. Due regioni differenti. La storia ha però il lieto fine che merita, che teniamo per noi nei dettagli, ma che vede il Conelli arrivare dietro al palco 2 minuti prima dell’inizio del concerto. 

Grazie davvero!

Il nuovo disco degli En Roco “Per Riconoscersi”

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